TRAMA IN BREVE

Dante viene rapito e portato in un luogo da cui è davvero difficile uscire: il manicomio. Non ricorda nulla del momento precedente al sequestro, se non che era a casa a leggere un libro.. Riuscirà a scoprire la verità di quanto gli sta succedendo?

DEDICA

A mio fratello, per tutto il suo supporto.

INCIPIT

Faccio continuamente questo sogno: sono da solo. In una selva oscura. Sono da solo ed ho paura. A passi lenti e poco equilibrati, procedo verso non so dove. Mentre cammino barcollando come un barbone, odo il ruggito di una fiera alle mie spalle. Fuggo. 

RECENSIONE

Il mio viaggio termina qui, ma il tuo sta per cominciare: non arrenderti, mai. Mai.

La commedia dei pazzi di Marco Pennella è un romanzo difficile da recensire, perché la buona sostanza dell'interno è alterata dalla cura insufficiente con cui è stata trattata.

In questo libro, infatti, ho trovato tanti refusi, errori grammaticali di una certa importanza e, in generale, non ho notato correzioni di sorta che, invece, sarebbero state opportune per migliorare una materia prima che di potenzialità, ne aveva eccome.
Mi riesce, perciò, difficile valutare ciò che ho letto, perché sono consapevole del fatto che la mia sensazione al riguardo sarebbe stata totalmente diversa se la cura dedicata al romanzo fosse stata superiore.
La valutazione in termini di voto è, perciò, grandemente influenzata da questo aspetto, oltre al fatto che, anche le descrizioni di alcuni elementi del libro, verranno necessariamente considerate per come le ho lette e non per come avrebbe potuto essere dopo un ulteriore lavoro di editing, o anche una semplice correzione di bozze.

L'elemento su cui la poca cura influisce maggiormente è lo stile dell'autore: interessante e piacevole ma di difficile valutazione, dato che i refusi sbilanciano enormemente la piacevolezza della lettura. Personalmente non sono in grado di valutare oggettivamente un caratteristica artistica se non accompagnata anche dalla relativa conoscenza tecnica: vengo obnubilata dai refusi.
Trovo che Marco Pennella abbia fatto un ottimo lavoro per quanto riguarda la cifra stilistica: è riuscito ad utilizzare un gergo in parte ricercato che rimanda alla lettura classica, pur non esagerando e rendendo il testo fruibile per tutti e attuale.
Ho apprezzato in particolare il mutamento tra parte narrativa generale e sogno: mentre nella prima il linguaggio è quello quotidiano, seppur non gergale, nella seconda troviamo un suono armonico e poetico, che si sposa perfettamente con l'idea delicata ed effimera del sogno o dei ricordo soppresso e che riporta all'opera che ha ispirato il racconto in questione: la Divina Commedia.

La trama del libro è, invece, l'elemento che riesce a mostrare maggiormente la propria brillantezza, senza la necessità di essere rivista o modificata. 
L'ispirazione da cui parte la storia è duplice: da una parte troviamo un tributo alla Divina Commedia di Dante Alighieri con nomi che riconoscerete all'istante (Dante, Virgilio, Caronte, Beatrice e così via) e riferimenti più o meno espliciti a seconda della nostra conoscenza dell'opera e, dall'altra, l'autore si impegna a parlarci di un argomento che conosce grazie ai suoi studi e che vuole raccontare anche a noi; quella che comunemente chiamiamo pazzia.
Questi due aspetti si intrecciano in una storia che contiene gli elementi fondanti di un thriller: mistero e suspense iniziano sin dalla prima pagina.
Questo romanzo, perciò, non è uno scimmiottare l'opera di Dante o un trattato di psicologia. È un thriller all'italiana con ottimi riferimenti e rimandi alla Divina Commedia con nozioni di psicologia (solo accennate) che rendono il tutto ancora più interessante.

Vendono terrore, dall'altra parte dello schermo scatta la paranoia, la paura, e così la caccia a noi "pazzi" non avrà mai fine. Il terrorismo mediatico ha sempre funzionato!

Lo svolgimento è totalmente coerente con quanto appena detto: continuano i riferimenti a Dante, troviamo riflessioni riguardanti la salute mentale e, inoltre, la storia colpisce con colpi di scena degni di nota, fino a raggiungere il sorprendente epilogo. Prima di leggerlo e, viste le premesse (Dante, pazzia) non mi aspettavo di trovare quello che, effettivamente c'è: una storia che, anche senza questi aspetto di "contorno", è interessante e dinamica.

Il finale, infatti, mi ha particolarmente stupita per la sua capacità di tirare le somme conclusive della vicenda, senza cadere nel banale e con un ultimo, imprevisto, colpo di scena. Mi è piaciuto meno l'epilogo posto alla fine che descrive gli eventi successivi alla storia; mi piaceva l'idea che ci potesse essere un seguito e che alcuni aspetti potessero essere approfonditi maggiormente al suo interno.

Nell'incipit potete trovare una delle parti oniriche del libro, presenti all'inizio di alcuni capitoli e, da me, particolarmente apprezzate. È anche da questi aspetti, secondo me, che un autore emergente si discosta dal "già visto" mostrando l'originalità della sua idea.

L'ambientazione del romanzo è un manicomio. Potremmo considerare La commedia dei pazzi come un romanzo distopico perché parla di un mondo in cui la Legge Basaglia non è mai stata presentata. 
Le descrizioni ambientali non mancano: come nella Divina Commedia entriamo nei diversi gironi in cui ci vengono raccontate le condizioni dei pazienti, con problemi ed indoli totalmente diverse. 
L'idea è ottima e piacevole, poteva però essere approfondita maggiormente, con maggiori "gironi" che riportassero alla mente l'opera da cui è arrivata l'ispirazione.
Temporalmente la storia copre circa lo spazio di una giornata, ma spiega le conseguenze di quanto successo anche a lungo termine e fa riferimenti anche ad eventi verificatisi precedentemente.

I personaggi descritti sono caratterizzati ma approfonditi solamente in determinati momenti: una maggiore introspezione avrebbe inficiato sugli effetti a sorpresa della narrazione.

«Pazzo...? Forse. D'altronde... ci sono molte cose di me che non conosco... ma posso garantirti che quando comincio un lavoro non ho altra strada se non quella di portarlo a termine. Una promessa è un patto solenne con la propria anima, un vero uomo non può venir meno ad una promessa.»

Il protagonista è ignaro di quanto gli sta accadendo, il perché è spiegato esaurientemente all'interno della storia. Il suo punto di vista è, perciò, maggiormente incentrato sul suo modo di fare e reagire, piuttosto che sul suo background. Come nel caso dei personaggi, la scelta narrativa è coerente con quanto raccontato e non derivante da un errore.

Ho apprezzato molto i momenti in cui Pennella si sofferma sui pensieri dei personaggi e su loro stessi e la loro vita, perciò avrei addirittura rinunciato ad alcuni colpi di scena (seppur graditissimi) pur di saperne ancora di più.

Il ritmo narrativo è veloce ma non eccessivo. L'autore riesce a bilanciare azione, descrizioni e riflessioni. Le proporzioni usate sono quelle giuste per avvincere il lettore, dandogli al contempo la possibilità di riflettere su quanto raccontato.

L'atmosfera si comprende e percepisce. Trovo che osando un po' di più, indugiando su quanto raccontato dai personaggi e rendendo di più la loro introspezione, il romanzo avrebbe potuto essere ancora più incisivo sotto questo punto di vista. Non mancano gli spunti di riflessione e i temi importanti, seppur affrontati velocemente. Alcuni frammenti di questo romanzo colpiscono molto.

In conclusione, trovo La commedia dei pazzi un romanzo valido nei contenuti ma non lavorato sufficientemente per riuscire a risaltarli tutti adeguatamente. Ciò che viene dall'autore, idea, struttura, trama e colpi di scena mi ha convinta. Il consiglio che mi sento di dargli per idee future, oltre a quello di essere sicuro di far controllare il proprio lavoro con cura, è quello di spingersi oltre, osare di più, approfondire, perché le qualità necessarie per un romanzo valido già le possiede.

Non faccio questo lavoro di professione ma cerco di farlo con serietà, non posso perciò consigliare serenamente un romanzo che presenta al suo interno errori grammaticali di una certa rilevanza.
D'altro canto, secondo me, il lavoro dell'autore merita di essere premiato, perciò lo consiglio solo a coloro che sanno di poter riuscire a chiudere un occhio su questo aspetto e che mirano maggiormente a conoscere una trama interessante e ben costruita.

CITAZIONI

Qualche tiro feroce creava un'instabile brace, una luce fioca illuminava quei cupi corridoi ad ogni boccata.
Gettò quel tubo di tabacco con un movimento aggressivo dell'indice: era quasi arrivato.

Gli uomini perdono ogni spavalderie quando sono di fronte alla morte.

«Tu credi che servirà a qualcosa?» rispose l'uomo mentre fissavo il vuoto «Credi davvero di poter scappare da questa gabbia e riuscire a far chiudere il C.D.M?!»
Dante trattenne per un attimo il fiato, tentennando.
«Sì, credo di potercela fare, o almeno morirò provandoci.»

Questi non hanno mai capito un cazzo sulla nostra condizione, non hanno mai avuto interesse nel curarci, vogliono solo che moriamo qui dento. Non conosco nessuno che abbia lasciato il padiglione da vivo; soltanto persone che, come me, sono morte, dopo aver passato gli ultimi strazianti anni della loro vita a grattarsi e a soffrire, come se fossimo punti da vespe ogni minuto.

Si salutarono con degli imbarazzanti cenni della testa. Uno straziante ed insensato addio.

Gli occhi di Dante brillavano come se avesse trovato l'illuminazione.

Il suo viaggio doveva continuare. Non poteva arrendersi, non avrebbe potuto farlo mai. Mai. 

«Ho detto che in questo posto offro felicità. Non ho mai parlato di libertà.»

QUARTA DI COPERTINA

"La commedia dei pazzi" narra del viaggio di Dante Corazzesi, giovane laureato in psicologia che vive in un presente immaginario dove la legge Basaglia non è mai stata proposta. Questo ha permesso ai manicomi di espandersi incontrastati, dando vita al C.D.M. ( Centro di depurazione mentale ). Dante si ritroverà catapultato nella sede più spaventosa, quella di Firenze, dove padiglione dopo padiglione scoprirà i metodi utilizzati per curare la psiche dei soggetti definiti "pazzi". La situazione però non è destinata a restar critica: alcuni pazienti, infatti, hanno messo su un organizzazione, la Resilienza, per provare a combattere il C.D.M. dall'interno. Ma anche il Primario della clinica ha le sue carte da giocare, il più astuto e spietato criminologo italiano: il dott. Virgilio Guidi.

PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
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