Desideravo leggere questo libro di Murakami da molto tempo. Di questo autore ho letto solamente Norwegian Wood, libro che ho amato tantissimo e che inserirei, senza dubbio, nel podio delle migliori letture dell'anno scorso. Questa recensione, relativa solamente al libro 1 di 1Q84, sarà quindi influenzata dalla differenza che ho intravisto tra le due opere. Questo libro mi è piaciuto molto, anche se non ai livelli di Norwegian Wood, ma penso che per la maggior parte della gente possa essere vero il contrario e vi spiegherò perché dopo avervi descritto un po' gli elementi di questo romanzo.
Il titolo del romanzo 1Q84, ricorda 1984 di George Orwell e questa somiglianza è voluta. Il paragone tra gli accadimenti di questo romanzo con quello di Orwell sono numerosi e ben chiari. Anche l'autore stesso, attraverso i suoi personaggi, parla di 1984 e delle analogie che si possono trovare con gli accadimenti di 1Q84. Probabilmente questa somiglianza sarà ancora più chiara nei prossimi volumi dove sicuramente verrà approfondito questo argomento. Da questa somiglianza si può dedurre anche che il libro vuole portare un messaggio che, almeno per ora, mi sembra rivolto più alla potenziale pericolosità della fede religiosa spinta all'estremo che alla dittatura, vedremo più avanti come si svilupperà. I temi trattati sono numerosi e spinosi; bullismo, violenza sulle donne religione, comunismo, il tutto ben trattato senza cadere nella propaganda di un'idea o del suo contrario né nell'esagerazione ed esaltazione di una situazione triste per far sì di coinvolgere il lettore attraverso trucchetti emotivi che non avrei gradito.
La trama, elemento fondamentale in qualsiasi romanzo, è difficile da valutare; trattandosi solamente di un libro su tre non posso accertare la coerenza e la coesione di tutti gli elementi, posso solamente dichiarare la mia impressione riguardo a questa piccola parte. L'ho trovata interessante e particolare, anche se devo ammettere che sono preoccupata per gli svolgimenti futuri perché, per quasi tutto il libro 1 la parte fantasy era presente ma non prevaleva prepotentemente nella storia, certi dettagli riscontrati alla fine del libro però, mi fanno pensare che il prossimo svolgimento sarà molto più indirizzato in quella direzione. Non ho assolutamente nulla contro il genere fantasy, per quanto tenda ad apprezzare di più altri generi, ma i libri che presentano un mix variabile di fantasia e realtà mi rendono sempre un po' scettica. Anche riguardo a questo, però, rimando il giudizio perché, magari, la mia impressione non verrà confermata durante la lettura dei successivi libri. Per ora, gli avvenimenti che più ho apprezzato, sono i flashback che raccontano le storie dei due protagonisti prima dell'anno in cui è ambientato il libro, sono ben piazzati, danno informazioni utili per capire la trama e le personalità dei personaggi e ti fanno venire ancora più voglia di andare avanti per vedere come si sviluppa il presente dei personaggi. Alla fine, come mi era stato fatto notare da chi l'aveva già letto, è parecchio ripetitivo. L'impressione, solo nel momento finale, è di qualcuno che cerca di allungare il brodo. Forse perché il libro era stato diviso in tre e si voleva rendere questo primo libro più lungo di quello che era, forse perché l'autore voleva che alla fine di questo libro ci fosse una specie di riassunto di tutte le impressioni dei protagonisti e di tutti gli avvenimenti, non saprei. La parte in cui succede, però, è breve perciò, per ora, la considero come una sfumatura venale. Vedrò poi, leggendo gli altri due libri, se questo si ripete o meno.
Per la struttura del libro, il discorso può essere considerato lo stesso perciò non ripeterò ciò che ho già detto per la trama. Aggiungo che ho apprezzato tantissimo il fatto che il libro sia diviso a metà; i capitoli si alternano tra il punto di vista di Aomame e quello di Tengo. Leggere quello che gli succede e chiedersi come le due storie si collegheranno e capirlo solo molto lentamente, mi è davvero piaciuto. Inoltre, in questo modo, se si trova meno interessante una delle due storie, è più facile andare avanti perché si bramerà comunque il momento in cui arriverà il capitolo successivo. I capitoli sono piuttosto brevi, una ventina di pagine in media, e ogni volta che ne termina uno con Aomame ce n'è uno con Tengo e viceversa. Personalmente ho preferito la storia di Aomame, però ho apprezzato anche i capitoli che vedono Tengo come protagonista.
Anche la suspense beneficia di questa struttura; tutto il tempo in cui leggevo le due storie mi chiedevo in che modo si sarebbero intrecciate e quando, così anche nei momenti più tranquilli, in cui la trama in sé non portava particolare attenzione ad andare avanti con la lettura, era la curiosità di risolvere il mistero delle due storie a portarmi avanti con la lettura.
Il ritmo è, senza dubbio, il tasto dolente del romanzo. Io l'ho apprezzato molto però mi rendo conto che per chi è abituato e apprezza letture come quelle dei thriller o romanzi d'azione, possa essere un grosso deterrente per continuare la lettura. Questo è un libro molto introspettivo, certo di cose ne accadono, ma non sono in primo piano come invece avviene nella maggior parte dei romanzi. Per questo motivo mi sento costretta ad inserirlo tra gli elementi indifferenti, ma vi assicuro che per chi ama romanzi più lenti e introspettivi questo non sarà affatto un problema. Non sono un'esperta di romanzi giapponesi ma, nelle poche letture che ho fatto, questo ritmo lento e cadenzato l'ho sempre trovato; ci sono romanzi che, per questo motivo, anche io ho trovato noiosi e altri che, invece, ho trovato migliori proprio per questo motivo. La differenza sta nel modo in cui l'autore riempie i "vuoti" tra un'azione e un'altra. In questo caso la prova è più che superata, almeno per quanto mi riguarda.
I personaggi sono stranissimi. Non saprei dire se sono verosimili o meno perché, anche se esistessero persone così, noi non lo sapremmo e non capiremmo mai il loro vero io interiore. Io li ho apprezzati moltissimo, ognuno ha la sua personalità, ognuno è descritto talmente bene nei suoi pensieri e nelle sue azione che per il lettore è come averli lì davanti a lui. Sicuramente non si può dire che siano frutto di stereotipi perché, per quanto possano contenere caratteristiche note e associate a determinate cose che gli sono accadute, hanno talmente tante particolarità diverse che è assolutamente impossibile pensare di averli già letti e conosciuti in qualche altro racconto o libro. Spesso poi le loro diversità portano a riflessioni particolari o a momenti divertenti in cui la loro particolarità dà brio alla storia e la rende anche simpatica e divertente nonostante i temi trattati.
I dialoghi sono altrettanto strani, trattandosi di personaggi fuori dal comune è inevitabile che anche il loro modo di parlare sia diverso. Come mi capita sempre durante le letture dei migliori romanzi lo stile di qualcuno di loro mi è rimasto attaccato per qualche giorno e i miei pensieri sono stati contagiati da quel modo di parlare. Assolutamente stupendo quando accade e una grande tristezza quando, com'è inevitabile, l'impatto forte che mi ha lasciato il libro lascia il posto ad uno nuovo e va ad inserirsi nei ricordi a lungo termine.
Lo stile di Murakami a me piace tantissimo. Parla anche di cose crude o prive di morale ma lo fa in un modo tale da farmi sentire in paradiso. Il suo stile è onirico, quando leggo provo più la sensazione di essere in un sogno che in camera mia a leggere. Mi sento come se fossi su una barca che viene trasportata dal vento, molto lentamente, senza allarmarmi e portandomi esattamente dove voglio andare. Non è molto da me scrivere in termini metaforici, ma è proprio questo romanzo che ti induce a farlo.
L'ambientazione è talmente ben descritta che, per quanto non abbia mai visitato quei luoghi e non abbia nemmeno idea di come immaginarmeli, me li vedo davanti come se si trattasse di casa mia. Essendo un mio sogno ad occhi aperti magari potrebbe anche essere tutto sbagliato ma ai miei occhi tutto è reale, leggendo sono entrata talmente tanto nell'idea del romanzo che, una volta finito, ne sono rimasta spiazzata. Le descrizioni sono vivide e poetiche, ma non esageratamente complesse da dare l'aria di quacosa di creato ad hoc per affascinare il lettore.
Ora faccio una breve comparazione tra le mie due letture di Murakami. Leggendo le recensioni di Norwegian Wood ho notato che in molti lo ritengono la pecora nera della produzione di Murakami e, anche altri che l'hanno apprezzato, ritengono che sia molto diverso da ciò che l'autore aveva scritto in precedenza. Come ho già detto, non ho letto altro di questo autore perciò non posso parlare delle opere di Murakami in generale, posso però darvi le mie impressioni sulle differenze tra questi due romanzi, perché per chi ha letto uno dei due e non sa se leggere l'altro possono essere utili nella decisione. Prima di tutto la differenza è di genere, Norwegian Wood non è affatto fantasy e, per quanto non parli di avvenimenti quotidiani, è assolutamente più attinente alla realtà. Perciò se è il genere ad ispirarvi vi sarà utile sapere che non è lo stesso nei due libri e se, viceversa, non amate i fantasy saprete così su quale dei due orientarvi. Se siete, invece, parte di coloro che hanno trovato 1Q84 lento e noioso, non leggete assolutamente Norwegian Wood perché è senza dubbio più lento e introspettivo, probabilmente non vi sembrerà possibile ma è così. Per questo motivo penso che 1Q84 possa piacere di più alla maggior parte della gente, ed è forse per questo che viene visto così diversamente dai lettori di Murakami. Per quanto riguarda il resto, però, non ho trovato grandi differenze, lo stile, la capacità di descrivere personaggi e ambientazione, i dialoghi particolarissimi, tutto è presente in entrambi i romanzi e li rendono belli ed imperdibili e, perciò, se non date particolare importanza a genere e ritmo vi esorto a leggerli entrambi.
Lo consiglio perché lo ritengo una perla, anche solo per lo stile di Murakami. Non è, però, un romanzo per tutti i gusti e nemmeno adatto ad ogni momento della vita. Si tratta di un libro lento ed introspettivo e bisogna leggerlo più con questa prospettiva che quella della lettura di un libro fantasy o di intrattenimento.