Il libro di oggi è Fuochi nascosti di Alberto Donel.
Sebbene sulla copertina si possa leggere la scritta "thriller" io lo considero un romanzo esoterico poiché mira maggiormente a mandare un messaggio (positivo e condivisibile) piuttosto che a ciò a cui aspira un romanzo thriller: ritmo, velocità suspense.
L'incipit del libro racconta di miniere e della vita difficile e pericolosa del minatore e di un ragazzo dalle grandi capacità che sembra voler buttare via il proprio grande destino per intraprendere la stessa vita dell'odiato padre. In realtà questo inizio del romanzo non sarà altro che una lunga introduzione con il fine di farci conoscere il protagonista della vicenda e spiegarci in quale modo lui si troverà, poi, a dover fronteggiare il nemico che gli si parerà davanti solamente al termine del romanzo.
La trama, infatti, diverge rispetto alle aspettative iniziali. Dapprima si pensa che tutto il percorso sarà focalizzato su Thomas, il protagonista, e sul raggiungimento dello scopo della sua vita: migliorare sempre di più, raggiungendo il livello più alto possibile nella sua carriera lavorativa.
In realtà, sebbene all'inizio questo aspetto sia molto importante, allo svolgimento vero e proprio comprenderemo che il vero e proprio libro sarà quello della seconda parte: più movimentato e maggiormente legato ai fuochi nascosti, dai quali prende nome l'opera.
Te lo dico in sole tre parole: la conoscenza magica. E adesso domanderai che cos'è, e io ti rispondo che è la conoscenza di una realtà che esiste al di sopra del mondo tangibile e che lo circonda e lo compenetra, conoscenza che i sapienti si tramandano dalla notte dei tempi esclusivamente per via orale.
Il finale può essere considerato conclusivo e coerente. Sottolinea ulteriormente il messaggio dell'autore, dimostrando ancora una volta che lo scopo finale dell'opera era più istruttiva che ricreativa.
Lo stile scelto da Donel avvalora ulteriormente la distanza dall'opera dal genere thriller. La cifra stilistica è infatti assimilabile a quella della favola o della parabola. Ci sono momenti (anche se molto pochi) in cui l'autore utilizza un linguaggio più colloquiale che stona con l'eleganza del resto del libro (un esempio è l'utilizzo del modo di dire "di brutto").
Da quale ignoto presidio fuori dal tempo giungeva l'inaspettato, solenne incitamento? La risposta, ammesso che ne esistesse una, forse avrebbe dovuto cercarla in qualche evento futuro.
Lo stesso si può dire per i dialoghi.
L'ambientazione cambia con lo scorrere delle pagine. Le cittadine in cui vive il protagonista sono sempre di fantasia ma ben contestualizzate. Si passa dall'Oregon, all'Arizona al luogo che, più di tutti, colpirà l'immaginazione del lettore: Sacsayrumi.
Da quell'istante non ebbe che un pensiero: raggiungere la lontana e sconosciuta Sacsayrumi e chiarire il mistero, augurandosi di essere ancora in tempo.
L'atmosfera è sempre tangibile: si capisce che un alone di mistero e di magia permea sulla vicenda e che ciò che ci viene raccontato ha un fine più ricercato rispetto alla semplice narrazione.
All'interno del libro sono moltissimi gli spunti di riflessione e gli insegnamenti, per questo motivo la lettura non procede spedita ma porta il lettore a fare pause tra un capitolo e l'altro per poter considerare meglio quanto appena letto. Nella seconda parte del libro, in realtà, questo aspetto viene un po' meno (dato che le basi per capire vengono date nella prima parte) e la vicenda comincia ad essere più dinamica e anche più ritmata. Io, come sempre, apprezzo più le parti introspettive e lente e, per questo, ho lasciato con dispiacere la staticità della prima parte del romanzo.
I personaggi sono raccontati per alcuni loro aspetti fondamentali: ciò che viene detto è solo quello che può servire al fine della comprensione del messaggio finale.
Nel suo intimo, le contraddizioni fra una straripante immaginazione e la durezza e la staticità della vita cominciavano a diventare insopportabili, provocando in lui una smania crescente di rompere gli argini di quella sua esistenza tanto piacevole quanto preordinata dagli altri e priva di qualsiasi slancio emotivo.
In conclusione, Fuochi nascosti di Alberto Donel è un romanzo esoterico che ha ottime idee, ma che può rischiare di confondere il lettore. La mia idea forse sarà poco apprezzata (i lettori solitamente preferiscono la concisione piuttosto che la prolissità) ma io avrei preferito maggiormente vedere questo romanzo diviso in una duolagia o, comunque, avrei desiderato che la crescita del protagonista fosse più lenta e dettagliata. In questo modo la scalata lavorativa di Thomas avrebbe avuto più spazio per essere descritta e, nel secondo volume, si sarebbe potuta affrontare l'evoluzione dinamica della trama con più trasporto, senza sentire troppo la distanza dall'incipit.
Penso che i libri maggiormente miranti alla trasmissione di conoscenze e concetti e non di semplice intrattenimento siano solo per coloro che li scelgono appositamente.
Solo chi crede o può credere alla forza degli elementi (come ad esempio gli amati minerali del minatore Thomas), chi crede nel destino e, soprattutto, nell'esistenza di un fuoco interiore (ma nascosto) che brucia dentro di noi e ci porta, se assecondato, a esiti positivi, potrà veramente apprezzarlo. Per questo motivo lo consiglio solo a chi è interessato a temi esoterici e, soprattutto, vi invito a non acquistarlo per riceverne l'intrattenimento e la suspense di un thriller.