«Sale, sale sempre di più... Non la senti?»
«La paura? Sì, tanta!»
«No, la febbre investigativa. Sensazione fantastica, vero? Una di quelle pochissime cose per cui la vita vale la pena di essere vissuta».
Rosso Barocco di Max e Francesco Morini è il secondo volume della serie delle indagini del libraio Ettore Misericordia.
Ho già avuto in precedenza modo di leggere altro di questi autori: un anno fa ho letto e recensito il primo volume della serie, Nero Caravaggio, edito sempre da Newton Compton e apprezzato molto e, ancora prima, ho avuto il piacere di leggere la guida più interessante in cui mi sia mai imbattuta, A spasso nella storia edito da Albeggi Edizioni.
Nero Caravaggio e Rosso Barocco appartengono ad una serie perché i personaggi principali rimangono gli stessi e si comprende che la storia di quest'ultimo romanzo sia collocata temporalmente dopo a quella del volume precedente, ma in realtà esso è completamente fruibile anche da chi non ha ancora letto nulla di questi autori. Non fatevi, perciò, spaventare da questo, se è la trama di Rosso Barocco ad ispirarvi maggiormente leggetelo pure! Sono sicura che poi deciderete di prendere anche il primo volume.
I protagonisti sono sempre loro; Fango, scrittore in erba e uomo profondamente ironico e autoironico e Ettore Misericordia, libraio con il pallino dei gialli e neo aiutante della polizia.
Ho ritrovato con enorme piacere questi due protagonisti, caratterizzati nello stesso modo nei due volumi, sebbene in parte si possa notare una loro crescita in quest'ultimo.
Misericordia è così, è ateo ma con preti e monaci poi si intenerisce, probabilmente lo commuove il fatto che dedichino tutta la vita a qualcosa, o meglio a qualcuno, che per lui non esiste.
Anche altri personaggi, meno presenti ma comunque importanti per le relazioni dei protagonisti, ritornano in questo volume. Sia loro che i nuovi personaggi introdotti vengono descritti dal punto di vista del narratore (Fango). Per questo motivo non ne vengono approfonditi i pensieri più reconditi ma, più che altro, leggeremo un'analisi dei loro gesti e dei loro sguardi.
Questa scelta è ben portata avanti e coincide con il genere letterario: un alone di mistero attorno ai personaggi permette al lettore di interrogarsi su chi siano i buoni e chi i cattivi.
La trama del libro, infatti, ha sin da subito una marcata impronta investigativa. Il caso viene introdotto immediatamente, o quasi, e al lettore è chiaro sin da subito il motivo delle indagini svolte dalla polizia e dai suoi aiutanti improvvisati.
Ettore disegnò nell'aria immobile e pesante un piccolo cerchio con l'indice della mano destra e poi lo bucò al centro con lo stesso dito, quindi sentenziò: «"Mi salì addosso l'impazienza" è quello che disse Borromini prima di suicidarsi.»
La grande ironia appartenente al narratore viene evidenziata in tutta la narrazione. Sin dall'incipit sarà possibile ridere insieme a lui degli strani dettagli che nota e a cui dà importanza.
Comprendiamo da subito grazie a questo elemento, che la narrazione seppur seria e curata, avrà per tutto il volume un'aria scanzonata e leggera: perfetta per la lettura estiva e vacanziera. Grande pregio dei due autori è, infatti, la loro capacità di inserire innumerevoli nozioni ed informazioni senza mai darti l'impressione di starti insegnando qualcosa. Lo stile narrativo rimane perciò semplice pur cambiando registro a seconda dell'occasione: quando si parla di elementi del caso le spiegazioni sono concise e pragmatiche, quando si parla di arte il linguaggio è più specifico ma mai troppo tecnico o di difficile comprensione, quando il narratore parla tra sé e sé o con personaggi con cui ha confidenza e con cui condivide lo stesso background dialettico, ritroviamo termini più colloquiali e comuni. Indimenticabili sono i dialoghi che coinvolgono il conte De Florenzi, il mio personaggio preferito in assoluto!
Le informazioni utili ed interessanti presenti nel testo sono, come sempre, un valore aggiunto ad una storia che, già da sola, sarebbe bastata ad intrattenere il lettore. I nostri protagonisti (così come gli autori) sono due grandi conoscitori della Capitale, sia per quanto riguarda la sua storia e la sua composizione, che per quanto riguarda l'arte che la riveste.
Se nel primo volume (come si può desumere dal titolo) è Caravaggio ad essere raccontato, in questo secondo volume saranno due gli artisti chiamati in causa: Bernini e Borromini, capisaldi dello stile Barocco e, anche, acerrimi nemici.
«Oh mamma! Bernini e Borromini avevano lavorato insieme? Senti senti, io sapevo solo della loro rivalità, credevo fossero incompatibili caratterialmente e artisticamente».
Solitamente, quando si parla di una buona ambientazione si intende una buona contestualizzazione geografico-temporale che ci faccia comprendere la conoscenza dell'autore a riguardo del luogo trattato. Con i fratelli Morini questo aspetto si incrementa: ci mostrano Roma come non l'abbiamo mai vista e come mai potremmo fare se non accompagnati da chi, come loro, la conosce meglio di chiunque altro.
Girando le pagine ci sembra davvero di attraversare le piazze, scoprire nuove strade e vedere in prima persona ciò che ci viene raccontato.
Anche temporalmente il lavoro è ottimo: ci vengono scandite le novità giorno per giorno, facendoci perfettamente capire lo scorrere del tempo.
La vicenda principale copre lo spazio di quindici giorni (dal 14 al 29 agosto), anche se alla fine ci sarà un avanti veloce di più di un mese che ci porterà ad ottobre.
Lo svolgimento del romanzo è chiaro, credibile nel mondo raccontato dagli autori e comprensibile ma macchinoso e non immediato. Questo è dovuto, ovviamente, alla trama intricata e fitta. Probabilmente la mia difficoltà a comprendere subito le svolte della narrazione sono dovute in particolare modo alla velocità incredibile in cui questo libro si lascia leggere.
La struttura è perfetta, i capitoli sono brevi ed incisivi e ognuno di loro presenta un titolo ad hoc per il proprio contenuto. In ogni capitolo, infatti, ritroverete le parole del titolo e, una volta giunti a quel punto, comprenderete il focus di ognuno di loro. Il lettore con poco tempo o di breve memoria ha così la possibilità, riguardando velocemente i titoli degli ultimi capitoli letti, di ricordare gli ultimi accadimenti.
L'atmosfera è conviviale e divertente, per quanto si tratti di un giallo e ci interessi grandemente scoprire la risoluzione del caso, difficilmente ci agiteremo o avvertiremo la cupezza tipica del noir.
Il finale è convincente e conclusivo anche se forse meno d'effetto rispetto a quello del primo volume. Apprezabilissime le spiegazioni delle intuizioni di Misericordia, niente viene lasciato al caso.
In conclusione, Rosso Barocco è un ulteriore prova delle capacità di questi autori. Al suo interno si possono trovare sia intrattenimento che cultura, sapientemente mescolate per non cadere mai nel troppo leggero o nel troppo pesante.
Penso che questo romanzo possa piacere particolarmente a chi ama i gialli e a chi ama l'arte, ma mi sento di consigliarlo ad ogni genere di lettore, perché penso che chiunque possa terminare la lettura arricchendosene. Rappresenta, secondo me, quello che dovrebbe essere presente in ogni buon libro: piacere, informazione e qualità.
Ultima nota alla cura dell'edizione che, oltre al contenuto, aiuta grandemente alla gradevolezza della lettura. Il testo ha ampio spazio, la grafica è ottima, la copertina rigida è comunque maneggevole ed esteticamente molto bella, persino togliendo la sovracopertina. Un ottimo lavoro targato Newton Compton, complimenti.