Avrebbe Dio avuto pietà di lei perché le belle sono inclini a peccare e a far peccare?
Anatomia di una scelta di Luigi Alviggi, pubblicato da Guida Editori, è un romanzo di formazione dalla formulazione inversa.
Anziché avere delle avventure da cui poi si deduce un percorso ed infine un messaggio, comprendiamo come qui il punto focale sia proprio quest'ultimo e come i personaggi presi i considerazione siano utilizzati per impersonificarlo e spiegarlo. Il titolo è chiarificatore in tal senso: le scelte di vita delle protagoniste vengono analizzate al fine di dimostrarne le differenze e le derive conseguenti, non manca anche "l'anatomia" sia in senso metaforico (la scelta è vista come un corpo, qualcosa di concreto e di vivo, che viene spiegato), che pratico (le descrizioni di punti di svolta prettamente carnali, come la prima volta della protagonista, non si risparmiano). Come ci spiega l'autore a fine volume, però, non è solo l'ambiente e il contesto a creare una persona ma anche il suo modo di essere intrinseco: non esistono persone uguali.
La primavera, prendendo vigore, addolcisce le pene, specie nell'età in cui, al rifiorire della natura, si rimescolano gli umori interni, scalpitanti in cerca di espansione.
È un romanzo al femminile, che vede quattro nomi e principali punti di vista: Vinna è l'unica donna matura, Lula, Daura e Clara sono, invece, le tre diverse rappresentanti della gioventù e del diverso ambiente di partenza (seppur similare). Clara è la ragazza che vuole fare bene e fare il meglio, Daura è la spericolata che si annoia senza avventure e Lula è mediana tra le due: vede gli estremi delle sue amiche e decide di percorrere quella che, per lei, è una via di mezzo.
Personalmente, non sono riuscita a riconoscermi in nessuno di questi archetipi di donna che, secondo me, rappresentando il genere solamente in nuce.
Una donna d'impronta "maschile", aspira ad affrontare le sfide che la vita presenta fiduciosa nelle proprie forze.
I capitoli di Lula e Vinna, che sono i principali, si alternano senza uno schema fisso ma non rimangono mai fermi a lungo, i punti di vista delle altre due ragazze, e qualcun altro che non vi anticipo, li intramezzeranno solo saltuariamente, una tantum e per poco tempo, risultando decisamente meno importanti, se non utili come paragone.
La struttura, dunque, si alterna sia tra i capitoli (dove cambia il punto di vista, nonostante il narratore rimanga esterno), sia all'interno dello stesso, dove la trama viene intervallata a riflessioni generali che ci mostrano il punto di vista del narratore su ciò che sta accadendo. Sono solitamente riportate senza maiuscola, quasi a suggerire che siano delle note "fra le righe".
vogliamo fortemente una realtà prescelta ma il soffio del vento si diverte a scompigliarla. Un momento di distrazione, una breve pausa, un attimo di smarrimento, e troviamo a soqquadro tutto quanto avevamo lasciato nell'ordine voluto.
Lo stile di Alviggi è trasversale. Unisce il minimalismo della scrittura (che si esplicita con l'elisione di tutto l'eliminabile, specialmente nei verbi) alla ripetizione copiosa del concetto chiave (il messaggio relativo al destino e al perché delle nostre scelte) che, esplicitato sempre in modo diverso, diventa immediatamente evidente al lettore e lo accompagna per tutto il libro assegnandogli così maggiore rilevanza rispetto al resto della narrazione.
Si dimostra vario anche il registro: vengono utilizzati prevalentemente termini non immediati e ricercati ma, al contempo, in alcuni punti sono inseriti modi di dire discorsivi e, quindi, più quotidiani e meno associabili al testo scritto (un esempio: "ritorniamo a bomba").
Anche nei dialoghi, che sono pochi, i termini non sono quelli tipici delle conversazioni e non cambiano sostanzialmente con il modificarsi dei personaggi coinvolti.
Si pentiva di non aver mai imparato a leggere. Non certo alla lettera, era diplomata, ma a saper apprezzare lo scritto, la pagina, l'apprendere, la riflessione, la meditazione che comporta.
In conclusione, durante alla lettura ho spesso pensato al testo come ad una lezione in aula: si legge il libro ad alta voce e, il professore di tanto in tanto interrompe la lettura, per spiegare ai propri studenti il senso più ampio di ciò che sta accadendo e il vero intento, sotterraneo, dell'autore. Non è stata assolutamente un'esperienza negativa, del resto io ho sempre amato le lezioni di letteratura, ed ho apprezzato particolarmente la diversità dell'approccio, ma mi ha sicuramente allontanata a livello emotivo dalla storia raccontata, che mi è parsa così più un'esemplificazione che una potenziale realtà. Avrei probabilmente apprezzato di più il libro se fosse stato un saggio anziché un romanzo e la storie fossero state riportate tramite brevi racconti esplicativi, coerenti ed efficaci.
Meno male che la gioventù allevia le pene maggiori, anche se delle minori – ma sono poi tali per l'interessato? – fa un gran putiferio.
Che non debba mai esserci una giusta via nelle età dell'uomo?
Trovo che Anatomia di una scelta sia un romanzo atipico e, per questo, unico nel suo genere.
Questo è sia il motivo per cui è consigliabile (perfetto per chi vuole provare questo un approccio diverso e per chi vuole approfondire l'argomento "destino e scelte", letto con chiave psicologica), sia quello per cui può non esserlo (tantissimi sono i lettori che in un libro ricercano emozione e, l'approccio "accademico" scelto, su di me ha avuto l'effetto opposto).