La collana Nero Italiano è un'assoluta novità, infatti i primi quattro romanzi sono usciti proprio il mese scorso. Appena ho saputo della loro pubblicazione, ovviamente, mi sono incuriosita e, tra i quattro libri in uscita (li potete trovare tutti Qui) Il gioco del ragno è stato il prescelto! Ne approfitto per ringraziare TimeCrime per avermelo inviato prontamente!
Mi ci è voluto davvero poco per decidere di iniziarlo perché, nonostante non si tratti del mio genere preferito, mi ispirava moltissimo ma, mai e poi mai, mi sarei potuta immaginare di apprezzarlo tanto come ho, invece, fatto!
Sin dall'inizio ho capito che l'avrei finito in pochissimo tempo perché le pagine scorrevano velocissime, senza che nemmeno me ne accorgessi. Solitamente, quando vado al mare, cerco di non portare i libri "nuovi" perché non voglio rovinarli ma la voglia di andare avanti con questa storia mi ha spinto a cambiare totalmente le mie abitudini e non me ne sono affatto pentita. Il ritmo serrato è perfetto per la lettura Sotto l'ombrellone, e se state per partire per una vacanza non indugiate ad acquistarlo!
Lo stile dell'autrice mi è piaciuto molto perché riesce a bilanciare ogni momento; riesce ad essere diretta e a far avvertire il male nelle scene che raccontano ciò che fa il cattivo e a non essere stucchevole ed esagerata nelle scene dolci e romantiche. In particolare quest'ultimo aspetto mi ha colpita favorevolmente perché mi capita davvero di rado di apprezzare un romanzo anche nelle sue parti più emotive, mentre Perullo non mi ha mai dato l'impressione di esagerare.
Mi è piaciuta anche l'ambientazione, quante volte si leggono libri e si vedono film su Napoli dove tutto viene accentuato ancora ed ancora dandoti un effetto di esasperazione del tutto. In questo caso, invece, l'autrice dà quel tocco di folklore necessario a contestualizzare la vicenda senza che ciò diventi pesante e troppo partigiano. Ti fa avvertire la città di Napoli, ti fa conoscere il suo modo di pensare e ti fa entrare nella vicenda facendoti ambientare perfettamente.
«Senza le tre C che caffè è?»
«Le tre C?» Andrea aggrottò la fronte.
«Ma che napoletano sei?» lo blandì lei. «Quando bevi un caffè deve essere così caldo da spingerti a dire comm' cazzo coce. Ecco le tre C!»
Oltre a questo anche i luoghi in cui si svolgono le vicende vengono ben descritti, ce li riusciamo ad immaginare perfettamente, quasi vedessimo un film.
La protagonista, Mizar, ha sicuramente il ruolo centrale della vicenda e anche in questo caso devo ribadire come la scrittrice sia riuscita ad equilibrarla rendendola, giustamente, fragile e forte allo stesso tempo. Non ho mai sopportato i libri con protagoniste troppo delicate e incapaci di agire senza un uomo al loro fianco come anche i romanzi in cui, invece, le donne sono estremizzate totalmente dall'altra parte; troppo forti, quasi insensibili, delle macchine da guerra.
Incoraggiata da questa certezza e pettinati i nodi dolorosi che le ingarbugliavano l'animo, si sentì pronta.
Gli altri personaggi vengono, per la maggior parte, raccontati sotto il punto di vista di Mizar e, perciò, li conosciamo meno approfonditamente.
La trama intriga sin da subito perché il romanzo si apre con un flashback e ci si chiede immediatamente come quel fatto potrà legarsi agli eventi contemporanei. La risposta si arguisce quasi da subito eppure non tutto viene svelato. Infatti, nel romanzo, possiamo notare una trama e una sottotrama. La trama che prende più "spazio" è quella del noir; ci si chiede chi sia il colpevole e come si dipanino tutte le matasse che, andando avanti nella lettura ci si presenteranno davanti. La sottotrama è, invece, collegata al flashback iniziale perché, sebbene si comprenda da subito chi sono i personaggi principali della storia, c'è una misteriosa lettera di cui non conosciamo mittente e contenuto fino alla fine del romanzo. Personalmente ho apprezzato entrambe e trovo che anche il loro svolgimento sia stato ben congegnato. Solitamente io tendo ad indovinare ben prima i colpi di scena e, invece, in questo caso, essendo troppo presa dall'insieme non mi sono nemmeno domandata come il tutto avrebbe potuto essere spiegato. Inoltre, sebbene la storia sia complicata, non ci sono elementi incoerenti che facciano diminuire di valore l'intreccio, ben pensato ed interessante. Unico aspetto che può non convincere totalmente è il ruolo del destino che, però, che si voglia ammettere o meno, influisce di molto anche nelle vite reali.
Il fattore X, come Andrea amava chiamarlo, è quell'elemento la cui variazione, prospettata o imprevista, sconvolge un'armonia, un piano, un'azione, rendendo il risultato finale diverso da quello che si sarebbe ottenuto senza di esso.
Mi è piaciuto anche il messaggio mandato e il modo in cui ciò è stato fatto. In un'epoca in cui il femminicidio è affrontato in ogni modo, Donatella Perullo è riuscita a raccontarlo senza banalizzarlo o renderlo un evento mediatico.
Che porti o no i soldi a casa, l'uomo ha il diritto di pretendere dedizione e remissività dalla propria compagna. Una moglie ha il dovere di accondiscendere a ogni esigenza e ordine del marito, sempre. Se lei non lo cura in modo adeguato, o accenna a ribellarsi, questi è in diritto di farsi valere perché il maschio merita rispetto, devozione e deferenza, senza eccezioni, a qualsiasi costo, e ogni metodo gli è concesso per ribadire la sua supremazia all'interno delle mura domestiche.
L'atmosfera è resa particolarmente bene quando si tratta della suspense dovuta al caso seguito da Mizar, non sono riuscita ad entrare totalmente in contatto con i personaggi e a soffrire, gioire, sperare insieme a loro ma questo è un punto in cui come sapete, io fatico molto.
Dio mio, implorò Mizar dentro di sé, riuscendo a malapena a respirare. Ti prego non abbandonarmi. Provò vergogna perché di quell'amico si ricordava troppo raramente e solo nel momento del bisogno.
Lo consiglio a tutti, donne e uomini, amanti del noir o meno. Si tratta di un buon romanzo, di un'autrice che non conoscevo e che, d'ora in poi, seguirà assiduamente.