È difficile da spiegare, ma ho come l'impressione che questo sia solo l'inizio.
L'assassinio del Commendatore di Haruki Murakami è un un'unica opera che, qui in Italia, è stata divisa in due libri distinti.
Oggi (29 Gennaio 2019), in occasione dell'uscita del Libro Secondo, ho deciso di recensire per voi il primo, in modo tale da aiutarvi ad averne un'idea più dettagliata in attesa delle prime opinioni sul secondo volume (che io stessa leggerò il prima possibile).
L'assassinio del Commendatore è un libro che si differenzia in parte da ciò che viene considerato "tipico" dell'autore perché, mentre i temi ricorrenti si ripresentano anche in questo primo libro, l'atmosfera magica e surreale arriva solamente in un secondo momento.
Sin dall'incipit, infatti, il lettore si accorgerà di come il taglio della storia sia fortemente legato al soprannaturale, sfociando, in alcuni momenti, quasi nell'orrore. Quest'ultimo aspetto viene ricordato anche in alcune analogie e dialoghi che riportano, talvolta direttamente ma più frequentemente indirettamente, a celebri opere letterarie del genere, e alle loro tipiche tematiche.
Alla luce del giorno, tutto sarebbe apparso diverso.
La trama ci parla di un pittore, specializzato in ritrattistica, che è costretto a cambiare totalmente la propria vita a causa di una forza maggiore: la richiesta di divorzio da parte della moglie. Il protagonista, dunque, si trasferisce anche in una nuova abitazione e, da quel momento, la sua storia comincerà ad intrecciarsi con quella del precedente proprietario della casa; il celebre pittore Amada Tomohiko.
Sono convinto che nella vita di tutti arriva un momento così: un momento in cui una metamorfosi si impone da sé. Quando quell'attimo si presenta, non bisogna lasciarselo sfuggire. Bisogna coglierlo e tenerselo ben stretto.
Lo svolgimento introdurrà alcuni elementi soprannaturali che, solo verso la fine del primo volume, si espliciteranno in qualcosa che volge di più al fantastico. La mia prima curiosità nel leggere il secondo libro verterà principalmente sul cercare di capire se le due tematiche (fantastico ed orrore) continueranno ad intrecciarsi o se il primo prenderà totalmente il sopravvento.
– Spesso non capiamo bene dove passa il confine tra ciò che è reale e ciò che non lo è. Pensiamo che la linea demarcazione tra ciò che esiste e ciò che non esiste sia mobile, come una frontiera che si sposta di sua volontà. A questi spostamenti dobbiamo prestare la massima attenzione. Altrimenti non capiamo più da quale parte ci troviamo.
Trattandosi di un romanzo effettivamente diviso a metà, non bisogna stupirsi del fatto che il finale non sia affatto autoconclusivo. È necessario leggere entrambi i volumi per poter apprezzare la storia totalmente.
La personalità del protagonista è ben definita. Impariamo a conoscerlo sia tramite i suoi pensieri, sia grazie a molti flashback del passato ancora più remoto e l'utilizzo di vezzi linguistici che ci aiutano a considerarlo reale. Sono tantissimi, infatti, i concetti che vengono ripetuti, più e più volte, dal pittore. Uno su tutti è quello di avere "tempo dalla sua parte". L'autore riesce sempre ad aggiungere qualche dettaglio o ad introdurre lo stesso messaggio sempre in modi differenti o, anche, legandolo a temi profondamente diversi tra loro.
Un giorno sarò forse capace di ritrarre il nulla. Così come un giorno un pittore era riuscito a dipingere un quadro intitolato L'assassinio del Commendatore. Però ho bisogno di tempo.
Me lo devo fare amico, il tempo.
Il libro è scritto in prima persona; il protagonista ci racconta, molti anni dopo, di cosa gli è successo quando aveva 36 anni. Per questo motivo lui stesso specifica (talvolta anche parlandoci direttamente) di non ricordare facilmente la sequenza degli avvenimenti.
Per rendere credibile questo suo racconto, vi sono moltissimi momenti in cui il narratore riepiloga ciò che è già successo, come se cercasse di fare mente locale degli eventi.
È senz'altro per lo stato in cui versavo in quel periodo se, quando ci ripenso (sì, sto scrivendo a molti anni di distanza), tutto – il nesso fra le cose, la loro leggerezza e gravità, lontananza o vicinanza – comincia a vacillare e diventa impreciso; se basta che distolga un attimo gli occhi perché la sequenza logica degli eventi si alteri in un istante.
Questo aspetto, unito alla grande introspezione del libro e al voluto stillicidio di nuovi accadimenti, fa sì che il ritmo di narrazione risulti lento.
La lentezza, però, incide positivamente sulla percezione dell'atmosfera. Tutto ciò che accadrà al pittore protagonista verrà sentito anche dal lettore che, sebbene desideri scoprire sempre di più del mistero riguardante il quadro de L'assassinio del Commendatore, riuscirà ad apprezzare ogni scena, indipendentemente dalla sua limitata dinamicità.
L'atmosfera, inoltre, è legata a doppio filo con uno dei concetti espressi ripetutamente dal protagonista. L'uomo si sente come trascinato dalla corrente, non è dunque un soggetto veramente attivo della vicenda, bensì è tutto ciò che gli accade a farlo comportare in quel determinato modo. C'è dunque una sensazione di ineluttabilità che ci trascina insieme a lui, portandoci a credere, comprendere e soprattutto a non giudicare ciò che viene compiuto e raccontato.
Aggrappato a un'asse di legno, mi limitavo a seguire la corrente. Tutt'intorno era buio pesto, in cielo non si vedevano né luna né stelle. Finché non mollavo quell'asse di legno, riuscivo a stare a galla.
Inoltre, Murakami in questo volume si dimostra un maestro dei cliffhanger, cioè di quegli "ami" che vengono inseriti a fine capitolo che presentano piccole o grandi anticipazioni di ciò che verrà successivamente e che portano il lettore a decidere di non fermarsi mai. Dunque anche se la narrazione concederà pochi colpi di scena (comunque presenti), la voglia del lettore di andare avanti con lo svelamento del mistero non scemerà.
Mashaiko aveva detto giusto: per essere un posto tranquillo, indubbiamente lo era. Col senno di poi, però, so che sbagliava quando diceva che nulla, in quel luogo, avrebbe potuto distrarmi.
Anche gli altri personaggi sono descritti approfonditamente, aspetto non scontato in un romanzo scritto in prima persona. Grande importanza per la credibilità di questo aspetto la fa la personalità del protagonista. L'uomo, infatti, ci spiega in più di un'occasione di come sia, da sempre, soggetto di confidenze da parte delle altre persone, anche se quasi sconosciute. Inoltre il pittore possiede una memoria visiva unica e, essendo particolarmente attento e minuzioso in questo campo, riesce ad individuare sui suoi interlocutori cambi di espressione e piccoli dettagli che, altrimenti, sfuggirebbero ad un uomo non così dotato.
Sul suo viso apparve un'espressione un po' incerta. Non che fosse davvero confuso, voleva solo sembrarlo. Tuttavia non ebbi l'impressione che recitasse, cercava solo di prendere tempo.
L'ambientazione è suggestiva e particolarmente importante per la vicenda. Il protagonista vive in una casa circondata dalle montagne, piuttosto isolato dal mondo esterno. Non possiede una connessione internet o un cellulare, i suoi unici contatti con la realtà sono legati ad una radio che ascolta ogni mattina per conoscere le ultime notizie dal mondo e le sue lezioni di pittura nel paese vicino.
È la nuova casa del pittore a donare gran parte dell'aura di mistero alla narrazione. Descritta egregiamente da Murakami ci regala per la prima metà del libro nuove scoperte sempre più inquietanti. Inoltre, è proprio grazie a lei che il protagonista verrà a conoscenza dell'esistenza del quadro de L'assassinio del Commendatore.
Tutti gli ambienti fondamentali ai fini della trama vengono descritti nel dettaglio, così come il tempo atmosferico ed il panorama che aiutano a loro volta nella percezione dell'atmosfera.
In conclusione, L'assassinio del Commendatore è un romanzo che ho amato sin dalle prime righe. È ancora difficile comprendere in quale modo si svilupperà la trama che, verso la fine, sembra aver preso una direzione differente da quella che avevo supposto dai primi tre quarti del romanzo. È un libro ben scritto e curato nei dettagli dall'autore, anche ciò che potrebbe essere considerato un difetto, se letto dal punto di vista personale, è invece stato scelto appositamente ed ha un suo perché (per esempio le continue ripetizioni di fatti già raccontati).
Il libro è di qualità (anche se la cura dell'edizione italiana non è impeccabile in quanto a refusi) e presenta anche molte curiosità sul Giappone e sull'arte, oltre che a riportare nomi di grandi opere musicali, pittoriche e letterarie. Lo consiglio a tutti, con la speranza di essere ancora più entusiasta della lettura del Secondo Libro che, penso, inizierò proprio oggi.