Ci sono solo ricordi dolorosi, in questo posto. Le persone sane li evitano, le altre ci perdono la ragione.
Più leggo le sue opere, più divento una Fedele Lettrice (mi perdoni King per il tradimento) di Christian Sartirana. Un autore che ho "scoperto" grazie al racconto La Gente della Marea e che ho riscoperto, con rinnovato entusiasmo con il racconto Le cose oscure.
Oggi vi parlerò, invece, di Ipnagogica, raccolta di ben cinque racconti, sempre dell'orrore, uno più bello dell'altro.
La mia idea iniziale era quella di parlarvi dei cinque racconti uno ad uno, in ordine di preferenza, ma mi si è presentato un grande problema all'orizzonte: non saprei proprio dire quale mi sia piaciuto di più o di meno! Quindi ve ne parlerò in generale, specificando se un elemento da me analizzato è particolarmente presente o assente in un determinato racconto.
In un romanzo o racconto Horror ciò che conta di più, per me, è l'atmosfera. Se quando lo leggo non avverto quel minimo di ansia e agitazione necessario a farmi immedesimare in ciò che accade ai protagonisti, difficilmente potrò considerarlo ben riuscito. Sotto questo aspetto la raccolta è praticamente perfetta; i racconti sono diversi tra loro e, quindi, possono colpire o meno a seconda delle paure, o dei gusti, del lettore, eppure in ogni storia si riesce a percepire quella sensazione che aleggia e non ci permette di stare tranquilli, come dovrebbe succedere in ogni racconto del terrore che si rispetti.
Ma c'era qualcosa, nell'aria. Un senso di sofferenza, opprimente e dilagante. Contagiava la luce, gli odori, ogni cosa. Anche me. Qualunque stimolo mi arrivasse ai sensi era inquinato da un senso di atroce spossatezza. Per un attimo mi parve che mi mancassero le forze e che quell'atmosfera, la casa stessa, me le risucchiassero.
Un altra particolarità che apprezzo molto, sicuramente a causa del fatto che sono cresciuta leggendo della Castle Rock di Stephen King, è che l'ambientazione dei racconti di questo autore sia spesso Casale Monferrato o le sue zone limitrofe. Sebbene in questo caso si tratti di un luogo realmente esistente che, tra l'altro, non ho mai visto, l'aspetto rilevante è per me che per un lettore di questo autore possa diventare più facile entrare nelle storie raccontate. Ormai quando inizio a leggere un racconto e leggo che l'ambientazione è questa, entro già nell'atmosfera giusta, come se fosse un luogo che conosco e che, in effetti, mi inquieta.
L'ambientazione, però, non tiene conto solamente di questo, ma anche di tutti quei dettagli, estetici e sensoriali, che vengono descritti in ogni storia. Anche in questo caso Sartirana non delude, anzi, ciò che viene raccontato è esattamente ciò che ci serve per riuscire ad immaginare i luoghi in cui si svolgono le vicende, senza esagerazioni che potrebbero distogliere l'attenzione del lettore da quello che accade o potrebbe succedere.
Non voleva andarsene da lì. Sì, certo, il posto era un po' cupo. Ma si trattava comunque di una bellissima casa in mezzo alla natura. Era solo questione di farci l'abitudine.
Essendo una fan di vecchia data del genere horror, ho letto talmente tanti racconti e romanzi da diventare quasi un'enciclopedia vivente al riguardo. Per questo motivo mi è quasi impossibile leggere una storia horror in cui io non "riveda" qualcosa di già letto, perlomeno inizialmente. Le trame delle storie, perciò, per quanto interessanti, mi hanno attirata da subito ma non mi hanno stupita.
Il loro svolgimento, invece, l'ha fatto. Sebbene le idee iniziali da cui si può partire alla fine siano limitate, sta poi nell'autore metterci qualcosa di proprio, che ti faccia capire che, sì, quel racconto te ne ricorda un altro, o forse anche altri venti, ma quello in particolare è speciale per un determinato aspetto. Sartirana riesce a convincerti in ogni storia, persino in quella che, in effetti, mi portava a ricordare un altro suo racconto: Le cose oscure. La verità è che c'è una bella differenza tra gli autori che, leggendo tanti racconti di un genere, decidono di scopiazzarli, e quelli che, invece, leggendo tanti racconti di un genere, ne sentono nascere di nuovi dentro di sé. L'autore di Ipnagogica fa indubbiamente parte della seconda categoria; ogni storia è sua e di nessun altro.
Gli incipit non sono tutti con effetto: in La porta, ad esempio, entra subito nel vivo, in Una collezione di cattiverie la prende, invece, da lontano.
Lo stesso non si può dire dei finali che hanno il giusto connubio tra mistero e comprensione che io personalmente apprezzo molto nei racconti del genere. Il vero orrore scaturisce quando una porta non è né del tutto aperta né completamente chiusa; quando qualcosa che striscia vicino a te, una volta chiuso il romanzo, potrebbe essere un mostro come qualcosa spinto via da un refolo di vento.
Un altro aspetto che fa capire il background letterario, nonché la bravura dell'autore, è il suo stile. Ciò che mi colpisce di più sono le descrizioni degli avvenimenti paurosi perché è veramente molto semplice, quando si parla di avvenimenti soprannaturali o, comunque, fuori dal comune, scadere nel ridicolo o, per paura di scrivere sciocchezze, rimanere troppo generici, non approfondendo a sufficienza. Nei racconti di Ipnagogica, invece, le descrizioni ci sono eccome e le parole scelte trasmettono alla perfezione sia il significato di quanto succede sia la sensazione che suscita quel determinato avvenimento nel protagonista.
Dita di delirio che strisciavano sulla sua pelle cercando la combinazione della sua identità. Si conficcavano sotto la nuca come vermi e poi scattavano in alto, tirando l'immaginario cursore di una cerniera.
Si tratta di una raccolta breve e ben ritmata, ogni racconto si termina molto velocemente grazie allo stile scorrevole e alla voglia di vedere che cosa succederà.
I protagonisti di ogni racconto sono ben approfonditi; non li conosciamo magari in tutte le loro caratteristiche particolari ma entriamo bene nei loro pensieri, sentendo, riga dopo riga, la loro crescente preoccupazione riguardo agli eventi che accadono loro.
Al di là della mano stramba, c'era qualcosa di molto più storto dentro di lui. Non lo si vedeva, perché lo nascondeva bene, forse anche meglio di come nascondesse la mano, ma c'era, e talvolta lo si poteva avvertire nell'aria introno a lui. Ricordava un po' l'odore di qualcosa che si disfaceva di nascosto, come uno di quei cadaveri dentro i muri dei racconti di Poe.
Gli altri personaggi non sono sempre importanti ai fini della storia e, per questo, non vengono descritti in maniera particolareggiata, in molti casi una maggiore descrizione avrebbe, anzi, potuto nuocere all'atmosfera generale, perché avrebbe reso l'aura di mistero meno tangibile.
In conclusione, trovo Christian Sartirana un autore promettente, uno dei migliori autori esordienti italiani che io abbia letto, per quanto riguarda il genere horror. Io che amo molto più i romanzi dei racconti sto sperando che prima o poi ce ne sforni uno!
Consiglio Ipnagogica a tutti; gli amanti del genere non potranno che apprezzare questo autore e, chi invece ha preconcetti al riguardo, avrà a disposizione un ottimo esempio di horror ben scritto. E se anche davanti a questa raccolta non riuscire ad apprezzare il genere ritenendolo ridicolo, ricordatevi che non siamo solamente noi a giudicare un libro, mentre lo leggiamo anche il libro giudica noi!