Ho perso ormai il conto di tutti i libri pubblicati dell'autore Ivano Mingotti. Io ne ho letti diversi e mi posso dire una sua fan. Belve è, probabilmente, il libro di questo autore che più ho apprezzato.
La parola chiave di Mingotti è originalità ogni suo libro è diverso per trama, genere e forma. Non ne sbaglia nemmeno una, riesce sempre a stupire piacevolmente il lettore.
La trama di questo romanzo corrisponde perfettamente a quanto appena detto; 50 persone che si ritrovano in una stanza tutto d'un tratto. Non solo questa idea mi è piaciuta moltissima ma l'ho particolarmente ben sviluppata nello svolgimento, dove, in una situazione così statica (sono pochi gli scrittori che possono raccontarti di un luogo così limitato non facendoti annoiare) ci riesce a coinvolgere neanche stessimo osservando il nostro telefilm preferito.
Aspetto che amo, da sempre, di questo autore è il suo stile. Si capisce, si sente come ogni volta la parola scritta non sia stata scelta a caso bensì frutto di un'accurata ricerca. In ogni libro mi stupisce in maniera diversa, questa volta l'ha fatto con il punto di vista del narratore. È infatti lui stesso a rivolgersi a noi lettori, raccontandoci ciò che succede nella stanza. Non ci sono intermediari, lui non cerca di nascondersi, siamo noi e lui, insieme, a guardare la stanza come se fosse una TV.
L'atmosfera è strana da descrivere. È lo stesso Mingotti a dirci che non potremo mai provare quello che stanno provando i personaggi perché noi siamo lì, dietro ad un schermo (o ad un foglio, ad essere più precisi) mentre loro sono dentro, solo a loro succederà quello che succederà, noi possiamo solo osservare. Eppure. Eppure si prova un'empatia quasi immediata per questi personaggi, soffriamo, ci preoccupiamo, siamo in ansia per loro, vogliamo sapere assolutamente cosa gli succederà.
"E quanto è tesa l'aria, anche al non vivere direttamente quest'esperienza: per quanto possiamo sentirci presi in parte, o persino immedesimati in questa loro condizione, e ora terrorizzati anche da una possibile presenza inattesa e nuova, che in qualunque momento può tornare, ecco, non riusciamo a calarci completamente, a viverlo davvero; eppure l'atmosfera è tesa anche per noi che siamo dall'altra parte del foglio."
Succedendo tutto in luogo chiuso, capirete bene che l'ambientazione ha una grande rilevanza in questo libro. Il luogo però è buio e non lo vediamo perfettamente, perciò, anche le descrizioni al riguardo non possono che essere un po' oscure. Le immagini del luogo mi sono apparse nella mente da subito, ogni volta che leggevo un dettaglio in più la mia fantasia riusciva immediatamente l'immagine mentale che avevo in testa.
I personaggi sono moltissimi e non vengono approfonditi nel vero senso della parola, non conosciamo tutto di loro: solo ciò che provano e come si comportano in quella determinata situazione. Nonostante ciò mi sono piaciuti molto e penso che l'autore abbia fatto un ottimo lavoro; nostro compito non è quello di conoscerli per quello che sono nella vita reale ma per come si comportano in quella determinata situazione.
Il mio ritmo di lettura è stato piuttosto veloce perché volevo assolutamente leggere cosa sarebbe successo dopo, il tempo del racconto non è né lento né veloce; come già detto si tratta di una scena piuttosto statica e spesso sono descrizioni e dettagli a fare da padroni. La cosa certa è che non ci si annoia mai e si finisce, comunque, in un lampo.
Infine, per quanto il compito sia lasciato al lettore, si può desumere anche un messaggio da ciò che viene raccontato in questo libro. Non vi anticipo nulla, però, sapete quanto io odi gli spoiler!
Penso che Ivano Mingotti sia un autore da tenere d'occhio e che questo sia il suo libro più bello tra quelli letti finora, perciò non posso che consigliarlo a tutti, leggetelo e non ve ne pentirete!