Meglio leggere prima il libro, o vedere prima il film?
Interrogativo che divide i lettori da sempre, e che mi vede schierata, con sicurezza, dalla parte di coloro che il film se lo guardano solamente dopo aver terminato la lettura. Eppure a volte capita di sbagliare, di non sapere che quello che stai vedendo sarà un film bellissimo e che scoprendo dell'esistenza di un libro ti mangerai le mani.
Con Non è un Paese per vecchi mi è successo proprio questo; l'ho visto per puro caso, senza sapere niente né della sua trama né della sua preesistente forma cartacea. Il problema è nato successivamente; il film mi è piaciuto molto (cosa che accade di rado) e, informandomi, ho scoperto dell'esistenza del libro.
Tutto ciò per dirvi che, ahimè, non sono assolutamente in grado di considerare quanto la visione del film abbia influito sulla piacevolezza della lettura del romanzo e che rinvio un'opinione definitiva su McCarthy a quando riuscirò a leggere un suo libro di cui non abbia già visionato il film prima, benché sarà veramente difficile, considerando che ci sono ben altri due suoi libri che devo ancora leggere ma di cui ho, erroneamente, visto le trasposizioni cinematografiche.
Per chi, come me, non conosce McCarthy la prima cosa da sapere su quest'autore è che non scrive in maniera classica: mancano tutte le punteggiature relative ai dialoghi, la frasi sono cortissime e puramente descrittive di azioni, cioè di ciò che succede. Questo comporta un effetto davvero particolare, che mi ha resa perplessa all'incipit della lettura e che, inizialmente, non sapevo come valutare.
Quello che di certo si può dire su questo stile è che per quanto sia essenziale nelle parole, trasmette molto di più di quello che c'è effettivamente scritto. Avete presente la frase "La somma delle parti è maggiore del tutto"? Ecco, questo è l'effetto provato leggendolo. Il fatto è che non so nemmeno come ci riesca, ma semplicemente con la scelta delle parole e l'utilizzo della loro struttura l'autore riesce a farti capire tutto, anche i sentimenti che però non vengono descritti in alcun momento.
D'altro canto questo stile è esattamente l'opposto di ciò che, solitamente, cerco io in un autore; io amo le lunghe introspezioni psicologiche sui personaggi così tanto che piuttosto rinuncerei più volentieri alla trama vera e propria.
Per questi motivi, valuto senza ombra di dubbio lo stile come un fattore positivo, perché riuscire a scrivere in questo modo in maniera così efficace non è da tutti e penso che questo possa essere soltanto un valore aggiunto per uno scrittore ma, allo stesso tempo, non so ancora se per il mio gusto personale McCarthy possa essere adatto. Il motivo per cui sono in dubbio è dato dal già annunciato "problema" di aver visionato il film prima della lettura, perché mentre leggevo il libro grazie alla scrittura "per immagini" dello scrittore, sono riuscita a rivedermi il film interamente, fotogramma per fotogramma. Mi è perciò difficile capire, se sarei riuscita ad apprezzarlo altrettanto dovendo creare mie personali immagini mentali o se, a lungo andare, avrei trovato difficoltoso mantenere la concentrazione su tutte quelle mere azioni senza intervalli di introspezione.
Nel libro è presente anche un aspetto che nel film non è stato riportato; i capitoli di racconto di cui ho parlato fino ad ora sono intervallati da capitoli in cui è lo sceriffo in prima persona a parlare. In questo caso lo stile dell'autore aderisce perfettamente a quello che ci si aspetta, rendendoli veramente molto interessanti! Se il libro fosse stato tutto scritto in questo modo l'avrei forse anche apprezzato di più! Questa struttura ha inciso positivamente sulla lettura del romanzo, dando così, anche se in un modo particolare, una traccia di introspezione psicologica anche se relativa solamente ad un unico personaggio.
Un'altra caratteristica particolare è la caratterizzazione dei personaggi. Solitamente in questa categoria valuto anche la capacità dell'autore di interiorizzarli ma, per quanto già detto, in questo romanzo sarebbe fallimentare. Nonostante ciò manchi, però, i personaggi di questo libro sono talmente vividi e soprattutto talmente particolari, da spiccare nettamente nella lettura, rendendoci impossibile dimenticarli. Persino i dialoghi, privi di qualsiasi traccia di punteggiatura e quindi potenziali creatori di incomprensioni su chi dice cosa, sono talmente incisivi che fanno dimenticare tutto il resto, facendoci prendere ogni parola come un insegnamento, come qualcosa su cui dover rimuginare bene per poterlo comprendere pienamente.
Continuando a citarvi gli aspetti "strani" del romanzo, parliamo dell'ambientazione. In questo libro non ci sono momenti di mera descrizione dei luoghi e degli scenari, perché tutto è visto dagli occhi del protagonista del pezzo che stiamo leggendo. I personaggi sono, però, così attenti che il loro punto di vista non fa perdere nulla di ciò che dovremmo vedere, anzi, fa sì che il lettore possa notare dettagli che non avrebbe mai potuto notare in una panoramica più generale. Anche in questo caso, quindi, l'elemento è trattato in maniera differente dal normale eppure riesce ad essere incisivo e ben fatto proprio per la sua particolarità.
Sull'atmosfera, invece, ho qualche dubbio. Indubbiamente entriamo dentro la storia e, anche se l'autore non indugia in descrizioni emotive, è piuttosto semplice comprendere ciò che provano i personaggi. Lo stile così diretto poi, immagino possa indurre molti lettori ad immedesimarsi più facilmente con il personaggio. Io, però, non sono riuscita ad entrare in empatia con nessuno di loro, per quanto li ritenga quasi tutti dei personaggi assolutamente intriganti, perciò non posso valutarlo come un aspetto al massimo della sua potenzialità.
La trama e lo svolgimento sono, invece, due elementi che non ho trovato particolari e, probabilmente, chi si avvicinerà a questo libro per la sua categoria, cioè perché è un thriller, ne rimarrà anche deluso. La trama iniziale: vendita di droga finita male e valigetta ritrovata da un esterno non è sensazionale ma porta buoni spunti, alla fin fine però è proprio lo svolgimento a discostarsi dal thriller vero e proprio. Non viene data troppa importanza all'intreccio, non c'è tantissima suspense perché l'autore volutamente non la tira per le lunghe e arriva subito al sodo, non ci sono grossi colpi di scena, non almeno quelli a cui siamo solitamente abituati. Insomma, questo è un libro più adatto a chi cerca qualcosa di questo tipo ma mirando più alla Letteratura che all'intrattenimento puro e semplice.
Tra il libro ed il film (di entrambi trovate i link di Amazon alla fine della recensione) le differenze sono veramente poche e assolutamente trascurabili, non modificano il significato dell'opera. Entrambi sono molto belli, io sono personalmente più affezionata al film, ma ve li consiglio assolutamente tutti e due!