Nulla da ridire è un libro atipico e, quindi, difficile da esprimere in poche parole. Per questo motivo dalle tag non potrete dedurre tutto ciò che c'è da sapere su di lui.
In questo libro, infatti, non vi sono semplici racconti, bensì ad ogni autore è stato chiesto di riscrivere racconti o frammenti di opere di autori classici che noi tutti conosciamo. Come sempre, però ritengo che il libro possa essere spiegato meglio dalle parole di chi se ne è occupato perciò vi riporto una piccola parte dell'ottima prefazione che troverete all'inizio del libro:
Questo è un libro di riscritture. In un senso preciso. Che la citazione, l'omaggio, la spoliazione, la confisca, la giravolta, il richiamo (chiamateli come volete) nei confronti di altri pezzi (pregiati) di letteratura: si espandono.
I racconti, e di conseguenza anche gli autori, sono sei. Nonostante la "linea guida" da seguire fosse la medesima, la diversità dei testi di partenza e, soprattutto, lo stile estremamente differente degli scrittori hanno fatto sì che le sei letture di Nulla da ridire siano decisamente varie ed originali. Ognuno di loro ha creato qualcosa di diverso, alcuni si avvicinano molto al testo iniziale, per altri il collegamento è molto più sottile. Considerando che si tratta di opere così differenti tra loro, ho pensato di modificare la solita struttura che uso per le recensioni e parlarvi nello specifico di ognuno di loro.
"To a shining future" di Marco Cubeddu è il primo racconto della raccolta e il libro a cui si ispira per la riscrittura è Il mondo di ieri di Zweig
Come inizio è spiazzante, perché il collegamento con Zweig non salta all'occhio immediatamente e in più l'autore ha uno stile molto particolare. Lo scritto è sotto forma di confessione/messaggio lasciato ai genitori da un giovane che scrive in prima persona. La punteggiatura è quasi del tutto manchevole di punti e costellata di virgole, ricordando un po' il flusso di coscienza. Lo stile, insomma, non è affatto simile a quello de Il mondo di ieri.
La correlazione tra i due scritti è il paragone tra "Il mondo di ieri" e quello di oggi, anche se in Zweig il primo è rappresentato dall'epoca antecedente la Prima Guerra Mondiale mentre in questo racconto si parla della differenza tra il mondo dei genitori e quello del figlio.
"Smettere di" di Christian Raimo (Bartleby lo scrivano)
L'approccio dell'autore in questo caso è stato diretto: è proprio l'autore il protagonista e ci parla proprio di ciò che deve fare; scrivere un racconto ispirato a Bartleby lo scrivano ma, inizialmente, non ci riesce. Anche in questo caso una struttura fuori dagli schemi, mi ha colpita da subito e l'ho apprezzata.
"L'omino delle foglie" di Carola Susani (Monaco Nero)
Premetto che sono andata a leggere prima il racconto di Checov perché ancora non lo conoscevo e solamente dopo ho letto questo racconto. L'autrice Susani ha deciso di prendere il racconto e di modernizzarlo, cambiandone alcuni aspetti fondamentali, ma rendendolo comunque molto attinente e legato all'originale. Scelta che si avvicina molto all'idea iniziale che avevo io prima di leggere la raccolta! Mi è piaciuta la capacità dell'autrice di ricordare, anche con frasi simboliche l'originale ma di riuscire comunque a rendere unico il suo lavoro con uno svolgimento ben costruito ed in equilibrio tra questi elementi.
"La scena del duello" di Filippo Tuena (Eugenio Onegin)
Anche in questo caso ho dovuto leggere prima l'originale perché non lo conoscevo. L'autore qui più che un rifacimento del racconto ha fatto una disanima del testo di riferimento, o almeno è così che l'ho vista io. Il racconto si divide in parti in cui viene raccontato ciò che succede nell'Eugenio Onegin e pezzi in cui leggiamo le azioni dello scrittore, come se fossimo insieme a lui mentre legge e rivisita per noi il racconto. Questa lettura è stata gradevole, ma soprattutto molto utile, e un ulteriore conferma dell'eterogeneità di questa raccolta.
"Le mucche" di Antonella Cilento (Andreuccio da Perugia, Decameron)
Il racconto dell'autrice riprende "la morale" della novella del Decameron e la trasmette ai giorni nostri, rendendola attuale e anche molto realistica. Un racconto piacevole con un buon ritmo che leggerete molto scorrevolmente.
"Tu considera l'uomo" di Emiliano Ereddia (Libro IX Odissea)
Il soliloquio di Odisseo/Polifemo scritto in questo racconto da Ereddia è quello con l'atmosfera più accentuata e vicina a ciò che ci fa provare l'originale.
Ovviamente, trattandosi di storie scritte e strutturate in maniera così differente, mi è possibile solo farvi una sintesi di tutto ciò che ho letto per quanto riguarda pro, indifferente e contro. Penso però che l'idea del libro sia ottima, che gli sviluppi così eterogenei siano interessantissimi e, quindi, lo consiglio a tutti voi!