I classici russi sono, probabilmente, i miei preferiti e, per questo motivo, non vedevo l'ora di leggere Oblomov anche se non mi ero informata minimamente sulla trama trattata e non sapevo, quindi, cosa aspettarmi di preciso.
Sin dall'inizio del romanzo, capendone il tema, ho capito che questo libro mi sarebbe piaciuto moltissimo; purtroppo invece di rimanere al medesimo livello o, addirittura, migliorare con l'andare avanti delle pagine la genialità che avevo notato inizialmente è sbiadita un po'.
La trama del libro mi ispirava moltissimo: un uomo che ha superato il senso di pigrizia, un uomo che non vive veramente ma sopravvive a mala pena, un uomo che si annoia e basta. In tutta la parte prima del romanzo non si fa che descrivere questo oblomovismo del protagonista; il suo non voler fare niente, o volerlo fare per un secondo ma trovare sempre una scusa per rimandarlo all'infinito. Questa prima parte l'ho amata e, se il romanzo fosse stato tutto così, gli avrei dato persino un 10 come voto. Qualcosa, però, doveva succedere per forza e quando la "vera" trama è iniziata il mio interesse, paradossalmente, è diminuito. Di trama vera e propria non ce n'è tantissima, i fatti che accadono sono pochi e sicuramente non è questo l'elemento portante del romanzo.
La ragione d'essere di questo libro è indubbiamente il suo messaggio. La vita di Oblomov e quella di tutti gli altri personaggi del libro è esplicativa della vita di ognuno di noi, i dubbi che l'autore fa nascere a loro nascono anche a noi e le azioni che compiono spesso le compiamo anche noi. La finalità del messaggio si dice sia contro l'oblomovismo ma non sono totalmente d'accordo su questo; per me è solamente quella di far riflettere sulla vita e sul modo in cui si vuole passarla, oppure l'ho voluta leggere così io perché dell'Oblomov in me c'è, anche se non così manifesto come nel protagonista di questo romanzo. Questo romanzo andrebbe letto anche solo per quello che rappresenta, uno spunto di riflessione interessante sulla nostra vita e sui nostri obiettivi.
Lo stile è ottimo, parole ricercate usate adeguatamente e senza esagerazioni, si capisce facilmente e non rende la lettura difficile o lenta. Scorre velocemente per essere un classico dell'800 ed è alla portata di chiunque desideri leggerlo.
Essendoci poca trama è inevitabile dire che non vi è un particolare ritmo nel racconto della storia, capitano pagine e pagine di riflessioni volte a nulla se non all'esercizio di stile dell'autore e a interessare l'autore su diversi argomenti come si usava all'epoca. La lettura non è, però, compromessa da queste divagazioni, semplicemente procede un po' più lenta di quando, invece, si legge il resto del romanzo.
Anche la suspense manca quasi del tutto, non si tratta certamente di un thriller o di un libro che mira a folgorare il lettore con scoperte fenomenali. L'immedesimazione con i personaggi ci rende, però, interessanti ai loro accadimenti e quindi la voglia di andare avanti e di vedere cosa succede c'è comunque.
I personaggi sono veri, si possono quasi toccare da quanto sono reali. Ognuno è descritto in maniera accurata sia nell'estetica che, soprattutto, nella sua psicologia. Ci sono pagine e pagine che descrivono ognuno di loro e ce li fanno vedere chiaramente come se li avessimo davanti a noi. Questa resa dei personaggi è magistrale e la loro varietà e unicità mi hanno molto colpito.
I dialoghi tra i personaggi sono fantastici, anche questi rispecchiano pienamente le loro personalità e ce li rendono più cari o più odiosi a seconda delle loro parole e delle nostre inclinazioni. La possibilità di leggere ciò che pensa ognuno di loro mentre parla con l'altro e vedere come si rispecchia nel dialogo ciò che viene pensato ha reso il libro veramente godibile e divertente.
A proposito del divertimento, nonostante non sia prevalente nel libro, l'ironia è parte integrante della storia. Il lettore la può trovare sia in maniera esplicita in alcuni dialoghi e pensieri dei personaggi e anche in maniera implicita quando l'autore, soffermandosi su un qualche accadimento o una qualche frase, ci fa capire in sottofondo ciò che veramente ci vuole comunicare.
Il libro è diviso in quattro parti, la prima è quella più introduttiva dove vengono presentati molti personaggi e si comincia a capire bene la condizione del protagonista e di tutti coloro che hanno a che fare con lui. Le altre tre sono più simili tra loro, si differenziano perché presentano accadimenti diversi ma non per lo stile o il ritmo. QUella che ho preferito è la prima parte, ma per chi non ama particolarmente le descrizioni e le introspezioni dei personaggi forse risulterà quella più ostica. In caso riscontraste delle difficoltà tenete conto che nelle successive ci sarà più trama, anche se dubito che vi godrete molto il romanzo non apprezzando questo aspetto. La struttura è, perciò, ben fatta e non ci sono incrinature o elementi che non tornano, tutto è molto chiaro e credibile.
L'ambientazione è resa benissimo; si vede la camera di Oblomov chiaramente, tanto che ad ogni gesto dei personaggi l'autore non ha nemmeno bisogno di ricordarci l'esatta disposizione degli oggetti e nemmeno la loro condizione perché vediamo tutto chiaramente come in un film. L'atmosfera è sempre ben resa sia nei momenti di calma che di agitazione del protagonista.
Lo consiglio perché penso che valga la pena per chiunque provare a leggere questo romanzo. In più lo considero più semplice rispetto ai suoi contemporanei romanzi russi e penso che possa essere quindi un bel modo per approcciarsi ai russi senza andare subito sui più conosciuti ma più difficili da comprendere e apprezzare pienamente.