«Charles ha dei fucili» disse Joan «Va a caccia».
«Va a caccia nei sogni».
A caccia nei sogni è il secondo volume della Trilogia di Grouse County di Tom Drury.
Se per il primo volume, La Fine dei Vandalismi, ho voluto fare una recensione, in parte, comparata alla Trilogia di Holt di Kent Haruf, questa volta la farò, invece, tra i primi due volumi della serie.
A chi non ha letto il primo libro consiglio di leggerlo e di procedere con la lettura di questa recensione solo successivamente perché, nonostante A caccia nei sogni sia perfettamente comprensibile anche come lettura sé stante, penso che essa possa avere maggior valore se fatta seguendo l'ordine cronologico delle opere.
A caccia nei sogni è ambientato circa 8 anni dopo le vicende del primo volume. L'ambientazione è sempre Grouse County ma, al contrario di quanto succede in La Fine dei Vandalismi, i luoghi descritti sono molti meno.
Nonostante l'ambientazione continui ad avere un ruolo importante, viene descritta in misura minore e occupa meno spazio rispetto alle descrizioni del volume precedente.
Anche la struttura cambia. I pochi capitoli (16 in totale) vengono suddivisi in persone.
Ognuno di loro, infatti, presenta come titolo il nome di uno dei protagonisti, aiutandoci a capire il punto di vista che prevarrà al suo interno.
Dico prevarrà perché, in realtà, troveremo anche punti di vista di personaggi secondari che, però, saranno sempre legati a ciò che succede al personaggio principale del capitolo.
Sono frequenti anche i flashback che, a volte, non vengono introdotti prima di essere scritti.
Un esempio di punti di vista estranei al protagonista vero e proprio ma sempre collegati ad esso è l'incipit: il capitolo è dedicato a Charles ma inizialmente ciò che leggiamo non corrisponde ai suoi pensieri ma a quelli di chi, in quel momento, ha a che fare con lui.
Ancora una volta l'inizio del libro inizia in medias res spaesandoci: chi è Charles, e cosa sta succedendo? Ci vorrà un po' per poterlo comprendere chiaramente.
Altra grande differenza è l'esigua presenza di protagonisti: mentre in La Fine Dei Vandalismi i personaggi coinvolti erano tantissimi, in questo volume, grazie anche al titolo chiarificatore dei capitoli, sono solo quattro quelli che possiamo considerare principali.
Delle figure importanti conosciute nel primo libro, due ottengono qui un ruolo da protagonista: Joan e Charles, conosciuto dai lettori come Tiny.
Gli altri due punti di vista non li esplicito perché chi non ha letto il primo volume potrebbe incorrere in un'anticipazione sgradita.
Se nei due personaggi conosciuti ho apprezzato il maggiore approfondimento della loro interiorità, nelle due novità ho apprezzato, enormemente, l'ottima caratterizzazione, diversa da quelle precedentemente create dall'autore.
A causa di questa minore presenza di punti di vista, la trama del libro si fa da subito più intima e privata. In questo libro è chiara da subito la direzione presa dalla storia ed è più semplice non perdercisi all'interno.
Per quanto appena detto, abbiamo la sensazione di conoscere i personaggi più profondamente rispetto a prima: Tom Drury continua a non svelare troppo, intervenendo solo se necessario, ma il nostro affetto e la nostra comprensione nei loro confronti crescono inevitabilmente. Anche questo è un motivo per leggere i due libri in ordine cronologico: è bello scoprire i personaggi presenti in entrambi e leggerli in due modi diversi: prima come estranei e poi come l'epicentro della narrazione.
Lo svolgimento è simile a quello del primo libro: tratta di vita reale, con i suoi alti e bassi, senza voli pindarici e creando situazioni credibili. Alcuni accorgimenti aggiuntivi, però, permettono al lettore di ottenere due esperienze di lettura differenti.
In A caccia nei sogni, infatti, la narrazione dura solamente tre giorni (in La Fine dei Vandalismi vi erano, invece, salti temporali anche molto lunghi) creando un attaccamento ancora più potente con i protagonisti, che seguiamo dalla mattina fino alla notte. Inoltre, la trama contiene al suo interno risvolti più dinamici, con parti che agitano il lettore e lo inducono a voltare le pagine ancora più rapidamente.
Il ritmo di lettura è, perciò, più rapido. Anche se lo stile di Drury può indurre ad avere piccole pause di riflessione per poter interiorizzare al meglio alcuni concetti importanti da lui espressi.
«Pare che il confine dell'universo, che di suo è già lontano, continui ad allontanarsi. E non lentamente, anzi... cioè, si sposta. Mentre noi siamo qui seduti con le nostre piccole preoccupazioni. Buffo, no? A volte ho l'impressione che quello che dovrei diventare sia scritto sulla parete di fondo dell'universo e che si stia allontanando da me alla velocità della luce».
Il finale è convincente ma, anche questa volta, si avvertirà lo strappo. Il lettore nell'incipit viene catapultato nel mondo narrato e, alla fine, viene tagliato fuori. Questo aspetto denota, ovviamente, la capacità di Tom Drury di far entrare nell'atmosfera del romanzo.
Se dopo il primo volume non vedevo l'ora di continuare la serie, ora dopo il secondo, ho veramente faticato a non iniziare immediatamente quello successivo.
Lo stile di Drury rimane lo stesso, al suo interno continua ad avere un'ironia apprezzabilissima perché riesce a far ridere senza deridere i personaggi da lui creati.
In conclusione, trovo che i due volumi siano al contempo molto diversi e profondamente simili. Chi sarà riuscito a carpire l'anima della scrittura di Drury in La fine dei vandalismi amerà, forse anche di più, A caccia nei sogni e chi, invece, non sarà riuscito a capirlo fino in fondo, forse, grazie a questo volume, imparerà a comprendere meglio anche il precedente.
Lo consiglio a tutti per la cura (NN, come dico sempre, è un Editore su cui fare affidamento), per lo stile, per quello che tramette.
Presto recensirò anche il terzo, ed ultimo volume, con la consapevolezza che Grouse County mi mancherà davvero molto.
Ancora una volta voglio chiudere la recensione con una frase estrapolata dalla Nota del traduttore (che anche questa volta è Gianni Pannofino):
Ogni libro è una strofa di mare, e sotto la superficie si vedono panorami che spariscono, dimenticati, non appena di torna a galla.