La Gente della Marea è il primo scritto che leggo dell'autore Christian Sartirana. L'ho iniziato a leggere al mare e l'ho finito in pochissimo tempo, nemmeno mezz'ora.
Questo racconto si contraddistingue principalmente per l'atmosfera; si percepisce da subito l'aurea di mistero che permea su tutta la storia e che va in crescendo fino all'ultima pagina. La presenza dell'orrore è, perciò, consistente e ben scritta.
Adesso, infatti, ero io a provarla. Una sorta di timore superstizioso, il senso di gelo suggerito da un orrore antico. Primitivo.
Il ritmo di lettura è, ovviamente, veloce perché il libro è molto breve, però, non è particolarmente serrato in quanto ad avvenimenti. Possiamo dividere idealmente il racconto a metà: una parte è descrittiva e non racconta nulla di particolare: ha lo scopo di farti entrare nella storia e nell'atmosfera, la seconda parte è, invece, fatta di avvenimenti concatenati gli uni con gli altri e raccontati piuttosto velocemente. Per i miei gusti personali questa divisione del ritmo non è quella ottimale; per riuscire ad apprezzare molto una storia ho bisogno che azioni e pensieri siano concomitanti e piuttosto lenti, l'orrore altrimenti non mi riesce ad avvincere, per quanto ben descritto. Ovviamente questa è una motivazione del tutto personale, chi preferisce questo genere di struttura lo apprezzerà ancora di più di quanto abbia fatto io.
Mi sentivo come quella volta in cui mia nonna mi aveva raccontato la vecchia leggenda della Gente della Marea. Era come se fossi tornato improvvisamente bambino e la mia paura m'imbarazzava.
La trama è molto suggestiva: il protagonista non sa nulla della propria cittadina di provenienza, Bosa, se non quel poco che i suoi ricordi gli suggeriscono. Ciò che è rimasto ben impresso nella sua mente è la leggenda della Gente della Marea, uomini e donne prese dal mare che, ogni tanto, richiamano nuove persone a far parte di loro.
Non vada a Cosa e se proprio vuole andarci si tenga lontano dal mare.
L'ambientazione è ben descritta sia prima degli avvenimenti veri e proprio quel luogo, sia successivamente, quando il luogo diventa il nostro unico riferimento. Non solo percepiamo il carattere di fondo di Bosa, ma vediamo ogni immagine chiaramente, come se fosse davanti a noi. Nella mia mente poi, la Sardegna è proprio il luogo perfetto perché esista davvero una cittadina come quella descritta, ricorderò le vicende di questa storia come se trattassero di una storia vera, vissuta in prima persona.
Spiagge grigie si allungavano come ossa, grattate dalle acque che le avevano trasformate in contorte onde di pietra, immobilizzate nell'attimo prima di ricadere in mare. Facevano pensare a un paesaggio lunare dalle insolite geometrie. La limpidezza dell'acqua che le lambiva era incredibile.
Trattandosi di una storia davvero breve mi riesce difficile dirvi qualcosa sugli altri elementi che, solitamente, prendo in considerazione, perciò ve li citerò brevemente:
Lo stile mi è piaciuto ma non mi ha avvinta, insomma, nulla da eccepire al riguardo ma soltanto con una lettura più lunga avrei potuto coltivare qualche idea in più.
I personaggi non vengono approfonditi, il motivo è sicuramente imputabile all'atmosfera; è lei ad avere il ruolo principale nella storia, gli altri, seppure protagonisti, non sono altro che comparse che giocano il loro ruolo in una vicenda già scritta.
Lei non sembrava tanto convinta di scendere. E nemmeno io a dire il vero, ma quella situazione era così assurda che avevo bisogno di vedere.
In conclusione, si tratta di un buon racconto e ve lo consiglio. Perfetto per avere un piccolo stacco dalla realtà e leggere una piccola chicca con un buono spunto horror.
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