TRAMA IN BREVE

Se, ancora giovani, vi ritrovaste a prendere un farmaco che vi salvaguarda la vita ma vi rende impotenti, cosa fareste? Andreste avanti così o affrontereste un'operazione rischiosa che, però, vi toglierà il problema per sempre? Roth, o meglio Zuckerman, ci ha ragionato molto su e vi dà una risposta molto particolare...

INCIPIT

Da quando il medico di famiglia, durante un'ordinaria visita di controllo, aveva scoperto qualcosa di anormale nel tracciato del suo elettrocardiogramma, e lui in ventiquattr'ore si era sottoposto alla coronarografia che aveva rilevato l'entità del male, Henry era stato curato con successo grazie a certi farmaci che gli avevano permesso di lavorare e continuare a fare esattamente la vita di prima. 

RECENSIONE

Secondo libro che leggo di Roth e, ancora una volta, penso e dichiaro a pieni polmoni che quest'uomo è un genio. Questo romanzo non è al livello de "La macchia umana" ma è comunque così "Rothiano" e particolare che per me è assolutamente impossibile non amarlo. Sono andata a leggere le recensioni su anobii e in altri luoghi per capire in che modo si siano approcciati a questo romanzo: infatti vi è un elemento particolarissimo che, se viene detto, a parer mio anticipa qualcosa ma, allo stesso tempo, se non viene detto non fa capire la particolarità del romanzo. Ho notato che dappertutto questo viene dichiarato apertamente e io mi ritengo molto felice di non aver guardato recensioni su questo libro in precedenza perché non mi sarebbe piaciuto sapere in partenza questa particolarità. Ho deciso, quindi, di fare una cosa particolare: ve la scrivo in uno spazio ben delimitato e sarete voi a decidere se leggerla o meno.

Inizio spoiler: In questo romanzo non c'è una storia univoca; ogni capitolo ci racconta quello che sarebbe successo cambiando le variabili, capita quindi che l'operazione possa riuscire, nel successivo fallire e anche capitare che sia qualcun'altro e non il protagonista del primo capitolo a doverla affrontare. Ad ogni capitolo, perciò, si legge una storia diversa, totalmente separata da quella del capitolo precedente ma comunque legata da molti fattori.  Fine spoiler.

L'ho dovuto scrivere perché ciò che ho anticipato non si evince presto nella lettura e questo fa sì che il romanzo possa anche non essere capito per molto tempo. Io sono arrivata ben a metà senza aver capito, con certezza, dove voleva andare a parare questo libro. Da un lato l'inconsapevolezza al riguardo è stata positiva perché quando ho capito è stato come un pugno allo stomaco e una scoperta assai gradita, dall'altro non saperlo non mi ha fatto apprezzare la prima metà del romanzo come avrei dovuto; addirittura pensavo che fosse stato spiegato male un particolare che, invece, era costruito benissimo.

Non so se è un elemento comune a tutti i libri di Roth perché, ahimè, non ne ho ancora letti abbastanza per farmi un'idea completa dell'autore però in entrambi i libri che ho letto c'è un colpo di scena che nemmeno viene spiegato e questo mi ha colpito più del colpo di scena stesso in entrambi i casi. Quindi vi dico sin da subito che, se leggendo un libro di Roth qualcosa non vi torna e non vi sembra coerente con quello che avete letto in precedenza quasi sicuramente non avete né sbagliato a leggere né lui ha sbagliato a scrivere bensì è un colpo di scena che lui tira fuori lì per lì e non si prende la briga di spiegarvelo. Ovviamente questo non è derivante dal fatto che l'autore non sappia fare il suo mestiere ma proprio da una sua scelta; così sarete certi di quello che avete capito solo dopo un po, quando a forza di parlare di qualcosa che per voi non ha senso finalmente riuscirete a capire che cosa è successo. Questa è una particolarità davvero speciale che da un lato infastidisce enormemente ma dall'altro rende i suoi scritti unici e persino geniali, per me. Già non vedo l'ora di leggere qualcos'altro di suo per vedere se succede qualcosa del genere anche in altri romanzi, mi sembra impossibile di aver casualmente letto gli unici due che contengono questa particolarità.

Inizio la recensione vera e propria di "La controvita" dicendovi che, come mi è accaduto spesso ultimamente, anche questo romanzo ha una struttura particolare che rende ogni capitolo diverso dal precedente in quanto a caratteristiche positive e negative.

Il primo capitolo Basilea è quello che mi è piaciuto di più dal punto di vista della scorrevolezza della lettura. Ha un ottimo ritmo, ha una trama interessante anche se non particolare. Ottimo come incipit.

Il secondo capitolo Giudea è quello più lento e, passatemi il termine, noioso. Questo non significa che non abbia qualcosa da raccontare, ma la trama è veramente scarna e le riflessioni ripetute sul mondo degli ebrei sono interessanti ma troppo ridondanti e poi, non capendo l'obiettivo del romanzo, non avevo suspense e, onestamente, cominciavo a credere che qui Roth avesse esagerato con il messaggio non dando rilevanza alla trama che è, per forza di cose, necessaria. Il più spinoso da leggere e quello che provocherà più facilmente l'interruzione della lettura.

Il terzo capitolo In volo è strano. Anche qui non avevo ancora capito bene la struttura del romanzo e ad ogni pagina mi chiedevo "ma dove cavolo vuole andare a parare Roth in questo libro?" si legge tutto d'un fiato ed è particolarissimo. Quello più strano preso come estratto del libro, non serve dal punto di vista della trama ma è talmente particolare che sarebbe godibile anche come racconto singolo.

Il quarto capitolo Gloucestershire è quello che, finalmente, fa capire tutto e che fa salire il romanzo di livello tutto in un colpo. Ora che si sa dove vuole arrivare l'autore con questo libro o lo si ama infinitamente o lo si odia inesorabilmente, certo bisogna trovare la forza di arrivare fino a qui, ma poi la soddisfazione è unica. Il cap.itolo portante del romanzo, senza di questo niente ha senso

Il quinto ed ultimo capitolo Cristianità è un po' ripetitivo di ciò che già si sa e fa terminare il romanzo in maniera molto particolare, se non fosse per la fine vera e propria si potrebbe anche tranquillamente saltare dal punto di vista della conoscenza della trama del lettore.

Mi spingo a fare l'editrice (magari) e dichiaro anche spudoratamente che, se fosse stato per me avrei messo il capitolo quinto come quarto togliendogli la fine e inserendola dopo come appendice al quarto. Questo è un commento che, ovviamente, solo chi ha letto il romanzo può capire. Personalmente l'avrei preferito e mi avrebbe fatto piacere questo libro ancora di più.

Da questa divisione si può dedurre che, per certe caratteristiche la definizione in un insieme specifico (pro-indifferente-contro)  è molto difficile infatti:

La trama è geniale, una volta capita e banalissima prima della comprensione. Tutto sommato, però, devo considerare il romanzo nella sua interezza e perciò non posso che metterla tra i pro, sperando che chi non ha letto lo spoiler si fidi e continui la lettura.

La struttura è ottima e, anche se io l'avrei inserita in ordine differente, non si può certo dire che sia costruita male, perciò è assolutamente un altro aspetto fortemente positivo del libro.

Il ritmo, invece, è difficile da valutare; passa da incalzante a lentissimo, non è un elemento negativo ma nemmeno fortemente positivo.

La suspense inizialmente è inesistente ma da metà in poi è molta, anche qui non posso che considerarla ad un livello intermedio.

Ci sono, invece, caratteristiche che sono godibilissime in tutto il romanzo e sono poi anche il motivo per cui si riesce a continuare la lettura nonostante la mancanza di alcune nozioni generali importanti.

L'ambientazione cambia ad ogni capitolo ma viene sempre resa in modo magistrale e fa immedesimare il lettore immediatamente alla situazione e gli fa vedere il luogo con gli occhi del personaggio.

I personaggi sono delineati da Roth con una precisione impeccabile. Si conoscono, si capiscono, si immaginano sono reali nella nostra memoria come quelli della nostra memoria. Zuckerman poi è imprescindibile da Roth, non si pensa nemmeno un attimo che si tratti di due persone diverse. 

I dialoghi, come spesso accade quando vi sono ottimi personaggi, sono fantastici. Ben strutturati, credibili, importanti e ulteriormente caratterizzanti la personalità di ognuno.

Ai dialoghi si lega il messaggio, come saprete anche meglio di me, Roth è ebreo e tratta nei suoi romanzi anche questo tema. In questo libro, come si evince anche dalla tag "ebreo" che ho inserito, questo tema non è solo trattato ma proprio elemento principale del romanzo. Quello che più mi piace di questo autore è che, qualunque sia il tema trattato, riesce a raccontare il punto di vista di ogni personaggio e, quindi, di ogni essere umano senza parteggiare, in maniera evidente, con nessuno di loro. Come ho già scritto anche nell'altra recensione, quella di "La macchia umana", i suoi personaggi si raccontano, si spiegano, senza che ci sia nessun condizionamento da parte dell'autore per farti capire chi è buono, chi è cattivo, chi sbaglia e chi fa bene. Il compito di valutare i buoni e i cattivi o, ancora meglio, capire che non c'è un giusto e uno sbagliato in queste discussione, è affidato al lettore. Il tema è delicato, i punti di vista sono estremi ma tutto è trattato con enorme sensibilità e comprensione.

La capacità dell'autore di trovare le parole giuste per raccontare qualsiasi verità e punto di vista è fenomenale, questo stile è unico e imperdibile, questo autore è una perla. Il libro può piacere o meno ma le capacità di Roth nello scrivere è speciale e inarrivabile, un suo scritto anche se, probabilmente, verrebbe ritenuto pesante dalla maggior parte dei lettori, dovrebbe essere letto da chiunque perché è una dimostrazione tale di bravura che deve essere conosciuta da tutti. Sono davvero contenta di aver iniziato a leggere Roth e, sicuramente, andrò avanti con tutti i suoi libri.

L'ironia che viene utilizzata per sottolineare ogni punto di vista, specialmente quello del protagonista, è divertente e sempre circostanziata; non eccede né manca mai.

Non so se consigliarlo o meno perché mi rendo conto che questo romanzo può risultare veramente difficile nella lettura. Se si decide di leggerlo bisogna essere predisposti a un'analisi difficile della situazione degli ebrei e anche ad una lentezza esagerata della trama per quasi metà romanzo. Probabilmente per approcciarsi con l'autore non è il romanzo giusto. Non posso, però, nemmeno sconsigliarlo perché, se letto nel modo giusto, è un libro che dà tanto e spiega tantissimo sia dell'autore che della sua bravura. Se vi sentite pronti per una lettura impegnativa e avete voglia di un libro diverso dal normale provateci, superate la prima metà e non ve ne pentirete.

TRAMA COMPLETA (CON SPOILER)

Basilea: Henry deve decidere se prendere le pastiglie per il cuore tutta la vita o se fare un'operazione rischiosa che, però, non lo renda impotente come i farmaci. Alla fine decide di fare l'operazione e muore.

Giudea: Henry ha fatto l'operazione ed è andata bene ma cade in depressione; che senso ha la sua vita? Decide di andare in Giudea e dare importanza alla sua Fede, mai considerata da lui in precedenza. Nathan va da lui per convincerlo a tornare dalla sua famiglia ma non riesce nell'intento.

In volo: Nathan è in volo per tornare a casa dopo la visita al fratello e comincia a parlare con un ragazzo conosciuto nel capitolo prima. Scopre che l'intento del ragazzo è quello di dirottare l'aereo e che ha una bomba a mano e una pistola con sé. Degli uomini li vedono mentre il giovane estrae le armi e, pensando che siano entrambi terroristi, li catturano. Nathan cerca di convincere della sua innocenza e gli uomini che li hanno fermati li interrogano con veemenza. 

Glouchestershire: Nathan ha dei problemi di impotenza causati dai farmaci per il cuore che prende e decide di affrontare l'operazione per poter sposare la sua amata Maria e fare un figlio con lei. L'operazione causa la morte di Nathan e suo fratello Henry trova gli apunti di un libro che Nathan stava scrivendo che coincide nei capitoli e nella trama con quello che stiamo leggendo noi. Henry decide di togliere dalla scatola, in modo che nessuno possa leggerli e pubblicarli, i capitoli relativi a Basilea e Giudea perché vi si parla delle sue relazioni extraconiugali. Anche Maria trova il libro, di cui ormai è rimasto solo il capitolo Cristianità e decide di lasciarlo al suo posto, anche se le creerà problemi con il marito.

Cristianità: Si parla della vita di Nathan insieme a Maria dpo che l'operazione al cuore è riuscita. I due si trasferiscono in Inghilterra e vanno ad incontrare la famiglia di lei. L'uomo è colpito sfavorevolmente dal loro grande antisemitismo e, proprio lui che solitamente denigra gli ebrei per questo motivo, dichiara di non poter vivere in quel mondo così antisemita. Si scopre infine che Maria è consapevolmente un personaggio creato dalla fantasia di Nathan che è lo scrittore del romanzo e gli dice di non voler continuare a stare con lui dopo tutto quello che le ha fatto passare nel libro e che ha fatto passare anche a suo fratello immaginandolo addirittura morto.

CITAZIONI

"Fermo dentro quel tunnel alle spalle del museo, rispolverò da solo i ricordi più innocenti dei mesi più innocenti dei suoi anni più innocenti, ricordi senza importanza estaticamente rievocati ed appiccicati a lui come il sedimento organico che gli occludeva le arterie che portavano al cuore."

"Ora avrebbe fatto una grande fatica ad arrivare alla fine della giornata senza vedere tutto l'accaduto come qualcosa di più, una continuazione non della vita ma del suo lavoro presente e futuro."

"Il fatto era che il dolore e la sofferenza non li distoglievano neanche per un momento dalla loro ferma intenzione di vivere. Per l'assenza di dubbi e di ogni sfumatura, del senso di futilità o della disperazione di un comune mortale, a volte si era tentati di considerarli inumani, eppure erano uomini di cui era impossibile dire che fossero altro che umani: erano proprio ciò che era veramente umano."

"Tutti mi dicono che sono remissiva solo perché mi accade di riconoscere quant'è ridicolo lamentarsi di quelle delusioni che sono semplicemente inevitabili. Se c'è una cosa che vogliono tutte le donne, è avere un uomo a cui dare la colpa. Io mi rifiuto di farlo."

"Credo che mi sarei sentito meno distaccato da diciassette ebrei che ammettessero apertamente che stavano parlando con le pietre di un muro piuttosto che da questi diciassette che immaginavano di essere in comunicazione via telex col Creatore; se avessi saputo con certezza che era alla pietra e alla pietra soltanto che sapevano di rivolgere la parola, avrei potuto addirittura unirmi a loro."

"Il sionismo, come lo vedo io, ebbe le sue origini non soltanto nel grande sogno ebraico di sfuggire al pericolo dell'insularità e alle crudeltà dell'ingiustizia sociale e della persecuzione, ma nel desiderio ben conscio di spogliarsi praticamente di tutto ciò che era venuto a sembrare, tanto ai sionisti quanto ai cristiani europei, un comportamento distintamente ebraico, il desiderio di ribaltare la forma stessa dell'esistenza ebraica. Al nocciolo c'era la costruzione di una controvita che ne fosse l'antimito. Era una specie di favolosa utopia, un manifesto per la trasformazione umana più estremo - e, agli esordi, più inverosimile - di qualunque altro mai concepito."

"Uomini e donne non si consegnano agli scrittori come personaggi letterari a tutto tondo: generalmente ti offrono assai poso su cui lavorare e, dopo l'impatto della prima impressione, non ti aiutano quasi più. La maggior parte della gente (a partire dal romanziere: lui, la sua famiglia, quasi tutte le persone che conosce) è assolutamente priva di originalità, e il suo compito è farla apparire diversa."

"Ciò che la gente invidia al romanziere non sono le cose che i romanzieri trovano invidiabili, ma gli alter ego ammaestrati che l'autore asseconda, il suo entrare e uscire irresponsabilmente dalla propria pelle, il pacere che prova non nell'<io>, anche se questo comporta - specie se questo comporta - caricarsi di afflizioni immaginarie. A essere invidiato è il dono dell'autotrasformazione teatrale, il modo in cui tramite l'imposizione del talento sono capaci di allentare e rendere ambigui i loro rapporti con la vita reale. L'esibizionismo del grande artista è legato alla sua immaginazione; per lui il racconto è contemporaneamente ipotesi scherzosa e seria congettura, un fantasioso tipo di inchiesta: tutte cose che l'esibizionismo non è. Caso mai, la sua è una forma di criptoesibizionismo, un esibizionismo segreto."

"Dio, che rabbia andare a sbattere col sorriso sulle labbra contro persone che non vogliono avere niente a che fare con te: e com'è orribile cedere ai compromessi, anche per amore."

"in realtà, quelli che più sembrano essere se stessi a me paiono individui che impersonano ciò che pensano  potrebbe loro piacere essere, o credono che dovrebbero essere, o per cui desiderano essere presi da chiunque sia che detta le regole. E fanno talmente sul serio da non accorgersi nemmeno che fare sul serio è appunto la sceneggiata."

PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
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