Come sarebbe stata quella serata se un'ora prima fossi rimasto giù, aspettando di uscire per andare al ristorante, anziché salire nella stanza di Michael?
La cena di Herman Koch è il primo libro che leggo dell'autore e anche uno dei pochissimi romanzi olandesi che abbia mai letto.
La lettura di questo volume si è rivelata totalmente sorprendente: al di là della riuscita finale del tutto, è assolutamente impossibile immaginare, prima delle lettura, cosa succederà in quest'opera. Proprio per questo motivo, sarò costretta a mantenermi il più possibile sul vago: specificare il perché di alcuni aspetti implicherebbe un'anticipazione scomoda, che potrebbe rovinarvi ciò che, invece, ha di unico questo libro.
Tenete conto del fatto che, tutto ciò che si comprende con il senno del poi, non potrò menzionarlo, rendendo la recensione molto più utile per chi non ha ancora letto il libro, piuttosto che per chi conosce ogni suo aspetto.
L'idea da cui parte il romanzo è, come da titolo, una cena. La struttura dei capitoli è, difatti, suddivisa a seconda dell'avanzamento di quest'ultima. Inizieremo, dunque, con una parte chiamata "Aperitivo" e termineremo il romanzo con la "Mancia".
Sebbene questi momenti siano quelli fondamentali da considerare, molto rilevanti, specialmente per comprendere i colpi di scena, saranno anche gli eventi raccontati in flashback.
Non solo la narrazione procede a ritroso per raccontare eventi molto passati, spesso il narratore salta alcuni frammenti della cena per poterli riportare solo in un momento successivo.
Questa struttura su più piani fa inevitabilmente crescere la suspense, sebbene il lettore potrebbe trovare addirittura snervante procedere a tentoni e non scoprire velocemente quello che desidererebbe sapere. Il mio consiglio, in caso succedesse, è quello di fidarsi dell'autore.
Ho avuto la sensazione, e non era la prima volta, di assistere a qualcosa che aveva a che fare solo marginalmente con la realtà. Almeno con la nostra, la realtà di due coppie, due fratelli e rispettive mogli, che erano usciti insieme a cena per discutere dei problemi dei loro figli.
Sin dall'incipit l'attenzione del narratore è totalmente incentrata sulla cena.
Il lettore avrà, perciò, costantemente la curiosità di conoscere gli accadimenti di quella particolare serata, prestando meno attenzione alle parti inserite come contorno.
Tutto il libro è narrato in prima persona singolare e al passato, il protagonista, infatti, ci svela di stare raccontando quanto successo alla cena della sera prima. Questa scelta stilistica incentrata su unico personaggio è fondamentale per la riuscita dell'opera.
L'unico punto di vista, rende semplice scegliere chi siano i buoni e simpatici ed i cattivi antipatici, sebbene le asserzioni del nostro protagonista sfocino spesso nel unpolitically correct e non siano sempre così semplci da digerire.
La cifra stilistica scelta è quella della narrazione senza fronzoli; l'uomo ci racconta ciò che gli sovviene utilizzando un linguaggio simil-colloquiale, piacevole e scorrevole, anche se curato e non quello tipico del parlato di tutti i giorni.
Sono presenti molti vezzi, mirati ad affidare veridicità alla storia. Ad esempio il protagonista asserisce spesso "non dirò..." ricordandoci che quella che stiamo leggendo è una sua concessione, ma che lui desidera salvaguardare alcuni aspetti della verità.
Frequenti sono anche i "per esperienza" o "nella mia esperienza".
Per esperienza, sapevo che con le intelligente inferiori è meglio mentire categoricamente; con una bugia si dà agli scemi la possibilità di fare dietro front senza perdere la faccia.
Come capita quasi sempre quando il narratore è in prima persona, la descrizione degli altri personaggi è resa in modo del tutto parziale.
Come, invece, capita di rado, questa scelta è coerente con quanto si vuole esprimere e, anziché limitare il racconto, lo rende più interessante, soprattutto a fine lettura.
Avevo il sospetto che considerasse le donne un po' come il cibo, in particolare come il principale pasto della giornata. Era così un tempi, e così è rimasto.
Inizialmente, la trama si incentra sui sentimenti negativi del protagonista al riguardo della cena e sulla sua personale descrizione degli altri convitati, specialmente il detestato fratello.
Al lettore non sarà evidente da subito il motivo preciso per cui questo libro è stato scritto; la storia, pur non noiosa, sembra essere eccessivamente basata su concetti umani, che si potrebbero considerare fin troppo banali per essere riportati in un romanzo tanto chiacchierato come questo.
Per me, quando si arriva subito a parlare di film è una sconfitta. Insomma, i film sono più per il fine serata, quando non si ha più niente da dire. Non so cos'è, ma mi viene un senso di vuoto allo stomaco quando la gente inizia a parlare di cinema: come se fuori fosse completamente buio anche se ti sei appena svegliato.
All'interno della narrazione, incontrerete numerosi indicatori che fungeranno da indizi per comprendere la vera anima della lettura.
Sebbene si possa ricostruire, pian piano, la verità di quanto verrà svelato, difficilmente la vostra immaginazione riuscirà a riempire i vuoti rimanenti nello stesso modo in cui verranno colmati dall'autore nello svolgimento.
La conclusione della storia, non potrà lasciarvi indifferenti. Sarà, anzi, il vero e proprio ago della bilancia; a seconda della vostra preferenza su questo finale, potrete addirittura stravolgere la vostra impressione sul libro, sia in negativo che in positivo.
Il ritmo di lettura non è sempre veloce. Le divagazioni sono molte e non sempre utili ai fini del colpo di scena, all'interno del libro potrete trovare digressioni personali del protagonista su ciò che apprezza e persino la trama di un film.
Le pagine, però, si voltano molto velocemente, complici i capitoli brevi e la suspense imperante.
L'atmosfera varia molto velocemente e anche a seconda delle preferenze del lettore. La forte ironia del protagonista può essere causa di grande divertimento, le affermazioni ciniche possono infastidire, le divagazioni annoiare, la struttura su più piani confondere.
Il motivo per cui spesso questo romanzo viene considerato da molti un thriller (pur non essendolo, secondo i canoni abituali) è la permeante sensazione che stia per succedere qualcosa di rilevante ed avvincente.
L'ambientazione prevalente è quella relativa al ristorante in cui si svolge la cena. Non solo ci vengono descritte le composizioni della sala, del tavolo e degli avventori, il narratore si premura di farci conoscere anche le sue idee al riguardo.
L'ambientazione più generale, quella olandese, è tracciata in linee generali, soprattutto nell'aria che si respira dal punto di vista politico.
Per me si tratta di qualcosa di totalmente nuovo, perciò sebbene non sia dettagliata, mi è apparsa interessante.
Curioso è anche il breve flashback relativo ad un soggiorno in Francia delle due coppie e relativo al rapporto Olandesi/Francesi di cui non ero a conoscenza.
Dal punto di vista temporale, riusciamo costantemente a seguire i balzi (indietro e in avanti) del protagonista, pur avendo solo in poche occasioni un'idea certa dell'orario o dei giorni che distanziano un determinato evento dalla cena di cui si parla.
In conclusione, questo libro mi ha totalmente sbalordita.
Sono tanti gli aspetti che non mi hanno convinta, prima su tutti la credibilità che, seppur supportata in più modi dall'autore, non riesce affatto ad essere esaustiva.
D'altro canto alla fine della lettura sentivo un grande bisogno di condividere opinioni al riguardo di questo libro con chi l'aveva già letto.
Ho trovato La cena un romanzo unico nel suo genere e questo è riuscito a soppiantare, per una volta, i legittimi dubbi nati al riguardo di altri aspetti dell'opera.
Questo è un libro semplice da odiare, e le ragioni per farlo possono essere trovate sia nella soggettività che nell'oggettività, eppure io mi sento di consigliarvelo, quasi come fosse un esperimento sociale: la curiosità di sapere chi lo apprezzerà e chi no, vedrete, verrà anche a voi.
Io sono certa che leggerò altro di questo autore, sebbene abbia paura di scoprire che i dubbi che mi sono sorti durante questa lettura siano fondati. Seppur non per il livello letterario, La cena di Herman Koch sarà, comunque, uno dei libri che ricorderò maggiormente tra quelli letti nel 2018.