Ma adesso, in mezzo a questa oscurità, sotto il vento che batte in faccia e il cielo che si pulisce dalle nuvole del pomeriggio, mi sento come ogni volta che sono immersa dentro il conforto di un affetto che cinge caloroso e certo: la voglia totale, limpida, assoluta, di essere sola.
Esce oggi (24 Gennaio 2018) per NN Editore un libro che ho potuto leggere in anteprima per voi: La memoria della cenere di Chiara Marchelli.
Il libro parla della storia di Elena, scrittrice che ha appena vissuto un'esperienza che le ha cambiato totalmente la vita e che l'ha portata riflettere su di essa. È un romanzo particolarmente intimista che non vede la trama (riguardante la vita di Elena e del suo compagno Patrick successivamente all'evento di cui vi parlavo) come perno del testo, bensì più come una metafora per spiegare ciò che sta succedendo alla protagonista. Da questo non dovete desumere però che non succeda nulla, anzi gli eventi raccontati riguarderanno sia l'ordinario che qualcosa di fuori dall'ordinario.
Attraversare tutti gli stadi dell'emorragia: angoscia, apprensione, speranza, domande. Sarei guarita? Sarei tornata quella che ero? Oppure menomata, paralizzata distorta? Aspettarmi.
La metafora è particolarmente evidente sul finale. Significativo ed importante ci regala la vera e propria chiave di lettura della vicenda. Al contempo, trattandosi di "un pezzo di vita" il lettore faticherà a chiudere il libro senza dispiacere, con l'impressione di abbandonare un'amica senza poter fare nulla per evitarlo.
L'incipit del romanzo si apre, invece, con l'evento negativo che ha poi cambiato la prospettiva della protagonista. Inizia subito, perciò, con una scena d'impatto, ben visibile nella propria mente. Veniamo catturati da subito nella vicenda.
Ciò che mi ha colpito maggiormente è stato lo stile di Marchelli. Il linguaggio è emozionale ed introspettivo ma non indugia sugli stati d'animo: le parole utilizzate sono scelte con cura per far capire e sentire ciò che l'autrice desidera trasmettere. Altro aspetto che dimostra la dimestichezza di Marchelli con le parole è la sua incredibile capacità di rendere al massimo concetti ed emozioni tramite l'utilizzo del numero più esiguo di parole possibile. Tutto ciò che può essere tolto ed è tipico della ridondanza e della pesantezza del linguaggio scritto viene eliminato a favore di uno stile più snello ed essenziale che si sposa totalmente con lo stato d'animo della protagonista e che diventa, grazie all'uso sapiente, ancora più significativo.
Siamo tornati indietro, penso ogni tanto. O forse soltanto io, che nella convalescenza devo ridurre tutto all'essenziale. Dicono sia imprevedibile. Non doveva succedere a me, quindi potrebbe riaccadere con la medesima illogicità.
Ma io so perché.
Credo che esista una misura di saturazione oltre la quale non si può andare. Nei sentimenti, nei pensieri. Colmi quella misura e, se non ti fermi, il corpo si ferma per te.
Il ritmo di lettura viene equilibrato, dunque, dalla "staticità" della situazione, che è in crescendo ma che non procede a ritmo serrato, e lo stile che, per quanto pieno di significato, scivola leggero e senza intoppi. Essendo un libro che va interiorizzato va letto con attenzione, ma non ci sarà nemmeno un momento in cui risentirete della mancanza di colpi di scena (che non mancheranno del tutto).
Solitamente nei libri scritti in prima persona si corre il rischio di avere un'idea particolarmente completa del personaggio che funge anche da narratore, ma molto superficiale di tutti gli altri. Qui questo non succede. Elena conosce bene la maggioranza delle altre persone che ci presenta, dunque riesce a farcene un quadro completo, seppure di parte. Inoltre è una scrittrice e, in quanto tale, è abituata a scavare a fondo e a comprendere le persone più di quanto possa fare una persona "comune". I piccoli gesti e le idiosincrasie di ognuno di loro sono talmente curati da rendere impossibile, per il lettore, non riconoscere persone reali e conosciute nella propria vita che, effettivamente, corrispondono a uno o più aspetti caratteriali dei personaggi. Io stessa mi sono rivista in molti di loro, sebbene come sia normale, per molti altri aspetti mi senta totalmente diversa. Non è necessario, dunque, immedesimarsi in un unico personaggio, ciò che farà la differenza nella lettura è riconoscerli come persone realistiche, per cui proviamo intuitivamente emozioni che ricolleghiamo alla nostra realtà. Anche l'atmosfera, dunque, è chiaramente percepibile.
«Io negli scrittori ho una fiducia assoluta».
«E come mai?» ho chiesto.
«Per lo sguardo. Il vostro sguardo sulle vite degli altri».
La vicenda, flashback a parte, si svolge a Mèzac, in Auvergne, ai piedi del vulcano Puy De Lùg. Il tipico paese dalle esigue dimensioni in cui tutti conoscono tutti e in cui è impossibile che succeda qualcosa senza che lo venga a sapere ogni abitante. Questa ambientazione è la mia preferita in assoluto e, anche se ai "vicini" viene lasciato poco spazio, l'ho trovata ben resa e credibile.
In conclusione, La memoria della cenere è un libro che definirei proprio "alla NN", perché come la maggior parte dei libro di questo autore che ho letto riesce a coniugare una cura straordinaria (estetica, grammaticale, strutturale ma soprattutto lessicale) ad una storia tipicamente "di pancia" che si percepisce come reale e che, dunque, tende ad emozionare. Inoltre, presenta al suo interno un grande equilibrio che rende il tutto fruibile sia per chi ama le storie emozionali ed introspettive sia per coloro che, come me, non amano che questo aspetto venga evidenziato con insistenza.
Questo è il motivo per cui lo consiglio a tutti: uomini, donne, giovani e anziani. È una storia che parla di vita e credo che possa (e dovrebbe) piacere ad ogni tipo di lettore. La qualità, poi, è indubbia, ma con NN Editore ormai questa è, per me, una garanzia.