Il sentimento per lei custodiva i miei atti osceni.
Atti osceni in luogo privato è, al momento, il penultimo romanzo di Marco Missiroli. Uscito nel 2015, ha vinto il Premio Mondello 2015 ed è edito Feltrinelli.
Si tratta del primo libro che ho letto dell'autore e, perciò, in questa mia recensione troverete un'impressione priva di confronto con altre sue opere.
Il libro è diviso in cinque parti: Infanzia, Adolescenza, Giovinezza, Maturità e Adultità. Ognuna delle parti, come si può desumere dai loro titoli, rappresenta un momento diverso della vita del protagonista/narratore Libero.
La trama ci parla della sua vita in totalità ma ha una particolare focalizzazione tematica: l'eros. Gran parte delle considerazioni, dunque, saranno legate all'evoluzione avuta dal protagonista in ambito sessuale e, anche quando si parlerà di altri argomenti, questi diventeranno spesso un veicolo per spiegare qualcosa di legato all'erotismo.
Per questo motivo, nonostante non possa affatto considerarsi un romanzo erotico canonico, ho deciso di inserirlo in questa tag: ritengo che gli amanti del genere possano apprezzarlo (potenzialmente) più di quelli che non lo leggono.
Mi ero accanito con la mano un'ultima volta, la decisiva, e solo allora avevo saputo come andava il mondo e come sarebbe andata la mia vita.
Lo svolgimento, ovviamente, presenterà anche diversi altri concetti e tematiche, legati fortemente alla vita di tutti i giorni: amici, lavoro, rapporto con i genitori ecc.
Grande importanza hanno anche i libri, che vengono citati (e spesso ne vengono menzionate anche le trame o dei momenti/concetti salienti) e che hanno un ruolo rilevante nella sua esistenza, talvolta fungono anche da contraltare alle pulsioni sessuali.
i libri spostavano la mia gravità, e attuavano una legge: avevano iniziato a mettermi al mondo.
Lo stile di Missiroli è curato, tecnicamente impeccabile e talvolta leggermente frizzante nella struttura (più che altro nei dialoghi). Le frasi ad effetto, al contempo profonde ma semplici e facili da ricordare sono molto presenti ma posizionate tatticamente, in modo tale da sorprenderci senza farci abituare. Spesso all'italiano viene intervallata qualche parola di francese (scelta stilistica coerente con l'ambientazione), in particolare per rendere un dialogo. Il lessico è ricercato ma facilmente fruibile da chiunque, diventa più complesso in alcuni momenti che, spesso, coincidono o precedono/seguono concetti che, altrimenti, potrebbero essere considerati poco alti (in genere, dato il tema del libro, si tratta di affermazioni sul sesso e/o sulle donne).
La grammatica della libido si appropriò del mio assetto neuronale, più della letteratura e dello studio del diritto. Dovevo apprendere, avevo perso troppo tempo. E questo era il punto che avrebbe portato alle mie future impudicizie: i tempi della repressione erano finiti troppo tardi creando pulsioni di riscatto.
L'incipit rappresenta perfettamente la dualità sesso/cultura che troverete in tutto il testo e può essere un buon esperimento per decidere se siete attirati dal libro.
L'ambientazione si divide tra Parigi e Milano, entrambe ottimamente rappresentate, specialmente nello spirito e nell'atmosfera respirata. Alcuni dei posti citati esistono veramente e può essere interessante cercare su internet la loro "realtà".
Il protagonista è un ragazzo (e poi un uomo) fortemente condizionato dall'eros e che collega e motiva gran parte delle sue decisioni, scelte e sbagli alle sue pulsioni sessuali. Non si tratta dell'eroe né del classico antieroe, perché a seconda dell'interiorità del lettore potrebbe essere "sentito" in modo completamente diverso. Presumibilmente (ma non necessariamente) più il lettore si sentirà vicino al messaggio mandato dall'autore, più riuscirà ad entrare in empatia con il protagonista.
Non sentivo pena, nemmeno empatia, sentivo la nuda eccitazione. E l'istinto di convertire le disgrazie altrui in miei vantaggi.
Il messaggio in questione, contenuto nel finale ma che si comprende per tutto il testo, concerne il legame tra oscenità e libertà che, per il protagonista del libro e altri personaggi del libro, consiste in un rapporto direttamente proporzionale: più si lascia spazio all'oscenità (intrinseca, radicata ed importante per gli esseri umani, secondo il volume) e più si è liberi. Da cui ho desunto (credo non erroneamente, ma si tratta di un'asserzione mia) il successivo messaggio: chi non si comporta/ammette in questo modo si sta limitando/non è libero. Questo può scatenare, in chi non è d'accordo, dell'avversione verso il testo.
... ti vedevo a mille chilometri di distanza con la paura di scegliere tra la vita e l'oscenità, senza sapere che sono la stessa cosa. L'osceno è il tumulto privato che ognuno ha, e che i liberi vivono. Si chiama esistere, e a volte diventa sentimento.
L'atmosfera percepita dipenderà totalmente da quanto si crederà in questo. Il libro è un crescendo che riporta, con modalità diverse, a questa consapevolezza: difficilmente cambierete drasticamente opinione in corso d'opera, più facilmente il sentimento provato verso il testo (positivo o negativo che sia) crescerà con l'avanzare della lettura.
Gli altri personaggi sono molto differenti tra loro e dal protagonista, ma rappresentato archetipi ben definiti e facili da individuare. Il loro punto di vista è costantemente filtrato dal punto di vista, limitato ed egocentrico, del protagonista
In conclusione, il libro di Missiroli è un testo ben scritto ma dal tema volutamente forte, che può lasciare difficilmente indifferenti.
Per questo motivo il mio consiglio è ni: qualitativamente non è un libro da scartare (merito sia dell'autore che, sicuramente, dall'Editore), ma la sensazione che vi lascerà la potete prevedere solamente voi.
Dal punto di vista personale ho avuto una grande difficoltà a leggerlo e non lo rileggerei né proverei altro dell'autore. Ho trovato la sua scrittura poco sincera e costruita a tavolino, una sensazione che si è acuita sempre di più, probabilmente anche a causa del fatto che il messaggio non rispecchia minimamente ciò che penso su me stessa (ma del resto, io non ho apprezzato nemmeno Freud, studiandolo). Il motivo del voto insufficiente (che è sempre soggettivo, perché rappresenta anche i miei gusti) è legato a questo.
Quando Marie mi domandò se avevo amici a Parigi dissi he no, ero un'isola senza mare. Un'isola senza mare. Era una frase che papà mi aveva consigliato di usare per tramortire le donne. Scavava in un fondo di verità, e colpiva alla voce tenerezza.