"Tu non c'entri, tu sei strano"
Sono strano?
"In che senso strano?"
"Vieni in un locale come questo, ti siedi al banco e dai le spalle alle ragazze"
Le ossessioni del pinguino di Massimiliano Ardino è l'ennesima dimostrazione che il Self Publishing, demonizzato dai più, ha veramente tanti bei libri da offrire.
Il libro è una sorta di diario/racconto di ciò che succede al protagonista Matt. La struttura del romanzo è ben delineata in diversi capitoli chiamati guinzagli perché corrispondo a qualcosa da cui il protagonista, ma anche tutti noi, si sente legato. Molto bello il paragone fatto con il cane che porta a sua volta un guinzaglio, ma lo sfoggia con fierezza, con felicità.
Ho sognato di essere cattivo, per il lavoro. La professionalità e i numeri sono la miglior giustificazione per essere crudeli
Il protagonista che, sospetto, abbia preso qualcosa dallo stesso scrittore data la personalità ben delineata che suggerirebbe un pizzico di autobiografia, è un ragazzo intelligente rimasto intrappolato in quella fase (essendo ottimisti) che molti di noi abbiamo attraversato, stiamo attraversando o attraverseremo: l'incapacità di comprendere qual è il senso della nostra vita dato che ci sembra vana a causa di questi guinzagli che ci legano così tanto stretti. Ho provato subito un'innata simpatia per questo ragazzo così decisamente diverso da me ma, al contempo, così umano e, per questo, simile a tutti noi.
Credo di essere vittima di una congenita paura di essere mal giudicato che, unita ad una conclamata ricerca di qualcosa che neanche so, fanno di me il protagonista perfetto per un racconto tragicomico.
L'ironia dei suoi pensieri riesce a farti porre domande interessanti senza, però, indurti mai a deprimerti, ricordandoti che, qualunque cosa succeda, è importante cercare di prendere le cose con ironia e non farsi buttare giù.
È il classico individuo che crede di essere un uomo fatto tutto di un pezzo. Sì, peccato che sia il pezzo sbagliato.
Gli altri personaggi, a causa della scelta di struttura che impone il punto di vista del protagonista, vengono solamente raccontati ma non conosciuti in maniera introspettiva. Questo non è affatto un difetto perché è evidente la scelta stilistica dietro a questo elemento ed è, altresì, vero che nonostante questo abbiamo comunque l'impressione di conoscerli, anche se nella maniera parziale in cui ognuno di noi può conoscere un amico. Piccola menzione speciale per Maya che sì, fa parte delle mie debolezze perché amo molto gli animali, ma che davvero sembra vivere nelle pagine scritte dall'autore.
Indico il cane (cagna, al femminile, è davvero brutto), che mi fissa scodinzolando. Era tempo che una femmina non mi guardava così, con felicità e riconoscenza. O forse è la prima volta in assoluto.
La trama del libro è, dunque, quella di tutti i giorni; non ci sono avvenimenti fantastici, superpoteri, guerre o shuttle. Noi osserviamo una vita, che potrebbe essere una vita qualunque di qualcuno che ci circonda e ci facciamo delle domande, ci interessiamo, non rimaniamo indifferenti a quello che succede, impariamo (se già non lo sapevamo fare) a sentirci capiti. L'autore dimostra un'ottima capacità nel riuscire a rendere interessante una storia che parla semplicemente di uno di noi.
Capii, dopo soli dodici mesi di corteggiamento, che non mi amava, il mio morale ne risentii.
Non scrivo nulla sul finale perché non voglio anticiparvi niente ma volevo dire allo scrittore che, senza dubbio, la fine lascia quella sapore in bocca che aveva premeditato.
La prima frase è molto importante; fondamentale per iniziare un'opera. L'inizio c'era già, anche la fine, mancano dei dettagli e, soprattutto, lo svolgersi delle azioni; però sento già il sapore che verrà lasciato in bocca al lettore.
Mi ha stupita favorevolmente lo stile perché Ardino scrive davvero bene. La sua scrittura è fresca, ritmata, divertente e, nonostante questo, affatto leggera o superficiale. Le citazioni dirette e indirette di tantissimi argomenti diversi sono davvero numerose, impossibile scrivervele tutte (anche perché, chissà quante, nemmeno io le conoscevo!).
Il lavoro debilita l'uomo. Non nobilita: debilita. Debilita vite sprecate, invecchiate con la schiena curva e non sempre solo per nutrire quel fardello chiamato corpo, primo di quei cinque livelli indicati da Marsilio Vicino nel XV secolo o giù di lì, il livello che condiziona la vita dell'essere umano.
Il mio ritmo di lettura rispecchia la piacevolezza dello stile; ho finito il libro in un giorno al mare Sotto l'ombrellone senza nemmeno accorgermene. Unico problema è stato convincermi del fatto che non ci fossero più pagine e che la vita di Matt ora mi fosse del tutto preclusa.
Milano fa da sfondo alla vicenda. L'ambientazione c'è e in determinate scene assume un ruolo più evidente ma, di rado, è fondamentale.
Non si percepisce una particolare atmosfera. Si legge il libro con allegria e, anche nelle parti più tristi, non proviamo emozioni particolarmente forti (a meno che per qualche motivo non siano nostri punti deboli) perché è proprio il protagonista e, quindi, il narratore, a non calcare la mano su questi aspetti.
Mi crollò il mondo addosso. Era come essere stato portato da un angelo su una nuvola e, una volta l', sentirsi dire dal celestino che il suo orario di lavoro era terminato, vederlo spalancare le braccia che mi sorreggevano e farmi un volo più che grattacielistico sino al suolo.
Il libro è molto bello, scritto bene, divertente e lascia anche qualcosa a cui pensare, non posso che consigliarlo a tutti voi!
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Infine, potete leggere interviste e altro sul romanzo e l'autore sul blog dell'autore.