Forse sono la stessa cosa.
Crudeltà e bellezza?
Il mercante d'acqua di Valerio Carbone è un romanzo distopico sorprendente, sotto numerosi punti di vista.
Si tratta del secondo libro che leggo di questo autore e, ormai, alcune su caratteristiche generali cominciano a delinearsi nella mia mente, nonostante si tratti senza dubbio di uno degli autori più originali recensiti qui sul blog e che ciò lo renda imprevedibile; non si può supporre cosa troveremo in un suo libro prima di averlo iniziato!
Uno degli aspetti sui cui lo scrittore non credo possa deludere è il suo stile. Il livello linguistico che utilizza è fruibile anche dai lettori meno forti ma, grazie all'utilizzo di parole ben scelte e accurate, rende la lettura ancora più piacevole per coloro che apprezzano che un libro prima di tutto miri alla qualità della scrittura.
Ciò che apprezzo maggiormente è la capacità di esprimere concetti profondi senza le tipiche frasi acchiappa-lettore, già lette e rilette. Ogni volta stupisce.
L'autore gioca con le parole ed è molto ironico, aspetto che si esplicita sia in scene descritte nel romanzo come se fossero normali, ma che rappresentano atteggiamenti del tutto ridicoli o innaturali per noi, se immaginati nella nostra realtà (la purificazione con la Pepsi non la dimenticherò mai più!), sia attraverso l'utilizzo di parole che noi quotidianamente associamo a determinati concetti o persone e che ne Il mercante d'acqua, assumono significati del tutto inaspettati (un esempio è il robot della famiglia di Fiume: MileyCyrus)
Trattandosi di un romanzo distopico che narra, perciò, di un possibile futuro del mondo che conosciamo, la fantasia dell'autore ha potuto sbizzarrirsi particolarmente senza minare affatto la credibilità del racconto e, ve lo assicuro, non potrete non sorridere o ridere davanti ad alcuni concetti, nonostante il tema sottostante non sia affatto ludico e nasconda un messaggio rilevante di critica della società dei giorni nostri, aspetto fondamentale e immancabile per ogni distopico che si rispetti.
Qual è il tuo obiettivo nella vita, figliolo?
Non lo so.
Magnifico, sei assunto.
Ciò che, secondo me, può invece creare difficoltà in un lettore è il modo travolgente in cui l'autore si butta nel racconto della storia, creando una struttura di difficile comprensione, o perlomeno, complicata da approcciare.
Questi due aspetti (stile/ironia e impeto/struttura) sono i due perni su cui sì baserà la mia recensione perché ritengo che grazie ad essi si riesca a spiegare tutto: ciò che ho apprezzato enormemente e ciò che, invece, mi ha frenata.
Sin dall'incipit una sorta di Confusione chiara ci avvolge: capiamo ciò che leggiamo ma comprendiamo anche di non afferrare esattamente tutto. Ci mancano dei pezzi e lo sappiamo, miriamo ad andare oltre per ricevere risposte.
Ciò che succede nel prologo, posso dirvi con il senno di poi, non è altro che un pezzo che, cronologicamente, avremmo potuto inserire a metà libro. Questa scelta è positiva perché, senza dubbio, ci invoglia a capire al meglio la vicenda e ci incuriosisce, ma è anche negativa perché ci dà la sensazione di non capirci poi molto e, questo, potrebbe frenare alcuni lettori.
Dopo il prologo, la trama si presenta decisamente più lineare. Ci vengono raccontati gli eventi del passato (l'origine del mondo distopico, le sue cause e la sua estensione) ma il lettore non fatica a comprendere cosa è passato e cosa è presente.
La distopia creata è eccellente, credibile ed originale, non solo piacevole da leggere per un'amante del genere come me, ma proprio entusiasmante: ce ne fossero di libri ben argomentati ed intriganti come questo!
La trama al di là della distopia non è altrettanto originale (un figlio di una famiglia abbiente, educato per essere perfetto e rispondere a standard predefiniti dai genitori e con un legame conflittuale con il padre) ma di piacevolissima lettura.
Fra il quarto e il quinto decennio del XXI secolo, l'umanità andò incontro alla più grande crisi della sua millenaria storia. Una crisi economica dettata dal fallimento delle più importanti banche mondiali, le stesse che avevano scongiurato l'apocalisse nei decenni precedenti e che si erano progressivamente assicurate il controllo politico, finanziario ed economico del pianeta.
Nello svolgimento l'impeto di cui vi parlavo in precedenza prende maggiormente il sopravvento: nonostante il racconto rimanga lineare e ben comprensibile, diventa difficile capire quanto tempo passa tra una scena e l'altra, rischiando così di rimanere spiazzati davanti a ciò che ci viene raccontato.
Il finale è controverso: non credo che possa piacere a tutti, anche se non posso dire il perché senza dichiarare troppo. Mi limito a dire che personalmente l'ho apprezzato e che mi ha colpita: non solo non sono delusa ma penso che l'autore non avrebbe potuto soddisfarmi altrettanto, se avesse concluso la sua storia in maniera alternativa a questa. L'ambiguità del messaggio lanciato dall'ultima frase è stata accolta piacevolmente da me e spero che lo sarà anche per voi!
La lettura di questo libro è piacevolissima, anche davanti ad alcune ripetizioni (volute) non mi sono mai annoiata, ho letto con piacere e velocemente ogni riga del testo, anche quelle relative alle spiegazioni di ciò che è successo al nostro mondo che, solitamente, in un romanzo distopico sono quelle più lente o difficili da assimilare. Il ritmo di lettura, perciò, è ottimo, anche se personalmente avrei preferito un po' di strutturazione in più (capitoli ben delimitati da archi temporali definiti ad esempio), anche a costo di ingabbiare la storia, rischiando di renderla più pesante. Penso, però, che voi lettori non lo troverete eccessivo e apprezzerete la sua scorrevolezza.
L'ambientazione è resa perfettamente dal punto di vista spaziale: non solo scopriamo i nuovi nomi in uso per le località abitate dai cittadini del nostro mondo ma anche la loro geografia. Le descrizioni di persone e luoghi non mancano ma, al contempo, non appesantiscono la narrazione: alla nostra fantasia è lasciato il giusto spazio per poter lavorare grazie a tutti gli input dati da Carbone.
Temporalmente riusciamo a collocare la storia nel nostro futuro ripercorrendo ciò che succede nelle diverse epoche narrate all'interno del libro. Lo scorrere della storia, come ho già anticipato, è molto veloce in alcuni punti (soprattutto verso la fine del libro) e non saprei perciò dirvi quanto dura la vicenda narrata in tutto.
Il sole è già sorto da cinque ore sulla Città-degli-Specchi, i raggi luminosi della stella riscaldano la terra e il cuore di tutti i lavoratori.
Fiume è l'assoluto protagonista di questa storia ma, come vedrete, viene trascinato dagli eventi per la maggior parte del romanzo e questo, unito al fatto che non è un gran osservatore, fa sì che le caratteristiche caratteriali degli altri personaggi ci vengano maggiormente trasmesse da ciò che loro dicono, piuttosto che da aspetti che avremmo potuto notare essendo osservatori diretti del loro atteggiamento. Questo è assolutamente coerente con la narrazione perché si abbina con il senso di ineluttabilità che circonda l'intera vicenda: se stanno solamente ricoprendo il ruolo loro affidatogli dal destino perché dovremmo considerarli al di là di quello? Perciò lo ritengo un elemento ben costruito, seppure non corrispondente a ciò che preferisco trovare solitamente in un romanzo.
Io sono nato per fare questa guerra, tanto quanto tuo padre è nato per essere un mercante d'acqua.
Infine, l'atmosfera.
Se da una parte mi sono affezionata ai personaggi ripercorrendo le loro vicende che, spesso, sono più disavventure, dall'altra proprio la sensazione di predestinazione di cui vi ho parlato qui sopra mi ha fatto coinvolgere meno in ciò che succedeva. Non so dirvi quanto di questo sia personale e quanto sia oggettivo ma, il problema di un bookblogger è proprio questo: per essere del tutto oggettivi dovremmo essere come Mileycyrus, il robot di Fiume.
Sicuramente non ci sono manchevolezze da parte dell'autore: esprime ciò che i personaggi provano molto chiaramente e le sensazioni, si sa, cambiano a seconda degli occhi di chi vede.
E ogni pensiero è come se rimbalzasse sulle pareti della cassa toracica, costretto a scoppiare all'interno della stessa ma con la voglia di esplodere altrove. Ragionamenti incandescenti lo attraversano: sono rarefatti e non fluidi, forse non sono neanche ragionamenti, sono suggestioni.
In conclusione, trovo che Valerio Carbone sia un ottimo scrittore, uno di quelli speciali che difficilmente si trova.
Il suo impeto a me piace molto perché è anche ciò che lo porta ad essere così originale e a creare storie intelligenti oltre che interessanti, ma al contempo vorrei poterlo ingabbiare in qualcosa di più strutturato che possa permettere anche a me, lettrice-maestrina, di riuscire a godermi ogni singola parola senza avere la sensazione di essere trascinata via dalla corrente, pur contenta di esserne coinvolta.
Non posso che consigliarvelo perché sia libro che autore che storia sono ottimi. Se amate i distopici non potrete che apprezzarlo, ma anche non amandoli troverete la lettura di questo romanzo piacevole, divertente e di buona qualità.