L'isola del tesoro è il mio tallone d'Achille. Nello scaffale della libreria ne ho una decina di versioni diverse e le ho lette tutte più di una volta. Ebbene sì, quello che ho detto è vero, non sto scherzando! La prima lettura è stata quando ero molto piccola, l'età non la ricordo, e mi è rimasto dentro talmente tanto da crearmi una sorta di dipendenza che mi ha indotto a leggerne diverse traduzioni e a leggerla ogni tot anni. Lo comincio proprio a sentire che mi chiama dalla libreria, lui sa che devo leggerlo, e io da brava schiava come sono rispondo al richiamo. Da questo potete capire benissimo che non ho nessuna possibilità di fare un commento oggettivo di questo libro, anche se ci proverò il più possibile.
Comincio subito col dire che, averlo letto in molte versioni differenti mi influenza molto e, per quanto non sia interessata a fare pubblicità ad un editore rispetto all'altro vi dico già che la mia versione preferita in quanto a contenuto è quella di Feltrinelli, semplicemente perché nell'appendice c'è un commento al libro di Stevenson in persona, cosa non da poco per un'ossessionata come me!
Ah, non ve l'ho detto giusto? Ebbene sì, non sono fissata solamente con questo libro in particolare ma idolatro proprio Stevenson come autore. Ho letto tutto ciò che ho potuto reperire di quello che ha scritto (anche se solo una volta, dovrò rimediare) e insieme a Dostoevskij rimarrà per sempre nella mia memoria come il più grande autore di sempre, non c'è storia. Ribadisco: io ci provo ad essere oggettiva ma è davvero faticoso!
Inizio subito col dire che è un romanzo per ragazzi maturi. Questo significa che se vostro figlio legge a forza i libri perché glieli date voi ma a lui non interessano allora difficilmente gli piacerà. Si tratta di un classico dell''800 non di Geronimo Stilton e, per quanto gli possiate prendere la versione più bambinesca possibile, se il testo non è alterato solo un bambino a cui piace davvero leggere lo potrà apprezzare. Non è difficile da comprendere ma, anche se le traduzioni ovviamente differiscono molto, ci sono alcuni gerghi marinareschi che vostro figlio non può conoscere e, per questo motivo, il libro potrebbe spaventare i ragazzini più svogliati. Gli adulti invece penso che lo possano apprezzare di più, nonostante non fosse il target di lettore pensato dall'autore, perché, come direbbe un pirata, è un classico del'800 porca miseria!
Quando leggo un libro cerco sempre di contestualizzarlo nel periodo in cui è stato scritto e pubblicato e guardandomi attorno nel panorama dei classici dell'800, anche solo recensiti in questo blog, troviamo ad esempio Notre Dame de Paris. Ora, capirete anche voi che, paragonando i due libri, di primo acchito l'isola del tesoro ci perderebbe su tutti i fronti. Uno è un libro impegnato e l'altro è "solo" un libro per ragazzi. Invece no! Perché lo stampo del libro ottocentesco c'è anche in questo, solo che va cercato grattando, o meglio scavando dato che parliamo di tesoro, sotto la superficie. Lo stesso Stevenson tende a sminuire la sua opera, quando in realtà forse ha fatto più fatica di Hugo a scrivere questo libro! L'intento dell'autore de "L'isola del tesoro" era infatti quello di scrivere un romanzo d'evasione, rivolto ad un pubblico giovane e, per questo motivo, ha dovuto soffocare (non riuscendoci) il lato psicologico e più profondo dei personaggi e della storia perché il tutto è raccontato da un ragazzino che, ovviamente, non pensa e non agisce come un adulto. Quello che è successo in realtà, però, è proprio il contrario! Perché Stevenson è un grande scrittore dell'800 e, anche se per lui si è limitato, in realtà ha semplicemente modificato il modo di scrivere del tempo rendendolo persino meglio. I personaggi che vengono descritti con gli occhi di Jim sono comunque psicanalizzati anche se non come farebbe un adulto, il fatto che sia un ragazzo a vedere il tutto, anzi, rende ancora più "pulita" l'impressione che si ha dei personaggi, dato che Jim ha poca esperienza e non può giudicare le persone con più discernimento di un adulto.
I personaggi sono tutti diversi, parlano in modo diverso e si comportano ognuno in modo diverso, il ragazzo lo prende come un dato di fatto senza denotarlo o sottolinearlo, ma si nota. Sono tutti realistici, rispondono tutti alle differenze di classe che vengono descritte nei libri di quel periodo, semplicemente non viene fatto notare. In più sono indimenticabili, chi mai ha letto L'isola del tesoro e si è poi dimenticato di Long John Silver? Semplicemente non si può.
I dialoghi tra i personaggi chiariscono a loro volta le loro differenze, loro sono così e viene considerato un dato di fatto ma all'occhio del lettore attento è inevitabile riconoscere i tratti tipici del conte o del pirata. In questo modo Stevenson ha semplicemente eliminato le lunghe descrizioni che gli autori inserivano nel romanzo per far capire quello che avevano fatto, per sottolineare la ricercatezza delle parole usate per far comprendere le differenze tra i personaggi. Io queste spiegazioni le amo, non fraintendetemi, ma sostengo semplicemente che, il fatto che esse manchino, non svaluta il libro.
Anche l'ironia è trattata in maniera differente da quella dei contemporanei dell'autore. Mentre negli altri libri grazie all'ironia esplicita ci si accorge della presenza dell'autore, in questo romanzo la si può trovare solo in maniera più sottile: ciò che il ragazza pensa anche ingenuamente è in realtà motivo di comicità per il lettore che capisce meglio la situazione. Anche in questo caso, quindi, si può notare come ci sia lo stesso identico elemento che si può trovare negli altri libri dell'epoca ma, semplicemente, esso è più nascosto rispetto ad altri romanzi.
Che dire della trama? Ottima e assolutamente adatta a qualunque genere di lettore. Non è così complessa e costruita ad hoc come la maggior parte delle letture di quel periodo, probabilmente perché partita più come storia di intrattenimento personale che si presumeva non avrebbe mai trovato un editore, questo lo rende adatto anche ad un pubblico più giovane perché non rende necessario ricordarsi troppi particolari e la rende anche più credibile, perché ci sono meno coincidenze di quelle che, invece, capitano quando c'è una trama più complessa.
La struttura del romanzo, che già di per sé è talmente breve che andrebbe letto almeno una volta l'anno, rende agevole la lettura e anche la possibilità di comprendere dove ci si trova e cosa è successo nei capitoli precedenti perché più che titoli i capitoli hanno al loro interno spiegazioni di cosa si troverà durante la lettura. Un esempio è "Ciò che udii nel barile delle mele". Per quanto riguarda la coerenza della storia, in parte mi sono già espressa nella trama, è ben costruita e viene lasciata poca importanza a titubanze, i personaggi agiscono tutti a seconda della loro personalità senza dibattimenti interiori e senza contraddizioni.
L'ambientazione è forse l'elemento migliore di tutto il libro, anche se la scelta per me è veramente difficile. Si può dedurre anche da quello che ha scritto Stevenson su questo romanzo il perché questo libro sia così ben riuscito: è partito tutto da una mappa. Cercate di capire quale importanza può avere l'isola del tesoro del romanzo se il libro stesso è stato scritto proprio partendo da una cartina di quell'isola. Questi'isola non è stata creata ad hoc dalla fantasia dello scrittore che piano piano ha aggiunto pezzi ma è stata prima disegnata da lui in un momento di relax e solo successivamente il romanzo ha preso forma sotto i suoi occhi. Da questo si possono desumere più aspetti positivi, prima di tutto l'amore dell'autore per quell'isola che l'aveva creata con la sua immaginazione senza pensare a fini secondari, secondariamente il fatto che il libro sia coerente necessariamente con la mappa dato che essa è stata creata prima di lui e, per ultimo, che Stevenson ha fatto un lavoro accurato e ricercato nel raccontare una storia che fosse coerente con la conformazione dell'isola, non poteva succedere che Jim andasse da un capo ad un altro in tre giorni se, invece, mappa alla mano un qualsiasi conoscitore di mappe avrebbe capito che i giorni necessari erano almeno dieci. Questo comporta un'ulteriore somiglianza ai libri contemporanei che, però, viene notata meno perché trattandosi di un luogo di fantasia a nessuno magari viene da chiedersi se sia possibile in quell'isola fare un determinato cammino mentre se Hugo avesse "sfigurato" Notre Dame o, ancora peggio, l'intera parigi, sarebbero stati molti i critici ad accorgersene.
Lo stile di Stevenson non lo conosco a priori, nel mio impeto di pazzia non ho ancora acquistato una copia in inglese per riuscire a leggere finalmente l'autore dei miei sogni nella sua lingua madre e di traduzioni ne ho lette talmente tante che non saprei proprio dire quale sia lo stile vero e proprio dell'autore. In qualunque sua versione, però, io lo amo, non ci posso fare niente. Magari è un po' difficile di primo acchito e può infastidire i lettori meno esperti però è l'unico scrittore "asciutto" che riesce a trasmettermi così tanto con così poco. Normalmente io, non ne faccio segreto e potrete benissimo riscontrarlo nelle altre recensioni di questo sito, amo gli autori che la tirano lunga che spiegano minuziosamente tutto, che scendono in introspezioni psicologiche particolareggiate che ci fanno conoscere i personaggi più dei nostri amici, eppure Stevenson nella sua scrittura molto meno ricercata degli altri riesce comunque a darmi tutto quello che mi serve. L'ho amato quando avevo dieci anni e lo amo ancora ora che ne ho ventisei, la mia vita è cambiata, le mie letture sono cambiate, i miei gusti, le mie esperienze, le mie conoscenze, le mie aspettative; tutto cambiato. Eppure io Stevenson lo amo ancora come se fossi una bambina di 10 anni che non ha altre preoccupazioni nella vita che quella di andare avanti nella letture della più grande avventura che un bambino potrebbe mai affrontare.
Questo romanzo si legge velocemente ed ha un buon ritmo. Il fatto che sia un libro di avventura certamente aiuta, il fatto che sia rivolto ad un pubblico giovane anche perché l'autore non ha inserito divagazioni di nessun genere, i capitoli sono brevi ela scrittura è scorrevole è un libro perfetto da leggere in ogni momento. Io quest'ultima volta l'ho letto al mare e , nonostante bambini urlanti e simili, sono riuscita a godermelo tranquillamente.
Il messaggio in un'opera per ragazzi generalmente c'è ed è anche molto esplicito, proprio per poter insegnare qualcosa al ragazzo che legge e rendere il libro educativo. In questo caso non ho trovato un messaggio esplicito, sebbene se ne possa trovare più d'uno indubbiamente. Non ve li starò ad elencare tutti e lascerò a voi il piacere della scoperta, vi dirò solo che il messaggio che è arrivato a me, o almeno il più importante, si può riassumere in queste parole tratte dal testo: "Prua verso il mare! Al diavolo il tesoro!"
Lo consiglio a tutti per i motivi che vi ho già scritto, spero che piaccia a tutti voi come è piaciuto a me, spero che i ragazzi che lo leggeranno si faranno trascinare dalle onde delle pagine fino a raggiungere la loro isola del tesoro e spero che gli adulti aprendolo e iniziandone la lettura riescano a dimenticare quello che li affligge e ad entrare nel mondo di questo ragazzo, e capire cosa conta veramente nella vita.