Testimone ostile è il primo romanzo di Rebecca Forster che ha come protagonista l'avvocato Josie Bates. Si tratta di un legal thriller, in America la serie vanta già parecchi volumi mentre qui in Italia era totalmente inedita finché TimeCrime non ha deciso di pubblicarla iniziando, giustamente, da questo primo volume.
Rebecca Forster è un'autrice che non conoscevo e di cui non avevo, perciò, idee pregresse. Io sono stata iniziata al genere legal thriller con John Grisham che, probabilmente, resterà il maestro incontrastato del genere. Le mie aspettative, perciò, sono piuttosto alte.
Dal punto di vista stilistico Rebecca Forster è ben riconoscibile. Lo stile è scorrevole e paragonabile a quello di altri autori contemporanei, ma l'autrice riesce ad inserire elementi che la caratterizzano personalmente. Un esempio sono gli elenchi; quando deve nominare più cose lei le elenca divise da un punto. Un altro esempio sono i paragoni decisamente strani; vanno al di là delle tipiche analogie che farebbero tutti. Il fatto che il suo stile sia riconoscibile dalla massa lo trovo, certamente, un aspetto positivo ma personalmente non l'ho amato e, inizialmente, mi ha creato qualche difficoltà.
Ciò che mi ha colpito più favorevolmente è la resa dei personaggi; più in particolare i loro rapporti. Infatti, l'autrice rifugge da tutti gli stereotipi che, nel caso, si sarebbero potuti applicare. Parte fondamentale del romanzo è, ad esempio, il rapporto madre-figlia e, per la prima volta, trovo finalmente un'autrice di sesso femminile che riesce a creare una dinamica che vada al di là della frase La mamma è sempre la mamma. Anzi, queste madri sono pessime e non sono affatto adatte al loro ruolo genitoriale ed è una realtà che, comunemente, sembra non esistere, come se le genitrici donne non potessero essere snaturate come alcuni genitori di sesso maschile. Un altro esempio è il rapporto amoroso; ben lungi da essere la storia perfetta dove lei sopravvive solamente grazie ai sospiri di lui e in cui lui fa sempre la cosa più dolce e perfetta del mondo, i due si mostrano, invece, per quello che sono; due persone indipendenti e con un passato, che stanno bene insieme e stanno imparando a conoscersi. Questi non sono che due esempi, ma l'intero romanzo mi ha stupita positivamente sotto questo aspetto. I personaggi non sono approfonditi al massimo ma vengono ben compresi nelle loro peculiarità fondamentali e non mi sono dispiaciuti, sebbene io preferisca sempre il troppo al troppo poco e avrei apprezzato qualche precisazione ulteriore.
La protagonista, Josie, è il personaggio più caratterizzato, ma anche le sue idee rimangono piuttosto nebulose. Se negli altri personaggi una certa aura di mistero è più che accettabile perché, in fondo, si tratta di un thriller e non ci si vuole svelare troppo, nella protagonista questo è solo foriero di incomprensioni. Josie crede nell'innocenza di Hannah, o no? L'ho trovata confusa per tutta la durata del romanzo e, tutt'ora, non so cosa pensasse durante il processo. Non so se questo fosse voluto o meno dall'autrice, ma io avrei preferito più una certezza rispetto alla confusione creata da questa posizione ambigua. I protagonisti, per me, si devono o amare o odiare, bisogna provare sentimenti forti nei loro confronti e, invece, io non ho provato nulla nei confronti di Josie.
L'atmosfera mi ha stupita. L'empatia con i personaggi per me è, da sempre, un ostacolo e, difficilmente, riesco a percepire qualche emozione senza entrare in empatia con loro. Eppure, Rebecca Forster è riuscita a scalfire persino me. In alcune scene particolari, la descrizione di piccoli gesti, assolutamente non banali, ha fatto sì che persino io riuscissi ad emozionarmi. Dato che in questo sono piuttosto difficile, anche se mi è successo solamente in alcuni momenti, voglio valutare positivamente questo aspetto. Sicuramente chi non avrà le mie difficoltà si farà trascinare ancora di più.
La trama con cui inizia il libro è interessante; una giovane ragazza che viene processata per il possibile omicidio di un celebre giudice della Corte Suprema. Inizialmente si è molto curiosi di capire le dinamiche che possono aver portato a questo caso. Nello svolgimento, invece, le dinamiche sono piuttosto chiare ed è piuttosto ancor più evidente che i plausibili colpevoli sono veramente pochi e, inevitabilmente, si arriva a capire tutto ben prima della fine del processo. Questo è anche significativo per la credibilità; se si capisce la soluzione significa che quest'ultima è plausibile. Da quanto ho letto, questo libro si ispira ad una storia vera, anche se non viene assolutamente seguita pedissequamente e, in effetti, al di là dei procedimenti legali che qui vengono riportati in maniera decisamente semplificata, lo trovo piuttosto verosimile.
La parte legal è trattata non da un punto di vista più tecnico bensì da quello psicologico; la giuria e il modo di convincerla, il Giudice che parteggia per uno o l'altro avvocato, il legale dell'accusa che ha idee pregresse sulla protagonista. Diciamo che per un fanatico del genere, questo aspetto potrebbe essere considerato troppo poco approfondito mentre, per chi non ha termini di paragone particolarmente eclatanti, potrà considerarlo ben svolto.
La parte thriller non trova totale riscontro nella storia; troppo poco intricata e, quindi, di soluzione troppo prevedibile, ma assolutamente adeguata nella sensazione che un buon thriller ti deve dare. La suspense, infatti, c'è sempre, nonostante tutto. Si sa già cosa succederà ma si ha comunque voglia di leggerlo perché, l'autrice, è molto brava a creare situazioni sospese che non completano totalmente la storia e ci fanno chiedere come riuscirà a succedere ciò che, si è capito, succederà.
Il mio ritmo di lettura inizialmente è stato molto lento; io mi faccio condizionare molto dallo stile e, perciò, ho impiegato diverso tempo ad arrivare alla fine del primo terzo del romanzo. Finita questa parte ed entrata un po' nell'ottica dello stile, sono riuscita a farmi prendere di più grazie alla suspense generata e ho letto e terminato i restanti due terzi in un tempo decisamente minore. Se anche voi, perciò, troverete qualche difficoltà iniziale a farvi prendere dalla lettura, sappiate che la situazione migliorerà.
L'ambientazione è sufficiente per quanto riguarda i luoghi chiusi; ci sono alcuni dettagli che ci aiutano ad immaginare la scena ma questo aspetto non ha un'importanza particolare ai fini della vicenda. Per quanto riguarda l'ambientazione in generale questo aspetto diventa ancora più marginale, il periodo non è specificato e il luogo in cui si svolge la vicenda, Los Angeles, viene a mala pensa nominato.
Interessante la struttura del romanzo che vede all'inizio di ogni capitolo alcune frasi collegate allo stesso; ad esempio ciò che dice la gente sul caso, o frasi non sentite dichiarate in tribunale o ai giornalisti dai personaggi principali.
In conclusione, il libro non è indimenticabile ma la sua autrice ha qualcosa che mi ha stupita. La sua diversità mi ha in certe occasioni, come nello stile, creato qualche problema di lettura e in certi altri, come nei rapporti tra personaggi, mi ha dato quel quid in più che spesso mi manca.
Proprio per questa sua particolarità trovo difficile sapere a chi potrà o non potrà piacere, perciò ve lo consiglio.
Se lo leggete, fatemi sapere che cosa ne pensate!