Bull Mountain è il romanzo d'esordio di Brian Panowich, da pochi giorni è uscito il suo seguito: Come leoni. Entrambi sono editi da NN, editore che è sempre garanzia di cura e serietà.
Bull Mountain è un western contemporaneo; non troviamo cavalli e pistoleri, ma trafficanti di droga e motociclette. È un romanzo duro, solitamente associato ad un pubblico maschile. Io, però, sono una dimostrazione vivente dell'inesistenza di libri per donne, o libri solo per uomini perché non solo apprezzo moltissimo questo genere ma sto scoprendo proprio in questo periodo quanto mi riesca a trasmettere.
Ciò che caratterizza maggiormente Bull Mountain è l'ambientazione. Non a caso il titolo del libro è quello del luogo dove si svolgono le vicende; Bull Mountain è il motivo per cui tutto succede. La descrizione del luogo è presente, anche se non opprimente o esagerata. Ciò che proviamo nei suoi confronti, non è derivante dall'estetica bensì dalla sua personalità. Bull Mountain, infatti, è un concetto con vita propria, è un insieme di valori (anche se forse non quelli giusti), è casa.
La storia si svolge su diversi piani temporali (il 2015 è quello del presente, gli altri riguardano il passato dei personaggi principali). Quest'idea è portata avanti egregiamente e ha fatto la differenza nella gradevolezza della storia.
«Quassù esiste una sottile simbiosi tra la terra e chi a considera la propria casa, un rapporto che persone come lei non sembrano riuscire a comprendere, malgrado passino in rassegna centinaia di fascicoli o si addestrino per ogni evenienza. Non è colpa sua; non è di qui, punto e basta.»
Lo stile dell'autore mi ha coinvolta da subito; il gergo utilizzato è adatto al genere ma modernizzato in modo da adattarlo all'epoca in cui si svolge. Non è arzigogolato o ricercato, però è sincero e curato, si adatta alla perfezione alla storia che racconta. Davvero convincente.
Era il tipo di tristezza in agguato sulle strade che, una volta imboccate, non permettono il ritorno.
Definisco lo stile sincero perché ciò che scaturisce da ogni singola frase è verità, passione. Quello che ho percepito è l'autore che si dava al massimo per noi, raccontando una storia che, però, in primis, avrebbe convinto lui. Per questo motivo considero l'atmosfera resa non bene, ma benissimo. Io non sempre riesco a percepirla (anche se, devo dire la verità, i libri di questo editore mi stupiscono sempre in questo senso) e, invece, con Bull Mountain non ho faticato minimamente ad entrarci. Sin dalla prima scena mi è apparso tutto nella mente, come se stessi guardando un film, non a caso in alcune recensioni del libro si dice che questo romanzo potrà piacere a coloro che amano i film di Tarantino: le sensazioni date sono le stesse, nonostante questo libro non sia altrettanto duro.
Dal mio punto di vista, tutti voi, guardie o ladri, rappresentate una minaccia per il mio distretto; e questo fa di noi due l'esatta definizione di completamente diversi.
La trama che potrete trovare nel libro è ambivalente. C'è sì, quella che tutti si aspettano dopo aver letto la sinossi, che riguarda trafficanti di armi e droga senza scrupoli e l'agente federale che desidera fermarli, ma c'è anche quella che riguarda il tema generale del libro: i legami di sangue, i valori (giusti o meno), il retaggio. Proprio quest'ultimo aspetto è di un'importanza capitale per comprendere la forza della storia, che trova in esso tutta la sua coerenza.
Se, inizialmente, la trama è più vicina a quella di una saga familiare che a quella di un thriller, più introduttiva dei personaggi che di azione pura e semplice, nella seconda parte del libro, in quello che io identifico come svolgimento della storia, gli avvenimenti si susseguono l'uno dopo l'altro sempre più velocemente.
Altra particolarità che dovrebbe essere scontata ma che non lo è affatto, specie in un romanzo d'esordio, è come tutti gli elementi della trama riescano a combaciare perfettamente. Panowich ha creato una storia intricata e l'ha raccontata sotto piani diversi, sia a livello storico che di personaggi, eppure non ha mostrato attimi di indecisione; niente scricchiola, tutto fila perfettamente.
La lettura è sempre dinamica. Anche quando siamo all'inizio e dobbiamo ancora cominciare a conoscere tutti i personaggi, vediamo comunque qualcosa accadere, e non si tratta di eventi di poco conto, anzi. Non ci sarà il tempo di annoiarsi, lo stile dell'autore è snello (ma mai superficiale) e riuscirà a coinvolgere tutti i tipi di lettore. Il ritmo di lettura è, dunque, velocissimo, io non ho potuto staccarmici: sono andata letto alle tre di mattina pur di terminarlo e, devo dire la verità, se non avessi pensato di esagerare avrei di gran lunga preferito iniziare il seguito (Come leoni) piuttosto che andare a dormire.
Giorno o notte. Caldo o freddo. Viveva di assoluti. Non gli importavano i dettagli.
L'incipit, come spesso accade nei bei libri, svela già il tema fondamentale della narrazione: la famiglia. Si tratta, ovviamente, di una concezione diversa da quella del focolare domestico dovei si ricerca confronto. Come possiamo dedurre proprio da questo inizio, nel libro la parola famiglia può prendere sia una connotazione positiva, (legami, amore, rispetto) sia quella negativa (obblighi, doveri, delusioni, pericolo).
Il finale. Questo è l'unico aspetto che ho trovato non del tutto sincero, un po' forzato. Non si tratta di un problema di credibilità; ciò che è raccontato è coerente con quanto sappiamo ed è plausibile che accada, però, mi ha dato la sensazione di non essere quello giusto. Troppo generoso con il lettore, forse.
La psicologia dei personaggi è chiara e ben raccontata. I diversi (e numerosi, considerando il numero di pagine) punti di vista ci danno la possibilità di conoscere molti di loro. Le loro azioni sono coerenti con ciò che pensano. Sicuramente l'autore avrebbe potuto scavare più a fondo però, anche così, mi ritengo molto soddisfatta della riuscita della loro introspezione. Confido di trovare questo aspetto maggiormente esteso nel seguito.
Rye sorrideva sempre al pensiero di poter guardare dall'alto le nuvole che la gente comune contemplava dal basso. Probabilmente a Dio succedeva lo stesso.
In conclusione, la lettura di questo romanzo mi ha entusiasmata, cosa che accade di rado. Bull Mountain riesce ad apportare il giusto livello di ogni elemento che, in genere, prendo in considerazione nelle mie recensioni. Se penso, inoltre, che si tratta di un romanzo d'esordio sono ancora più stupita della riuscita eccezionale dell'autore in una trama così intricata, che convince quanto quella di un qualsiasi autore affermato.
Lo consiglio a tutti. Sono consapevole che non tutti amano leggere di spacciatori o armi, ritenendo queste tematiche troppo dure, ma questo romanzo non è rappresentato solamente da questo aspetto ed è perfetto per coloro che vogliono provare il genere come prima volta perché presenta al suo interno anche concetti più legati al sentimento.
Ed ora, io non posso che buttarmi su Come leoni. Ritorno a Bull Mountain. Non vedo l'ora di leggerlo e scoprire in quale modo l'autore sarà riuscito ad andare avanti con la storia.
Come ultima cosa, voglio lasciarvi la parte finale dei ringraziamenti, che spiegano ciò che ho cercato di dirvi con la mia recensione, nel migliore dei modi possibili.
E per concludere: grazie, papà. Per avermi nascosto il telecomando della tv. Per i fumetti. Per non esserti mai arreso. Per il viaggio di ritorno a casa da New York. E per Waylon. Ma soprattutto per essere stato il miglior padre che un figlio potrebbe desiderare. Mi manchi ogni giorno, vecchio. Ci rivedremo quando arriverò lassù.