Gabriel García Márquez fa parte di quella infinita lista di autori che si deve conoscere per sentirsi lettori di serie A.
Premio Nobel per la Letteratura nel 1982 (esattamente un anno dopo la pubblicazione di questo romanzo in lingua originale) è senza dubbio il capostipite del realismo magico (termine da lui detestato, tra l'altro) portato avanti da autori contemporanei importanti come
Isabel Allende.
Io ho iniziato a leggerlo quando ero ancora piuttosto piccola, oggi come oggi mi chiedo come sia possibile che io lo sia riuscita a capire ed apprezzare un autore così profondo a quella età, ma fatto sta che, da subito, è entrato nella rosa dei miei autori preferiti.
Ho letto quasi tutti i libri pubblicati in Italia e non mi è capitato nemmeno una volta di non apprezzarli, anche se ne ho amati davvero solamente alcuni.
Cronaca di una morte annunciata è il libro perfetto per iniziare a conoscere questo autore ed è, perciò, quello che solitamente consiglio a chi vuole provare a vedere se amerà o meno il suo stile di narrazione. I vantaggi del libro sono ovviamente dati dalla sua brevità; in caso non piacesse renderebbe la lettura non troppo pesante e, se invece come si spera piacerà, si chiuderà con una tremenda voglia di leggere subito altro di questo autore!
Quest'estate ho deciso di rileggere quello racconto totalmente per caso; l'ho prestato al mio ragazzo per farglielo leggere al mare ma poi mi sono sentita "chiamare" e, così, l'ho riletto anche io! E lo ammetto, temo che lo rifarò molto presto!
Non credo di poter essere tacciata come annunciatrice di anticipazioni (o di spoiler, se vogliamo essere più moderni) nel dirvi che la trama di questo libro è contenuta perfettamente nel titolo (fedele all'originale): Cronaca di una morte annunciata. Il libro inizia, infatti, col dichiarare che il protagonista, Santiago Nasar, morirà quel giorno e, nelle pagine seguenti, leggiamo appunto la cronaca di come esso è avvenuto. Sfido chiunque a rimanere indifferente verso un libro sapendo che il protagonista morirà, la natura umana è fatta dall'80% di curiosità (oltre che da molta, moltissima acqua) e viene assolutamente spontaneo chiedersi "ma perché l'autore ci dice subito che Santiago morirà? Dov'è l'inghippo?". Il libro, perciò, anche solo dal titolo attira tantissimo. La verità, però, è che c'è di più: il libro è tratto da una storia vera. Si tratta, infatti, di un fatto di cronaca che ha colpito da vicino lo stesso Márquez, dato che conosceva molto bene la vittima. Molti dei nomi dei personaggi, anche quello del protagonista, sono stati cambiati ma la narrazione, anche se romanzata, è piuttosto fedele a ciò che, effettivamente, successe. L'autore ha atteso molti anni prima di pubblicare la storia per rispetto alla madre della vittima, fortemente colpita dalla morte del figlio.
Se non siete tra coloro a cui viene la pelle d'oca a leggere "Tratto da una storia vera" non vi preoccupate; non è finita qui. Lo svolgimento, infatti, anche da solo basterebbe a convincervi che questo libro meritava di essere letto. Colpisce tantissimo il fatto che di motivi per cui Santiago non morisse ce ne fossero a bizzeffe, eppure, il destino, la sfortuna, o qualunque cosa a cui voi crediate hanno fatto sì che ciò accadesse nonostante tutto.
Non credete nel fato, non pensate che tutto fosse già scritto in precedenza? Allora amerete l'aspetto sociologico del romanzo che, attraverso milioni di motivazioni diverse, ci spiega il perché nessuno sia riuscito ad intervenire nella storia creando, così, un diverso epilogo. I personaggi, infatti, sono numerosi e descritti piuttosto bene (considerando poi che si tratta di un libro davvero breve la cosa è anche più sorprendente) e ognuno di loro dà tranquillamente la sua motivazione personale sul come e quando ha fatto sì di non modificare la storia.
Lo stile dell'autore per quanto fortemente influenzato dall'area geografica di provenienza e, quindi, parecchio diverso da quello più abituale che può essere quello italiano o statunitense, è di facile comprensione grazie alla sua semplicità. Márquez è uno di quegli autori che riesce a raccontare quello che vuole con una semplicità tale da farlo sembrare un gioco da ragazzi. In questo caso il narratore della storia è lui, anche se non viene specificatamente detto ma può essere desunto da alcuni particolari; 23 anni dopo l'accaduto il narratore si è recato sul posto per sentire le testimonianze di coloro che avevano partecipato attivamente o passivamente all'ultimo giorno del giovane Santiago Nasar.
La struttura intriga particolarmente perché non tutto è indicato in ordine cronologico. Prima di tutto viene indicato l'omicidio, poi si passa alla cronaca cronologica di ciò che hanno fatto il protagonista e i personaggi prima che quella giornata terminasse nella, già annunciata, tragedia.
Vi sono, però, anche analisi (o flashback in giovinese) che descrivono al meglio alcuni personaggi e le loro relazioni e alcune prolessi (flashforward, sempre per i più giovani) che raccontano, appunto, ciò che il narratore ha chiesto ai personaggi 23 anni dopo l'accaduto.
L'atmosfera percepita, come vi ho già in parte anticipato, è quella di ineluttabilità, fato, presagio. Vediamo il protagonista muoversi all'interno del paese con la consapevolezza che ogni suo singolo gesto porterà a ciò che già sappiamo. Non possiamo fermarlo, non ci può sentire mentre gli urliamo "cambia la tua scelta, non lo fare!" e imperterrito va avanti nel suo cammino, ancora ed ancora. D'altro canto, però, penso che molti dei lettori, come me, non faranno altro che sperare che si salvi, perché la consapevolezza non può nulla contro la speranza.
L'ambientazione è, invece, data per scontata. Tutto è diverso da ciò che conosciamo e possiamo vedere ai giorni nostri, mentre per l'autore non si tratta d'altro che un paese che rivive fedelmente nei suoi ricordi. Ci è possibile, ovviamente, comprendere le dinamiche di ciò che succede ma avrei gradito qualche descrizione in più, per renderlo ancora più interessante.
Infine, il
ritmo. L'autore, in genere, scrive libri più lenti anche se molto interessanti, in questo caso invece, la narrazione è più veloce (anche se di fatti veri e propri non ce ne sono certamente come in un thriller) e il libro termina in un baleno. Perfetto, perciò, per essere letto anche
Sotto l'ombrellone in totale relax.
Gabriel García Márquez è un autore che dovrebbe essere letto da chiunque e Cronaca di una morte annunciata è uno dei suoi migliori libri, nonché perfetto per essere iniziati a questo autore, perciò, non posso che consigliarlo a tutti voi.
In tutto questo l'unico problema sorto è che ho una voglia incredibile di rileggere anche Cent'anni di solitudine e non so se riuscirò a resistere ancora a lungo!