Il coltello taglia pure se non si usa. Averlo in pugno già taglia. Guardi in faccia l'altro e ha già tagliato.
La natura esposta di Erri De Luca è un libro che, sin dalla sua uscita, mi attira inspiegabilmente. Sono pochi gli autori italiani contemporanei (e celebri) che ho letto sino ad ora e nei loro confronti sono sempre diffidente: quasi tutti coloro che ho letto mi hanno delusa per qualcosa e temo sempre che succeda nuovamente.
La promozione Feltrinelli 2 libri a 9.90€ (ancora attiva in moltissime librerie, in caso voleste aderire) mi ha, però, convinta ad acquistarlo e non me ne sono affatto pentita, sebbene le pochissime pagine (scritte con un carattere piuttosto grande) non siano esattamente ciò che preferisco e ricerco acquistando un romanzo.
La mia edizione differisce, perciò, da quella reperibile su Amazon.
Non posso in alcun modo paragonare lo stile di Erri De Luca a quello di altri romanzi perché si tratta del suo primo libro che leggo. Posso dire, però, la mia impressione su questo romanzo in particolare. La sua scrittura è semplice e diretta, dà quella stessa sensazione di schiettezza e di veridicità che provo quando leggo un McCarthy, sebbene si tratti di storie completamente differenti. In questo scritto non troviamo solamente azioni concrete e tangibili ma anche molto riflessioni, brevi nella durata ma molto intense. Queste frasi che forse estrapolate dal contesto possono non avere la stessa valenza, se lette all'interno della storia sono particolarmente significative e profonde. In genere io non amo molto gli autori che inseriscono frasi troppo astratte nei loro scritti, perché mi danno spesso l'impressione di essere inserite ad hoc per "accalappiare il lettore", qui invece sono stata conquistata anche da questo aspetto, imprescindibile per comprendere appieno la storia ed apprezzarla veramente.
Il narratore è in prima persona presente, ottimamente portata avanti e particolarmente adatta per la vicenda.
Sto scrivendo quello che mi sta capitando questo inverno. Mentre scrivo riesco pure a capire qualcosa. Lo capisco mentre lo scrivo, non il momento primo. Passo un tempo senza orario, da monaco che ricopia un manoscritto.
Quanto ho appena descritto credo si possa evincere sin dall'incipit, perciò vi invito a leggere l'estratto su Amazon, se vi piacerà credo che possa piacervi l'intero romanzo.
La trama del libro non è particolarmente estesa, un uomo viene allontanato dalla casa di una vita e si ritrova a ricostruire la propria vita. Sarà grazie a questo accadimento che si imbarcherà in un'impresa molto complicata, la restaurazione di una statua sacra.
La storia in sé significa poco, sono le riflessioni che girano intorno agli accadimenti ad avere grande rilevanza.
Anche il finale è apparentemente poco eclatante e il vostro apprezzamento dipenderà interamente dal vostro approccio alla lettura. Se le parole di De Luca non vi hanno fatto alcun effetto sino a qui non troverete alcun interesse nella fine, che potrete giudicare persino ovvia e tronca.
Io ho trovato la conclusione perfetta per la storia raccontata, che avrebbe avuto meno significato continuando. Sebbene aver approcciato uno sprazzo di vita così breve del protagonista non mi faccia sentire pienamente soddisfatta, come sapete io difficilmente apprezzo la brevità, anche se ben raccontata.
L'ambientazione del libro varia più volte. Dapprima troviamo la montagna e il suo clima rigido ma dall'atmosfera chiaramente percepibile.
Successivamente troviamo la nuova abitazione e il luogo di lavoro del protagonista, in questo caso le descrizioni non sono particolarmente approfondite o indimenticabili.
Verso la fine, invece, ci viene raccontata una Napoli inedita (almeno per me), perché incentrata più sulla sua bellezza artistica ed emotiva che estetica.
Ognuno qui va a una sua andatura, non c'è effetto di stare in un moto uniforme. Uno che ha fretta, qua non può. C'è il tempo di guardarsi in faccia.
Lo stile concreto e al contempo profondo mi ha fatto entrare completamente nella lettura, permettendomi di dimenticare tutto il resto e percepire pienamente l'atmosfera. Ciò che sentiamo non è tanto la paura, la felicità o un qualunque altro sentimento effimero relativo ad un'unica scena, sentiamo piuttosto una malinconia generale che avvolge tutta la narrazione.
L'anima del protagonista ed i suoi pensieri sono l'unica cosa che importa, incontriamo anche altri personaggi nell'opera, ma la loro esistenza è rilevante solamente per come si interfacciano all'uomo che funge da narratore.
Ultima precisazione che tengo a fare per voi è che nella sua premessa l'autore ci svela di stare per raccontare una storia raccontatagli da Lois Anvidalfarei sebbene romanzata e modificata a suo gusto.
In conclusione, La Natura Esposta di Erri De Luca è un romanzo che mi ha stupita positivamente perché è riuscito a farmi entrare nel mondo del libro, cosa che non mi capita molto spesso. D'altro canto la sua brevità è stato per me un limite; nonostante riconosca che il volume sia completo, io non riesco a percepirlo come tale.
Trovo che questo autore non possa piacere a tutti perché si gioca molto sull'empatia, o si sente come vera la narrazione e si prova la sensazione di comprenderne ogni sotteso o si rischia di annoiarsi leggendo quella che, effettivamente, non è altro che una trama scarna.
Questo autore va letto se si cerca qualcosa di significativo che può farci sentire qualcosa di nuovo e farci vivere una vita diversa dalla nostra, ma altrettanto concreta e credibile. Lo consiglio, perciò, a coloro che ricercano questo da un romanzo. Non lo consiglio a chi ama l'azione e non apprezza l'astrattismo dei concetti, sebbene io di solito non lo apprezzi e qui, invece, sia stata conquistata anche da questo.
La natura esposta è un libro che va letto nel momento giusto, quando sentite il bisogno di qualcosa di malinconico, autunnale e molto introspettivo.