Forse non sono crollato del tutto perché non mi sento il colpa. Perché non ho ignorato la mia famiglia per anni, per poi sentire tutto quel dispiacere quando era troppo tardi. Ho passato del tempo con loro, sapendo che niente dura per sempre. Che sia per colpa del cancro, o della fine del mondo, sapevo che ad un certo punto l'ora dell'addio arriva comunque. E così ho vissuto ed amato la mia famiglia proprio nella misura in cui la ritenevo importante per me.
Sapeva solo che non era colpa sua. Però non gli piaceva per niente che quelle persone lo guardassero come se facesse parte del terribile spaventoso.
In ogni caso, a tutti succedono cose imbarazzanti. È da quei momenti che possiamo imparare a diventare più sicuri di noi stessi, dal modo in cui li affrontiamo.
La maggior parte delle persone osserva le cose dal propio limitato punto di vista. E questo rende difficile accettare eventi come quelli che stanno accadendo ultimamente. Ma se consideri tutte le possibilità, gli elementi che ci sfuggono, e se mantieni una prospettiva aperta, cose strane come questa, anche se sono proprio strambe, riesci ad accettarle un po' più facilmente.
Le leggende hanno un un loro senso perché la mente è l'origine di tutto. Se credi abbastanza intensamente a qualcosa, a volte puoi riuscire a farla accadere.
Ma questa è la bellezza della condizione umana; riusciamo sempre a vedere la primavera nel più profondo dell'inverno, basta che lo vogliamo.
Nella famiglia ci nasci, non te la scegli, e loro non scelgono te. Invece perdere la sola persona che ti conosce nel profondo, quella che riesce a rimarginare le tue ferite e a farti sentire amato, be', quella era proprio un'altra cosa.
Per farla breve: se avesse dato campo libero alle emozioni, non avrebbe più potuto seguire il suo istinto.
Eppure nella profondità di quell'abbraccio, c'era il legame che non si può mai spezzare tra un genitore e il suo bambino.
Ma si sa che le ragazze hanno la tendenza a uscire con il genere di uomini che più contrarierebbero i loro padri assenti. E, se sei un padre assente, non c'è molto che tu possa fare per opporti.
Anche quelli migliori avevano un lato più oscuro, come se il semplice fatto di aver vissuto avesse contaminato tutta la purezza e seminato miseria anche nelle memorie più gioiose.
La gente tifava per i deboli solo nei film, e non certo alla scuola media.
Era passato molto tempo dall'ultima volta che si era guardato dentro. Ora invece si era sentito costretto ad andare oltre la superficie e aveva riconosciuto nel proprio riflesso il padre che aveva perso così tanto, se non proprio tutto.
Quando lasci che la paura diventi più forte della speranza, allora inizia l'impossibile.
La cosa buffa di quando hai un bambino è che ti fa mettere in discussione l'idea che hai di te. Di cosa vuoi dalla vita. Ripensi a quello che vuoi fare e a tutta la tua vanagloria. Puoi avere dei progetti con le fondamenta di cemento armato e una volontà di ferro; ma quando il tuo bambino ti guarda negli occhi in quel modo, così aperto e pieno di fiducia e di amore e di tutte quelle cose che pensi di non meritarti... ecco, in quel momento, metti tutto in discussione. Inizi a chiederti se tu non sia lì per fare qualcosa di meglio. Per essere una persona degna del tuo bambino.
Gli sfuggiva qualcosa di ovvio, qualcosa che avrebbe illuminato la verità e li avrebbe tenuti lontani dal pericolo. Qualcosa che lui sapeva già sarebbe stato utile, e che serbava nel profondo della memoria, qualcosa di già scoperto e poi accantonato come fosse una delle tante impressioni della vita che lì per lì sembrano irrilevanti.
Se il suo destino era quello di morire, lo avrebbe accettato, ma prima doveva essere sicuro di aver portato a termine la propria missione.
Dopotutto, se qualcuno era il responsabile della tua frustrazione, tu non dovevi prendertela con te stesso se la tua vita era una merda.