1984 di Orwell è il libro distopico per eccellenza, quello che andrebbe indicato a tutti coloro che vogliono approcciarsi alla fantascienza, un classico di un'attualità incredibile, un libro con una trama interessante che può adattarsi a lettori di ogni età.
Il termine "distopico" non è conosciuto da tutti perciò vi spiego brevemente di cosa si tratta; ne fanno parte romanzi e racconti che hanno come obiettivo quello di descrivere una realtà futura anti utopica, cioè distopica. L'intento dell'autore è quello di descrivere quello che potrebbe succedere al mondo se certe cose che vede nel suo presente continueranno a svilupparsi e a prendere piede nel mondo del futuro. Nel periodo di Orwell di libri di questo genere, specialmente in Inghilterra, ne sono stati scritti diversi e, anche oggi, vi sono romanzi di questo genere. Nel 1948, quando l'autore ha scritto questo romanzo, l'attenzione era focalizzata sulla tecnologia, che avanzava a grande velocità ed è stata trattata anche da altri contemporanei dell'autore e dalla politica, specialmente il socialismo, elemento comune di molti scritti dell'autore.
Questo classico, ambientato nell'anno 1984, inventa oggetti e modi di vivere che nel 1948 potevano solo essere immaginati, nonostante questo non si ha l'effetto del ridicolo che mi è capitato di avere, magari, leggendo altri libri ambientati in un futuro che per noi ormai è passato, perché la trama, i fatti e persino alcuni dettagli, sono talmente attuali da spaventare. Si tratta di uno di quei libri che, letto in qualsiasi periodo, racconta di quell'epoca perché, come sostenuto dal libro stesso, la storia è ciclica e, ahimè, in qualsiasi momento storico le parole scritte da Orwell possono risultare calzanti relativamente a ciò che ci circonda.
La prima lettura di questo romanzo l'ho fatta quando avevo 18 anni e, sebbene fossi a conoscenza della sua sfumatura politica, l'ho apprezzato di più per ciò che vi era scritto. Nonostante avessi l'età di votare e anche l'interesse di approfondire ciò che mi era stato spiegato in classe, non ho potuto apprezzare veramente la forza, la potenza del messaggio che questo libro manda. Oggi, con la rilettura, questo è cambiato; prima di tutto ho un'età e, soprattutto, un tipo d'intelligenza più adatta a questo tipo di ragionamenti e, secondariamente, sono rimasta meno folgorata dall'idea della trama, sapendo già ciò che sarebbe successo. Avendo fatto questa lettura insieme agli amici del sito italiano di Stephen King (stephenking.it) ho anche potuto notare quanto questo romanzo possa essere poliedrico; leggendo lo stesso libro le impressioni relative al messaggio che manda sono molto diverse, ognuna condizionata dalla personalità, dall'esperienza pregressa e dal modo di pensare del lettore. Ritengo questa varietà un grande punto di forza del romanzo, volente o nolente il lettore è chiamato a riflettere su certi aspetti della vita, del mondo, della politica ma poi, singolarmente, trae le sue conclusioni. Gli spunti di riflessione sono talmente tanti che può capitare che vi sia chi dà maggiore importanza ad un discorso e chi lo dà ad un altro, un elemento solamente è comune a tutti: la riflessione.
Lo ritengo un romanzo adatto ad ogni età, che può essere apprezzato anche al di fuori del suo contesto, perché ha una trama interessante, di una genialità incredibile, vista anche l'epoca in cui è stato scritto. Per questo motivo anche i lettori più giovani, non ancora intellettualmente pronti magari, a spunti di riflessione profondi sulla propria vita, potranno apprezzarlo; magari non lo capiranno come un adulto ma potranno apprezzarne l'intento.
La struttura del romanzo è ottima; una miscela perfetta tra spunti di riflessione e accadimenti. Tutto torna, tutto è sensato e coerente con quanto scritto in precedenza e niente stona, se non quello che è stato inserito appositamente dall'autore per dare questo effetto.
Il libro è diviso in tre parti: la prima introduce il mondo del protagonista Winston e i suoi pensieri; la seconda ci fa riflettere su quel mondo e ci fa scoprire cosa decide di fare il protagonista per affrontarlo; la terza, infine, ci manda il messaggio che vogliamo cogliere.
La prima parte è quella che ho amato maggiormente sia nella prima lettura che nella seconda. La descrizione di questo mondo immaginario in cui non esiste nessuna forma di privacy, in cui viene stabilito quando amare e quando odiare e soprattutto chi, mi ha meravigliata enormemente. Più di tutto, però, ho amato il potere che viene dato alla parola, il modo in cui il Governo cerchi in tutti i modi di distruggerla, ben consapevole della sua forza. Da lettrice amo le parole e ritengo che siano importantissime, leggere questo pezzo relativo alla censura totale del modo di esprimersi valeva, da solo, la lettura dell'intero romanzo.
La seconda parte è quella più politica e anche la più lenta, quella meno rivolta alle azioni e più ai pensieri. Come ho già detto in altre recensioni, normalmente non amo che ci sia questo elemento nei romanzi che leggo, ma in questo caso devo assolutamente dissentire dalla mia opinione generale; la forza di questo romanzo è proprio il fatto che l'autore volesse farci capire qualcosa, questo libro non è stato scritto per mere convinzioni politiche bensì per attenzionare il lettore a questo argomento. La riflessione storica del romanzo non colpisce un unico partito o schieramento, ci racconta cosa siamo, cosa siamo stati e cosa potremmo diventare, non è propagande delle proprie idee ma influenzare tutti, anche i meno interessati a questo, a porsi degli interrogativi su tutto. In più la politica descritta in questo romanzo non è solo politica, è un modo di vivere, di pensare che fa riflettere su ciò che riteniamo giusto o sbagliato, importante o tralasciabile, vero e incredibilmente falso. Devo dire che, essendo io particolarmente pessimista, questa parte è stata per me anche la parte più angosciante da leggere.
La terza parte dà più importanza, invece, agli accadimenti ma allo stesso tempo in sottofondo ad ogni cosa si legge qualcosa, il messaggio che ciò che leggiamo ci invia può essere diverso per ognuno di noi, ma è fortissimo nonostante non venga esplicitato fortemente come nella parte precedente. Sono moltissime le frasi di questa terza parte che avrei voluto citarvi ma, contenendo spoiler, ho dovuto evitare di farlo.
Per quanto il romanzo cambi spesso il ritmo, passando da molto veloce a molto lento, la suspense rimane sempre inalterata. Alla fine di ogni parte succede sempre qualcosa che ci lascia con il fiato sospeso per vedere cosa succederà poi e, devo dire la verità, certe riflessioni viene voglia di saltare a piedi pari per rileggerle solo dopo quando finalmente si saprà già cosa succede. Sicuramente non si tratta di un thriller pieno di colpi di scena ma l'attenzione del lettore è comunque catturata e, anche se non si è interessati alla parte più riflessiva del libro, la storia vi prenderà sicuramente.
I personaggi descrivono persone reali e anche no. Il nucleo di esistenza di ognuno di loro è vero ed è riscontrabile in ognuno di noi; c'è quello che prende tutto per vero senza problemi, quello intelligente che si pone domande continue, quello pratico che butta tutta la sua capacità nel lavoro che gli viene dato e chi, invece, se ne frega altamente del sistema, della giustizia o ingiustizia, e pensa solo a vivere la sua vita al meglio, ricavandone tutto il piacere che può finché può. Da un altro punto di vista, però, questi fulcri umani che possiamo riconoscere vengono esasperati dalla situazione che è sicuramente diversa da quella in cui vivono la maggior parte delle persone che hanno la possibilità di leggere questo romanzo; quello che prende per buono tutto ti fa arrabbiare perché non si rende conto di ciò che gli sta succedendo, quello intelligente sembra inutile e senza spina dorsale, medita medita ma poi non trova soluzioni, quello pratico ti fa pensare che se ponesse la stessa qualità d'impegno alla causa giusta potrebbe aiutare molto e quello che se ne frega ti fa impazzire; com'è possibile non interrogarsi per niente del futuro dell'umanità e pensare solo a ciò che ti fa comodo? Eppure noi siamo così, tutti loro e anche molti altri e Orwell ci racconta come solo un autore del suo calibro può fare.
I dialoghi tra di loro riflettono ancora di più questo aspetto, il fulcro di ognuno di loro viene messo allo scoperto e ci fa capire quanto differenti possano essere le persone, anche se condividono la stessa identica vita.
L'ambientazione è fantastica, non perché si descriva un bel mondo, ma perché sembra di essere lì dentro. Non stupitevi se, mentre leggete dei videoschermi che sorvegliano Winston, vi viene da coprirvi e camminare vicino alle pareti, Orwell lo descrive così bene ed è così realistico e credibile che anche voi, pur non coscientemente, potreste abituarvi a cercare di vivere nell'ombra. Personalmente mentre leggevo, mi sono ritrovata in un angolo buio senza nemmeno accorgermene, pensando inevitabilmente che lì il teleschermo non avrebbe potuto vedermi.
Lo stile è ottimo ma al riguardo mi sento di consigliarvi le ultime edizioni di questo romanzo. Trattandosi di un classico molte parole che sono state tradotte nelle prime edizioni in italiano sono state modificate solo in edizioni successive, anche rendendo meglio il senso del romanzo. Questo può anche portare a ritenere lo stile, anche se in realtà non si tratta di questo ma di pure scelte linguistiche, molto più difficile da affrontare da quello che in realtà è. Ho letto molti pezzi in lingua originale e vi assicuro che è molto più scorrevole e chiaro di certe edizioni italiane. Per chi conosce l'inglese può essere anche una bella idea leggerlo nella sua lingua madre, certe parole sono inventate e non saranno di facile interpretazione immediatamente ma credo che possa essere molto godibile anche così.
Lo consiglio a chiunque. Per me questo libro non può non piacere. Si può non capire pienamente, non essere portati a questo tipo di lettura, si può non trovarlo stupendo, ma questo romanzo deve essere letto e lascerà comunque e sempre qualcosa ad ogni lettore.