Ecco, di nuovo punto e a capo: era stato troppo bello per essere vero, troppo bello pensare di essersi gettati tutti i problemi dietro le spalle. La vita, purtroppo, non è una favola.
Il guaritore di Aër è un libro fantasy dell'autore Ralf Iredi.
Si tratta di un titolo pubblicato di recente, si parla infatti del mese di Settembre di quest'anno, che ho ricevuto dall'autore in forma cartacea a scopo recensione. Ringrazio, perciò, Ralf Iredi per avermelo inviato.
In questo mese ho letto davvero molti romanzi fantasy e, perciò, mi viene naturale paragonarli tra loro, questo, in particolare, è quello che ha pro e contro più agli antipodi, rispetto a tutti gli altri, ed ora capirete che cosa intendo, seguendomi negli alti e bassi della recensione.
Ho sentito lo stile di Ralf Iredi ancora acerbo: le buone intenzioni ci sono e si vedono ma, in alcuni punti, si smascherano a favore dell'impulsività. L'autore, infatti, utilizza un ottimo gergo fantasy che, però, viene saltuariamente sostituito da alcune terminologie non proprie del mondo che ci sta raccontando. Sono tutti piccoli esempi che, però, nel loro complesso, si fanno notare rendendo lo stile meno convincente. Anche il piano lessicale si modifica profondamente; da una parte troviamo parole più ricercate o, comunque, cadute in disuso, dall'altro troviamo terminologie abbinate persino ad uno stile più dialettale. Insomma, avrei preferito che il livello narrativo rimanesse omogeneo in modo tale da inserirmi al suo interno con maggiore coerenza.
Un applauso da stadio esplose all'unisono e tutti, come volevano già fare all'inizio, cominciarono a gridare il nome di Trudwin in coro.
L'ambientazione, al contrario, mi è piaciuta davvero molto. In un fantasy sento la necessità di riuscire ad immaginare per bene la geografia del luogo e le sue particolarità. Iredi, sia tramite descrizioni sia grazie ai pensieri del protagonista, riesce a descriverci tutto rendendolo chiaro e ben visibile nella nostra immaginazione. Questo succede sia per i grandi spazi che per i piccoli particolari e dettagli di un luogo.
Percorsi i vicoli più poveri della mia cittadina, dove la miserie spuntava a ogni angolo, giunsi davanti ai cancelli del quartiere superiore, così chiamato poiché preceduto da un'interminabile serie di gradini che rappresentava lo scarto fra i benestanti, o nobili, e il popolino.
Il protagonista lascia piuttosto sbigottiti. Ha circa vent'anni, (facendo una media, dato che all'interno della storia c'è una salto temporale complessivo di 3 anni) eppure non agisce come farebbe un suo coetaneo. Probabilmente quanto sto per dirvi deriva da una scelta dell'autore, che può essere spiegata dal fatto che, in questo modo, tutto ciò che viene raccontato è ex novo anche per il narratore.
Personalmente, però, non sono riuscita a considerare credibile questo protagonista e, come lettrice, non avrei mai potuto immedesimarmi in un ragazzo così sprovveduto ed ingenuo. Non solo il protagonista in questione, Rhodan, sembra non conoscere fatti noti a tutti, ma persino quando ha delle evidenze davanti, non riesce a notarle se non indotto a forza dai personaggi secondari.
Riguardo alla geografia e alla varietà delle popolazioni dei luoghi limitrofi ad Aër, luogo in cui vive il giovane, viene spiegato più volte dall'autore che Rhodan non li conosce perché gli sono sempre stati taciuti dai genitori. Pur considerandola un'ipotesi azzardata, si può anche passare sopra a quello che, comunque, si rivela un ottimo presupposto per riuscirci a raccontare tutte le novità in maniera graduale.
Succede, però, che Rhodan non arrivi a capire nulla, anche aspetti che con la sociologia e la politica centrano ben poco. Non riconosce l'amore, né quello ricevuto né quello provato, non capisce i sottintesi di alcun personaggio, fatica a fare quei semplici due più due di cui, inevitabilmente, un libro è pieno.
Ribadisco che penso che l'autore abbia fatto questa scelta consapevolmente e, in effetti, si può dire che il tutto sia coerente e sia anche spesso provato dallo stesso protagonista che dichiara di non riuscire a carpire determinati segreti. Dal punto di vista di una semplice lettrice, però, mi sono sentita piuttosto esasperata davanti all'ennesima ammissione del ragazzo di non capire proprio cosa stesse succedendo!
Se l'età del protagonista fosse stata nettamente inferiore o se, considerato che si parla di un altro mondo e, perciò, l'età potrebbe essere relativa, i suoi coetanei fossero stati al suo stesso livello, avrei sicuramente accolto più volentieri l'ipotesi del non capire niente al primo colpo.
In quel momento mi parve di essere l'uomo più ignorante della terra, perché, se non altro a parole, tutti ne sapevano più di me di come funzionava il mondo. Sembrava fossi il solo a essere vissuto nel mio angolino tranquillo fino a poco fa, per poi esserne strappato tutt'a un tratto.
L'ingenuità del protagonista crea un contraccolpo sulla credibilità della storia perché, sebbene non vi siano avvenimenti insensati al suo interno, ci riesce difficile accettare la poca consapevolezza di Rhodan.
Gli altri personaggi sono raccontati dal punto di vista del protagonista perciò, per quanto abbiano caratteri diversi e definiti, non ci è possibile entrare nella loro mentalità e conoscerli nel profondo. Certo, capiamo di loro più di quanto riesca ad arguire Rhodan, ma resta sempre troppo poco per considerarli delle persone reali e complete.
L'incipit del libro non mi ha convinta del tutto. Non si entra immediatamente nella storia, anche se ci vengono subito date informazioni sulla famiglia del protagonista.
La trama, invece, mi ha appassionata. Semplice ma non banale, misteriosa ma non intricata, fa il suo dovere fino alla fine. Nonostante i colpi di scena non siano tali, perché nel momento in cui vengono svelati al protagonista noi li avevamo arguiti già parecchie pagine prima, la piacevolezza della storia permane e ci incita ad andare avanti. La trama inizia raccontandoci della situazione in cui vive il Rhodan e, successivamente, ci narra in quale modo cambia. È tutto molto repentino, in parte ci perdiamo un po' di suspense, però, compensiamo con il ritmo.
Di tutti i libri fantasy letti questo mese Il guaritore di Aër è, infatti, quello letto più velocemente. Nonostante io gli abbia trovato dei difetti, l'ho divorato. Questo perché la storia è piacevole e leggera, adatta principalmente ad un pubblico giovanissimo. Ottimo, perciò, il ritmo, che rende questa lettura non proibitiva e fruibile per chiunque.
"So che non ti sembrerà possibile, ma credo che Aër ti abbia inviato da noi per qualche ragione particolare. il nostro dio non lascia che le cose accadano per caso, non dimenticarlo!"
Dulcis in fundo, il finale chiude il tutto con una bella spiegazione e il termine di tutta la storia. La conclusione è, sicuramente, facile da intuire ma, personalmente, l'ho apprezzata. Inoltre, dopo aver letto solamente fantasy non autoconclusivi arrivare ad una fine vera e propria è stato un bel sollievo.
In conclusione ritengo che questo libro abbia un buon potenziale ma che questo dovrebbe essere fatto uscire con un editing che svisceri ogni punto debole e lo rielabori a seconda delle esigenze di un romanzo per ragazzi o per adulti, a seconda del pubblico di riferimento.
Penso che, così com'è, possa piacere principalmente ad un pubblico molto giovane, più attento alla trama e meno a quelli che, se letti da un adulto, possono apparire difetti troppo importanti. Lo consiglio solo, perciò, ai giovani lettori, ancora in erba.
Gli do un voto positivo perché, personalmente, mi sono divertita durante la lettura e non mi pento affatto di averlo letto.
Esorto Ralf Iredi a continuare perché, secondo me, le potenzialità ci sono eccome, ma devono essere bilanciate da un lavoro che non sempre può essere fatto da chi scrive.