Magari, pensava, d'ora in poi sarebbe andata così, che ogni giorno bisognava dire addio a qualche cosa.
La fine dell'estate è il romanzo d'esordio dell'autrice Serena Patrignanelli ed è uscito il 4 Aprile 2019 per NN Editore.
Iniziamo con il parlare di ciò che sorprende maggiormente di questo volume: lo stile.
L'autrice, infatti, dimostra una evidente consapevolezza linguistica che le permette di raccontare la propria storia dando due sensazioni apparentemente differenti ma che, qui, vengono coniugate alla perfezione e che rendono questo libro unico nel suo genere. Da una parte, infatti, notiamo che nel testo esclusivamente punti di vista di bambini, che per quanto complessi e maturi, non posso necessariamente pensare e vedere il mondo come degli adulti e riconosciamo come l'autrice sia riuscita egregiamente ad entrare nei loro panni, senza forzature e a raccontarci la loro particolare ingenuità, senza che questa stonasse mai con la narrazione. Dall'altra parte è evidente, però, che il lessico utilizzato, la scelta delle parole e anche la costruzione delle frasi, vanno ben oltre questo e sono frutto di capacità e cura. Sebbene i pensieri dei protagonisti vengano raccontati da un narratore esterno ed adulto, abbiamo sempre l'impressione di non stare passando da nessun filtro e di leggere direttamente dai loro cuori e dalle loro menti. L'autrice è sempre presente e gestisce tutto con una (apparente immagino) semplicità tale da non farci sentire la propria presenza.
Il fatto è che le serviva tempo, per sentire.
Il ritmo della narrazione è volutamente dosato; in questo volume seguiamo per un'estate intera il gruppo di bambini e ragazzi e abbiamo l'impressione di passare insieme a loro tutto quel tempo; mese dopo mese. Allo stesso tempo, la voglia di andare avanti e di seguirli nel loro viaggio è tanta e, perciò, non poseremmo mai il volume.
L'ambientazione temporale è la chiave di lettura del romanzo e scandisce l'andamento della storia, il ritmo per questo motivo le si adegua, seguendo ciò che accade senza volerlo mai alterare agli occhi del lettore.
L'estate, come si può dedurre anche dal titolo e sin dalle prime pagine del romanzo, è l'elemento più importante del messaggio, nonché la metafora che aiuta a comprendere il significato del libro. L'estate è, per tutti i ragazzi, la stagione dove non c'è scuola, dove c'è maggiore libertà, dove i rapporti interpersonali all'interno del gruppo si rinnovano e ridefiniscono. Settembre, invece, la fine dell'estate, simboleggia l'inizio della responsabilità, la realtà e la verità che ritorna e che ci costringe a fare mente locale di ciò che si deve fare e della situazione in cui ci troviamo.
L'estate era fatta di cicale, di erba bruciata e della pelle che si screpolava sugli zigomi, oltre che di un lungo elenco di motivi per essere felici.
L'autrice non ci dice in quale località siamo e in quale tempo, ma ci dà le informazioni necessarie per riuscire a vedere tutto ciò che ci racconta e per farci sentire parte del luogo. L'ambientazione è il Quartiere, abitato da poche persone e situato nel centro d'Italia (Rimini viene presa come punto di riferimento del "Nord", lascio a voi scoprire il, divertente, perché), probabilmente vicino a Roma. Nel Quartiere gli uomini giovani stanno tutti sparendo, perché vengono arruolati in una guerra che non ci viene raccontata ma che cambia completamente le vita degli abitanti. Si vive in povertà e il cibo è tra le prime preoccupazioni.
Ecco perché quella giornata era così importante: non ce ne sarebbero state altre.
Non era solo l'ultima festa del Tranvetto, era l'ultima festa del Quartiere.
La trama ci parla di un gruppo di bambini e ragazzi che vive nel Quartiere e che si trova a vivere una situazione completamente inaspettata: la quasi completa libertà. Si tratta di un romanzo di formazione atipico, che ci porta a riflettere sul passaggio all'età adulta in modo totalmente nuovo e pieno di significato.
Sono diversi i punti di vista che ci vengono raccontati, ma i due più importanti sono quelli di Augusto, ragazzino riflessivo ed introspettivo e Pietro, il suo migliore amico dal carattere completamente opposto al suo. Ogni punto di vista racconta una personalità profonda, complessa, ricca di luci ma anche di ombre. L'introspezione psicologica è forte e ci fa entrare nei panni di ognuno di loro.
Non gli piaceva quando Augusto faceva così. A questo punto della loro amicizia, che era il punto in cui tutti la riconoscevano e s'erano abituati a dire il nome dell'uno insieme al nome dell'altro, Pietro ammetteva senza problemi che Augusto era bravo a costruire le cose, più bravo di lui.
Ma era bravo pure a smontarle.
L'atmosfera è chiaramente percepibile sia per quanto riguarda i sentimenti provati dai personaggi, anch'essi complessi ma ben comprensibili e spesso condivisi anche da noi, sia l'atmosfera generale di ogni scena.
Parlo di scene perché questo libro, quasi come se fosse un film, riesce a donare un'immagine complessiva di ciò che ci viene raccontato, ma lo rende vivido attraverso scene che rappresentano un particolare momento di svolta. Alla fine della lettura vi accorgerete sia della vostra sensazione generale sia di quella suscitata da ognuna delle sue fasi: rivedrete i personaggi nel momento in cui stavano vivendo un determinato momento e, come se si trattasse di vostri ricordi, ricordi veri e propri, vi ritroverete a dirvi "quando l'ho vissuto non lo sapevo, ma ora lo vedo: quel giorno ha cambiato tutto". D'altro canto si ha la sensazione che alcune cose non siano dette, semplicemente perché non inerenti al punto di vista dei ragazzi e alla storia che l'autrice voleva raccontare. Talvolta, quando ho ricordato di essere adulta, ho sentito la mancanza di qualche spiegazione aggiuntiva su alcuni aspetti irrilevanti, ma questo probabilmente avrebbe potuto rovinare la magia che si avverte grazie alla semplicità e alla fluidità di ciò che si scopre "naturalmente".
Per il resto rimaneva solo la percezione più ampia che quello era stato un inizio, e un inizio non ha valore in sé, non è una cosa statica da preservare, è un'indicazione verso il futuro, nel loro caso verso il presente che stavano vivendo.
Era giugno, faceva caldo. Era iniziata l'estate.
In conclusione, La fine dell'estate è un libro che non si dimentica. La sensazione durante la lettura è quella di stare vivendo un pezzo di vita in compagnia di quelle persone e di provare con loro ogni emozione, dalle più piacevoli alle più devastanti. È un romanzo che parla di eventi tristissimi, su cui l'autrice avrebbe potuto tranquillamente giocare per sconvolgere il lettore ma che non l'ha fatto e ha deciso di darci una scelta. Come una di quelle madri che riesce a vedere crescere il proprio figlio senza volerlo proteggere a tutti i costi dalla dura verità, Serena Patrignanelli decide di mostrarci la realtà, dandoci la possibilità di comprenderla e sentirla nel modo in cui vogliamo, senza interferire, ma rimanendo accanto a noi tutto il tempo. Il risultato è una storia che spezza il cuore, ma dolcemente, senza mai farci pentire di avere aperto il libro. È una storia che insegna tanto, che fa riflettere e che ci fa tornare bambini ancora una volta. Io mi sono identificata in Augusto in modo doloroso, e questo è di per sé un piccolo miracolo, perché non mi capita mai.
Lo consiglio perché è un libro bello, curato e sentito. Non si potrebbe mai indovinare che si tratta di un romanzo d'esordio.