Fare il blog è davvero bellissimo per me e aiutare autori ed editori recensendo i loro libri è appagante perché so che loro si fidano della mia valutazione, mi capita però, a volte, di dover staccare dalle letture predeterminate e leggere qualcosa di solamente mio.
Chi segue il blog dai suoi inizi ha visto nascere e crescere il mio amore per Philip Roth. La prima recensione del blog è stata quella de La macchia umana e, da quel momento, Roth è entrato definitivamente nella lista degli autori contemporanei di cui voglio leggere tutto.
In questo anno e otto mesi vi ho recensito anche La controvita e, poco tempo fa, Pastorale americana altri due titoli di questo autore che hanno riconfermato e, addirittura, ampliato positivamente ciò che avevo pensato di lui sin dalla prima lettura.
Per questo motivo in questi giorni ho sentito la necessità di fare una piccola pausa e di leggere questo romanzo che da tempo mi aspettava sugli scaffali della mia libreria. La pausa è stata breve (l'ho finito in un pomeriggio) ma assolutamente rigenerante, Roth non mi ha delusa nemmeno questa volta, sebbene il romanzo non sia così simile alle precedenti letture.
Come chi conosce l'autore o ha seguito il blog sa già, moltissimi dei romanzi di Roth vedono come protagonista Nathan Zuckerman, vero e proprio altre ego letterario dello scrittore. I tre libri citati e recensiti in precedenza sono tutti appartenenti a questo filone mentre Indignazione no e ciò rappresentava una vera novità per me.
Il protagonista è un ragazzo di diciannove anni e, al contrario di Zuckerman che si concentra principalmente sulla vita degli altri, ci racconta tutto ciò che gli è successo dalla nascita fino a quel giorno. La sua intelligenza, le sue capacità lessicali e, soprattutto, la sua indignazione, rendono il racconto interessantissimo; ci immedesimiamo in lui immediatamente e ragioniamo come lui.
Gli altri personaggi fanno da contorno alla storia del protagonista, quest'ultimo è però così bravo ad osservare e ad analizzare coloro che gli stanno intorno (e questa dote è assolutamente accumunata a Zuckerman) da riuscire a descriverceli comunque al meglio.
La trama non è altro che la vita del protagonista, raccontataci direttamente dalla sua voce. La vita di un ragazzo ebreo, figlio di un macellaio kosher, primo nella sua famiglia ad affrontare lo studio fino al college. La trama di una storia reale anche se non vera, qualcosa che potrebbe essere successo a tantissimi ragazzi del periodo e di cui il protagonista, non fa che da portavoce.
Il racconto è contestualizzato nei primi anni della Guerra di Corea in due luoghi davvero interessanti per i lettori più voraci. Il primo è Newark, città natale di Philip Roth nonché teatro di molte storie raccontate nei suoi romanzi, il secondo è Winesburg luogo di fantasia che rimanda al libro di Sherwood Anderson, I racconti dell'Ohio, libro che non ho letto ma che, certamente, recupererò il prima possibile! La capacità di Roth di descrivere l'ambientazione è quasi perfetta; non ci descrive il luogo come se non lo conoscessimo perché è il ragazzo a raccontarcelo e lui lo conosce molto bene, ma ci dà le informazioni fondamentali che ci permettono non solo di immaginarlo ma anche di capirlo. Con Newark il compito di Roth potrebbe essere considerato semplice, dato che è un luogo che conosce davvero bene, eppure anche con Winesburg ha le medesime capacità; non abbiamo bisogno di nessun elemento in più, immaginiamo il protagonista in quel luogo con grandissima facilità.
Passiamo ora a ciò che davvero contraddistingue Roth e che rende ogni suo libro, indifferentemente da tutto il resto, degno di essere letto: lo stile. La scrittura di Roth non è strana o particolare; la sintassi è classica e non troviamo assolutamente nulla fuori posto, eppure, quello che ci troviamo davanti è assolutamente unico. Roth ha la capacità di rigirarci come un calzino; in molti libri ha già dimostrato di riuscire a svolgere voli pindarici incredibili senza farci deconcentrare un secondo e, in questo romanzo, decisamente più lineare rispetto al solito, ci racconta tutto con una facilità tale da farci credere che la scrittura sia ciò che di più facile si possa trovare al mondo. Philip Roth ha fatto dello scrivere un'arte, potrei leggere un suo scritto privo di qualunque trama per ore ed ore senza nemmeno accorgermene e, in questo romanzo, non fa eccezione. Il vantaggio di Indignazione rispetto ai precedenti recensiti è che si tratta di un romanzo decisamente meno pesante e, perciò, affrontabile anche da lettori più inesperti o con più difficoltà a concentrarsi. Nonostante ciò non perde assolutamente di valore e, anzi, ci mostra di riuscire a fare tutto; anche raccontarci una storia più semplice e lineare senza farci mai pensare a qualcos'altro.
E qui mi ricollego con il ritmo che è, per la prima volta in un libro di Roth, piuttosto veloce. Negli altri romanzi sembrava del tutto normale che usasse un ritmo lento perché ciò si confaceva perfettamente a ciò che voleva raccontare e in questo caso è altrettanto vero il contrario. Ovviamente non dovete fraintendermi; questo libro non è un thriller con il ritmo serrato e dubito che esistano romanzi a questo livello narrativo (cioè con grande significato, ben scritti e, soprattutto, con introspezioni così rilevanti) che possa essere veramente considerato tale. Ciò che intendo dire è semplicemente che, rispetto al genere letterario e ai precedenti romanzi letti dell'autore, la storia qui scorre in maniera molto più fluente e leggera.
L'atmosfera si percepisce ma in molti casi non viene rimarcata. Se dovessi trovare qualcosa di migliorabile in un libro che, in realtà, trovo pressoché perfetto, sarebbe questa. La verità è che, come sapete voi lettori assidui del blog, di rado io soffro, mi arrabbio e, in questo caso, mi indigno insieme ai protagonisti dei romanzi che ho letto e, invece, con Indignazione l'ho fatto eccome e, le emozioni che ho provato, me le ricordo ancora anche oggi e le ricorderò anche per molto tempo.
Ritengo Philip Roth un genio, un autore imperdibile che vale sempre la pena di essere letto. Penso anche che molti suoi scritti siano troppo pesanti per molti lettori e che non siano assolutamente adatti a qualsiasi momento. Se siete dubbiosi ma gli volete dare una possibilità questo è il libro perfetto per farlo; contiene tutti i suoi pregi limitando quelli che per alcuni possono essere considerati i suoi difetti. Io lo consiglio a tutti perché si tratta di un romanzo bellissimo, scritto da uno dei migliori autori di questi tempi, con un grande significato e, per giunta, velocissimo da leggere.
Dedico la mia ultima frase a Einaudi una Casa Editrice che snobba i bookblogger e che sta tendenzialmente antipatica in questo mondo. Io, però, sono soprattutto una lettrice e non posso che ringraziare la CE che, più di tutte, mi garantisce la possibilità di leggere libri di qualità incredibile. Cara Einaudi, so che non mi leggerai mai, ma sappi che io ti amerò per sempre e che il mio amore non corrisposto continuerà imperituro fino a farmi comprare ogni tuo singolo libro!