Avete presente quando iniziate un libro e, immediatamente, provate simpatia per il protagonista, vi piace lo stile e sapete che il romanzo in questione, indifferentemente da come si svilupperà, vi piacerà senza dubbio? Ecco, a me è successo subito, con La domanda che hai nel piatto.
Iniziate il libro e siete già catapultati dentro il suo mondo; conoscete il protagonista e vi sta simpatico, lo capite al primo colpo, come se fosse un vecchio amico e scatta subito l'interesse per la lettura, la consapevolezza che lo finirete in poco tempo.
Infatti io l'ho finito in un giorno, per non dire poche ore, cosa che ormai mi succede solamente con i romanzi che mi porterò dietro per anni e che, più avanti, vorrò rileggere.
Il protagonista del romanzo è un ragazzo che frequenta il quinto anno di liceo scientifico, è molto diverso da me ma mi sono immediatamente immedesimata in lui, non c'è stato momento in cui mi sono estraniata dalla lettura abbandonando la storia e tornando me stessa.
La trama iniziale non è delle più classiche; non riconosciamo un principio vero e proprio della storia che porta ad uno svolgimento e ad una fine che possiamo desumere. In realtà la maggior parte del libro è più orientato a farci conoscere il protagonista e la sua vita, facendoci comprendere cosa pensa di determinati argomenti, quali sono i suoi rapporti con amici, ragazza e genitori e così via. Questo non significa, però, che il libro sia noioso, anzi, io l'ho apprezzato moltissimo, anzi, ho preferito addirittura questa narrazione "generale" rispetto alla storia vera e propria che si dipana solo successivamente. Si può dire insomma, che non da subito si comprende l'indirizzamento che avrà poi la trama, ma questo non distoglie minimamente dalla lettura. Lo svolgimento, invece, è chiaro ed evidente nel momento in cui viene raccontato ma per me è stato totalmente inaspettato. Mi è piaciuto, anche se meno della prima parte del romanzo, e l'ho trovato comunque coerente con il resto della storia. La fine, che ovviamente non anticipo, mi è piaciuta molto.
Il mio parere sui personaggi è duplice; sicuramente non vengono affatto approfonditi quanto il protagonista, cosa impossibile considerare che il punto di vista utilizzato è univoco. D'altra parte, però, ho amato molto le parti in cui veniva raccontato il legame di Dominic (il protagonista) con gli altri personaggi, specialmente quello con il padre. I dialoghi persino li ho trovati parecchio verosimili ed interessanti. Perciò mi ritengo assolutamente soddisfatta sotto questo punto di vista anche se ormai si sa che tendenzialmente prediligo altre scelte strutturali.
Lo stile dell'autore mi piace moltissimo; è divertente, fluente, ritmato, semplice ma allo stesso tempo sufficientemente profondo. Con una leggerezza incredibile riesce ad esprimere concetti affatto semplici da trattare. L'ho molto apprezzato e sarei parecchio curiosa di leggere anche l'altro romanzo che ha scritto.
Altra caratteristica che mi è piaciuta molto e che spesso non trovo in libri simili è la capacità di rendere l'atmosfera nonostante la narrazione sia orientata sul divertimento. Capita spesso che in libri con protagonisti simpatici che, come si dice, la buttano sul ridere, non si riesca a percepire bene il dramma che sta dietro agli eventi raccontati. In La domanda che hai nel piatto, invece, questo non succede, forse non viene accentuato l'effetto drammatico ma viene comunque avvertito dal lettore.
La struttura è l'unica cosa che non mi ha convinta del tutto, ma sinceramente ve lo dico solo per completezza e non per un vero e proprio disagio provato durante la lettura. Come sapete non amo particolarmente i libri che variano genere con l'andare avanti della lettura. In questo non si può dire che succeda totalmente ma è anche vero che la piega presa dalla storia, come già spiegato, era del tutto inaspettata prima di un certo punto della lettura e mi ha disorientata, anche se davvero momentaneamente. Perciò se proprio gli vogliamo trovare un difetto è questo; avrei preferito ci fosse un maggiore numero di pagine che si occupasse della transizione della storia. Perché, come ripeto sempre, preferisco il troppo al troppo poco.
L'ambientazione non occupa molto spazio nel libro, eppure è incisiva. Non so se sia complice il fatto che il libro sia ambientato a Parigi, città che amo immensamente, ma so che le immagini dei luoghi descritti mi rimarranno impresse nella memoria. E non si può chiedere di più ad un romanzo.
Il ritmo, come già si evince da ciò che ho anticipato, è veloce. Anche quando non succede niente di particolarmente avvincente, la lettura lo è perché si è invogliati ad andare avanti nel conoscere il protagonista e le sue vicende. Il libro poi è breve, è stato un dispiacere finirlo e sono sicura che lo rileggerò prima o poi, cercando di godermelo leggendolo più lentamente e dando importanza a determinati passaggi che apprezzerò ancora di più.
Questo romanzo ha come protagonista un ragazzo, questo è il motivo per cui ho inserito anche la tag ragazzi, penso però che possa essere apprezzato sia da giovani che da adulti. Lo consiglio a tutti voi, è uno di quei libri che vorrei regalare a coloro che dicono di non amare la lettura, per fargli vedere che di letture facili ma non superficiali che valgono la pena ce ne sono eccome.