La sensazione era insostenibile, davvero insostenibile. Non so cosa mi impedì di lasciarlo la sera stessa. Ma è sorprendente per quanto si può negare l'evidenza, di fronte a certe cose.
La pioggia prima che cada di Jonathan Coe è uno dei romanzi maggiormente conosciuti, ed amati, dell'autore.
Per quanto io l'abbia preso molto sul personale e, per questo motivo, gli associ una sensazione negativa, capire il perché sia uno dei preferitissimi dai lettori non è complicato: suscita emozioni forti nel lettore senza, però, dimostrare di volerlo fare ad ogni costo. È in particolare la seconda metà del testo che vi potrà far arrabbiare, intristire, immalinconire e, al contempo, far innamorare. Personalmente ho provato una rabbia crescente mista a un senso di ingiustizia profondo e ineluttabile che mi ha rovinato la giornata anche parecchio tempo dopo aver terminato il romanzo. Se avete letto altre mie recensioni saprete che mi capita di rado di percepire fortemente l'atmosfera e, anzi, trovo spesso deludenti i libri che basano gran parte del proprio valore su questo aspetto. In questo caso, invece, è successo il contrario: il libro qualitativamente è buono, ma per quello che ho provato io leggendolo non posso dirmi contenta di aver portato a termine questa lettura. Dare così tanta importanza alla soggettività rispetto all'oggettività non è da me: se succede è perché questo volume raccoglie dentro di sé una grande potenza e sta a voi decidere se è ciò che cercate o meno.
Ultimo aspetto collegato alla soggettività di cui voglio parlare, per poi passare finalmente alla parte oggettiva e più semplice da raccontarvi, è il messaggio. La pioggia prima che cada è un titolo emblematico di ciò che si vuole esprimere. Si tratta, infatti, di un concetto che non esiste, di un'idea e di una supposizione che, se si avvererà diventerà qualcosa di estraneo a sé stesso (banalmente se poi piove è solo pioggia) e se non accade diventa una bugia. Questo concetto viene associato alla vita in un modo che non desidero spiegarvi nel dettaglio perché potrebbe portare i lettori più analitici a immaginare il finale, ma ho deciso di descriverlo in generale per farvi comprendere il perché il messaggio di questo romanzo è segnato come "contro" in fondo a questa pagina. Ognuno di noi ha un'idea di ciò che ricerca in un libro, la mia personalissima necessità è quella di leggere qualcosa che, può essere anche negativo, ma deve servirmi a qualcosa di positivo. Leggere un volume che mi fa soffrire senza che, chiudendolo, mi abbia al contempo insegnato qualcosa al riguardo è, per me, profondamente sbagliato. Questo implica che se il messaggio di un romanzo non fa altro che ribadirmi la mia paura più grande, senza darmi possibilità di tramutarla in qualcosa di positivo ma, anzi, facendomi stare male in un momento in cui, da sola, non sarei stata così, dal momento in cui chiuderò il libro (terminato, in questo caso perché era breve e per un gruppo di lettura) mi pentirò di averlo letto. Lo stesso identico "problema" mi è successo con Stoner.
Nomino questo libro, ancora più famoso qui in Italia, per dimostrare che quello che a me può far pentire di averlo scelto tra tanti, invece, essere per altre persone il motivo della bellezza sconfinata dello stesso. Dunque, il messaggio rimane quello, ma magari per voi potrà rappresentare il vero e proprio punto di forza del testo.
"Sai, Thea, non esiste una cosa come la pioggia prima che cada. Deve cadere, altrimenti non è pioggia". (...) "Certo che non esiste una cosa così," disse. "È proprio questo che è la mia preferita. Qualcosa può ben farti felice, no? Anche se non è reale."
Passando agli aspetti oggettivi, La pioggia prima che cada si contraddistingue, senza dubbio, grazie a struttura e ambientazione, qui strettamente legate.
Per non anticipare troppo vi posso dire semplicemente che gran parte dell'opera è un monologo che ripercorre anni di vita di uno dei personaggi, Rosamond. Gli anni sono scanditi capitolo per capitolo così come le diverse ambientazioni geografiche (che sono quasi sempre legate all'Inghilterra, tranne che in pochissimi casi). Non troverete riferimenti storici numerosi come in altri libri dell'autore (che, effettivamente, lui considera romanzi storici) ma questi comunque non mancano e tratteggiano molto bene il contesto generale in cui si svolgono le vicende.
Comunque, si sa che l'inverno del 1944-45 fu orribile. L'oscuramento a quel punto era finito, mi par di ricordare, ed era stato sostituito con l'attenuamento delle luci. Ma, oltre al clima pessimo - rammento giorni e giorni di nebbia fitta e sporca, soprattutto al crepuscolo, che la luce offuscata dei lampioni faticava a penetrare -, anche le notizie dall'estero erano disperanti.
Per esigenze di trama che ho deciso di non spiegarvi (la mia tutela antispoiler, purtroppo impedisce di essere cristallini su certi passaggi), le descrizioni avranno grandissima importanza nel testo. Grazie a questo aspetto Coe potrà lasciare ampio spazio alla propria penna: le sue descrizioni si fanno notare in ogni libro perché riescono a mostrare al lettore esattamente la scena rappresentata e, al contempo, riesce a renderla interessante e poetica, ma qui hanno un'importanza cruciale e sono decisamente più lunghe rispetto al normale. Lo stile, dunque, si modifica per questo motivo, ma non solo.
La verve/ironia dell'autore qui viene meno, non per un difetto del testo ma per scelta dello stesso Coe. La narratrice principale, infatti, è una donna anziana che non necessariamente deve starci simpatica. Per una volta lo scrittore dimostra che la sua versatilità stilistica può anche tramutarsi in una narrazione completamente diversa e questo può spiazzare i lettori che già lo conoscono e tendono a riconoscerlo in un contesto maggiormente brioso.
Il ritmo di lettura, a causa degli ultimi due elementi spiegati (grandi descrizioni, mancanza di ironia) portano ad una lettura decisamente più lenta rispetto a quella che questo scrittore ci offre solitamente.
Dicono che una frazione di secondo e un'eternità diventano interscambiabili quando provi emozioni diverse.
I personaggi sono profondamente realistici, anche se per la maggior parte rappresenteranno esattamente gli esseri umani che preferiremmo non dover avere in famiglia o, comunque, sotto la nostra area di responsabilità. Sono fallaci e commettono errori che potreste anche non riuscire a perdonare, non sono intriganti o piacevoli. Anche questo è voluto e, dunque, non può essere considerato un errore, così come non lo è che la narratrice esprima concetti che, sentiti dall'esterno, valuteremo in modo profondamente diverso da come, invece, li ha voluti analizzare lei.
Tuttavia, mi sembra importante - di un'importanza cruciale - non sottovalutare mai quel che si prova nel sapersi indesiderati dalla propria madre. Dalla propria madre, dico - la stessa persona che ti ha messo al mondo! Rendersene conto corrode il senso del proprio valore, e distrugge le fondamenta stesse del proprio essere. È molto difficile uscire incolumi da un'esperienza simile.
Anche in questo testo la musica avrà grande importanza e farà da sfondo all'intera vicenda.
Musica leggera, per lo più, del tipo che la BBC aveva cominciato a commissionare ai compositori al preciso scopo di tirar su il morale degli ascoltatori: pezzi allegri, di musica veloce, piena di ritmo, che si prefiggevano di stamparti un sorriso in faccia e potevano essere incisi sulla faccia di un 78 giri.
In conclusione, La pioggia prima che cada è un romanzo ottimamente riuscito per quanto riguarda le aspettative dell'autore (perlomeno da quanto si riesce a recepire dal testo) ma che corrisponde, nelle sue parti emozionali, esattamente a ciò che io ho bisogno di non trovare in un testo. Ognuno di noi cerca qualcosa di differente e, quindi, non posso consigliarvelo in base a questo parametro.
Soffermandomi sulla sua oggettività, ritengo che sia un buon libro, ma non paragonabile ai migliori dell'autore (La banda dei brocchi, La famiglia Winshaw).
Per questi motivi ho scelto una via di mezzo: consiglio il testo solamente a chi ama Jonathan Coe e vuole leggere tutto ciò che ha scritto e a chi non si spaventa davanti alla vita e alle sue ingiustizie. Se l'esistenza della cattiveria e dell'egoismo umano è per voi qualcosa di assodato e rappresenta un punto sensibile che preferite non ritrovare anche nella finzione narrativa, invece, non ve lo consiglio affatto.