Ecco anche il mio primo libro di Dickens. Ho letto in diverse recensioni che questo romanzo è considerato, da molti, un Dickens atipico. Per questo motivo non ritengo di poter dare una definizione generale riguardo allo stile dell'autore e mi limiterò a parlare di "Grandi speranze".
Il protagonista, all'inizio del romanzo, è un bambino.Questo è un spetto che mi preoccupa sempre prima della lettura. In questo caso la prova verosimiglianza è stata superata efficacemente perché i suoi pensieri e le sue azioni, correlati al periodo in cui il libro è stato pubblicato, sono assolutamente credibili. Il lettore riesce anche ad accorgersi di ciò che cambia il protagonista e lo vede crescere sotto i suoi occhi capendo ogni fase che percorre. Ho notato che i pareri dei lettori, sono molto contrastanti riguardo ai personaggi; c'è chi li apprezza, chi li odia, chi pensa che siano ben descritti e chi, invece, li ritiene stereotipati. Abitualmente io sono piuttosto severa al riguardo ma, in questo romanzo, non concordo con chi cataloga i personaggi come finti e poco credibili. Si tratta, senza dubbio, di personaggi agli antipodi, esagerati, ma non per questo inverosimili. Anzi Dickens è riuscito proprio a catturare l'anima di ciò che voleva dire di ognuno di loro e l'ha descritto con tale forza da impedire a chiunque di dimenticarseli anche molto tempo dopo. Nella vita reale ci sono veramente persone avide ed egoiste, buone e stupide, disperate e pazze e così via, è difficile, nella propria vita, incontrarne così tante con una personalità così spiccata e delineata ma scommetto che ognuno di noi, se ci pensa, conosce un Joe o una Mrs. Gargery. Lo stesso discorso vale per Pyp, in molti hanno sostenuto di odiarlo, di non riuscirlo a sopportare. Certamente le scelte del ragazzo non sono sempre quelle giuste, o le migliori dal punto di vista morale, ma che non ci sia un piccolo Pyp dentro tutti noi, non mi sembra possibile. Tutti noi abbiamo dei punti deboli, magari siamo santi in qualcosa e in qualcos'altro no e anche lui è un bravo ragazzo che ha, come tutti, i suoi punti deboli e i suoi punti di forza. I personaggi che fanno sempre la cosa giusta non sono reali, soprattutto se stai leggendo dentro i loro pensieri, è infatti possibile che qualcuno si comporti in maniera eccelsa ma nessuno di noi riuscirebbe a farlo senza mai pensare a sgarrare e a prendere la via più facile.
Lo stile di Dickens in questo romanzo mi è piaciuto molto. L'ironia è, come sempre, l'elemento che più apprezzo e che più mi stupisce nei classici. Il libro è pieno di scene molto divertenti che rendono il libro imperdibile anche solo per questo. La lettura non scorre veloce come per altri libri, però non rallenta nemmeno. Non è un romanzo che punta a far girare le pagine velocemente, ti lascia molto ad ogni pagina e ti può addirittura venire voglia di rileggerti un pezzettino prima di iniziare un nuovo capitolo. La cosa che mi stupisce enormemente dei romanzi classici inglesi è la loro eterogeneità. Mi è capitato di leggere romanzi provenienti da diversi luoghi e, secondo me, è facilissimo capire se un libro proviene dalla Francia o dalla Germania quando si tratta di classici, specie se il libro che si legge è stato pubblicato nell'epoca di altri libri letti. Con i libri inglesi, invece, questo lo riscontro molto poco, non so se sono io ad amarli particolarmente e, per questo motivo, li trovo speciali, però noto molta più eterogeneità negli stili.
Ho visionato anche il film di Grandi Speranze, uscito nel 2012, con una bravissima Helena Bonham Carter, che interpreta Miss Havisham. Il libro e la trasposizione cinematografica si assomigliano parecchio. Come accade sempre nel film sono state tagliate alcune cose, personaggi e scene anche importanti, però la storia non è stata particolarmente stravolta e questo l'ho apprezzato molto. Data la somiglianza consiglio la lettura del libro prima della visione del film e sconsiglio a chi ha visto la trasposizione di leggere il libro subito dopo. Entrambi sono molto belli, ma lo spessore dei personaggi nel libro non riesce ad essere altrettanto ben descritta nel film.
La trama ha sia aspetti positivi che negativi. La storia di Pyp è interessante ma l'intreccio è discutibile. Non ci sono imprecisioni dal punto di vista oggettivo, tutto fila e funziona alla perfezione, ma tutti i collegamenti creati dall'autore risultano esagerati. Si capisce che la storia è stata preconfezionata dall'autore e dà l'impressione di un puzzle che viene via via ricostruito. Questo è apprezzabile perché si tratta di un bel lavoro, impegnativo e ben riuscito ma, allo stesso tempo, fa perdere un po' di freschezza al romanzo. Il costruire la trama a tavolino può essere un elemento positivo quando, ad esempio si creano colpi di scena che stupiscono il lettore, ma non è il caso del libro. Anche durante la visione del film, il mio ragazzo ha avuto la stessa impressione, come ha detto lui stesso c'è un ambientazione, quella parte finisce, poi ce n'è un'altra, finisce anche quella e così via. In questo modo il lettore o colui che guarda il film vede come elementi che si sommano l'un latro e pensano automaticamente, questa cosa poi servirà più avanti, questo personaggio ricomparirà poi. Per questo motivo è assolutamente ovvio comprendere dove andrà a parare il tutto già con molto tempo in anticipo e perciò la suspense è veramente poca. Essendo ben costruita ma risultando forzata e prevedibile non può essere considerata né un elemento fortemente positivo né un elemento negativo.La motivazione della costruzione così "a pezzi" della trama è semplice da arguire; Dickens pubblicava la storia su un giornale in maniera periodica e, perciò, le pause nel libro corrispondevano a pause di tempo presenti anche nella lettura. Ho letto, però, altri romanzi pubblicati in questa maniera e ce ne sono molti in cui questa suddivisione non si sente così tanto. Non posso giudicare se, con quel tipo di lettura, sia più apprezzabile una trama ben divisa da una più compatta perché non l'ho mai esperita ma, dal punto di vista del lettore del romanzo unico è decisamente preferibile la seconda.
Ci sono innumerevoli salti in avanti, o anni che vengono descritti in poche righe. Elemento che ho ritenuto positivo perché, come nella nostra vita per anni non accade niente di particolare, così succede anche al nostro protagonista; alcuni suoi anni possono essere descritti in poche semplici righe riassuntive.
Il ritmo del libro non è lo stesso per tutta la lettura, all'inizio le scene sono molto più statiche, questo rende la lettura meno scorrevole ma permette al lettore di dare attenzioni ai dettagli dello stile e delle parole scelte dall'autore. Personalmente ho apprezzato maggiormente la prima parte delle grandi speranze di Pyp, quando il romanzo è lento, riflessivo e molto ironico. Per chi faticasse, però, in questo parte iniziale voglio suggerire di continuare con la lettura perché nella fase centrale e, soprattutto, in quella finale il ritmo è più veloce e ci sono meno considerazioni del narratore e più azioni dello stesso.
La morale è apprezzabile nell'intento e, magari, se l'avessi letto negli anni di pubblicazione l'avrei trovata attuale e centrata. Letta al giorno d'oggi penso che dia un messaggio diverso che non condivido, ma è una questione unicamente soggettiva.
La storia d'amore, come al solito, non l'ho vista. Non nego che da una parte ci sia eccome ma un amore a senso unico per me non può essere catalogabile come grande amore. Leggendolo vi farete una vostra idea, naturalmente, ma non lo consiglierei a nessuno per questo motivo.
Ne consiglio la lettura a chiunque. Si tratta di Dickens, si tratta di un grande romanzo e penso che chiunque, armato di buona volontà possa leggerlo. Magari non piacerà a chiunque, magari qualcuno lo riterrà tempo perso, però è una di quelle letture imprescindibile che per me andrebbero fatte.