Questa sarà una delle recensioni più difficili mai scritte (da me) perché non riesco a spiegarmi perché questo libro non mi sia piaciuto essendo adorato da lettori di ogni genere; anche da persone con gusti molto vicini ai miei e delle quali mi "fido" ciecamente quando mi consigliano un romanzo.
La verità è che mi è davvero piaciuto poco, nonostante fossi predisposta ad amarlo alla follia e, nella recensione, non potrò fare a meno che farlo facilmente capire. Chi ha letto il libro e l'ha amato mi detesterà, perciò, preparate torce e forconi perché inizia la caccia alla strega! (Mi chiamerò Samantha mica per niente?)
Partiamo dalle ovvietà: Il racconto dell'ancella è un libro distopico e, come quasi tutti ormai saprete, si tratta del mio genere preferito, ciò implica che le mie aspettative siano tendenzialmente alte e che durante la lettura la mia mente lo paragoni alle innumerevoli letture già fatte in precedenza di libri di questo tipo.
I libri distopici hanno aspetti fondamentali su cui non si può soprassedere (o almeno io non posso):
- Devono spiegare come è organizzato il mondo distopico in ogni minimo particolare, soprattutto dal punto di vista politico e sociale
- Devono analizzare profondamente come questo mondo distopico influisca negativamente sull'intera popolazione
- Devono spiegare il perché si è arrivati a quel punto, perché i libri distopici nascono come monito
- Tutti gli elementi precedenti devono essere coerenti, completi e coesi con la storia
Qual è il problema de Il racconto dell'ancella? Analizziamolo punto per punto.
- Non ci viene spiegato praticamente nulla dal punto di vista organizzativo generale, conosciamo solamente l'esistenza di Dilfred e poco più. Solo arrivati a metà romanzo comprendiamo qualcosa di concreto su come funzionano i ruoli dai lei descritti. È dispersivo, come se l'autrice scrivesse quello che le passava per la mente senza pensarci minimamente su. (approfondisco nella recensione con spoiler ma leggano solamente coloro che l'hanno già letto o non hanno intenzione di leggerlo)
- Nel primo quarto di libro questo aspetto viene ripetuto continuamente aggiungendo poco di nuovo ad ogni ripetizione. Viene considerato solo il punto di vista della protagonista sulla situazione che, non solo conosce ben poco dell'organizzazione vera e propria, ma si disinteressa totalmente del conoscerla. È interessata solamente alle conseguenze e alle rinunce insorte per lei, ciò non ci aiuta a conoscere la situazione globale, anche se si possono desumere stralci da ciò che la protagonista ci descrive. In ogni caso, l''aspetto sentimentale ed emotivo è lui su cui Dilfred si sofferma. non si fa altro che toccare questo punto. Seppure non venga mai e poi mai approfondito da un punto di vista diverso da quello sentimentale, perché è la protagonista il nostro punto di riferimento e lei non è affatto interessata al cambiamento sociale in sé ma solo a ciò a cui lei ha dovuto rinunciare. In tutto il resto del romanzo non troviamo altro che frasi che rimandano a quegli stessi concetti e che, perciò, non chiariscono niente di più. Ci è assolutamente possibile comprendere le conseguenze anche solo dai fatti, ma, per i miei gusti, un libro distopico buono deve dare maggiore rilevanza in questo aspetto sotto ogni punto di vista, non solamente quello emotivo.
- Qui non c'è alcun monito. Le cose sono successe talmente in fretta da apparire ridicole e poco credibili. Non si attiene a qualcosa che già succede nel nostro mondo perciò non c'è alcun insegnamento. Le spiegazioni date sono a malapena sufficienti per comprendere la dinamica, non vengono affatto spiegate in modo chiaro. La protagonista non si chiede mai perché, rimpiange solo il passato.
- Gli elementi non possono essere considerati coesi tra loro perché non c'è un rapporto di causa-effetto dal punto di vista oggettivo, semplicemente perché questo punto di vista manca quasi totalmente. Non c'è nemmeno molta coerenza perché si capisce che il cambiamento c'è stato da pochi anni, ma i personaggi agiscono come se fosse così da secoli. Sono tutti asserviti al sistema ma pare che nessuno lo accetti, almeno nei primi anni qualcuno che ci crede davvero ci deve pur essere, altrimenti com'è possibile che ciò sia successo?
La trama mi ispirava tantissimo e aveva una potenzialità incredibile più volte ho ripetuto a me stessa che avrei tanto voluto che questo libro lo avesse scritto un altro autore.
Lo svolgimento ha rovinato la maggior parte delle sue potenzialità svelando troppo poco e non rendendolo nemmeno particolarmente credibile. Succede tutto molto lentamente, il punto di vista univoco tarpa le ali al lettore.
Detto ciò, con la mia pignoleria non voglio di certo sostenere che il libro sia spiacevole solamente perché non corrisponde alla mia idea di libro distopico perfetto. Vi sono però numerosi altri aspetti da considerare.
La protagonista è una donna senza alcuna volontà di agire. Si lascia trasportare dagli eventi come se fosse una barca nella tempesta, cercando solamente di rimanere a galla il più possibile. Non sceglie mai niente ed accetta tutto quello che le succede, pur lamentandosi per qualunque cosa le capiti. È una donna con cui mi è stato impossibile identificarmi ed una protagonista che non capisco. Non so come possa piacere ad un qualunque lettore, lamentandosi con se stessa ma senza mai e poi mai cercare di cambiare le cose.
Gli altri personaggi vengono raccontati ma non approfonditi, questo perché è il punto di vista della protagonista a fare da narratore e lei non si sofferma affatto sulla loro interiorità, li vede con parecchio cinismo, cercando solamente di comprendere cosa può compiacerli per ottenere da loro qualcosa in cambio. Peccato, però, perché penso che ci sarebbe potuto essere tanto da dire.
Il messaggio mandato è l'unica cosa che davvero trovo positiva e, penso, che sia il motivo principale per cui questo romanzo è piaciuto davvero a così tanti lettori e, soprattutto, lettrici. Viene evidenziata una società in cui le donne sono solo oggetti e, anche se questo è un caso decisamente diverso da quello contemporaneo, tutti quanti riusciranno facilmente a trasporlo al mondo di oggi, con i femminicidi in continuo aumento. Questo messaggio, però, non viene affatto veicolato nella maniera giusta, lo si percepisce pienamente, questo è vero, ma la protagonista stessa non si interessa minimamente all'argomento.
L'ambientazione ha un doppio binario: le descrizioni di stanze, edifici e luoghi visitati dalla protagonista sono approfondite e dettagliate, mentre, la geografia del mondo nella sua totalità non viene minimamente menzionata, anche se si capisce che quella non è affatto l'unica realtà esistente.
L'atmosfera c'è e, se non obnubilati dal resto, si può percepire. Il problema è che io ero piuttosto obnubilata dal resto lo ero ; mi era impossibile temere per la vita di Dilfred perché non la sopportavo; non ho empatizzato minimamente con lei e, purtroppo, essendo raccontato tutto dal suo punto di vista, non avevo nessun altro con cui entrare in empatia. Lei stessa reagisce con apatia ad ogni cosa che le succeda, non mostra nessun tipo di carattere, è veramente difficile emozionarsi anche davanti a cose terribili.
Lo stile è dispersivo, pesante, troppo legato alla protagonista per potermi piacere. Noi leggiamo direttamente ciò che Dilfred pensa e dice, le azioni sono poche e le riflessioni sempre le stesse. Inizialmente la forte connotazione psicologica è interessante perché è legata al messaggio, ma poi non si vorrebbe altro che azioni, cose che succedano e rendano lo svolgimento meno piatto, ma non veniamo accontentati spesso. L'ho trovato dispersivo, come spiego meglio nella recensione con spoiler e, se è tutto frutto di una scelta voluta (ma non credo) non la ritengo affatto una scelta saggia.
Non ho visionato l'omonima serie TV, ma quando lo farò vi scriverò anche di quella, sperando di poterla apprezzare decisamente di più.
Ho letto questo libro in una LDG nel Forum di StephenKing.it e non è stato complessivamente apprezzato se non da chi aveva già visto in precedenza il telefilm, non mi sento perciò matta (anche se molti di voi si stanno avvicinando con i forconi) a sconsigliarvi di leggerlo, perché non penso che il messaggio mandato basti a rendere gradevole tutto il complesso. Mi dispiace non esserlo riuscito ad apprezzare ma, purtroppo, temo che Margaret Atwood non faccia assolutamente per me.
Scrivetemi pure qui o in privato per spiegarmi il perché avrei dovuto apprezzarlo di più; per me ogni dialogo costruttivo è sempre e comunque utile e non ritengo la mia opinione una verità assoluta.