Primo libro dell'anno, primo libro del blog e, soprattutto, primo libro di Roth che leggo: un ottimo modo per iniziare. Ho apprezzato lo stile di Roth sin da subito e, sebbene sia il primo libro che leggo, ho già inserito l'autore nel mio cassetto mentale degli "autori di cui devo leggere tutto".
La caratterizzazione dei personaggi è, senza dubbio, l'elemento che più mi ha colpita; non mi è quasi mai capitato di leggere di personaggi così reali, così verosimili, così comprensibili. Durante la lettura si impara a conoscere la personalità di ogni personaggio, anche quelli secondari, e si riesce veramente a capire ogni punto di vista. Nei libri solitamente, come capita nella vita reale, si hanno personaggi preferiti con cui ci si immedesima di più e personaggi che, invece, non ci piacciono perchè ci sembrano malevoli, cattivi o non rispecchiano ciò in cui crediamo. Sia che si tratti di romanzi in cui i personaggi sono più realistici, sia che si tratti di romanzi con il classico buono o cattivo ben determinato, è comune che l'empatia del lettore venga quasi totalmente indirizzata verso il protagonista o, comunque, verso colui a cui il narratore ha voluto avvicinarci. Solo nei romanzi in cui non c'è un vero protagonista bensì molteplici personaggi di cui leggiamo direttamente i pensieri capita solitamente che i lettori possano avere diversi preferiti e diverse antipatie. Un esempio può essere un qualsiasi libro de "Le cronache del ghiaccio e del fuoco" in cui ogni capitolo vede un protagonista diverso.
In questo libro, invece, un protagonista c'è eccome eppure alla fine della lettura, nonostante se ne sia parlato di più, si ha l'impressione di conoscerlo intimamente come gli altri personaggi. Di ogni personaggio vengono spiegate sia le qualità sia le azioni che, senza immedesimarsi in loro, non potrebbero apparire in nessun modo opera di un innocente o, comunque, comprensibili allo stesso livello.
In "La macchia umana", invece, il lettore fa un'esperienza totalmente diversa, è totalmente impossibile, anche per chi tendenzialmente fatica a immedesimarsi nei personaggi, non incorrere in qualche interrogativo durante la lettura. Ci viene, infatti, dapprima raccontata un'azione sgradevole fatta da un personaggio all'altro raccontandola dal punto di vista della "vittima" ma, successivamente, si leggono i pensieri anche del "carnefice" e, anche se la situazione oggettiva rimane la stessa, non necessariamente accade anche all'opinione del lettore.
Tutti i personaggi del romanzo sono sia vittime che carnefici, ogni lettore è chiamato a simpatizzare e a capire il personaggio che davvero ritiene il "migliore" e non necessariamente il protagonista. Non esiste il personaggio buono, ognuno esplica nei pensieri e nelle azioni degli sbagli, dei difetti che il lettore potrebbe non apprezzare, non ci sono nemmeno dei cattivi "puri", consapevoli di fare del male per il desiderio stesso di farlo. Ogni cattivo ha una motivazione, ogni cattivo ha un'anima, ogni cattivo pensa di essere lui il buono, la vittima e, dal suo punto di vista, ha persino ragione.
Coleman Silk è il protagonista, perciò si tenderebbe a simpatizzare per lui, scopriamo, però, fatti che lo fanno conoscere anche per i suoi difetti, il profondo egoismo su tutti. Una frammento che penso rispecchi il pensiero di Coleman prima e dopo il suo cambiamento di vita: "Era il momento di cedere, di lasciare che questo semplice e ardente desiderio fosse la sua guida. Al di là della loro accusa. Al di là della loro incriminazione. Al di là del loro giudizio. Impara, si disse, prima di morire, a vivere al di là della giurisdizione della loro irritante, odiosa, stupida condanna".
Faunia è una vittima degli eventi, fa tre lavori e ha avuto una vita difficile, difficile vederla come cattiva ma anche lei ha sviluppato un cinismo e un egocentrismo tale da modificare l'opinione generale su di lei.
Les Farley è cattivo, è violento ma è anche un reduce del Vietnam che vorrebbe tornare indietro e vivere la vita che aveva prima, ma non può e fa di tutto per stare bene, senza riuscirci. "La ricompensa! Continuavo a pensare al Vietnam. A tutte le volte che ho creduto di essere morto. Ecco come ho cominciato a capire che non posso morire. Perché sono già morto. Perché sono già morto nel Vietnam. Perché sono un uomo che è già morto, cazzo".
Delphine Roux ha una mente limitata da preconcetti, è rigida, è ferrea ma in realtà lotta con l'ambivalenza della sua personalità: troppo giovane per essere una donna sicura di sè e troppo indipendente per poter vivere la frivolezza che le servirebbe.
La trama è un altro elemento positivo, si viene a conoscenza di elementi fondamentali nella comprensione della storia in maniera graduale e lenta ma anche interessante e coinvolgente. Un libro che fa invidia ad un thriller in quanto a colpi di scena ma che, a differenza di un thriller, colpiscono più psicologicamente che per la sorpresa dell'inaspettato.
Lo stile è ottimo, fluente, utilizza parole più ricercate rispetto a un romanzo comune ma comunque comprensibilissimo e alla portata di chiunque.
L'ultimo elemento che voglio citare è il messaggio che trasmette, fondamentale per apprezzare il libro. Come in parte si evincerà da quello che ho scritto sui personaggi, è un romanzo ambivalente che non vuole dire cosa è giusto e cosa è sbagliato ma vuole più che altro fare capire che a tutto c'è una spiegazione e che a tutto c'è una conseguenza. La macchia umana lo ritengo un titolo azzeccatissimo, in questo caso la macchia umana è Coleman Silk ma mi sento di dire che noi tutti siamo macchie umane e che questo libro ci aiuta a capirlo. "-Tutti sanno- è l'invocazione del cliché e l'inizio della banalizzazione dell'esperienza, e sono proprio la solennità e la presunta autorevolezza con cui la gente formula il cliché a riuscire così insopportabili. Ciò che noi sappiamo è che, in un modo non stereotipato, nessuno sa nulla. Non puoi sapere nulla. Le cose che sai... non le sai. Intenzioni? Motivi? Conseguenze? Significati? Tutto ciò che non sappiamo è stupefacente. Ancora più stupefacente è quello che crediamo di sapere"
Il paragone con il film è d'obbligo. Sconsiglio caldamente, come per ogni libro, di vedere il film prima della lettura del libro. Il film è molto simile, si rifà molto al libro ma mancano molte parti. L'idea finale che ci si fa della trama, del messaggio del libro e , soprattutto, dei personaggi è diversa da quella che ci si può fare durante la lettura del romanzo perché non viene dato abbastanza spazio ai personaggi e la decisione del regista di non inserire determinate scene toglie la possibilità a chi lo vede di farsi una propria opinione su di loro, elemento che ho fortemente gradito nel romanzo. Probabilmente il regista ha inserito nel film gli elementi per lui importanti dei vari personaggi, togliendo questa facoltà a noi. Il film in sè è ottimo, ma non riesce a portare lo stesso messaggio del libro, in parte proprio perché i personaggi non sono ambivalenti come nel romanzo.
Lo consiglio, ma non si tratta di un libro leggero e scorrevole perciò va letto dal lettore giusto e nel momento giusto. L'interiorità e i pensieri dei personaggi sono un elemento dominante perciò non è adatto a chi predilige romanzi con molta trama e meno i momenti introspettivi. Ci sono anche diverse citazioni di greci, latini e di libri quali "La morte a Venezia", penso che possano essere apprezzati meglio se letti da chi li conosce almeno nei loro elementi principali. Anche le accuse contro Lincoln in ambito sessuale hanno una grande rilevanza perché c'è un ponte di paragone con la trama, vi consiglio di informarvi sui tratti salienti per riconoscere i personaggi citati.