«... è difficilissimo restare unito. Questa situazione mi fa a pezzi.»
Una stanza piena di gente di Daniel Keyes è un libro che, volenti o nolenti, ci fa interrogare su molte questioni spinose e delicate della nostra vita, portandoci a creare un'opinione personale su quanto viene raccontato. Si tratta, infatti, della storia di Billy Milligan, uomo con ben 24 personalità ed arrestato per aver commesso molteplici stupri e rapine.
Si parla, perciò, di una storia vera, ma l'interpretazione che se ne può dare può differire profondamente da lettore a lettore. L'autore cerca di descrivere i fatti senza dichiarare le proprie riflessioni al riguardo, lasciandoci liberi di decidere tutte le implicazioni del caso.
Come sempre, io cercherò di parlarvene nel modo più oggettivo possibile e non entrerò nel merito dei sentimenti che suscita o può suscitare; non mi sembra questa la sede per toccare argomenti così delicati come la malattia mentale e la violenza sulle donne e quella sui minori.
«Guarda come ti vesti. I capelli. Dovevi sapere che avresti attirato l'attenzione di uno come me. Che stavi facendo al parcheggio alle sette e mezzo di mattina? Sei proprio una cretina.»
Il modo migliore per cominciare a parlarvi di questo libro mi sembra quello di descrivervi la sua struttura.
Dopo una necessaria premessa nell'incipit in cui l'autore spiega di cosa tratti il libro e il metodo scelto per riportare la storia di Milligan, troviamo una brevissima introduzione che ci anticipa il nome e la descrizione di ognuna delle 24 personalità. Queste pagine iniziali saranno utili al lettore nel corso della lettura: man mano che compaiono nuovi nomi ci è possibile in questo modo andare a vedere di chi si tratti e quali siano le sue caratteristiche, rendono inoltre semplice ripassare le particolarità di personalità già incontrate di cui, ancora, non ci si ricorda bene.
Le tre parti che, invece, costituiscono la narrazione vera e propria sono divise in questo modo:
La prima parte comincia con l'arresto di Milligan il 22 ottobre 1977: scopriamo dell'esistenza della sua malattia insieme a chi, per primo, viene a conoscenza del segreto, mantenuto dall'uomo sin dalla nascita. Tutta questa parte continua nel tempo presente, e riporta i diversi tentativi fatti da avvocati e psichiatri per capire se Milligan fosse un attore o, veramente, soffrisse di questa patologia. Possiamo considerare, perciò, la prima parte come rappresentativa del suo percorso clinico oltre che legale: in concomitanza infatti Milligan ha dovuto subire anche le fasi più importanti del suo processo.
La seconda parte è un flashback, la vita di Billy viene rivissuta e raccontata con il senno di poi. In questa parte si ricostruisce tutto: il perché, il come e il quando siano nate le diverse personalità. Le vicissitudini biografiche esperite dal protagonista e tutti i problemi che ha dovuto affrontare a causa di questo disturbo. Inoltre, si parla anche delle relazioni vissute con i familiari, amici e conoscenti e delle loro reazioni ai comportamenti ambigui di Milligan.
La terza parte è quella conclusiva: si riprende sia il caso giudiziario che la cura della malattia e ci vengono raccontati gli ultimi risvolti presi dalla vicenda.
Infine, vi è una postfazione del 1982 che aggiunge nuove informazioni.
L'argomento delle personalità multiple è affascinante e anche destabilizzante: è veramente difficile riuscire ad immaginare la possibilità che qualcosa di così profondo e radicale possa succedere al nostro Io. La storia di Billy Milligan è interessante ed istruttiva e dà significato all'esistenza di questo libro. In un mondo in cui, ormai, si scrive di chiunque, non poteva non esistere una biografia di questa portata.
È lo stesso Billy a dichiarare in più occasioni di voler far pubblicare questo libro in modo che le gente possa conoscere e capire, in particolare modo le conseguenze devastanti derivanti dagli abusi subìti dai minori.
«Penso che la gente dovrebbe sapere. Potrebbe aiutare a capire che cosa può portare la violenza sui bambini.»
Lo stile scelto dall'autore è ambivalente. Dapprima specifica nella prefazione di non aver inventato nulla, successivamente, all'interno del libro, ammette che lo scrittore (parla di sé in terza persona, probabilmente per donare una sensazione di maggiore oggettività alla narrazione) abbia necessariamente dovuto romanzare certe parti. La verità è che credo che sia impossibile prendere una decisione oggettiva per rappresentare al meglio questa storia: trascrivere uno per uno i dati empirici provocherebbe noia nel lettore e renderebbe l'opera inutile, poiché le stesse informazioni potrebbero essere facilmente reperite online, romanzarlo in eccesso potrebbe portare, invece, all'incredulità del lettore e alla sua conseguente diffidenza rispetto a quanto raccontato.
Proprio per quest'ultimo motivo ho percepito nelle parole di Keyes una preoccupazione eccessiva nel voler convincere il lettore del fatto che Milligan non recitasse. Questo lo induce a ripetere continuamente (specialmente all'inizio) gli stessi leitmotiv su quanto le persone intorno a Billy non gli credessero dapprima ma come, dopo averlo visto di persona, cambiassero radicalmente idea. Questa scelta, come alcune altre (di cui non entro nel merito per non appesantire la recensione), rendono in più di un punto la narrazione eccessivamente lenta, ridondante e spesso persino noiosa. Ribadisco: un metodo sicuro per rappresentare questa storia incredibile probabilmente non c'era, ma quello prescelto da Keyes non è entrato in contatto con ciò che io avrei preferito. Il mio giudizi sul ritmo di lettura è grandemente influenzato da questo.
Tutte le informazioni contenute in questo libro mi sono state fornite da Milligan «integrato», dalle sue altre personalità e dalle sessantadue persone la cui strada, in momenti diversi, ha incrociato la sua. Scene e dialoghi sono ricostruiti attraverso i ricordi di Milligan. Le sedute di terapia sono tratte direttamente dai nastri registrati. Non ho inventato niente.
Bisogna ammettere, però, che le stesse scelte che non ho del tutto apprezzato per quanto riguardo il ritmo, hanno portato ad una quasi ottimale comprensione del testo.
Questo aspetto, mi rendo conto, può apparire banale per chi non ha affrontato questa specifica lettura, eppure non lo è affatto vista la complessità della storia. Spiegare quale fosse la personalità attiva, introdurre il gergo specifico o inventato dal protagonista, farceli conoscere come se fossero personaggi reali e farceli immaginare concretamente come persone differenti, sono state difficoltà che Keyes ha affrontato egregiamente. Ci sono solo alcune parti in cui l'autore ha deciso di non specificare alcuni aspetti rilevanti, rischiando di provocare confusione nel lettore, abituato fino a quel momento ad avere maggiori punti di riferimento.
Sebbene l'approfondimento sia esteso (talvolta forse anche troppo dettagliato), il finale non potrà che deludervi. Il libro, infatti, è stato pubblicato nel 1981 e la sua versione aggiornata con la postfazione nel 1982, perciò è lì che si fermerà tutta la storia da noi conosciuta. Purtroppo, però, non è lì che finirà la storia vera che, così, viene ingiustamente tagliata nella sua parte conclusiva, lasciandoci senza un vero e proprio finale. Fortunatamente tutte le informazioni mancanti (sebbene solo relative all'oggettività di ciò che è successo e totalmente manchevoli della parte umana tanto apprezzabile nel libro) sono reperibili su internet, dandoci la possibilità di chiudere la storia, anche se non come avremmo voluto.
In conclusione, Una stanza piena di gente di Daniel Keyes è un libro che dà tantissimo da pensare e narra una storia sconvolgente ed incredibile, pur avendo al suo interno alcune parti in eccesso o incomplete.
Non penso che sia un libro per tutti, prima di tutto se l'argomento non affascina si rischierà di uscirne annoiati: il punto forte del libro infatti è l'appeal della storia. Secondariamente è una lettura scorrevole nello stile ma spesso ripetitiva, non adatta a chi vuole fare una lettura veloce e a chi vorrebbe conoscerne il fulcro ma non gli orpelli.
Lo consiglio solo a chi è attirato particolarmente dal concetto di personalità multipla.
A tutti coloro che l'hanno iniziato e faticano a completarlo consiglio di passare direttamente alla seconda parte: lì c'è tutto ciò che serve e che non può essere reperito su internet.