TRAMA IN BREVE

Archie Ferguson, ebreo di Newark è appena nato e, come tutti noi, la sua vita sarà piena di scelte che lo porteranno a vite completamente diverse. Paul Auster in 4321 prende in considerazione 4 delle strade possibili di Archie e ce le racconta passo per passo, facendoci capire come ognuno di noi venga fortemente segnato da ogni singolo avvenimento della nostra vita.

DEDICA

Per Siri Hustvedt

INCIPIT

Secondo la leggenda di famiglia, il nonno di Ferguson partì a piedi da Minsk, sua città natale, con cento rubli cuciti nella fodera della giacca, viaggiò a ovest fino ad Amburgo passando per Varsavia e Berlino, comprò il biglietto per una nave chiamata Empress of China ch attraversò l'atlantico in mezzo a violente tempeste invernali ed entrò nel porto di New York il primo giorno del ventesimo secolo.

RECENSIONE

Paul Auster non è Philip Roth

 

Perdonatemi il titolo ovvio, ma l'ho considerato il modo migliore per iniziare il mea culpa nei confronti di Paul Auster

Come sapranno coloro che seguono il blog, io sto vivendo una fase fortemente Rothiana, da quando l'ho scoperto all'inizio del mio cammino come blogger, Philip Roth mi ha accompagnato con sé in questo percorso e, passo dopo passo, io mi sono sempre più innamorata di questo autore arrivando a considerarlo il mio scrittore vivente preferito in assoluto, sebbene io non abbia letto, ad oggi, che una piccola parte delle sue opere.

Il problema è che questa smania da Philip Roth ha fatto sì che, una volta scoperta l'esistenza di Paul Auster (e qui inizia già il mea culpa perché ogni volta che scopro un autore valido, tra l'altro famosissimo, mi chiedo come abbia fatto a rimanere nell'ignoranza fino a quel momento), mi è venuto naturale collegare la sua esistenza a quella di Roth e, così, il danno è stato fatto: avevo delle aspettative libresche su 4321 che non centravano con il romanzo in sé bensì da un preconcetto mio.

Entrambi gli autori provengono da famiglie ebree e scrivono, dunque, della vita di un ebreo statunitense in una realtà diversa da quella vissuta dalle altre famiglie di origini più tradizionali e, ambedue, vengono da Newark, nel New Jersey. Biograficamente le somiglianze terminano qui e, mi rendo conto che siano ben poche per poter asserire che si tratti di due autori uguali ma, come saprete anche voi, la lettura è fatta anche di richiami e di prime impressioni e, quella che mi sono fatta io inizialmente, era quella di aver trovato un nuovo Philip Roth.
A mia discolpa aggiungo che, oltre a questi dati anagrafici, durante la lettura ho riscontrato che le tematiche trattate dai due autori sono molto simili, se non addirittura le stesse e questo non include solamente le ovvietà quali potrebbero essere l'ebraismo, la scrittura, la lettura e simili ma anche altri concetti che non necessariamente devono essere inclusi in un romanzo o che, comunque, possono prendere strade totalmente differenti e che, invece, vengono affrontati nel medesimo modo dai due autori che, su la gran parte di ciò che viene dichiarato nei loro romanzi, sembrano pensarla esattamente allo stesso modo.
In cosa, in definitiva, Paul Auster e Philip Roth si assomigliano e in cosa divergono?
Leggendo 4321ci si accorge facilmente che i concetti basilari e fondamentali del romanzo sono i medesimi che possiamo trovare in moltissimi libri di Roth: partendo da aspetti più importanti come il rapporto conflittuale con il padre arrivando a quelli più banali come l'appendicite. Leggendo questo romanzo ho trovato personaggi davvero molto simili a quelli già letti in Roth, come ad esempio il personaggio femminile di Indignazione, gli stessi identici avvenimenti che ho letto in Pastorale americana come se fossero esattamente le stesse cose ad aver cambiato la vita ai due autori, le vite intrecciate e cambiate della Controvita, lo scrittore esordiente che fa l'occhiolino allo Zuckerman Rothiano e molto di più. Questa vicinanza di intenti e di concetti è, senza dubbio, imputabile all'origine simile dei due scrittori e, mi spingo a dire che, forse, anche la loro vita non sarà stata poi così differente per quanto riguarda gli aspetti fondamentali.
Tutto ciò ha portato a confondermi ulteriormente, facendomi dimenticare a tratti di non stare leggendo Roth, nonostante vi siano in realtà elementi che divergono di molto nei due autori e che, in definitiva, fanno ben capire che Paul Auster è unico e che non ha niente da invidiare al collega.

Mi scuso, perciò, se il taglio della recensione verterà non solamente sul libro ma anche, in piccola parte, sulle differenze sostanziali che ho avvertito tra i due autori ma, avendo letto il libro sotto quest'ottica, mi è impossibile recensirlo fedelmente senza mostrarvelo per come l'ho vissuto io.

L'elemento cruciale e, anche quello più delicato, è lo stile. Quando ho iniziato 4321, ammaliata dall'incantesimo che io stessa mi ero fatta, ho addirittura esclamato "giuro che se me lo avessero dato dicendomi che era un libro di Roth ci avrei creduto ciecamente!", perché tutto il contorno era talmente perfetto da non farmi rendere conto immediatamente della castroneria da me pensata. Alla fine, però, sono riuscita ad andare oltre all'idea pregressa (nonché totalmente fallace) e ho notato la realtà: ciò che distingue maggiormente Paul Auster da Philip Roth è lo stile.
Paul Auster, infatti, ha scrive in modo totalmente diverso: le sue frasi sono lunghissime, ancora più di quelle di Roth, ma non danno la sensazione di essere state rigirate, dà forza ai suoi concetti tramite le ripetizioni e, ogni singola frase, è piena, ad ogni parola nuova corrisponde un'informazione nuova. Mentre Roth mi incanta per come riesce a dire niente dicendo tutto, Auster mi stupisce dicendo così tanto senza che tu te ne accorga.
Inizialmente, notando questa grande differenza, non ho potuto fare a meno di pensare che, non scrivendo come Roth, Paul Auster scrivesse peggio ma, quest'idea, mi è stata creata dalla delusione di riconoscere una personalità diversa in colui che la mia mente aveva già decretato essere Philip Roth 2; il ritorno. In realtà lo stile di Auster è altrettanto valido, sebbene le diversità insite tra di loro possano tranquillamente portare la preferenza del lettore da una parte o dall'altra ma, oggettivamente, con 4321 mi sono trovata davanti ad un nuovo autore con uno stile unico e ben riuscito. Apprezzo, in particolar modo, le ripetizioni, aspetto che, se ben utilizzato, dona un'enfasi incredibile a ciò che accade e che, su di me, ha sempre un ottimo effetto. Entrambi hanno, insomma, un'ottima forma e una grande sostanza ma mentre in Roth la prima sembra prevalere sulla seconda è, indubbio che in Auster succede il contrario.

Questo aspetto dello stile si ripercuote fortemente nella storia in 4321 Paul Auster mostra la sua forza narrativa sin dall'incipit, in cui il nonno del protagonista del romanzo, giunge, finalmente, in America. In uno spazio così breve, l'autore riesce ad inserire tutto, è un amo acchiappa lettore che ci cattura immediatamente.

L'idea iniziale del libro probabilmente la conoscete già perché è ciò che, inizialmente, intriga di questo romanzo: la storia della stessa persona, Archie Ferguson, raccontata in quattro modi differenti. Il romanzo inizia con la nascita del protagonista per poi dividersi subito dopo, mostrandoci i diversi risvolti che prenderanno le quattro vite diverse a seconda di ciò che verrà deciso dai genitori e da Archie. Una trama, dunque, che dà una forte rilevanza all'effetto farfalla e che, da sempre, attira la curiosità del genere umano sin dal famosissimo film Sliding Doors.

Lo svolgimento del romanzo mi è piaciuto enormemente. Dapprima ho faticato a ricordare a quale Ferguson fosse accaduto cosa perché, come è ovvio, si parte da una base comune e, le differenze inizialmente, sono poche. Ho apprezzato molto come la personalità di base del protagonista sia stata oggettivamente plasmata da ciò che ha deciso e da ciò che gli è accaduto. Leggendo questo romanzo di 939 pagine che, in alcuni momenti, rischia di ripetersi in alcuni concetti, non ci si annoia mai perché Paul Auster riesce a raccontarci tutto come se fosse la prima volta e a darci l'impressione che ogni storia sia quella vera. Inoltre, dato che il paragone con Roth è perdurato fino alla fine della lettura, mi sono stupita da quanta storia ci sia all'interno di questo libro; mentre con Philip Roth possiamo rimanere fermi a guardare un dialogo infinito per pagine, fregandocene altamente del fatto che, in effetti, non stia succedendo nulla di nuovo, con Auster le informazioni accumulate sono talmente tante da chiederci come faccia ad essere così spedito e, al contempo, profondo.

Durante le lettura già pensavo di stare leggendo un ottimo romanzo ma, come si suol dire, il meglio arriva sempre alla fine e, se prima pensavo di essere davanti ad un grande romanzo, al termine della lettura ne ho avuta l'assoluta certezza. Sul finale, infatti,il cerchio si chiude, tutto è spiegato e ben comprensibile. La coerenza, che non era nemmeno più di tanto richiesta in un romanzo del genere, a causa della sua divisione in quattro, è perfetta, totalmente centrata. Non posso dirvi di più perché altrimenti anticiperei troppo ma, credetemi, quando lo terminerete capirete di cosa sto parlando.

Il romanzo mantiene un'ottima credibilità in ogni sua sfaccettatura; tutto è ben spiegato e comprensibile, non ci capita mai di leggere una parte del libro e considerarlo strano o di difficile lettura: è piuttosto evidente come ogni elemento sia perfettamente al suo posto e sia collegato a ciò che è stato affrontato precedentemente.

Sebbene il libro spazi per tutti gli Stati Uniti e, anche qualche Stato europeo, specialmente la Francia, possiamo dire che l'epicentro di tutto siano il New Jersey e New York. Ovviamente Newark, cittadina di nascita dell'autore e del protagonista, viene spesso citata ed ha un ruolo fondamentale nel romanzo. 
Dal punto di vista temporale 4321 ricopre gran parte del ventesimo secolo ma, la storia vera e propria inizia dal 2 Marzo 1947, cioè, dalla data di nascita di Archie Ferguson, il protagonista.
L'ambientazione è ben chiara in ogni momento, aspetto fondamentale per non perdersi nei meandri delle diverse storie: vengono ribaditi più volte gli anni del protagonista e/o eventi storici e politici di quei tempi che ci permettono chiaramente di comprendere di quale momento storico si tratti.

I personaggi sono tantissimi; alcuni sono presenti in tutte le versioni della storia, altri solamente in una, altri ancora in più trame ma non in tutte. Banalmente, potrei dire che mi sono piaciuti tutti ma, in realtà, ciò che ho provato nei loro confronti va ben oltre questo. Quelli che sono presenti in più storie ho potuto amarli ed odiarli allo stesso tempo, li ho rimpianti da una parte e gli ho augurato la morte dall'altra, li ho considerati inutili in una storia e fondamentali in quella dopo, insomma, per ogni trama c'era bisogno di trovare i buoni e i cattivi, ma quando un libro contemporaneo è fatto bene non è così semplice distinguere gli uni dagli altri, perché ognuno di noi, se conosciuto a fondo, ha i suoi pro e i suoi contro e, di conseguenza, ciò è vero anche per i personaggi realistici che troviamo all'interno di questo libro.
4321 è un libro piuttosto lungo, 939 pagine non sono poche e potrebbero appagare chiunque, eppure io l'ho terminato con la consapevolezza che il mondo di personaggi creato da Paul Auster avrebbe meritato di più: sognavo che magicamente il romanzo diventasse una saga familiare e che si scoprisse tutto di tutti, anche dei personaggi più marginali. Se uscisse un romanzo in cui l'autore riprende nuovamente queste storie lo comprerei immediatamente: mi sembra che, nonostante tutto, da dire ci fosse ancora di più.

È impossibile non affezionarsi al protagonista, Archie Ferguson. Se anche riuscissimo a rimanere freddi davanti ad una delle trame, capitoleremmo prima o poi in quelle successive; la sua vita è davanti ai nostri occhi, ancora e poi ancora e, sebbene cambi sempre ciò che succede, ci è chiaro sin da subito che lui è come noi e, quindi, la sua vita non sarà sempre facile e che il nostro amico dovrà affrontare situazioni che non avrebbe mai potuto immaginare, nel bene e nel male. Noi siamo con lui, ma siamo impotenti, lo vediamo sperare sia quando sappiamo che in agguato ci sarà un fallimento, sia quando speriamo insieme a lui perché ci pare possibile che, questa volta, tutto si risolverà per il meglio. Lo vediamo sbagliare, più e più volte, ci sentiamo anche traditi: ma come può il nostro ragazzo essere diventato così? Eppure lo amiamo, perché lo abbiamo visto nascere e sappiamo di lui più di quello che lui stesso sa, perché oltre ad esserne informati abbiamo anche il nostro punto di vista esterno che ci aiuta a comprendere meglio le situazioni. Siamo un po' come dei genitori, siamo più saggi di lui e vorremmo soltanto aiutarlo ma il nostro destino è quello di rimanere inascoltati: sarà Ferguson a decidere il suo destino e noi, potremo solo vedere cosa gli riserverà il futuro.

Riguardo a personaggi e protagonista voglio dirvi qualcosa di più perché, come sapete, è normale che ognuno si faccia un'idea diversa del libro che legge e mi sembra giusto farvi sapere in quali aspetti il mio parere diverge con le opinioni più gettonate.
Ho letto svariate recensioni di questo romanzo, redatte sia da giornalisti rinomati che da miei colleghi blogger e, molte delle informazioni che vengono date, non trovano il mio accordo. Ho letto moltissime volte che l'unico aspetto ricorrente è il personaggio di Amy, quasi come se volessero sottintendere che in tutte e quattro le storie ci fosse una storia d'amore con lei, dimostrando che, nonostante tutte le scelte, il destino in questo campo (quello amoroso) è imbattibile. Beh, non è così. Non è assolutamente vero che l'unico punto ricorrente sia il personaggio succitato, anzi, sono moltissimi i personaggi, i luoghi e i fatti di cronaca che vengono riportati in tutte le storie e, l'amore, qui, c'entra ben poco. Il personaggio di Amy, come tutti gli altri, ha più o meno valore a seconda della trama narrata e, inoltre, trovo che dichiararlo l'unico punto fermo della narrazione sia non solo sbagliato (perché oggettivamente non è così) ma anche un modo per far orientare il lettore verso un particolare orientamento di lettura che, invece, non corrisponde a quello che io penso sia stato quello dettato dallo scrittore.
Secondariamente, ho anche letto che Ferguson è uguale in tutti le storie, ma che agisce a seconda di ciò che gli accade. Assolutamente falso, ciò che più mi piace del romanzo è proprio il fatto che dimostri che noi esseri umani, oltre che il frutto della nostra natura e della, inevitabile, biologia, siamo fortemente legati a ciò che ci capita, specialmente nella gioventù e che ciò che diventiamo dipende in gran modo da questo. Non è un modo di agire diverso ma un differente modo di affrontare la vita, dovuto a ciò che ha dovuto o non ha dovuto affrontare il nostro giovane protagonista.

Come ben sapete, nonostante io vi indichi tutti gli elementi uno ad uno, so con certezza che ogni singolo aspetto di un romanzo è legato ad un altro e che, inevitabilmente, ogni impressione su un dettaglio sarà collegata sempre ad un altro. L'atmosfera in particolare è per me un aspetto difficile, che per entrarmi dentro ha bisogno della coesistenza di numerosi altri fattori quali, ad esempio, una buona introspezione dei personaggi e uno stile che mi si confaccia e mi faccia entrare dentro la storia. Nel caso di 4321 la mia è stata una vera e propria full immersion nel mondo del libro, in ogni momento libero io continuavo la lettura e ne ero totalmente sopraffatta; niente poteva deconcentrarmi. Questo deriva da tutti gli aspetti positivi del libro riuniti, e ha fatto sì che per me l'atmosfera del romanzo fosse non solo palpabile ma, persino, reale. 
Mi è sembrato di conoscere veramente Ferguson, in tutte le storie, e nonostante ne leggessi prima uno e poi un'altra e tutto fosse diverso da prima, lette le prime due righe del capitolo ero già lì, piombata all'interno della vita di quell'Archie in particolare, interessandomi solo a lui, dimenticandomi degli altri tre che mi aspettavano qualche pagina dopo.

La struttura del romanzo probabilmente vi è già nota ma è fondamentale spiegarla a chi non la conosce ancora.
Il libro comincia con una storia unica in cui si racconta tutta la storia antecedente alla nascita del protagonista; si presenta tutta la famiglia e si introduce, finalmente, la nascita di Archie Ferguson. Successivamente il libro si divide in quattro: ogni capitolo diventerà un .1, .2, .3 e .4 e, da lì, si susseguiranno capitoli lunghissimi in cui vedremo il piccolo Archie crescere in luoghi e modi totalmente diversi, dapprima condizionato dalle scelte dei familiari e, quando sarà abbastanza grande, dalle sue. Non vi consiglio, inoltre, di fare un avanti veloce sbirciando le pagine dei capitoli successivi: rischiate di incorrere in anticipazioni a voi sgradite. 
Questa struttura inizialmente crea delle difficoltà: non sarà strano se, giunti al capitolo 2 o 3, vi venga da pensare che, forse, avreste dovuto leggere tutte le storie in maniera lineare invece di saltellare di qua e di là nelle vite alternative. La verità è che, inizialmente, vi riuscirà difficile ricordarvi a quale Archie corrisponde quale passato e, forse, se vorrete apprezzarlo al meglio vi ritroverete a rileggere alcuni pezzi dei capitoli precedenti; onde evitare confusione. Più avanti le vite di Archie divergeranno molto di più e sarà decisamente più semplice seguire ogni filo narrativo senza dover ricorrere alla rilettura.
Come valutare questo elemento? Si tratta sicuramente di uno dei punti forti del romanzo, non è forse per questo che ha attirato la maggior parte dei lettori? D'altro canto può essere d'impedimento, specialmente per chi non avrà l'opportunità di leggere il libro tutto d'un fiato come, invece, ho potuto fare io. Dunque, lo considero una via di mezzo e vi esorto, in caso vi creasse dei veri e propri problemi, a "fregare" e a leggere una trama per volta; se questo vi aiuterà a ricordare meglio ciò che succede ben venga, l'importante è rendersi conto delle differenze che intercorrono tra le storie e, soprattutto, accorgersi di cosa comportano nella vita del protagonista. 

Se letto in maniera lineare, con le quattro storie che si ripetono una dietro l'altra, il ritmo di lettura può essere lento. Come vi ho già detto, io l'ho divorato ma, le difficoltà oggettive iniziali nel ricordare cosa succede a chi, potrebbero non rendere altrettanto semplice ad un altro lettore l'affrontare velocemente i capitoli iniziali. L'unico consiglio che vi posso dare è di non farvi spaventare e condizionare da questa prima impressione perché, più avanti, tutto diventerà naturale e non vi ricorderete nemmeno più della fatica fatta inizialmente per riuscire a seguire tutte le strade alternative.

Un altro aspetto che potrebbe affascinarvi o annoiarvi, a seconda dei vostri gusti personali, è l'utilità del romanzo. Al di là di tutti gli aspetti fortemente positivi, all'interno di 4321 troviamo tantissimi interessanti spunti di lettura. Inizialmente avevo cominciato ad appuntarmi tutti i libri citati ma, ad un certo punto, sono diventati così numerosi da renderlo un compito piuttosto complicato: non solo la lettura è un elemento fondamentale nella vita del protagonista, la plasma anche, lo aiuta ad arrivare alle scelte che, poi, determineranno ciò che gli succederà. Personalmente non posso che amare un romanzo che, al suo interno, ne contiene tantissimi altri (sia fittizi che reali) e che fa capire ciò che noi lettori già, dentro di noi, sappiamo: la lettura significa tutto, ci cambia per sempre la vita. 4321 è, perciò, utile dal punto di vista letterario: all'interno troviamo consigli di lettura che possono bastarci per un anno o due, a seconda della nostra velocità nel macinare pagine su pagine.
Pur non essendo un romanzo storico 4321 è utile anche sotto questo punto di vista: ci aiuta a capire come eventi storici (omicidio di Kennedy, Martin Luther King, la Guerra nel Vietnam e molto altro) abbiano influito sulla popolazione americana.

Ultimo aspetto ma, in definitiva, uno dei più importanti, è il messaggio. Infatti questo libro non è diviso in quattro parti per caso; al suo interno è lo stesso protagonista a ragionare sul concetto di strade alternative e di come ci cambi la vita a seconda delle scelte che vengono prese. Il concetto fondamentale che voglio riportarvi è: noi ci lamentiamo di quello che ci succede, pensiamo di essere magari sfortunati perché prendendo una determinata strada siamo stati costretti a fronteggiare qualcosa che riteniamo orribile, ma come sappiamo che, invece, se avessimo agito diversamente, le cose non sarebbero state peggiori? E che pensando ad una vita come la nostra, non saremmo invece delusi dal non averla potuta raggiungere? Il fulcro è questo: noi conosciamo solo ciò che ci succede imboccando una determinata strada; non possiamo vedere le altre e, dunque, non possiamo sapere dove ci avrebbero portato.
Oltre alla profonda riflessione che può susseguire da questa consapevolezza (che tutti noi possiamo avere ma che, in questo caso, ci troviamo a fronteggiare) ho apprezzato il discostarsi dell'autore dalla teoria fatalistica relativa al destino di ognuno di noi che è già scritto indipendente da ciò che facciamo che, personalmente, detesto e mi fa sentire più una cavia da laboratorio che un essere umano.

In conclusione: ho iniziato questo romanzo con delle aspettative sbagliate (trovare un nuovo Philip Roth) che sono state immediatamente deluse per riuscire, alla fine, a farmi capire che, in realtà, ciò che ho trovato in 4321 è molto meglio delle mie più rosee aspettative.
Ho trovato un nuovo autore che ha tanto da dire come Roth ma che lo racconta a modo suo, rendendo possibile così, una nuova magia, qualcosa che avverrà per sempre solamente con lui.

Lo consiglio a tutti voi perché si tratta di un ottimo romanzo; non tutti potrete considerare positivi alcuni suoi aspetti, quali ad esempio la prolissità che io, invece, amo tanto, ma è assolutamente impossibile terminarlo senza che vi abbia dato niente e questo conta più di ogni altra cosa. Leggetelo quando avete più tempo a disposizione o, almeno, la concentrazione adatta, è un libro che si merita molto: ve ne accorgerete anche voi. 

Se siete arrivati alla fine di questa lunghissima recensione senza saltare niente non posso che ringraziarvi: ci ho messo del tempo a farla ma spero di essere riuscita, con l'impegno, a trasmettervi tutto ciò che il libro ha dato a me.

RECENSIONE (CON SPOILER)

1 giorno ventesimo secolo????

 

7 marzo 1923 nonno di ferguson in america

2 marzo 1947 nasce fergusonn

CITAZIONI

Alla lunga le storie forse valgono quanto i soldi, ma nell'immediato hanno le loro ovvie limitazioni.

Non c'era via d'uscita alla paura, e a poco a poco tutti e tre i ragazzi assorbirono la cupa visione ontologica materna sul senso della vita.

Sì, quelle riunioni di famiglia potevano essere raccapriccianti, ma avevano anche il loro lato bello, piccoli miracoli inattesi che avvenivano nei momenti più improbabili, perché gli dèi sono irrazionali, decise Rose, e concedevano i loro doni quando e dove volevano.

Quando chiedeva a sua madre perché non potevano abitarci per sempre, lei faceva un gran sorriso e rispondeva: "Chiedilo a tuo padre". Quando lo chiedeva a suo padre, lui rispondeva: "Chiedilo a tua madre". Evidentemente c'erano domande che non avevano risposta.

Ferguson non aveva ancora cinque anni ma già capiva che il mondo era composto da due regni, il visibile e l'invisibile, e che spesso le cose invisibili erano più vere di quelle visibili.

Sì, tutto era possibile, le cose andavano in un modo ma ciò non toglieva che potessero andare in un altro. Tutto poteva essere diverso.

...ma Ferguson non poteva aspettare un altro anno, doveva cominciare  subito oppure condannarsi a un'altra estate d'ignoranza, perché leggere e scrivere rappresentava il primo passo, concluse, l'unico passo che era in condizioni di fare in quanto persona ininfluente, e se c'era una giustizia al mondo, cosa sulla quale cominciava a nutrire seri dubbi, allora qualcuno sarebbe venuto a offrirgli aiuto.

"Non molli mai eh, Archie?" E suo nipote rispose: "Perché dovrei mollare se ho ragione?"

No, le pistole erano roba complicata, e quando puntavi un'arma contro un altro, soprattutto uno armato a sua volta, era facile che l'oggetto su cui contavi per proteggerti ti trasformasse in un cadavere.

Il mondo non era più reale. Tutto era una copia fasulla di quello avrebbe dovuto essere, e tutto quello che accadeva non sarebbe dovuto accadere.

Prima del 3 novembre sarebbe stato inconcepibile, ma il mondo irreale era molto più grande del mondo reale, e c'era spazio abbondante per essere e non essere se stessi.

Ecco la vera differenza, concluse Ferguson. Non stava nei soldi, troppi o pochi, né in quello che facevi o non facevi, non stava nel comprare una casa più grande o un'auto più costosa, ma nell'ambizione.

Non poteva dirglielo perché sua madre sembrava così felice, felice come non la vedeva da tanto tempo, e quasi niente era meglio che vedere sua madre felice, eppure, eppure, adesso la sua ultima speranza era svanita, ed era successo tutto alle sue spalle.

Il mondo è solido per un periodo, poi una mattina esce il sole e comincia a sciogliersi.

Due cose molto diverse ma interessanti. Farfalla e anima. Ma se ci pensi bene, farfalla e anima non sono così diverse, in fendei conti, no?

...Perché ai suoi occhi ormai lei era una figura tragica, un personaggio nobile e afflitto, perseguitato dai colpi della sorte, e con tutto il fervore di un quindicenne inesperto, decise che la sua nuova missione nella vita era strapparla alle grinfie dell'infelicità.

Ferguson si sentiva stupido ad aver accettato quel patto così assurdo, ma in quel momento viveva sotto una specie di folle incantesimo, e il pensiero di perderla era ben peggiore dell'umiliazione di fingersi qualcuno che non era.

... Ma a Ferguson non dispiaceva discutere con lei, non gli interessavano le svampite, le stupidelle col broncio attente solo alle nn meglio identificate formalità dell'amore, quello era amore vero, così complesso, profondo e duttile da reggere anche le contese appassionate...

Non sto scherzando. Me sento fuori posto e più sarò lontano da qui, meglio starò.

... non c'è un solo modo per scrivere un bel libro.

... Il cielo esplose in un tuono assordante, in un rumore così forte e fragoroso che scosse il pavimento del bungalow e fece tremare i vetri delle finestre, che continuarono a borbottare e vibrare finché un altro tuono non li fece tremare ancora.

Quando arrivò era completamente fradicio, ma era una bella sensazione, la sensazione più bella di tutte essere fradicio in quel modo, e Ferguson si sentì felice, felice come non gli era mai successo in quell'estate o in qualunque altra estate o in qualunque altro momento della sua vita, perché quella era la cosa più grandiosa che avesse mai fatto.

Fino a quel momento non l'aveva mai sfiorato il pensiero di non essere americano, o meglio, che io suo modo di essere americano fosse meno autentico del modo in cui Dougie e gli altri bambini erano americani, ma il suo amico sembrava affermare proprio questo: tra loro c'era una differenza, una qualità sfuggente e indefinibile che dipendeva dagli antenati inglesi in cappello nero e dalla quantità di tempo trascorso da questa parte dell'oceano e dai soldi per abitare in palazzi di quattro piani dell'Upper East Side che rendevano certe famiglie più americane delle altre, e alla fine la differenza era così grande che le famiglie meno americane non si potevano quasi considerare americane.

Ferguson guardava a terra, fingendo di scrutare un filo allentato nel tappeto per evitare lo sguardo di sua madre, perché sapeva che se avesse osato guardarla era perduto, i suoi occhi erano sempre stati troppo forti per lui, carichi di un potere capace di decifrare i suoi pensieri ed estorcergli confessioni e annientare la sua esile volontà proprio mentre lottava per resisterle...

... la musica era il cuore, l'espressione più piena del cuore umano, e ora che aveva udito ciò che aveva udito, cominciava a udire meglio, e meglio udiva, più profondamente sentiva - a volte così profondamente che il suo corpo tremava.

Ti maledici per aver fatto la scelta sbagliata, eppure come lo sai se hai sbagliato davvero? Vedi mica la strada secondaria? Sai cosa sta succedendo sulla strada secondaria?

Tra le cose strane che aveva scoperto di se stesso, era che sembravano esistere tanti Ferguson, che lui era una sola persona ma un insieme di identità contraddittore, e ogni volta che era con una persona diversa era diverso anche lui.

La stessa opera veniva percepita in maniera diversa da occhi diversi, cuori diversi, cervelli diversi. Non si trattava più di essere baciato o preso a cazzotti, ma di essere baciato e preso cazzotti allo stesso tempo, perché il gioco funzionava così, si rese contro Ferguson, e se in futuro voleva continuare a mostrare il suo racconto ad altre persone, doveva prepararsi a prendere i cazzotti con la stessa frequenza con cui veniva baciato, o a prendere dieci cazzotti per ogni bacio, o anche cento cazzotti e zero baci.

... e siccome Ferguson decise di non parlargliene se non gliene avesse parlato suo padre per primo, diventa una faccenda molto importante, sempre più importante con il passare del tempo.

L'unica costante a questo mondo è la merda, ragazzo mio. Ci stiamo con i piedi a mollo ogni giorno, ma a volte, quando arriva alle ginocchia o anche più su, devi solo tirarti fuori e andare avanti.

Ecco l'unico vero vantaggio di avere i soldi, decise: non stava nel fatto che potevi comprare più cose ma nel fatto che non dovevi più camminare con quell'infernale nuvoletta di pensieri sopra la testa.

QUARTA DI COPERTINA

Cosa sarebbe stato della nostra vita se invece di quella scelta ne avessimo fatta un'altra? Che persone saremmo oggi se quel giorno non avessimo perso il treno, se avessimo risposto al saluto di quella ragazza, se ci fossimo iscritti a quell'altra scuola, se… Ogni vita nasconde, e protegge, dentro di sé tutte le altre che non si sono realizzate, che sono rimaste solo potenziali. E cosí ogni individuo conserva al suo interno, come clandestini su una nave di notte, le ombre di tutte le altre persone che sarebbe potuto diventare. La letteratura, e il romanzo in particolare, ha da sempre esplorato la «vita virtuale »: non la vita dei computer, ma i destini alternativi a quelli che il caso o la storia hanno deciso, quasi che attraverso la lettura si riesca a fare esperienza di esistenze alternative. Paul Auster ha deciso di prendere alla lettera questo compito che la letteratura si è data: e ha scritto il suo capolavoro. 4 3 2 1 è il romanzo di tutte le vite di Archie Ferguson, quella che ha avuto e quelle che avrebbe potuto avere. Fin dalla nascita Archie imbocca quattro sentieri diversi che porteranno a vite diverse e singolarmente simili, con elementi che ritornano ogni volta in una veste diversa: tutti gli Archie, ad esempio, subiranno l'incantesimo della splendida Amy. Auster racconta le quattro vite possibili di Archie in parallelo, come fossero quattro libri in uno, costruendo un'opera monumentale, dal fascino vertiginoso e dal passo dickensiano, per il brulicare di vita e di personaggi. Ma c'è molto altro in 4 3 2 1: c'è la scoperta del sesso e della poesia, ci sono le proteste per i diritti civili e l'assassinio di Kennedy, c'è lo sport e il Sessantotto, c'è Parigi e c'è New York, c'è tutta l'opera di Auster, come un grande bilancio della maturità, e ci sono tutti i maestri che l'hanno ispirato, c'è il fato e la fatalità, c'è la morte e il desiderio.

PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
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COMMENTI

Alessandro

20:45 - 5 dicembre 2017

Non vedo l'ora di leggerlo. Per me Roth a Auster sono due grandi, tra i miei autori preferiti anche se preferisco Auster. Hai letto qualcosa di Douglas Coupland?

Rispondi

Leggo Quando Voglio

21:10 - 5 dicembre 2017

Non ho mai letto niente di Douglas Coupland! Da cosa mi consigli di iniziare?

Rispondi

Alessandro

12:03 - 6 dicembre 2017

Il suo libro più importante e famoso è "Generazione X" (credo sia anche il primo), ma i miei preferiti sono "JPOD", "Hey Nostradamus" e "Girlfriend in a coma".

Rispondi

Leggo Quando Voglio

12:05 - 6 dicembre 2017

Perfetto! Grazie mille! Mi farò una scorpacciata di nuovi libri il prima possibile! :)

Rispondi

Roberto del Gaudio

00:47 - 17 agosto 2019

Buonasera! Ho appena terminato il romanzo (in lingua originale), complice una frattura al piede che mi ha bloccato per qualche settimana ed un cugino di secondo grado d'America ritrovato rocambolescamente un paio di mesi fa, grazie ad una lettera lasciata da lui in un cimitero... Lui è nato vicino a Newark e vissuto un po' come il protagonista del romanzo. Il libro è ricco di cose belle e profonde, di pagine intense ma anche di lungaggini, credo. È bello seguire l'evoluzione dei 4 possibili Ferguson e ritrovare le giovani versioni una normale evoluzione delle loro versioni d'infanzia, come tu dici (ti do del tu! Scusami). Nonostante abbia appena detto di avere trovato nel romanzo delle lungaggini, ammetto che avrei preferito sapere di più, mi sarebbe piaciuto che l'autore andasse oltre l'inizio degli anni 70 e seguisse Ferguson ancora un po'. Ho letto molti altri romanzi di Auster, tutti molto più brevi ma tutti interessanti. In questo c'è molto dell'autore, l'ho visto alla tv francese (abito in Francia da 20 anni) riprendere episodi del libro e raccontare come essi fossero corrispondenti ad episodi della sua vita. La morte per folgorazione richiama un episodio cui ha assistito da ragazzino, i 14 rifiuti alla pubblicazione richiamano quelli del suo primo romanzo "City of Glass" della trilogia di New York, per esmpio. Forse questo dà al romanzo lo spessore multiforme che tu presenti così in dettaglio. Buona lettura a tutti! Per me domani sarà dura passare ad altro...

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