Sin da quando, studiando francese alle superiori, ho scoperto dell'esistenza dei salotti letterari sono rimasta affascinata dall'esistenza, nel passato, di luoghi in cui autori e lettori avevano la possibilità di incontrarsi e parlare solamente di cultura, ho scoperto poi che ciò non succedeva solamente in maniera formale ma anche spontaneamente nella loro vita reale (un esempio la bellissima autobiografia di Zweig Il mondo di ieri). Da quel momento ogni riferimento ad incontri di questo tipo in Hemingway, Dostoevskij e persino nei film, mi ha sempre affascinata enormemente.
Quando ho scoperto che in D'Amore e Morte il protagonista avrebbe vissuto, almeno in parte, quella vita affascinante (che io cerco di ricreare nel mio piccolo all'interno del mio blog, ma che ahimè non potrò mai vivere pienamente) sono rimasta subito colpita perché, sebbene sia un argomento presente nei classici si tratta di una trama inaspettata in un contemporaneo e non vedevo l'ora di leggerlo.
Tra gli elementi che più mi hanno colpito del romanzo sicuramente quello che spicca maggiormente è l'ambientazione: la Roma del 1800. Dalle parola dell'autrice non solo scaturiscono immagini vivide e realistiche ma si comprende anche quanto Campi conosca e ami questa città. Si tratta già del secondo libro della collana "Roma" che leggo dell'editore, Albeggi, e ho notato in entrambi questa capacità innegabile di farcela conoscere e farcene innamorare prima ancora di averla vista di persona.
Anche la resa dei personaggi mi è piaciuta moltissimo, premetto che, per quanto mi interessi molto all'argomento, non conoscevo minimamente le personalità degli scrittori presenti in questo romanzo. L'impressione è la stessa che ho avuto riguardo all'ambientazione: resi benissimo, sono reali e realistici in più si deduce la grande conoscenza della scrittrice che ha, chiaramente, svolto un lavoro preciso ed attento raccontandoci questa storia.
Lo svolgimento della storia principale risente un po' per questo; la storia di Christian, il protagonista, è volutamente subalterna agli incontri narrati. Questo è comprensibile perché lo scopo del libro era quello di introdurre i personaggi storici, in particolare Keats, Shelley e Byron, scelta assolutamente giusta perché rende particolare ed utile il romanzo. D'altro canto però è inevitabile che il lettore, al di là delle interessanti nozioni, non provi lo stesso interesse riguardo alla trama non storica del romanzo. Questo fa sì che il ritmo di lettura non sia particolarmente veloce, perché, almeno nel mio caso, lo si legge più come lettura utile che come intrattenimento. Ovviamente non si tratta di un aspetto negativo del libro bensì di una sua particolarità che vi scrivo semplicemente per spiegare per quali lettori può essere più indicato.
Lo stile dell'autrice è piacevole e adattissimo al romanzo. Ho apprezzato particolarmente il gergo utilizzato appositamente per rendere al meglio l'ambientazione. Un ottimo lavoro!
L'atmosfera è ben resa e mi è piaciuta, ma come spesso accade quando altri aspetti mi sono piaciuti moltissimo (come ad esempio l'ambientazione) avrei sperato anche in qualcosa di più! In questo caso si tratta più di un bisogno mio che di un difetto del libro, che non è assolutamente manchevole al riguardo.
Lo consiglio a tutti perché si tratta di un libro utile, interessante e diverso. Un romanzo che ti fa vivere pienamente un'epoca e, nel mio caso, anche una città diversa.