Quel che è certo è che nessuno vuole fare il ghostwriter, detto anche scrittore fantasma, scrittore ombra o, con uno sgradevolissimo ma evocatissimo termine dell'Ottocento, il «negro». Nessuno sceglie di impegnarsi a scrivere qualcosa sul quale poi metta la firma qualcun altro.
La ghostwriter di Babbo Natale: Un racconto di Natale di Vani Sarca è un ebook natalizio del 2017 scritto da Alice Basso e pubblicato da Garzanti.
Uscito l'anno scorso in forma gratuita su Amazon, ad oggi, invece, è disponibile a 0.99€.
Si tratta del primo libro dell'autrice che leggo, è completamente autoconclusivo nonostante faccia parte della serie con protagonista Vani Sarca.
Si comprende facilmente che l'autrice ha esperienza come narratrice: lo stile è scorrevole, piacevole e divertente. È semplice e adatto a qualunque lettore, ma presenta al suo interno parole ricercate inserite appositamente per dimostrare al contempo l'intelligenza e la cultura della protagonista.
Il glaucopide cerca le parole.
Sono tantissimi (considerando l'esiguo numero di pagine) i riferimenti ad opere letterarie realmente esistenti (Piccole donne, Il signore degli anelli, Assassinio sull'Orient Express sono tra i primi che mi sovvengono ma non gli unici).
Non dico niente, perché, per una serie di ragioni, a me Jo sta meno simpatica di Amy. Ma Morgana è una bambina di sette anni che sa usare i congiuntivi, quindi non sarò certo io a darle contro.
Come si può dedurre dall'incipit (che introduce perfettamente il carattere della protagonista e il suo rapporto con la famiglia ed il Natale), il gergo utilizzato è spesso colloquiale, tipico del parlato non attento alla forma di ciò che viene detto ma destinato ad essere facilmente compreso e percepito come verosimile ("da schifo").
La protagonista ci parla in prima persona, consapevole della nostra presenza, sovrapponendo nella nostra immaginazione la sua figura con quella della reale narratrice. Utilizza un'ironia molto pungente che spesso sfocia nel sarcasmo, specialmente nei riguardi della madre con la quale intrattiene il classico rapporto madre-figlia conflittuale.
La presenza molto evidente di questa particolare ironia è ciò che potrà sbilanciare particolarmente l'apprezzamento del lettore poiché è inusuale per il genere (il Natale è, solitamente, un argomento trattato con meno asprezza) e unico aspetto veramente approfondito nella prima parte del testo.
Mia madre capisce. Non sempre, ma, quando il mio sarcasmo è proprio proprio forte, allora anche lei capisce. Ha avuto ventisei anni per abituarsi d'altronde.
La seconda parte del racconto, invece, si fonda maggiormente (sebbene l'ironia persista) sul giallo. La trama del libro, infatti, si concentra su un "delitto della stanza chiusa" non troppo efferato: un regalo di Natale è misteriosamente sparito a casa dei vicini e non se ne conosce il colpevole.
Ho letto troppi gialli per non sapere che, se un oggetto sparisce da una stanza, ci sono altissime probabilità che non ci sia nemmeno mai entrato e che semplicemente nessuno se ne sia accorto prima.
Il finale, come ci si aspetta da un giallo, ci condurrà alla soluzione del mistero e ci mostrerà, ancora una volta, l'astuzia della protagonista.
Tutto torna e il perché di ogni accadimento è chiaramente esplicitato, d'altro canto non va ricercato come testo "realistico" perché le premesse, seppur ben spiegate, non sono tra le più credibili se traslate al di fuori di un racconto.
Il fatto che la protagonista "si senta da schifo" e che poi passi l'intera giornata dai vicini senza il benché minimo sintomo dell'influenza appena presa, la rende sicuramente al di sopra delle mie capacità, ad esempio.
Dio solo sa se ho bisogno di uscire di qua. Anzi, forse Dio lo sa, ed è per questo che mi ha mandato questo diversivo. Quindi sarebbe un'eresia non cogliere questa provvidenziale occasione per levarsi dalle palle.
L'ambientazione natalizia è ben chiara e comprensibile: è necessaria per contestualizzare ciò che accade ma non è descritta dettagliatamente nella sua estetica. È utile ai fini della storia, ma non è quella tipicamente suggestiva che viene ricercata dagli amanti di questo periodo.
«Mi sembra veramente indecoroso che un membro della famiglia possa trascorrere il Natale, dico, il Natale!, fuori casa solo perché ha l'influenza. Sarei una madre deprecabile se te lo lasciassi fare. Non riuscirei più a guardare in faccia don Piero.»
Il carattere della protagonista viene captato soprattutto grazie alla già citata ironia, di lei scopriamo poco oltre al suo lavoro (ghostwriter) ma comprendiamo chiaramente il perché della sua scelta professionale.
L'atmosfera è basata sul divertimento generato principalmente dal sarcasmo, qualcosa di un po' stridente in un racconto natalizio. Essendo molto accentuato questo aspetto ho faticato a percepire la dolcezza di fondo del messaggio che potrete recepire alla conclusione del testo.
Il ritmo di lettura è molto veloce grazie allo stile snello dell'autrice e la semplice ma ben definita costruzione dell'intrigo giallo.
La struttura tipica di quest'ultimo viene seguita pedissequamente omaggiando i grandi classici del genere.
Gli altri personaggi sono descritti dal personalissimo punto di vista di Vani che li conosce molto poco (nel caso delle vicine e dei loro ospiti) o che ha su di loro preconcetti basati sul rapporto affettivo (la sua famiglia) perciò potremo divertirci alle loro spalle per le descrizioni che ce ne vengono fatte ma non avremo l'impressione di averli conosciuti intimamente.
In conclusione, La ghostwriter di Babbo Natale è un racconto piacevole da leggere creato appositamente per far "assaggiare" al lettore le capacità della scrittrice.
Lo consiglio a questo fine, è breve ed economico, oltre che perfetto per essere letto in questo periodo (soprattutto se non siete tra i suoi fan più sfegatati).