La Belle Sauvage è l'ultimo libro di Philip Pullman; è il primo di una nuova trilogia, Il Libro della Polvere, definita dall'autore stesso, parallela a quella di Queste Oscure Materie.
Una premessa per questa recensione è d'obbligo: dovete considerare che il mio giudizio è quello di chi non ha mai letto altri romanzi di Philip Pullman e, perciò, si discosterà enormemente da quella che avrei potuto avere leggendo questo libro dopo la celebre serie precedente.
Ritengo che questo aspetto cambi di molto la percezione del libro perché le aspettative tra un neofita ed un esperto dell'autore sono senza dubbio diverse. Un nuovo lettore assapora tutto per la prima volta e vuole scoprire il mondo narrato, un esperto, invece, vuole novità e ulteriori dettagli che si aggiungano alla storia che già conosce.
Man mano che vi parlerò dei diversi elementi di scrittura, cercherò anche di darvi la mia opinione sul perché ai fan (concedetemi la parola) di vecchia data di Pullman La Belle Sauvage potrebbe piacere meno di quanto l'ho apprezzato io da neolettrice.
Non stupitevi, perciò, se le mie supposizioni saranno errate: le baso unicamente sulla mia esperienza di questa prima lettura.
L'elemento che più mi ha colpita è l'ambientazione. Il mondo descritto è chiaro ed affascinante, ci si entra immediatamente, viene raccontato alla perfezione. Mi sono istantaneamente affezionata ad ogni luogo e particolare descritto: il Trout, la La Belle Sauvage, il convento. Ho visto chiaramente il fiume scorrere e ogni personaggio descritto è entrato di prepotenza nella mia immaginazione.
La capacità dell'autore sotto questo punto di vista è indiscutibile e mi ha fatto venire immediatamente voglia di leggere anche la serie di Queste Oscure Materie dato che so che si tratta della stessa ambientazione.
Geograficamente ci troviamo ad Oxford ma, il mondo descritto, non è lo stesso che noi tutti conosciamo. Ci sono particolari fantasy che arricchiscono uno scenario che, già da solo, sarebbe stato perfetto per creare un'atmosfera magica e fantastica.
Temporalmente non sono riuscita a collocarlo precisamente; ho, però, dedotto che non si tratta di un'epoca assimilabile a quella contemporanea.
La cucina piena di vapore e di rumori era il posto più sicuro al mondo, gli sembrava. Prima di allora, la sicurezza non lo aveva mai impensierito; era una cosa che si dava per scontata, come le pietanze che sua madre preparava di continuo, con disinvoltura e in grande quantità, e il fatto che ci fossero sempre dei piatti caldi in cui servirle.
Un altro aspetto che voglio rimarcare e per cui, forse, sarò criticata dai classicisti è lo stile del romanzo. Noi tutti sappiamo bene che vi sono autori validi anche nella contemporaneità ma solitamente lo sono in una chiave diversa, che si differenzia dalla tradizione. Con La Belle Sauvage, invece, ho respirato nuovamente l'aria dei classici per ragazzi dell'800, ho ricordato il mio adorato Stevenson dell'Isola del tesoro, per quanto la scrittura di Pullman sia profondamente diversa; più rotonda, meno amara.
Dopo una vita a leggere romanzi per ragazzi dalla scrittura più moderna non ho potuto che apprezzare questa storia che mi ha riportata agli albori della mia carriera da lettrice. Con questo non voglio dire che il linguaggio sia vetusto, anzi, gode di una forte contemporaneità, pur rimanendo legato al periodo narrato che non è certamente assimilabile a quello dei giorni nostri.
Ulteriore stupore per l'atmosfera. Mai avrei creduto prima di iniziare questa lettura di potermi calare così facilmente nei panni di un ragazzo così giovane. Con Pullman sono tornata bambina, ho riassaporato il gusto della novità in qualunque scoperta, sono stata innocente e la disillusione è scivolata via, parola dopo parola. Ho letto questo romanzo come se fosse un'enorme favola; non c'era necessità di immaginare il corso della storia, mi lasciavo trascinare dai flutti, proprio come La Belle Sauvage, la canoa del protagonista.
E ogni cosa era satura di pioggia o di rugiada o dei resti della piena: Ogni cosa che toccava era greve, marcia e grondante. Anche il suo cuore era così. Non sarebbe più riuscito a rischiararlo, nemmeno in parte.
L'ambientazione, lo stile e l'atmosfera, sono i tre aspetti che hanno influito maggiormente sulla valutazione del romanzo e penso che, inevitabilmente, se fossi già sta a conoscenza della capacità immaginifica e di cura del dettaglio dell'autore, sarei rimasta complessivamente meno stupita da questa lettura.
Ho trovato, però, l'incipit perfetto. Gli sarebbe bastato aggiungere un c'era una volta al suo inizio per definire ancora meglio la lettura che ci si appresta a fare. Troviamo sin da subito la descrizione dell'ambientazione che aiuta (soprattutto per chi, come me, non aveva idea di dove si sarebbe collocata la storia) ad immaginare immediatamente il mondo in cui si svolgeranno le vicende. Inoltre introduce immediatamente Il Trout, luogo fondamentale per la storia.
La struttura di La Belle Sauvage è chiara e ben definita. Il romanzo è diviso in due parti: la prima è maggiormente introduttiva, la seconda è più orientata su azione ed avventura. Le ho trovate ben delineate e non mi ha infastidito il mutamento delle priorità della scrittura perché le sue particolarità positive rimangono intatte e presenti in entrambe le parti. Ho preferito, però, l'inizio del libro rispetto alla sua conclusione.
La trama mi ha inizialmente appassionata perché, almeno nella prima parte, ha introdotto concetti e personaggi che probabilmente erano già conosciuti dai lettori di Pullman ma che per me erano del tutto nuovi.
Ciò che mi ha colpito maggiormente non è, perciò, la storia in sé (che è decollata a poco a poco) ma tutto il contorno che io ancora non conoscevo e che, contrariamente ai miei pronostici, mi ha affascinata particolarmente.
Ho trovato questo romanzo un connubio di più generi, è certamente un romanzo per ragazzi e, anche, di formazione, è paragonabile a romanzi d'avventura ma possiede anche degli elementi distopici molto interessanti.
Le parti fantastiche o, fantasy se preferite il termine più gettonato ma forse meno adeguato per questa lettura, sono poche e non particolarmente marcate. Al di là dell'esistenza di oggetti e concetti che, sicuramente, vanno al di là del conosciuto e dell'esistenza dei daimon, non ho trovato molti aspetti che lo possano collegare ad un fantasy "dei giorni nostri".
I daimon e gli altri elementi fantastici compaiono, sicuramente, anche in Queste Oscure Materie e, al loro riguardo, Pullman ha intrapreso una sorta di via di mezzo tra il raccontare tutto dall'inizio e il non spiegare nulla. Ha, infatti, detto il necessario per farci comprendere la storia ma non si è dilungato in dettagli e spiegazioni che, sono sicura, saranno presenti invece nella serie principale. Questa scelta l'ho trovata condivisibile da neofita ma non so se l'avrei altrettanto apprezzata da conoscitrice della serie perché detesto che l'autore si soffermi su dettagli già conosciuti da chi ha letto i volumi precedenti.
Inoltre, temo che chi leggerà questa storia (se l'avessi saputo prima, forse io stessa avrei rinunciato alla lettura) avrà necessariamente anticipazioni su cose che, invece, si scopriranno solo dopo un po' di tempo nella serie di Queste Oscure Materie.
Il ritegno era importante per i daimon quanto lo era per le persone, dal momento che erano loro stessi persone, naturalmente.
Nello svolgimento, che io collego alla seconda parte del volume, invece, l'introduzione di personaggi e concetti fondamentali è stata accantonata e ha prevalso l'azione. Per quanto l'abbia apprezzata e non l'abbia trovata affatto di poca consistenza (è un po' Ulissiana, oserei dire), non l'ho amata come la prima parte del libro.
Questo è anche il motivo per cui comprendo che ci sia la possibilità che i lettori che già conoscevano la storia precedente, abbiano potuto apprezzare La Belle Sauvage meno di me: probabilmente le aspettative erano più alte di quello che l'autore si permette di svelarci, tenendo il meglio per i prossimi volumi. Chiariamoci, di eventi e peripezie ce ne sono eccome ma, effettivamente, non sembrano così rilevanti ai fini della storia in generale e, qui, vengono più accennati che realmente affrontati.
È, insomma, più gradevole come libro introduttivo che come approfondimento, sicuramente nei prossimi volumi ci saranno le risposte che qui ancora mancano e a me questo è bastato perché compensato da tutti gli altri elementi fortemente positivi.
Come ormai sapete, io detesto i finali che non si concludono. In una serie è inevitabile che questo accada e, perciò, ero pronta ad affrontare questa eventualità. Difatti gli input lasciati aperti sono moltissimi, quasi tutti in realtà, e viene spiegato ben poco di quella che sarebbe l'argomentazione principale del libro, che ritengo sia relativa alla Polvere.
D'altro canto, però, la storia su cui si incentra la vicenda particolare di questo libro, la salvezza di Lyra neonata, è portata a termine egregiamente e si conclude veramente. Non sono, perciò, rimasta delusa da questo finale anche se continuo a non apprezzare l'introduzione di concetti che non vengono definiti all'interno del romanzo.
Strofinò la pagina, ma non c'era niente. Si sfregò gli occhi, ma non cambiò nulla. Semmai era ancora più strano, perché anche a occhi chiusi continuava a vederlo.
Il ritmo è sempre sostenuto perché la scrittura è leggera e fluida ma, nella seconda parte, aumenta in velocità perché le parti di introspezione diminuiscono. Non possiamo mai definirlo frenetico perché Pullman indugia volentieri su descrizioni di luoghi e personaggi continuando a mantenere la grande qualità dell'ambientazione. Io l'ho apprezzato e penso che, sebbene non si tratti di un racconto adrenalinico, sia adatto anche alle letture disimpegnate sotto l'ombrellone.
Aveva un'aria calma, persino simpatica, ma allo stesso tempo appariva spietata. Ed era curiosa di lui, come lui lo era di lei. Per qualche istante si guardarono negli occhi con assoluta franchezza.
Il protagonista, Malcolm, mi è piaciuto enormemente anche se, traslandolo nel mondo reale, avrei veramente faticato a considerarlo credibile. È un giovane senza macchia ed intelligente, pieno di volontà di conoscere ed imparare tutto ciò che può assorbire. Encomiabile e perfetto per quella che io ho vissuto come una favola, anche se sotto sotto la speranza che esistano bambini così arde dentro di me.
«Non mi ero reso conto di sapere mentire. Meglio farlo il meno possibile.»
Gli altri personaggi sono raccontati sia dal punto di vista del protagonista che da quello di loro stessi e di altri personaggi. Ho amato principalmente le descrizioni derivanti dal punto di vista di Malcolm perché si tratta di una persona sensibile e attenta ai dettagli e le sue riflessioni sui comportamenti degli altri personaggi mi hanno colpita per la loro profondità e la loro verosimiglianza.
Lei scoppiò a ridere e batté le mani. Alla luce tenue che entrava dalle finestre impolverate, Malcolm vide quanto era screpolata, rossa e scorticata la pelle delle sue dita. 'Chissà che male quando le immerge nell'acqua calda' pensò, eppure non l'aveva mai sentita lamentarsi.
In conclusione, ho amato questo mio primo libro di Pullman. Forse chi ha già letto altro potrà considerarlo un cosiddetto allungamento di brodo perché non credo aggiunga moltissimo alla trama di Queste Oscure Materie ma, per chi come me, non ha mai letto nulla di suo sarà impossibile non innamorarsi dell'ambientazione e dello stile di un autore per ragazzi che mescola classico e contemporaneo magnificamente.
Lo consiglio a tutti perché si tratta di un libro valido e ben scritto. Non credevo l'avrei potuto apprezzare così tanto e, invece, l'autore mi ha favorevolmente stupita. Sarebbe opportuno iniziare con La Bussola d'Oro, primo volume della serie di Queste Oscure Materie, parallela a quella de Il Libro della Polvere, ma se è La Belle Sauvage ad ispirarvi buttatevi: io non me ne sono pentita.