Secondo libro che leggo di Robert Harris. Di questo autore ho letto anche "Pompeii", libro letto l'anno scorso più o meno in questo periodo e che non ho apprezzato particolarmente.
Prima di tutto specifico che Robert Harris è un autore di romanzi spesso legati alla storia e non ha niente a che fare con Thomas Harris autore di libri come "il silenzio degli innocenti" e simili, questo perché mi è capitato di leggere di errori fatti a questo riguardo. Ovviamente, da questo momento in poi, quando nominerò Harris in questa recensione, mi riferirò a Robert, autore di questo romanzo.
Che dire, conosco solo superficialmente le trame dei libri di Robert Harris ma mi ispirano tutte tantissimo. Pompeii l'ho trovato in una bancarella del mercatino dell'usato e mi sono detta "perché non provare dato che le trame mi ispirano così tanto?" e l'ho comprato. Quando ho iniziato a leggere Pompeii, però, mi sono pentita quasi subito dell'acquisto; lo stile non mi piaceva, la trama mi ha annoiata e i riferimenti storici veri e propri erano davvero pochi, non sono bastati a rendere utile la lettura del libro.
Poi ci sono ricascata. Prima di tutto io penso che per farsi un'idea vera e propria di un autore bisognerebbe leggere più di una sua opera e poi quel maledetto mercatino dell'usato non faceva altro che tentarmi, perciò ho deciso di comprare "Archangel". A quanto pare questo libro è piuttosto conosciuto, soprattutto in Inghilterra, ma sinceramente io non l'avevo mai sentito nominare, perciò non avevo idea di cosa parlasse, complice il fatto che odio con tutto il cuore leggere anche solo la sinossi di un libro perché voglio evitare, ad ogni costo, gli spoiler.
Ho deciso, quindi, di iniziarlo alla cieca portandomelo al mare, dove di solito tendo ad essere più indulgente nelle letture dei romanzi che non amo particolarmente. Con mia grande sorpresa, ho trovato subito più gradevole il suo stile, anche se non rientra sicuramente tra i miei preferiti. Cercando su wikipedia, ho notato che Archangel è stato scritto esattamente prima di Pompeii perciò trovo difficile pensare che la scrittura di harris sia addirittura peggiorata tra la stesura di un romanzo e l'altro, perciò è possibile che il mio metro di misura si sia modificato oppure che la traduzione riscontrata in Pompeii non mi sia stata particolarmente gradita, non saprei dire. Fatto sta che ho trovato questo romanzo ben scritto, anche se l'autore non riesce a creare in maniera eccellente quella voglia di girare le pagine velocemente, caratteristica che solitamente hanno libri di questo genere.
Subito dopo, sono rimasta colpita anche dalla trama, che entra assolutamente nella gamma delle mie preferenze. In più, era diverso tempo che volevo affrontare la lettura di un romanzo ucronico e, così, finalmente l'ho fatto. L'ucronia è un elemento che, solitamente, associo ad una branca della fantascienza ma che, effettivamente, si associa ancora meglio al romanzo storico. Si tratta, infatti, di una trama basata sulla Storia che tutti conosciamo, ma modificata rispetto a quella realmente accaduta. In questo caso, la parte di storia diversa è quella sulla morte di Stalin e, appena l'ho scoperto, sono stata subito attirata dal romanzo. In realtà, lo sviluppo della trama è stato diverso da quello che mi aspettavo perché, effettivamente, questo romanzo non rientra in una categoria univoca: non è veramente storico perché ambientato molti anni dopo la morte del leader russo, non è propriamente thriller perché manca il ritmo serrato e "il caso" vero e proprio; diciamo che è un ibrido di diversi generi. La trama, tutto sommato, non mi ha delusa e l'ho trovata particolarmente originale.
La parte del romanzo storico è quella che ho apprezzato di più; tutte le nozioni storiche del protagonista sono state veramente utili ad inquadrare una ideologia che, finora ho conosciuto davvero poco. Ho riscontrato, perciò, una certa utilità nella lettura di questo libro.
I personaggi non sono particolarmente approfonditi, riscontro in Harris una volontà di farlo; ci dice anche informazioni personali sui protagonisti e li fa riflettere anche sulla loro vita privata ma, in realtà, alla fine della lettura non ci sembra di averli conosciuti particolarmente bene. I dialoghi riflettono lo stesso modello; alcuni sono apprezzabili, altri non aggiungono niente, ma non si leggerà niente che ci possa far conoscere realmente l'anima dei protagonisti.
La struttura del romanzo è buona, si regge in piedi senza problemi, le carte vengono svelate piano piano senza fretta, ci sono colpi di scena adeguati alla trama; niente da eccepire a riguardo.
Riguardo all'ambientazione, devo dichiararmi basita. Harris è uno scrittore inglese e, per ora, due libri su due sono ambientati in luoghi diversi che vengono, però, descritti in maniera così fluente da sembrare che l'autore li conosca con precisione. Sia nel caso di Pompeii (ambietato in Italia) sia in quello di Archangel (ambientato totalmente in Russia) si vede bene il luogo e non si ha l'impressione di vederlo con un occhio esterno, come potrebbe sembrare quello di un autore che appartiene ad una diversa nazionalità. In questo, devo dare particolare atto ad Harris, di una capacità che non sempre è presente negli autori. Non garantisco, ovviamente, che le indicazioni date dall'autore siano precise, però mi hanno fatto vedere i luoghi in maniera vivida e personale e questo, per me, è già moltissimo.
L'atmosfera, invece, non è resa come vorrei. Trattandosi di un libro che, in qualche modo, si avvicina al thriller, contiene molte scene in cui la suspense poteva essere decisamente più evidenziata. Lo stesso discorso vale anche per tutti gli altri momenti; tristi, divertenti, tesi.. tutto viene ben descritto ma il lettore non prova nulla durante la lettura, se non interesse nell'andare avanti con la trama.
Considerando il tutto mi sento di consigliarlo a tutti. Non si tratta di una lettura di cui non si può fare a meno, ma può essere un buon libro di svago tra letture più impegnative che, in più, dà informazioni maggiori riguardo alla figura di Stalin e a come viene vista in Russia.
P.s. a breve visionerò anche il film del 2005 che vede Daniel Craig come protagonista e, in seguito, vi racconterò anche le differenze che intercorrono tra libro e film.