Notre-Dame de Paris

Di Victor Hugo

BUR

506 pagine

9/10

Consigliato: Sì

Classico

Francese

Sociale

Parigi

TRAMA IN BREVE

1482, a Parigi vivono personaggi molto diversi tra loro; nobili, soldati, ladri, zingari, preti. Hugo, narratore esterno, ci racconta le loro vite e i loro pensieri dedicando ogni capitolo, ogni avvenimento ad ognuno di loro. Personaggi principali sono la zingara Esmeralda e il Gobbo di Notre-Dame, Quasimodo. Le loro vite, però, si incrociano con tantissimi altri personaggi che, a loro modo, incidono enormemente sulla storia.

INCIPIT

Son oggi trecentoquarantotto anni sei mesi e diciannove giorni dal dì che i parigini si svegliarono al frastuono di tutte le campane suonanti a distesa nella triplice cinta della Cité, dell'Université e della città intera.

RECENSIONE

Il mio primo Hugo. Anche in questo caso si è trattato di amore a prima vista e, sicuramente, colmerò presto la mia lacuna leggendo anche altri scritti di questo autore. 

Quando inizio un classico conosciuto come questo, mi aspetto che vi siano determinati elementi; una trama che valga la pena di essere ricordata, personaggi conosciuti nel profondo, stile eccelso ma allo stesso tempo coinvolgente e ricercatezza, cultura. In questo romanzo ho trovato tutti gli elementi citati e anche di più. Hugo mi ha davvero stupita.

La trama non è affatto banale, certi "colpi di scena" sono comprensibili ben prima che si svelino, non è lo stesso per i comportamenti dei personaggi che, invece, sono assolutamente imprevedibili. Oltre alla sua imprevedibilità è encomiabile la sua complessità; numerosissimi personaggi fanno parte della scena e incidono molto sull'avanzamento della storia. Difficilmente si possono distinguere dei veri e propri protagonisti perché i destini di tutti vengono resi importanti per la riuscita finale del romanzo.

I personaggi sono molto diversi tra di loro e molto meno stereotipati di quanto si possa pensare, ricordiamoci che si tratta di un classico dell'800 in cui era molto in voga lo stereotipo del bello-buono e del brutto-cattivo, ciò non accade e, anzi, viene contrastato in questo libro. Purtroppo il romanticismo non ha salvato Hugo dal rendere Esmeralda, la protagonista femminile, un po' troppo simile ai personaggi tipici dell'epoca ma è comprensibile considerando che femminismo e derivati sono ancora molto lontani. Esmeralda è un personaggio ambivalente; superficiale e sciocca per quanto riguarda l'amore e i sentimenti (guarda solo alla bellezza estetica e si innamora con molta facilità) ma ,allo stesso tempo, piena di pietà verso gli altri e grandemente attaccata all'idea di moralità e di famiglia. I personaggi, quindi, sono ben caratterizzati e possono soddisfare anche i lettori che, come me,  sono più esigenti in questo campo. Essendo un romanzo dalla forte impronta storica, non vi sono solo personaggi inventati dall'autore bensì moltissimi personaggi reali che Hugo descrive attraverso citazioni e descrizioni accuratamente cercate dall'autore in altri scritti. Rimane, però, molto comprensibile per il lettore capire chi è dalla parte dei buoni e chi, invece, è dalla parte dei cattivi come, del resto, ci si aspettava dai romanzi dell'epoca.  

La ricercatezza e cultura del romanzo è indubbia; Hugo ha sicuramente svolto un più che degno lavoro di ricerca per far sì di inserire elementi veritieri sia nel far parlare i personaggi, sia nelle caratteristiche geografiche e, soprattutto per quanto riguarda le descrizioni di paesaggi, vestiti ed edifici.

L'architettura ha un ruolo fondamentale dentro il romanzo, il titolo "Notre-Dame de Paris" non è stato scelto erroneamente, infatti, nonostante la trama articolata e variata, l'autore riserva capitoli interi dedicati alle descrizioni strutturali di strade ed edifici, specialmente per descrivere Notre-Dame de Paris, mostrando al lettore le differenze intercorse tra la chiesa che conoscevano nel 1482 da quella che potevano vedere i lettori di Hugo nel 1831.

Lo stile è l'elemento che, in genere, spaventa di più i lettori che vogliono avvicinarsi ai classici. Inizialmente può essere considerato troppo forbito ma dopo pochissime pagine, se non righe, riesce molto facile immedesimarsi nella scrittura e ne tempo in cui l'autore scrive. Ci sono, nel testo, alcune parole specifiche di indumenti o mestieri che non appartengono al nostro tempo o, addiruttura, alla nostra cultura (essendo ambientato in Francia) ma, superato il primo incontro è semplice rapportarsi con queste parole. Lo stile di Hugo è talmente scorrevole che, anche quando parla di cose che non conosciamo, anche quando descrive per lunghi capitoli scene che non vediamo, anche quando si sofferma su elementi che possiamo considerare banali prima della descrizione, non ci annoiamo mai e riusciamo a capire tutto ciò che ci vuole dire.

Elemento fondamentale che non pensavo di trovare, perlomeno non in maniera così predominante e divertente, è l'ironia. L'autore usa questo strumento narrativo fantastico che in pochi usano, forse anche per paura di cadere nel ridicolo. In questo romanzo l'ironia è ben dosata; la drammaticità degli avvenimenti tristi non viene inficiata e la pesantezza di alcuni argomenti viene smorzata. Questo rende "Notre-Dame de Paris" un romanzo ambivalente, sia ironico che drammatico, ti fa sia ridere che piangere. 

Le descrizioni sono lunghe, impegnative ed importanti. Da un lato le ho apprezzate moltissimo perché aiutano a immedesimarsi meglio nel luogo, a vedere meglio gli abiti dei personaggi, a conoscere cose che non sapevo, dall'altro richiedono una concentrazione maggiore e tolgono un po' al lettore la facoltà di immaginazione. Non amo sapere per filo e per segno ogni elemento dell'ambiente e della persona perché così l'immagine mentale che mi farei viene troppo circoscritta. Un conto è quando si tratta di edifici o luoghi che possono essere solo in un modo e che Hugo descrive perfettamente per come erano ai quei tempi, un altro è un vestito che potrei immaginarmi anche da sola, almeno in parte.

Il narratore spesso si palesa e parla direttamente con il lettore ma, al contrario di altri libri che usano lo stesso stratagemma, la concentrazione di chi legge non viene inficiata anzi, la lettura viene resa ancora più scorrevole e interessante grazie agli appunti fatti dal narratore.

L'unico elemento che mi sento di definire negativo, anche se non a causa dell'autore o del libro, è stata la mia difficoltà a capire i riferimenti storici derivanti da nomi di personaggi famosi che nemmeno conoscevo. Il libro è molto dotto, parla di molti fatti e accadimenti francesi che un italiano, a meno di un interesse personale, non può conoscere. La storia della Francia in parte l'ho studiata a scuola ma non sufficientemente in dettaglio per comprendere tutto e si tratta di moltissimi argomenti diversi. Questo è un limite più mio che del libro ma volevo farlo presente ad un futuro lettore che potrebbe trovarsi nella stessa situazione. La non conoscenza di determinati eventi o personaggi non inficia la comprensione della trama, ovviamente, però il libro in questo modo ha sfumature che comprendiamo meno e magari rischieremo di annoiarci in alcune righe che elencano solo nomi di personaggi sconosciuti ai più. 

Consigliato a chi desidera leggere un ottimo classico, a chi si interessa del periodo trattato, a chi si interessa di architettura e a chiunque voglia leggere un libro che gli insegni qualcosa. Non lo consiglio a chi ha bisogno o voglia di letture leggere, poco impegnative, fluenti e, soprattutto poco impegnative.

TRAMA COMPLETA (CON SPOILER)

Essendo la trama molto articolata, avendo il libro molteplici personaggi e considerando che è diviso in libri ed ognuno parla di argomenti diversi con protagonisti diversi anche io ve lo racconto tenendo conto delle ripartizioni fatte da Hugo.

LIBRO PRIMO: 6 gennaio 1482, nel Palazzo di Giustizia parigino una grande folla sta aspettando l'inizio di un mistero, una rappresentazione teatrale. L'attesa è lunga e la folla è agitata, il narratore ne approfitta per farci conoscere molti personaggi, tre dei quali verranno citati più volte nel corso del romanzo. Il primo è Jehan Frollo, fratello dell'arcidiacono Claude Frollo, studente sfaccendato che motteggia insieme ai suo compagni durante l'attesa. Un altro personaggio è Pierre Gringoire, l'autore del mistero nonché filosofo, egli non vede l'ora di vederlo rappresentato e non si occupa d'altro se non dalla sua buona riuscita e, infine, il mendicante Clopin Troullefou che viene notato da tutti durante la visione del mistero distraendo così la folla, a discapito di Gringoire e della sua rappresentazione. Ulteriori distrazioni che tolgono le speranze a Gringoire di far vedere il proprio mistero sono due entrate: quella del Cardinale e quella di Mastro Jacques Coppenole, un segretario degli scabini fiero della sua umile origine, nonostante sia parte del seguito del Cardinale. Coppenole, stufo del mistero, lo fa terminare incanalando l'attenzione del popolo su un altro gioco: l'elezione del papa dei folli. Gli abitanti devono mettersi in fila e, una volta giunto il proprio turno, ognuno dovrà mostrare l'espressione più brutta possibile. Questo gioco ci introduce la figura di Quasimodo, gobbo, senza un occhio e molto brutto. Egli vince la "competizione" e la folla decide di festeggiare il vincitore in piazza. Gringoire, così, si ritrova quasi solo nella stanza, spera ancora che i pochi rimasti rimangano a vedere il mistero quando un'ultima distrazione attira anche coloro che erano rimasti nel Palazzo. Da fuori, infatti, si sente dire che c'è "l'Esmeralda" e tutti escono e, sconfitto, decide di uscire anche Gringoire per vedere da cosa siano stati attratti tutti. 

LIBRO SECONDO: Gringoire gira per la città e riflette sull'ingiustizia da lui subita che gli impedirà di riscuotere il guadagno per la rappresentazione del suo mistero. Egli arriva alla Place de la Grève e nota una fanciulla zingara che canta, balla e che fa eseguire numeri ad una capra. La ragazza, anche se Gringoire non lo sa, è Esmeralda; una bellissima egiziana che attira lo sguardo di tutti i presenti. Uno spettatore particolarmente colpito, anche se in maniera negativa, è l'arcidiacono Claude Frollo. Nello stesso momento arriva anche la folla che festeggia il "papa dei folli" Quasimodo, Claude Frollo lo vede e, con severità lo induce a seguirlo, la folla protesta ma Quasimodo difende Frollo. Da questa scena si deduce che i due si conoscono e che Quasimodo è totalmente asservito al prete ed è pronto a tutto pur di difenderlo. Esmeralda se ne va a sua volta e Gringoire decide di seguirla nel dedalo di viuzze in cui si è immessa. Gringoire non è l'unico a seguirla, però, presto si accorge che anche Quasimodo e l'arcidiacono la stanno aspettando per catturarla. Grazie all'intervento del capitano Phoebus, personaggio che rivedremo più avanti, Esmeralda viene salvata e Quasimodo viene arrestato. Claude Frollo riesce a scappare e anche Esmeralda si allontana velocemente dalla scena. Gringoire rimane a terra colpito da Quasimodo e, dopo una disavventura con dei bambini, decide di cercare nuovamente Esmeralda percorrendo ancora quelle vie sconosciute dove, però, incontra dei mendicanti che iniziano a seguirlo per farsi dare qualche moneta. Il poeta corre via e si addentra ancora di più nella zona sconosciuta fino ad arrivare alla "Corte dei Miracoli", luogo in cui si stabiliscono tutti i mendicanti, i ladri e i malfattori della città. Essi lo portano dal loro Re, il mendicante che abbiamo già conosciuto nel libro primo, che decide di impiccare Gringoire a meno che egli non si sposi con una donna tra le presenti. Le donne lo controllano e lo giudicano ma nessuna decide di sposarlo. Arriva, però, Esmeralda che, mossa a pietà per la condanna di Gringoire, decide di sposarlo per poterlo salvare. La cerimonia viene celebrata in tutta fretta e il poeta e filosofo diventa immediatamente un membro della comunità della "corte dei miracoli". Il libro si chiude con la prima notte di nozze dei due novelli sposi, Esmeralda si chiude in camera e fa ben capire a Gringoire che il loro rapporto rimarrà per sempre di pura amicizia.

LIBRO TERZO: In questo libro, la trama non prosegue. L'autore lo dedica interamente per spiegare l'importanza della chiesa di Notre-Dame "Ogni lato, ogni pietra del venerabile monumento è una pagina non soltanto della storia di Francia, ma anche quella della scienza e dell'arte" e per raccontare e far conoscere al lettore Parigi vista dall'alto "Questa città che è tutta un'orchestra; di questa sinfonia che tuona come un uragano".

LIBRO QUARTO: Un flashback di 16 anni prima, ci racconta di Quasimodo, lasciato bambino di fronte a Notre-Dame. Nessuno lo voleva accogliere in casa a causa delle sue deformità e, così, l'arcidiacono Claude Frollo decise di prendersene cura. Grazie a questo libro conosciamo meglio il prete. Egli vive interamente per i suoi studi e per il fratello Jehan, di cui si è occupato da solo per quasi l'intera vita. "comprese che l'uomo ha bisogno di affetti, che la vita senza amore e senza tenerezza è come un meccanismo secco, stridente e lacerante; ma poiché era ancora nell'età in cui le illusioni non sono sostituite che da altre illusioni, si figurò che gli affetti del sangue e della famiglia fossero i soli necessari e che un fratellino da amare bastasse a riempire tutta un'esistenza." Nel libro viene spiegata meglio anche la natura del gobbo di Notre-Dame, lui vive in totale simbiosi con la Chiesa e risponde con cattiveria alle sevizie altrui, rispetta e serve solo l'arcidiacono; l'uomo che lo ha salvato e allevato ma non gli ha mai voluto veramente bene. Entrambi, sebbene per motivi diversi (Quasimodo per la bruttezza, Frollo per i suoi esperimenti ritenuti stregoneschi) non sono amati dal popolo e vengono derisi e scherniti.

LIBRO QUINTO: Claude Frollo riceve Jacques Coictier, all'epoca medico del Re, e Tourangeau, abate di Saint-Martin de Tours, ai quai l'arcidiacono espone il proprio scetticismo di fonte alle arti e scienza diverse dall'alchimia. Tourangeau decide, a seguito di questo dialogo, di diventare discepolo di Frollo e di farsi iniziare ai segreti dell'alchimia. Anche questo libro non contiene un importante avanzamento di trama ma, piuttosto, viene dato spazio ad un concetto che Hugo ci tiene a spiegare, esso viene introdotto dalla frase "Questo ucciderà quello. Il libro ucciderà l'edificio". La frase viene spiegata molto dettagliatamente, in sintesi essa significa che, per l'autore, l'architettura, prima dell'avvento della stampa, era una forma d'arte che estrinsecava nella sua costruzione ciò che accadeva nella storia del Paese dove l'edificio era costruito. Questo ruolo, per l'autore, con l'avvento della stampa e la conseguente diffusione della letteratura, verrà ricoperto dai libri e, perciò, l'architettura diventerà sempre meno importante.

LIBRO SESTO: Il libro più ironico e divertente dell'intero romanzo. La storia narra dell'udienza di Quasimodo, svoltasi con mille fraintendimenti da parte di tutti i presenti. Impossibile ricreare la trama del libro sesto senza far perdere l'atmosfera ironica che vi è presente perciò mi limiterò a citarvi alcune frasi che, spero, possano far capire meglio questo libro. 

"Ma l'uditore era sordo. Lieve difetto per un uditore: e non impediva al maestro Florian di giudicare in modo assai congruo e inappellabile. È accertato che a un giudice basta far mostra di ascoltare; e il venerando uditore sapeva meglio di ogni altro osservare tale condizione, la sola necessaria per amministrare la giustizia, perché la sua attenzione non poteva venir distratta da alcun rumore."

"Se capitava per caso che la sua infermità si tradisse ogni tanti per qualche apostrofe incoerente o per qualche domanda incomprensibile, ciò era preso da alcuni per profondità, per imbecillità da altri. In tutti e due i casi, l'onore della magistratura era salvo; infatti un giudice può ben permettersi di farsi considerare imbecille o profondo, ma sordo no."

Quasimodo viene condannato alla fustigazione e ad un'ora di berlina. Durante la berlina egli viene maltrattato e deriso da tutto il popolo ed Esmeralda dimostra, ancora una volta, il suo lato generoso essendo l'unica ad aiutare Quasimodo portandogli dell'acqua da bere durante la punizione. Viene introdotto nel libro sesto anche un nuovo personaggio: l'insaccata. Una donna che si è reclusa volontariamente in una cella di pietra per fare penitenza. La sua storia, raccontata da delle donne che le portano da mangiare, è triste e apparentemente senza soluzione. L'insaccata, chiamata così perché si veste solo con sacchi, era una donna che vendeva il proprio corpo, Un giorno, però, le nacque una bimba che diventò la sua ragione di vita. Purtroppo, poco dopo il parto, la bimba le venne rubata e mangiata dagli zingari. L'unico ricordo materiale della figlia è una scarpina, la madre la bacia e la guarda continuamente. La sua storia fa sì che la donna odi profondamente gli zingari, in particolare Esmeralda.

LIBRO SETTIMO: Il capitano Phoebus si trova a casa di sua cugina, sua promessa sposa, quando tutti i presenti si accorgono dell'egiziana Esmeralda che, sotto casa, intrattiene un cospicuo gruppo. Decidono di invitarla in casa e, dopo aver subito diversi maltrattamenti verbali da parte delle donne presenti in casa, Esmeralda vive il momento più imbarazzante della storia: il suo amore per Phoebus viene svelato. La sua capra Djali, infatti, conosce il nome del capitano e lo scrive con delle tessere cadute sul pavimento. In questo modo il capitano scopre l'interessa della zingara per lui. Anche Claude Frollo si era accorto della presenza di Esmeralda in piazza e, cercando di scoprire dove ella fosse andata, incontra Gringoire. Il filosofo, ormai diventato anche egli un artista di strada, gli racconta di essere sposato con Esmeralda. Dal comportamento dell'arcidiacono si comprende che anche lui è interessato all'egiziana. Gringoire gli assicura che Esmeralda è vergine; ha fatto un voto per ritrovare la propria madre, dalla quale è stata separata alla nascita. Gli innamorati di Esmeralda annoverano anche un altro componente: Quasimodo. Egli la ama dal momento in cui lei l'ha aiutato davanti a tutti. 

Nel libro c'è anche la prima interazione tra i due fratelli Frollo, l'arcidiacono ligio al dovere e il fratellino più piccolo, scolaro scapestrato e spendaccione. QUest'ultimo va a trovare il fratello per chiedergli del denaro in prestito e Claude, grazie ad una conversazione tra il fratello e Phoebus, scopre che il capitano incontrerà Esmeralda quella notte. L'arcidiacono decide di seguire i due intenti a far bagordi per poter capire se veramente Esmeralda vedrà Phoebus. Alla fine l'incontro tra la zingara e il capitano è addirittura agevolata da Frollo poiché lui si incarica di pagare la stanza in cui i due si incontreranno ma, in cambio, vuole avere modo di osservare la scena. Phoebus desidera solo avere il corpo di Esmeralda ma le mente e le fa credere di essere innamorato di lei, d'altra parte la ragazza è molto ingenua e per il suo amore decide di venire meno al voto fatto per trovare la madre. L'arcidiacono, però, non può sopportare la visione di quello che sta per succedere e, uscendo dal suo nascondiglio, pugnala il capitano Phoebus e scappa. La zingara, colpita dalla scena, sviene e si risveglia circondata dalle guardie.

LIBRO OTTAVO: Esmeralda, insieme alla sua capretta Djali, viene accusata di stregoneria e di aver ucciso il capitano Phoebus. Mentre aspetta di essere giustiziata il prete la va a trovare e le dichiara, finalmente, il suo amore. La donna, nonostante il prete le prometta di liberarla, lo ingiuria per quello che l'arcidiacono ha fatto al capitano e gli fa capire chiaramente di amare solo Phoebus e di essere disposta a morire per onorare il suo amore. I protagonisti credono tutti che il capitano Phoebus sia morto, in realtà egli è sopravvissuto alla pugnalata e ha ripreso la sua normale vita. Non vuole saperne più niente della giovane Esmeralda, non gli importa che sia giustiziata e cerca di ricucire il rapporto con la sua promessa sposa. Insieme, dalla finestra di casa, vedono il momento in cui Esmeralda sta per essere giustiziata e anche l'egiziana vede loro che la guardano e chiudono la finestra. Poco prima dell'evento fatale Quasimodo riesce a rapire la zingare e a farla entrare, dandole così un luogo d'asilo, a Notre-Dame.

LIBRO NONO: In questo libro conosciamo meglio le personalità dei personaggi. Claude Frollo sta impazzendo, la lussuria provata nei confronti di Esmeralda l'ha totalmente destabilizzato. Quasimodo accudisce la zingara gentilmente, vergognandosi della sua bruttezza e della sua sordità, comprendendo quindi gli sguardi disgustati della ragazza e senza biasimarli. Esmeralda capisce che il gobbo è buono e non ha cattive intenzioni nei suoi confronti ma non riesce ad andare oltre la brutta impressione che Quasimodo dà esteticamente. Invano lui cerca di farle capire che ciò che è brutto fuori può invece essere bello dentro; ad esempio le porta dei fori bellissimi dentro un vaso rotto e brutto e dei fiori appassiti dentro un bellissimo vaso, Esmeralda in tutta risposta prende i fiori appassiti e li tratta come se fossero i più belli al mondo.

Il prete scopre solo dopo qualche tempo che la giovane donna è in vita e viene tenuta da Quasimodo dentro Notre-Dame e, appena lo scopre, si reca dove viene rinchiusa Esmeralda e cerca di approfittare di lei. Quasimodo la salva e non uccide l'aggressore della ragazza solo perchè riconosce Claude, unico uomo a cui i gobbo è asogettato e a cui ritiene di dovere molto.

LIBRO DECIMO: L'arcidiacono e Gringoire si incontrano. Il prete racconta al poeta che Esmeralda sta per essere catturata e giustiziata e convince il marito della giovane ad inventare un piano per poterla fare uscire da Notre-Dame e salvarla. Tutti i paltonieri, amici di Gringoire ed Esmeralda, partono alla carica del monumento per poter salvare la fanciulla e razziare la chiesa. Il filosofo, che sin da subito aveva dichiarato di non voler rischiare la morte, si allontana subito dalla massa e cerca di fuggire. La folla cerca in tutti i modi di raggiungere la giovane  ma Quasimodo, pensando che le vogliano fare del male, fa di tutto per difenderla uccidendo molte persone tirando pietre, travi e infuocando il passaggio dei paltonieri. 

Nello stesso momento Gringoire rischia comunque la morte perché é stato preso dalle guardie del Re che lo ritengono in combutta con gli altri agitatori, egli riesce a salvarsi dall'impiccagione grazie alla sua eloquenza. Il Re scopre quello che sta accadendo a Notre-Dame e manda i suoi uomini a fermare l'assalto. Venuto a sapere dell'esistenza di Esmeralda decide a sua volta di farla uscire dalla cattedrale per poterla impiccare.

LIBRO UNDICESIMO: Il marito dell'egiziana e l'arcidiacono travestito vanno a salvare la giovane che li segue su una barca predisposta da loro in precedenza. Gringoire si prende carico della salvezza della capretta Djali e lascia Esmeralda solo con il prete, credendola al sicuro. La ragazza capisce chi si nasconde sotto il travestimento e, ancora una volta, rifiuta le proposte di Claude Frollo. Egli decide, allora, di farla impiccare e, lasciandola da sola con l'insaccata, corre a chiamare le guardie. Come già detto in precedenza, la prigioniera odia Esmeralda e vuole che ella sia impiccata. Durante l'attesa delle guardie, però, le due scoprono di essere madre e figlia e la donna cerca quindi di nascondere la ragazza dentro la sua cella. Inizialmente la messinscena dell'insaccata, anche se faticosamente, riesce a convincere il capo delle guardie ma, sentita la voce del capitano Phoebus Esmeralda lo chiama e si fa scoprire. Le guardie reali prendono la giovane e, anche se la madre fa di tutto per non farsela portare via, niente riesce a convincerle. La donna muore nel tentativo di salvare la figlia ed Esmeralda viene preparata per l'impiccagione. Claude Frollo guarda la scena dall'alto della cattedrale e anche Quasimodo, attirato dallo sguardo dell'arcidiacono, la vede. Mentre la ragazza amata da entrambi viene impiccata c'è uno scontro tra i due e il prete, spinto dal gobbo, cade e muore. Quasimodo fugge con il corpo di Esmeralda e, due anni dopo, nel sotterraneo di Montfaucon furono trovati due cadaveri: quello di una donna morta impiccata e quella di un uomo deforme che l'abbraccia e che sembra morto per cause naturali.

CITAZIONI

"I grandi eventi della storia hanno conseguenze imprevedibili"

"Il miglio mezzo di fare aspettare il pubblico è assicurarlo che lo spettacolo sta per cominciare subito"

"Non è l'interesse a predominare nella nobile natura dei poeti. Supponendo che l'entità del poeta sia rappresentata dal numero dieci, è sicuro che un chimico, nell'analizzarla e farmacopolizzarla, come dice Rabelais, la troverebbe composta da una parte d'interesse contro nove di amor proprio"

"Giove ha creato gli uomini in un accesso di misantropia, e durante la vita di un saggio il destino ne tiene in stato d'assedio la filosofia"

"Nulla favorisce il fantasticare come seguire una bella donna senza sapere dove va. In questa rinuncia volontaria al libero arbitrio, in questo sottomettere la propria fantasia a un'altra fantasia, che non lo sospetta nemmeno, vi è un miscuglio d'indioendenza capricciosa e di cieca obbedienza, quasi una via di mezzo tra schiavitù e libertà"

"Niente ci rende più avventurosi come sentirsi vuoto il borsellino"

"-Sapete cosa sia l'amicizia?- domandò. -Sì- rispose l'egiziana.- Essere fratello e sorella, due anime che si toccano senza confondersi, due dita di una mano."

"L'amore è essere due ed essere uno solo. Un uomo e una donna che si fondono in un angelo. È il cielo."

 "Per ognuno di noi, esiste un certo parallelismo tra intelligenza, costumi e carattere, parallelismo che si sviluppa in modo continuato e non si spezza se non di fronte alla grandi perturbazioni della vita."

"Ogni bocca di sapiente che ne complimenta un altro è un vaso di fiele con un po' di mieie a galla."

"La scienza basta da sola a rendere rugosi, appassiti, secchi i volti umani; non chiede che la vecchiaia le porti facce già coperte di rughe."

"Non credo ci sia al mondo nulla di più ridente delle idee che si destano nel cuore di una mamma alla vista della scarpetta del suo bambino;: soprattuto se è la scarpetta delle feste, della domenica, del battesimo, la scarpetta ricamata anche sotto la pianta, una scarpetta con cui il bimbo non ha ancora fatto un passo."

"L'eccesso del dolore, come l'eccesso della gioia, è uno stato violento che dura poco. Il cuore dell'uomo non può stare a lungo in una condizione estrema."

"L'amore è come un albero: cresce da solo, spinge profondamente le sue radici in tutto il nostro essere, e spesso continua a verdeggiare sopra un cuore in rovina."

"Più la passione è cieca, più è tenace; non è mai tanto solida come quando non ha ragione di essere."

"Il cuore umano non può contenere più di una certa dose di disperazione. Quando la spugna è imbevuta, può passarle sopra il mare senza farle assorbire una lacrima in più."

"Quando abbiamo un pensiero lo ritroviamo in tutto."

"Anche se non crediamo a niente, ci sono momenti nella vita in cui apparteniamo sempre alla religione di quel tempio che ci si apre dinnanzi."

"È un effetto del chiaro di luna: sembra che, a questa luce, non si veda se non il fantasma delle cose."

 "Nulla ci tocca dell'uomo che odiamo."

QUARTA DI COPERTINA

Esmeralda, una giovane zingara di grande avvenenza, è solita danzare sul sagrato della chiesa di Notre-Dame, cuore della Parigi medievale. L'arcidiacono Frollo è attratto dalla giovane donna e, pur fra sentimenti contraddittori, cerca di farla rapire dal campanaro Quasimodo, un essere deforme fino alla mostruosità. Ma il capitano Phoebus de Châteaupers la trae in salvo e conquista il suo amore. Una vicenda melodrammatica, tetra, grottesca, che ha commosso lettori di tutti i tempi e spesso ispirato il mondo del cinema.

PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
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