L'uomo che era saltato in aria era Sachs. Non c'erano dubbi. Sachs era morto, e ormai l'unico modo in cui avrei potuto aiutarlo era di non rivelare a nessuno la sua identità.
Non è un mistero che Paul Auster sia diventato, da ormai mezzo anno, uno degli autori su cui punto ad occhi chiusi. La mia intenzione è di leggere tutto ciò che ha scritto e le mie aspettative su di lui sono sempre alte. Leviatano, poi, è stato dedicato a Don DeLillo, altro autore che stimo immensamente e di cui voglio leggere ogni opera.
È per questo motivo che mi sono avvicinata a Leviatano pensando già ad un capolavoro e, leggendo l'incipit, la mia aspettativa è salita ancora di più. L'inizio del libro è d'impatto e incuriosisce da subito. Svela immediatamente sia il tema principale della vicenda che la struttura utilizzata per il libro.
Quest'ultima, infatti, è impostata come una memoria. L'autore del libro Leviatano si confida su carta, raccontando tutto ciò che sa dell'uomo che ha cambiato radicalmente la sua vita. Questa scelta strutturale rende tutto più credibile e verosimile. Inoltre, come sapranno i lettori più assidui di Auster, lui stesso si immedesima nei suoi protagonisti, tanto da assegnare a loro identità che, inevitabilmente, ricordano lui. Non è un caso che il narratore della vicenda sia uno scrittore e che si chiami Peter Aaron, nome molto vicino a quello del vero fautore della vicenda.
In altre parole, mentre io me ne starò qui in Vermont a scrivere questa storia e, una volta che l'avrò finita, sul mio conto sapranno tanto quanto me.
Sebbene tutto sia raccontato dal punto di vista e dalla penna di Peter, il vero protagonista della vicenda è Benjamin Sachs, uomo che, scopriamo sin dalle prime righe, è morto nel tentativo di costruire una bomba. Sachs, uomo originale ed unico, viene introdotto in ogni suo piccolo dettaglio: viene descritto sia ciò che istintivamente si poteva pensare di lui, sia ciò che nascondeva nel profondo.
Ciò che è indubbio di Paul Auster è la sua capacità di rendere vivi i personaggi. Non sembra nemmeno parlare di persone inventate, bensì di fatti reali e personaggi realmente esistenti. Questo è dovuto sicuramente alla sua grande capacità di osservazione ed introspezione, oltre al fatto che, come anticipavo, Auster mette molto della sua biografia in ciò che scrive. Oltre ad essere reali e tangibili, i personaggi di questo romanzo sono anche speciali. Come è verosimile, sono solo le persone veramente particolari che hanno potuto cambiare la vita del protagonista e del narratore e, perciò, sono quelle che ci vengono raccontate. Non solo, perciò, ci troviamo davanti a qualcosa di tangibile e credibile, ma anche ad aspetti interessanti e significativi, che ci portano a riflettere anche su alcune persone che stanno intorno a noi.
Abbiamo già tante difficoltà a raccapezzarci di quello che succede a noi stessi. E quando si tratta degli altri non ci capiamo un accidenti.
La trama del romanzo è desumibile in parte da ciò che ho già scritto, ma si può ridurre a questo: Benjamin Sachs, migliore amico del narratore, è indagato per essere morto in circostanze dubbie (fabbricare bombe non è un hobby considerato accettabile!) e i federali stanno cercando di scoprire la sua identità. Peter Aaron capisce da subito di chi si tratta e decide di scrivere Leviatano per dare la sua versione dei fatti, prima che si scopra il nome del suo amico. In questo modo quando egli verrà smascherato e condannato, sarà in circolazione una versione dei fatti che potrà rendere più umano e motivare ciò che Sachs stava facendo.
Per contraddistinguere ciò che non esisterà mai, ho dato al mio libro lo stesso titolo che Sachs, aveva in mente per il suo: Leviatano.
Lo svolgimento, in realtà, indugerà molto anche sulle persone correlate a Sachs e su accadimenti non collegati direttamente a lui. Non è una sorpresa che Auster si dilunghi e, personalmente, apprezzo anche questo suo aspetto, perché ben dosato e significativo. Se si fosse limitato solamente a riportare i fatti, Leviatano non avrebbe avuto l'introspezione psicologica importante che, invece, ha. È quest'ultima a contare maggiormente, la storia raccontata è interessante ma, considerando tutto il resto, piuttosto scarna.
Il finale. Come sempre non faccio anticipazioni ma ribadisco come Paul Auster sia l'autore che, più di tutti, riesce a far quadrare ogni cosa. È già il suo terzo volume che leggo e, ogni volta, sono stupita da come ogni particolare, anche ciò che apparentemente può sembrare un errore, una svista, un aspetto meno adatto alla struttura scelta, combaci perfettamente nel finale. Se ciò che cercate è qualcosa di pazzo ma coerente questo scrittore fa al caso vostro.
Se all'inizio e alla fine, la narrazione scorre molto velocemente, a metà libro (dove Auster indugia su aspetti secondari alla vicenda ma molto interessanti per il lettore) il ritmo cala, quasi facendoci interrogare sulla capacità dell'autore di mantenere il focus della situazione. Tutto, però, tornerà come prima e verrà spiegato. Se, perciò, leggerete il romanzo e, ad un certo punto, vi parrà più lento di prima, vi invito ad andare avanti fiduciosi: non ve ne pentirete.
Per assolvere il mio compito devo partire dal presupposto che stanno già per arrivare a lui, che prima o poi scopriranno chi era. E non soltanto quando avrò avuto il tempo di finire questo scritto - ma in qualsiasi momento, in qualsiasi momento a partire da ora.
L'atmosfera procede a pari passo con il ritmo. Trattandosi di memorie da scrivere in fretta e furia, riusciamo a percepire questo aspetto solo quando non abbiamo la sensazione che Peter Aaron divaghi. Ogni momento descritto è importante e significativo, ma l'atmosfera generale non è altrettanto persistente. Ad un certo punto, appagati da altri aspetti, potrete addirittura dimenticare (momentaneamente) il vero motivo per cui Aaron ha deciso di scrivere queste memorie.
L'ambientazione del libro è L'America. Gran parte della storia verte su New York, città che ha spesso un ruolo importante nelle opere di questo autore, ma visti alcuni aspetti della trama penso che sia da leggere come un romanzo dalla forte valenza statunitense, è l'America in generale ad essere chiamata in causa. Nonostante si riescano ad immaginare bene luoghi e scene, le descrizioni ambientali non sono così importanti nella vicenda.
È difficile parlare dello stile di Auster perché rientra in una categoria tutta sua. Non è particolare come un Saramago, non è arzigogolato come un Roth, non è intangibile come un DeLillo. Eppure è un po' di tutti loro, creando uno stile tutto suo. Auster è forse lo scrittore di letteratura alta più facilmente fruibile e apprezzabile da diverse tipologie di lettori, perché contiene al suo interno tutti quegli aspetti che rendono uno stile unico e riconoscibile ma riesce ad equilibrarli perfettamente, rendendo il risultato finale piacevole ed interessante per chiunque. Anche lui, ovviamente, ha le sue particolarità, le sue ripetizioni, i suoi guizzi artistici, ma sono talmente ben dosati da essere intriganti per chi li ama e sopportabili per chi, invece, potrebbe non apprezzarli.
Il messaggio che ci viene inviato è quello più caro all'autore: il caso e la forte importanza di ogni singolo momento della nostra vita, per quello che ci succederà poi. Inoltre, vi sono grandi riflessioni, soprattutto sulla scrittura e la sua grande importanza, mai assenti nei suoi scritti ma sempre diversi ed interessanti.
Mandò avanti la musica, per così dire, e ciò che sarebbe potuto finire lì, non finì. Il valzer dei disastri continuò, e da quel momento non ci fu più modo di fermarlo.
Trattandosi di un Einaudi è praticamente inutile parlarvi della cura del libro, aspetto sempre ottimo, se non perfetto, in questo editore. Ho trovato un solo refuso all'interno di quest'opera.
In conclusione, Auster riconferma con Leviatano le sue capacità per quanto riguarda stile, introspezione psicologica e credibilità. Ancora una volta ci presenta una struttura intrigante ma difficile da portare a termine e, invece, ce la fa completamente. Io sono partita con troppe aspettative perché, sapendo a chi era dedicato il romanzo, mi aspettavo qualcosa di più fuori dagli schemi e postmoderno. In realtà la critica alla società c'è e si vede, la trama è interessante e, indubbiamente, diversa dalla norma e, quindi, sono molto contenta di aver letto questo libro.
Lo consiglio a tutti perché questo scrittore va letto ed apprezzato, perché sa fare il suo lavoro egregiamente e perché il libro è un ottimo esempio degli aspetti fondamentali che un romanzo deve necessariamente avere per essere considerato un'opera di livello.
Io continuerò la mia lettura di Auster il prossimo mese con Follie di Brooklyn e non vedo l'ora!