La mia copia de La Metamorfosi e altri racconti non è quella che trovate in fotografia e al link Amazon che vi ho lasciato. La mia versione è della collana "i grandi libri" di Garzanti e vi sto specificando questo perché al suo interno si trovano ben più opere rispetto a quelle che potrete trovare nei volumi reperibili ad oggi. Per questa recensione ho deciso di lasciarvi il link dell'edizione Einaudi che contiene esclusivamente La Metamorfosi, la mia recensione però verterà su tutte le opere presenti nel mio volume.
Recensire Kafka come amo farlo io (cioè, oggettivamente) è una delle sfide maggiori mai tentate: in che modo spiegare un autore grazie al quale, a causa della sua inspiegabilità ed assurdità dei suoi racconti, è stato addirittura creato un neologismo (kafkiano)? Eppure, dopo moltissimi giorni di dubbio, ho deciso di provare: partiamo!
Come già anticipato, i testi di Kafka si basano spesso su situazioni surreali, assurde e grottesche a cui l'autore non dà spiegazione e che, alla fine della lettura, danno al lettore ampia possibilità di interpretazione. Ciò che di oggettivo si sa è che le sue sono metafore volte a farci riflettere sulla società (e, per quanto scritte ormai più di un secolo fa, corrispondono anche a quella contemporanea). Di fronte a testi grotteschi (talvolta completamente distanti dalla realtà, talaltra inquietantemente probabili) è impossibile avere una reazione razionale: i lettori si divideranno necessariamente tra coloro che non riusciranno ad immedesimarsi nella storia perché "poco credibile" e chi, invece, potrà avvertire finanche un malessere fisico leggendo alcune descrizioni dell'autore.
Un altro aspetto evidente in Kafka, infatti, è la completa mancanza di censura, perlomeno per quanto riguarda ciò che, oggi, volgarizzeremmo con il termine "splatter". Le scene rappresentate in questo testo, pur se magistralmente scritte, sono infatti molto forti vivide. Essendo servite con una nonchalance senza eguali danno scampo al lettore che, più di una volta si troverà a pensare "non ho capito bene, è impossibile".
Questa reazione di incredulità scaturita nelle nostre menti, viene accentuata da quella totalmente opposta dei personaggi: tutti gli uomini e le donne generati dalla penna di Kafka sembrano totalmente incapaci di stupirsi. Il loro compito è accettare ciò che gli capita e agire di conseguenza. Sono l'uomo di fronte allo Stato: totalmente disarmato non tenta nemmeno di comprenderlo e di combatterlo.
Voleva realmente aprire la porta e farsi vedere, voleva parlare col procuratore; era ansioso di sapere che cosa avrebbero detto, alla sua vista, gli altri che ora l'assillavano tanto. Se si spaventavano, lui non aveva più responsabilità e poteva stare tranquillo; se invece lo prendevano come uno spettacolo normalissimo, neanche per lui c'era motivo di agitarsi, e affrettandosi un po' avrebbe senz'altro potuto essere per le otto alla stazione.
Lo stile utilizzato rappresenta l'ennesima contraddizione (altrettanto voluta). Lo scrittore sceglie parole difficili e desuete per esprimere concetti semplici e racconta con snellezza di termini concetti impossibile da digerire. Tipico è l'incontro di una frase ricca di termini che donano una determinata sensazione, seguita da un'altra che ne riporta una contraria o fortemente differente. La sensazione di grottesco permea su tutto, e la scelta di parole non è mai casuale.
Il messaggio percepito è quello di condanna all'immobilità: ogni personaggio si adagia su quello che reputa essere demanio decisionale altrui che mai deporrà a favore loro. Non sappiamo se gli stessi soggetti, comportandosi in modo differente, avrebbero potuto modificare il proprio destino, ma ciò che è certo è che esso a loro sembra ineluttabile, persino quando vengono messi di fronte ad una conclusione estremamente negativa.
«Che succederà? ci domandiamo tutti; quanto a lungo dovremo sopportare questo aggravio, questo tormento?»
In conclusione, trovo che Kafka sia un autore estremamente legato alla percezione. Lo si può leggere e trovare poco significato nelle sue parole, lo si può leggere seguendo una delle tantissime teorie formulate al riguardo che vogliono necessariamente spiegare ogni passaggio di ogni suo testo da un punto di vista razionale, lo si può accettare come una critica alla società, talvolta maggiormente chiara, talvolta meno. Ma, alla fine, ciò che ci farà apprezzare il libro come lettori, quali dovremmo sempre essere in primis, potrà essere esclusivamente ciò che ci farà provare: se le sue parole riusciranno a stridere con la giusta tonalità, la vostra pelle si accapponerà e non avrete più bisogno di conoscere alcun perché.
Può anche succedere l'opposto: analizzando razionalmente il testo potrà capitare di non avvertire niente. In tal caso vi chiedo di riprovare, magari dopo aver letto Il processo e/o Il castello, libri di più ampio respiro che, secondo me, possono far entrare maggiormente nella giusta mentalità.
Per me questa è stata una rilettura; ho letto il medesimo volume esattamente undici anni fa, a diciotto anni, subito dopo aver studiato La Metamorfosi con l'insegnante di tedesco delle superiori. Avevo trovato mancasse qualcosa che, oggettivamente, non c'è davvero. In questa rilettura, invece, ho avuto un approccio completamente diverso, meno razionale e didattico, maggiormente da lettrice e, così, non ho sentito la mancanza di spiegazioni.
Non sono riuscita a trovare un volume che contenesse tutti i testi racchiusi nel mio (La Sentenza, La Metamorfosi, la raccolta di racconti intitolata Un Medico di Campagna e La Colonia Penale) perciò voglio specificare ciò che mi ha colpito maggiormente, in caso vogliate reperire solamente alcuni testi.
- La sentenza: è la storia maggiormente inverosimile, due amici ed ex vicini che ora comunicano solamente in via epistolare. Quello che è rimasto mente a quello che se ne è andato... Per quale motivo lo farà?
- La Metamorfosi: Gregor si sveglia insetto... e questo non lo indispone, fino a quando scopre di essere ributtante per i propri cari. Lo sarà per via della sua forma o per le implicazioni che la sua trasformazione avrà nelle loro vite?
- Un Medico di Campagna: è una raccolta di quattordici racconti (dei quali uno omonimo al titolo della raccolta) molto vari tra loro. Tra questi spiccano le storie di un uomo che aspetta i comodi della Legge, certo che prima o poi la raggiungerà, un uomo un tempo scimmia che racconta come ha fatto a diventare un essere umano (Non ragionavo come un uomo, ma, sotto l'influsso dell'ambiente, mi comportavo come se avessi ragionato.), un padre che ci elenca i difetti dei suoi figli ecc...
- Nella Colonia Penale: un racconto che, più di tutti, indugia in descrizioni esplicite di torture e morte. Mi ha colpita profondamente non tanto per questo ma per la rappresentazione del pensiero di colui che potremmo definire il "torturatore". Vivido, doloroso, allarmante. Tra tutti questo è quello che consiglierei maggiormente. QUI l'edizione Marsilio.
Penso che possa succede di non apprezzare questo autore che, in confronto alla stragrande maggioranza degli scrittori classici, ha qualità non quantificabili. Al contrario di molti, penso anche che non sia un delitto non amare lui o altri grandi scrittori. Penso, altresì, che sia dovere di ogni lettore impegnato farsi una propria idea su coloro che rappresentano la storia della Letteratura: provate qualche opera, quelle di Kafka sono tutte brevissime, e traetene tutto ciò che potete! Per me, indipendentemente dalla valutazione finale, non potrà mai essere tempo sprecato!
Consigliato. Spero vivamente che Garzanti provveda ad una ristampa di questa collana che, per esperienza personale, ho apprezzato moltissimo.