Anton Pavlovič Čechov è uno degli scrittori di cui non si necessita di recensione, perché vale sempre la pena di essere letto. Proverò a raccontarvelo nel modo migliore possibile, sperando di farvi capire la validità di questo autore, in caso ancora non lo conosceste.
l'800 è stato un secolo d'oro per i romanzi, i migliori classici mai letti appartengono spesso a questo secolo, specialmente se scritti da autori di nazionalità russa. Reparto numero 6 (conosciuto anche come La corsia n. 6) è un ulteriore esempio della qualità dei racconti russi del periodo, finalizzati sia all'intrattenimento che all'approfondimento di temi importanti per l'attualità. In questo racconto l'autore denuncia il sistema sanitario russo, raccontando delle condizioni in cui versavano i pazienti psichiatrici.
E non è addirittura grottesco fantasticar di giustizia quando ogni sorta di violenza viene accolta dalla società come una necessità razionale e giustificabile, e ogni atto di misericordia, come ad esempio un verdetto d'assoluzione, provoca una vera e propria esplosione di sentimenti di scontento e di vendetta?
Tema importante che viene corredato da un'altra tematica ad esso correlata, anche se più teorica; ha senso impiegare tempo e risorse per azioni che avranno sempre e comunque risultati effimeri e non durevoli nel tempo? La risposta dello scrittore sarà ben chiara alla fine del racconto, e per quanto entrambe le posizioni (del no e del sì) siano ben argomentate ci è impossibile non parteggiare per quella che verrà scelta da Čechov. Per questi motivi si può asserire che l'elemento principale e più importante del racconto è assolutamente la sua utilità, perché certamente quando si legge si cercano svago e divertimento ma quando si è davanti ad un libro con tematiche sociali e anche filosofiche interessanti, come questo, si aggiunge alla nostra lettura quel valore aggiunto che rende il tempo impiegato ancora più piacevole, perché portatore di riflessioni e pensieri profondi.
Ma poi, a che scopo impedire agli uomini di morire, se la morte è la fine normale e legittima di ciascuno? Che guadagno sarà mai, se un qualche venditoruccio o impiegatuccio riuscirà a sopravvivere per cinque, dieci anni di più? Che se poi il fine della medicina si volesse ravvisare nel fatto che i medicamenti alleviano le sofferenze, vien naturale di chiedersi: e perché alleviarle?
La verità è, però, che personalmente amo così tanto la capacità di descrivere i personaggi degli autori russi e, quindi anche di Čechov, che avrei anche rinunciato alle tematiche descritte ma mai e poi mai al tratteggio che l'autore fa di tutti coloro che popolano il Reparto numero 6. Non c'è frase, o addirittura parola, che sia di troppo, tutto ciò che leggiamo su di loro è esattamente ciò che ci serviva per capirli e conoscerli meglio. Se l'autore avesse anche solo descritto ognuno di loro, senza inserire altri elementi, l'avrei comunque considerata un'opera degna di essere letta, proprio grazie alla sua grande capacità di descrivere gli esseri umani. Sono "matti", ma li capiamo come se fossero le persone più ragionevoli che conosciamo.
Dal modo repentino con cui a tratti si ferma, e si fa a guardare i compagni, si indovina che ha in animo di dire qualcosa di grande importanza: ma poi riflettendo, evidentemente, che nessuno lo ascolterebbe, e lo intenderebbe, con un atto impaziente scrolla la testa e continua a sgambare.
La trama è, in realtà, piuttosto scarna; dando importanza alle tematiche di cui vi ho parlato e all'introspezione dei personaggi, di spazio per gli avvenimenti ce n'è poco, considerando anche la brevità del racconto. Io non l'ho ritenuto un aspetto negativo ed ho apprezzato la narrazione, strumento necessario per poter agglomerare tutte le altre componenti nel migliore dei modi.
Lo stile di Čechov è ottimo, come sempre rimpiango la mia ignoranza in campo linguistico e, perciò, la mia incapacità a leggere questi capolavori in lingua originale.
L'ambientazione ricopre un ruolo molto importante perché aiuta l'autore a descrivere le condizioni dei pazienti, l'ho trovata ben dosata ma adeguata allo scopo, trasporta il lettore passo passo, mostrandogli tutto come se fosse lì. È da un po' che ho finito il racconto, eppure il Reparto numero 6 è ancora perfettamente vivido nella mia mente.
Se non avete timore delle scottature di ortica, inoltriamoci per lo stretto sentiero che conduce al padiglione, e guardiamo che cosa succede là dentro. Aperta la porta d'ingresso, entriamo nell'atrio.
L'atmosfera è resa perfettamente, anche trattandosi solamente di un racconto si entra talmente tanto nella storia da capire perfettamente ciò che provano i personaggi, facendoci sentire come loro.
Consiglio questo racconto a tutti quanti, perché penso che possa dare molto anche a chi trova difficoltà con i classici, mentre per coloro che li amano sarà sicuramente una piccola perla da inserire nella propria libreria che verrà letta e riletta molto volentieri.
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