Joe Hill è uno di quegli autori che si ritrova odiato già in partenza, o comunque vittima di pregiudizi. In moltissimi al suo nome commentano "Ah, il figlio di Stephen King? No, non lo leggo perché scrive solo perché è il figlio di". Questa frase ormai si è sentita così tante volte che la voglia di controbattere sfuma, anche perché di solito chi ha pregiudizi fatica a levarseli, ma approfitterò di questa recensione per dirvi la mia opinione.
Prima di tutto io sono espressamente contraria ad ogni forma di pregiudizio, questo non significa che io stessa non ne abbia, fa parte della natura umana, però cerco sempre di non dare per certo qualcosa che non conosco davvero. Il caso di Joe Hill è lampante perché, solitamente, chi proferisce la frase qui sopra non sa che "il figlio di" ha mandato sotto pseudonimo il proprio manoscritto all'editore e che, per lungo tempo, nemmeno il suo editore ha saputo chi realmente fosse. Quindi l'ipotesi che abbia cavalcato l'onda del proprio nome, o meglio cognome, è assolutamente campata per aria.
Poi ci sono quelli a cui qualche povero ingenuo ha già riferito questo fatto, che ti rispondono che questo è quello che dicono, ma che tu non puoi sapere sia vero. Ma anche questo è facilmente smentibile da un semplicissimo ragionamento logico; se avessero deciso di cavalcare l'onda del nome, l'avrebbero fatto ben prima (considerando che così vende decisamente di più) portando così una maggiore pubblicità e maggiori profitti.
Detto ciò, il figlio di King si difende da solo, perché basta leggere un suo libro per capire che di stoffa ne ha eccome e poco importa se sia o meno figlio di un autore famosissimo.
Ora che ho finito di darvi pareri personali non richiesti, passo finalmente al motivo per cui siete qui: la recensione vera e propria.
L'uomo del fuoco è il primo di due libri. Non vi consiglio di comprarlo da solo (a meno che non vogliate acquistarlo solo per saggiarne le capacità, non conoscendo l'autore) perché la storia non termina affatto alla fine del libro. Non si tratta di una serie, non si tratta di un libro e del suo seguito, ma si tratta semplicemente di un libro che è stato diviso a metà per fini, immagino, puramente commerciali. Questo è il motivo per cui non ne ho apprezzato affatto la struttura, non ha assolutamente senso vendere un libro in due parti, e non ho apprezzato minimamente questa scelta. In questa mia recensione parlerò solo della prima metà, ho aspettato a leggere la seconda per poterli recensire evitando di mischiarli per permettervi di capire meglio i pro e i contro di ognuno. A breve, comunque, leggerò anche "L'isola della salvezza" e lo recensirò.
Per quanto concerne, invece, il libro in sé, ho ben poco da eccepire.
Lo stile di Joe Hill è ottimo, assomiglia a quello del padre e non mi stupisce, dato che sarà stato cresciuto a pane e libri di King, anche se in realtà è molto più vicino allo stile del King più giovane rispetto a quello attuale. Chi conosce King e le varie fasi di scrittura passate dal Re del Brivido, mi capirà. Per i non Kingofili comunque dico che lo stile è semplice, fluente, al suo interno ci sono riflessioni che vanno al di là della semplice trama ma che non vanno mai a scadere nelle frasi ad effetto che, da molti, vengono inserite solamente per fare colpo sul lettore.
La trama distopica mi ispira sempre; non c'è possibilità che non mi incuriosisca un libro inserito in questo genere. In questo genere è, però, lo svolgimento a preoccupare perché cadere sul trito e ritrito o rendere ridicolo il tutto è molto semplice. Io penso che l'autore abbia fatto un ottimo lavoro perché è riuscito a renderlo avvincente (e per niente noioso come hanno asserito altri) ma allo stesso tempo significativo e quindi interessante da leggere non sono per puro intrattenimento.
I personaggi sono tutti interessanti, diversi tra di loro, non stereotipati (se non qualche accenno qua e là che ritengo accettabile trattandosi di un numero piuttosto ingente) ed è impossibile non provare simpatia o antipatia per loro. La protagonista è una delle peggiori mai viste; non perché sia male caratterizzata ma per la sua totale mancanza di carattere che è assolutamente snervante. Probabilmente quello che Hill voleva fare era rendere la fragilità di una donna e mostrarne poi via via il riscatto passo dopo passo, e ci è anche riuscito ma, da donna, mi sono sinceramente stufata di queste donne protagoniste rese così. Un po' di fantasia, autori uomini, le donne non sono tutte uguali, ci sono sfumature di ogni tipo!
L'ambientazione nei libri distopici è fondamentale; bisogna far capire bene come è strutturato il mondo perché il lettore deve comprendere al meglio quali differenze intercorrono tra ciò che conosciamo e ciò che, invece, esiste solamente nel mondo del libro. Anche in questo Joe Hill mi è piaciuto; riesce a farti entrare nella scena facilmente, facendoti vedere tutto come in un film.
Anche la resa dell'atmosfera è ottima; nei momenti drammatici siamo tristi, in quelli di tensione siamo agitati e così via.. in più in ogni buon libro distopico ci deve essere in sottofondo un'atmosfera di inquietudine generale che ti fa preoccupare per quello che avverrà e che ti fa dubitare di ogni situazione e, anche questa, è presente, ma non in maniera persistente, come invece avrei preferito.
Anche il ritmo è un elemento positivo perché il libro si legge velocemente e, anche quando è statico nella trama, rimane dinamico nello stile dell'autore. Sicuramente non si tratta di un thriller, ma per questa categoria di narrativa l'ho trovato perfetto.
Ovviamente non posso esprimere un giudizio generale perché mi manca la lettura del secondo volume, però il libro a me sta piacendo molto e, quindi, lo consiglio. Alcuni dicono che non è originale in confronto ad altre sue opere, io penso piuttosto il contrario, cioè che questo è decisamente più concreto e meno strano, per ora si confà di più al mio gusto, per quanto io abbia amato tutto ciò che l'autore ha scritto fino adesso.