Appena ho visto che sarebbe uscito questa raccolta di racconti giapponese, ho deciso che volevo assolutamente leggerla. A convincermi è stata anche la sinossi (che potete trovare sia sotto che su Amazon) che fa capire il tenore dei racconti che si possono trovare all'interno di questo libro. Quello che ho trovato leggendolo, però, è andato ben oltre le mie aspettative; sono davvero contenta di aver letto questa perla edita da Fanucci.
Il libro presenta un'interessante introduzione che spiega il significato della raccolta molto meglio di come potrei fare io, perciò vi riporto alcune parole: La varietà e la ricchezza degli approcci narrativi che compongono questo volume va certamente al di là dell'esplicita o implicita citazione dell'apocalisse atomica tanto è vero che i racconti si muovono quasi tutti in un'area di confine tra fantascienza e fantascientifico. Tuttavia, proprio perché la realtà letteraria giapponese, che qui è stata ricostruita accostando testi di origine e datazione diversa, viene filtrata da occhi occidentali, è apparso giusto ritornare a quella mattina cruciale per tutta la storia dell'umanità, il 6 agosto 1945, quando nel cielo limpido di Hiroshima, apparve il B-29 Enola Gay, con il suo carico di morte e di distruzione.
L'introduzione è seguita da diverse dichiarazioni di ragazzi sopravvissuti alla bomba atomica lanciata su Hiroshima il 6 agosto 1945, sono testimonianze rilasciate sei anni dopo gli avvenimenti ma, nonostante questo, si percepisce come le persone coinvolte avessero davanti agli occhi quelle immagini ripetute giorno per giorno. Personalmente io non avevo mai letto nulla del genere prima e ne sono rimasta veramente molto colpita, ci sono intere parti che andrebbero riportare e prese come monito, ma in questa sede mi sembra semplicemente giusto dire ciò che concerne il libro; ho trovato molto toccanti questi frammenti e trovo che sia stata un'ottima idea inserirli come prologo ai racconti, per poter orientare al meglio il lettore su ciò su cui si voleva focalizzare l'attenzione.
Passiamo ora ai racconti veri e propri, sono sedici e di autori diversi, anche se sempre appartenenti al Giappone. Come riportato precedentemente, non tutti sono direttamente o indirettamente collegabili ad Hiroshima e Nagasaki, ma tutti illustrano una cultura diversa dalla nostra, sono racconti inaspettati, diversi da quelli che abbiamo letto finora. Ovviamente, parlandovene in generale non potrò riportarvi tutte le sensazioni provate per ognuno di loro, spero però di farvi comprendere il valore culturale di questo libro.
Lo stile degli autori è profondamente diverso, anche se ad un occhio esterno ed occidentale, inevitabilmente, saltano maggiormente all'occhio le somiglianze. Ci sono quelli che ho apprezzato di più (quasi tutti in realtà) e quelli che ho apprezzato leggermente meno, ma in generale trovo bellissimo il loro modo di scrivere. Gli scrittori giapponesi mi sembrano sempre onirici nei loro testi, mi sembra sempre che tutto, anche le cose più materiali possibili, siano totalmente intangibile quando sono loro a scriverne.
Come vedete le etichette di genere che ho inserito sono Fantascienza e Weird, in realtà avrei potuto aggiungerne molte di più ma ho voluto riassumerle nelle due più azzeccate per me, anche se probabilmente il fatto che per me siano weird, cioè strani, deriva più da ciò a cui siamo abituati nella nostra letteratura che ad un'appartenenza vera al genere. Le trame, infatti, sono tutte stranissime e davvero originali, non ho mai letto niente del genere prima e, probabilmente, il molti casi non avrei nemmeno immaginato potessero esistere racconti simili.
Ciò che mi ha stupito di più è la capacità di rendere l'atmosfera, elemento fortemente presente in quasi tutti i racconti. Solitamente è l'empatia con i personaggi o l'immedesimarsi nella storia che ci fa provare emozioni leggendo un racconto, in questo caso perciò era molto più difficile farlo perché si tratta, appunto, di storie così strane che sarebbe stato impossibile immedesimarsi. Eppure è successo, l'abilità e (a parer mio anche la sensibilità) degli autori è talmente elevata da farci diventare ognuno dei protagonisti e farci provare ogni gamma di emozione esistente.
Il ritmo del libro, o perlomeno quello della mia lettura, è rallentato da metà in poi. Questo perché inizialmente troviamo i racconti più brevi e, anche se particolari, meno legati alla cultura giapponese mentre successivamente alcuni sono decisamente più lunghi e presentano aspetti tipicamente giapponesi (soprattutto giochi di parole che l'ottima traduzione ha riportato ma che mi hanno fatto rimpiangere tantissimo di non aver studiato questa lingua) rendendo un po' più lenta la lettura per darci il tempo di entrare meglio nel mondo del racconto. L'ho finito, comunque, in due giorni e onestamente già ne vorrei rileggere alcuni, da quanto mi sono piaciuti.
I racconti, oltre che particolari, sono molto interiorizzati, inducendoci a riflettere sui temi toccati direttamente o indirettamente dalle loro storie, spesso percepiamo, perciò, un messaggio che dà un senso ulteriore alla nostra lettura.
Lo consiglio assolutamente, probabilmente non a tutti potrà piacere perché si parla di qualcosa di diverso da ciò a cui siamo abituati, però se riuscirete ad entrare nel loro mondo, non ve ne pentirete di certo!
Il mio racconto preferito: Donna in piedi. Perché la letteratura dispotica è quella che, da sempre, mi affascina di più e in questo racconto vengono toccati temi per me molto interessanti, come il ruolo della scrittura sotto un regime.
Il mio racconto no: Complesso in curvatura temporale. Perché inizialmente mi è piaciuto molto ma andando avanti mi sono persa nei giochi di parole, nelle stazioni ferroviarie e nelle parole e non sono riuscita più ad orientarmi nella trama.