TRAMA IN BREVE

Continua la storia di Ettore, che comincia subito dopo le vicende di Glock 17.
In questo secondo volume il rischio di perdere tutto è grande. Riuscirà il Gatto a sfruttare al meglio anche quest'ultima vita?

Per la prima volta da anni una mano mi stringe il cuore e un'altra lo stomaco. Ho paura. Ho paura e questa sensazione, antica e nuova, mi rende debole.
Sono vulnerabile, non sono un soldato di ferro.
Sono il Gatto e sto vivendo l'ultima vita che ho.

DEDICA

A mio padre

EPIGRAFE

L'odio è cieco, la collera sorda, e colui che vi mesce la vendetta, corre pericolo di bere una bevanda amara.
(Edmund Dantes, Conte di Montecristo)

INCIPIT

Padre Nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà.

Dammi mani di pietra che non tremino quando stendo il braccio che tiene il pezzo.
Dammi un cuore di pietra che non batta quando guardo un uomo di merda che muore.
Dammi occhi d'acciaio che non si chiudano mai e dita di metallo fuse intorno al grilletto.
Dammi un respiro di marmo che non devii la traiettoria del proiettile che sparo.

RECENSIONE

Prima che il mondo sparisca parlo al bastardo. Mi costa sforzo. Biascico.
«Quarantasette».
«Che cazzo significa?».
«Sei un morto che parla».

47, L'oscurità del Golem è il secondo volume della serie noir di Emanuele Bissatini, edito Round Robin.

In questo secondo libro la vicenda continua immediatamente dopo gli accadimenti del primo. È possibile comprenderlo anche leggendolo in modo autonomo o anche se è passato molto tempo dalla lettura del precedente, ma dato lo stretto collegamento tra i due testi consiglio di leggerli in ordine e, possibilmente, uno dietro l'altro.

L'impressione generale, infatti, è quello di un lungo testo che è stato suddiviso in parti e sottoparti, ognuna delle quali coerente ed autoconclusiva, che riesce ad avere significato sia se letto in generale che nel dettaglio, aspetto raro per una serie che, solitamente, presenta o l'una o l'altra caratteristica.

Onde evitare di ripetere e/o di anticipare aspetti fondamentali presenti nel primo volume (QUI la recensione di Glock 17), in questa recensione cercherò principalmente di analizzare le differenze che ho riscontrato tra i due testi, parimenti validi e consigliabili.

47 vede, sicuramente, un maggiore esercizio di stile da parte dell'autore che utilizza le medesime modalità narrative scelte in Glock 17 ma ne aumenta la frequenza e la portata.

Il primo aspetto che colpirà sin dall'incipit è la presenta di un punto di vista aggiuntivo rispetto a quello del protagonista. Veniamo a contatto, infatti, anche con il Golem, il "cattivo principale", anche se questa definizione è decisamente limitante, di questo volume. I capitoli dedicati ai suoi pensieri sono pochi e molto brevi, contraddistinti da un linguaggio diretto e personale che, pur dimostrando nei suoi contenuti l'instabilità del personaggio, convince anche di più dei capitoli principali.

La narrazione degli altri capitoli è, invece, lasciata a Ettore, il protagonista, che ci parla e ci racconta tutto al presente e in prima persona.
Lo stile rimane lo stesso del volume precedente; molto descrittivo – all'inizio di ogni nuova scena spiega il contesto e ce lo lascia raffigurare dentro la nostra mente– , molto cinematografico – con discorsi diretti d'impatto che si riescono facilmente ad immaginare sulla bocca dei migliori attori pulp – e anche profondo – con riflessioni, analogie e metafore filosofiche che rappresentano molto bene lo stato d'animo del protagonista e gli donano spessore.
Quest'ultimo elemento, costituito da digressioni che spezzano l'azione, è decisamente più frequente in questo secondo volume e, sebbene sia sempre ben fatto, comprensibile piacevole da leggere e molto originale, rappresentate così diffusamente possono dare una leggera impressione caricaturale, togliendo un po' di naturalezza alla scelta lessicale di Ettore che, qui, sembra un po' troppo attento a compiacere il lettore e a convincerlo.

Sono un albero, ho rami spezzati e radici vecchie che non fanno più scorrere il sangue della terra.
Sono un albero, ho la corteccia strappata e profonde incisioni intorno alle quali sto diventano vecchio.
Sono un albero, usano il ferro contro di me per recidere l'unica parte ancora viva.

Altro aspetto maggiormente ricercato è la scelta di raccontare scene cronologicamente sfalsate, anticipando qualcosa e tornando indietro nel tempo solo successivamente, mostrando ciò che mancava.

Come ho già asserito nella mia precedente recensione, Emanuele Bissattini conosce e gioca molto bene con la lingua italiana e lo dimostra anche in 47. Trattandosi però di un testo noir in prima persona, molto legato all'emotività del momento, trovo che la maggiore ricercatezza stilistica (già presente precedentemente e ottimamente dosata) possa rischiare di inficiare in parte sulla veridicità del racconto che, anche il lettore amante del bello stile, si aspetta maggiormente di pancia, in un testo come questo e che viene ottimamente reso attraverso altri elementi (come ad esempio il riportare i dialoghi scrivendo "Io." nella riga superiore del testo, dando una sensazione di dinamicità e schiettezza).

In conclusione, 47 è un seguito che convince quanto il primo volume di serie ma che indugia leggermente di più sulla capacità stilistica dell'autore, indubbia anche in Glock 17. Tutto il resto rimane immutato; ambientazione resa efficacemente sia nell'aspetto realistico del vivere e del muoversi, sia nell'aspetto che si lega al genere noir (malavita, luoghi d'incontro, scenografia di ogni scena importante ecc), ritmo velocissimo che porta a terminare il testo molto velocemente e con curiosità, messaggio profondo che bilancia i momenti maggiormente pulp ed espliciti che non risultano mai eccessivi e, anzi, intrattengono.

Trattandosi di un noir, non mancano scene violente, linguaggio esplicito e volgare e, talvolta, qualche asserzione che possono far storcere il naso ai lettori che cercano tutt'altro dalla lettura ma niente di tutto questo, per chi conosce e ama il genere, è recepito come sbagliato, anzi, l'autore riesce molto bene ad equilibrare tutti gli elementi del testo, riuscendo ad accontentare tutti i gusti.
Per questo motivo e per la qualità oggettiva del volume, mi sento di consigliarlo a tutti. Meglio se letto subito dopo Glock 17.

CITAZIONI

Adesso sono duro.
La vendetta è una strada di montagna. Il passo giusto è lungo, camminato senza fretta.

Rimanere qui, ora, cercare di ricordare cosa mi ci ha portato, è una missione. La mia, missione. Ci provo ma è come se avessi una lama piantata nella testa e se provo a ricordare, quella lama brucia.
Ricorderò. So che ricorderò. Non mi piacerà.
La memoria tornerà insieme al dolore che già sento sotto pelle...

L'officina attorno a me è sempre più spoglia, sempre più nuda. Un lampo mi dice che quell'officina sono io. Senza più armi, senza opportunità. Solo rottami, ferri che una volta servivano per andare da qualche parte e adesso sono rifiuti.

Ho imparato l'amaro segreto che chi vive può essere falciato da una lama, bruciato da un proiettile, spaccato con una mazza. So dare la morte ma non sono bravo con la vita. Non con la mia, non con quella delle persone che amo.
La felicità è una canzone e io sono stonato. L'unico mio mare é il mare, sono squalo oppure preda.

Non mi fido della fortuna. La fortuna è donna e le donne sono puttane.

Roma è una bestia selvaggia, non la puoi controllare. Non la tiri per le redini, non la tieni in gabbia.
Puoi possedere una strada, un quartiere. Un bar.
Puoi fare di quello che tieni una missione. In piccolo contributo che porta ordine nel caos.

Immaginare, pensare e creare. Anticipare col pensiero la realtà. Questa merda è il gioco di Dio. Se pensi come un uomo, mettere un piede davanti al destino è un gesto che ti incula.

Gli oggetti che possiedi alla fine ti possiedono. E quando ti possiedono ti soffocano.

QUARTA DI COPERTINA

Ettore, “il Gatto”, il killer con la passione delle moto che si rifugia nella sua officina, torna tra le strade di Roma nel secondo capitolo della Trilogia noir di Emanuele Bissattini. Dopo il successo di “Glock 17, la pazienza dell’odio”, la storia prosegue con una disperata corsa contro il tempo che vedrà il protagonista faccia a faccia con l’odio cieco e la collera del Golem. Un uomo di pietra, l’assassino che non prova sentimenti e distrutto da un dolore interno che il lettore scoprirà pagina dopo pagina. Nato orfano e addestrato solo per la vendetta, Golem è un figlio del buio di questa città. Assoldato da Spartaco, il re dell’eroina di Roma Sud che vuole regolare una volta per tutte i conti con Ettore, il killer di Primavalle. In questa nuova vicenda, ricca di colpi di scena, l’autore continua con la descrizione minuziosa e dura del contesto criminale della città. C’è Magilla, impresario senza scrupoli che coinvolge Ettore e Mohamed, pugile e ragazzo di strada, in un incontro clandestino di dirty boxe infiltrato dalla mafia cinese. Ci sono Lucilla e Teresa, le donne del Gatto, una in pericolo e l’altra forse persa per sempre. E Sigmund, “il Tedesco”. Colui che osserva e lavora nell’ombra sempre un passo indietro ad Ettore, che si conferma “il personaggio più avvincente della storia” – secondo le recensioni dei lettori. Questa volta il Tedesco dovrà scegliere se il voto fatto a un amico morto vale la vita di un altro amico che muore. Soprattutto attorno al tavolo c’è la scelta che un uomo fa davanti a uno specchio: vivere o morire, essere libero o perdersi per sempre e chiudere gli occhi nell’oscurità che rimane l’ultima compagna di viaggio.

PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
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