Dalla parte di Swann è il primo volume di Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust.
Opera letteraria composta da sette volumi distinti che viene considerata il romanzo più lungo di sempre, perché nonostante la separazione dei volumi, è evidente che si tratti di un'unica, grande opera che va letta integralmente.
Questo è anche il motivo per cui in questa recensione, che si riferisce alla lettura del primo volume, cercherò di analizzare solamente gli elementi necessari a farvi capire se è arrivato anche per voi il momento di intraprendere questa lettura e quale modo scegliere per approcciarla.
Dalla parte di Swann va considerato come l'introduzione di un romanzo molto lungo: per questo motivo non dovete ricercare al suo interno una trama consistente, un finale conclusivo e gli elementi tipici che, anche in un romanzo inserito all'interno di una serie, solitamente servono a valutare l'opera, operazione che, in questo caso, sarà fattibile solamente alla fine della lettura integrale del cofanetto.
In questo primo volume troviamo i temi principali e alcuni dei personaggi fondamentali della vicenda, ma a meno di non leggere qualche saggio o critica all'opera intera, il lettore non potrà asserire con certezza di sapere come tutto si evolverà e quale sarà il messaggio perseguito e dimostrato dall'autore con quest'opera.
Elemento cardine per l'apprezzamento del libro è, senza dubbio, lo stile con cui è scritto. Sebbene sia oggettivo che la scrittura di Proust sia curata, ben lavorata, ricercata e di alta qualità, essa potrà provocare non pochi problemi ai lettori che le si approcciano e che hanno gusti o desideri contrapposti a ciò che offre il grande narratore francese.
Le frasi di Proust sono ricche, lunghe, piene di metafore. Mentre gli accadimenti sono pochi e dosati, le percezioni e le sensazioni occupano la maggior parte del testo, scivolando di riga in riga fino a raggiungere concetti anche molto lontani da quelli da cui si era partiti. È necessario seguire un percorso astruso, dunque, e costellato di indicazioni olfattive ed estetiche, rimembranze lontane o anche solo concetti generali ed astratti.
Ogni volta che si ricomincia a leggere questo autore, guardandolo e analizzandolo prima di immergicisi, sembra praticamente impossibile riuscire ad entrarci nuovamente, ma con la giusta concentrazione, e solo se si riesce a godere di uno stile portato ai massimi livelli, vi ritroverete a finire non solo interi periodi, ma anche intere pagine, senza nemmeno accorgervene. È una magia quella che avviene: un attimo prima osservate da esterni e sembra tutto troppo grande e complicato per voi, e quello dopo non vi ricordate nemmeno di averlo pensato.
L'autore dona a chi riesce ad amarlo con pienezza, un angolo di pace, che trascina in un luogo e in tempo totalmente differenti e fa dimenticare la propria realtà. Se, invece, non si ha la possibilità di concentrarsi adeguatamente (poco tempo, pensieri e riflessioni che ingombrano la mente e non ci vogliono abbandonare), oppure lo si continua a vedere come qualcosa di ostile, ogni riga potrà portare ad una necessità di rilettura, ad un'incomprensione, ad una fatica a procedere.
Il primo e più importante elemento da considerare, dunque, per decidere se iniziare a leggere l'opera è questo: quanta importanza ha lo stile di scrittura per voi? Può temporaneamente rimpiazzare altre vostre necessità, quali la trama avvincente, il ritmo crescente? Inoltre, quanto spazio avete nella vostra mente per la lettura in questo preciso momento della vostra vita?
Alla ricerca del tempo perduto è un viaggio e, come tale, è ingombrante, deve occupare spazio nelle vostre vite e nelle vostre menti per potervi attecchire.
A rendere ancora più impervio e complicato questo tragitto è la struttura del testo: in pratica non esistono capitoli (se non un'unica separazione nella prima parte) e le 400 pagine che leggerete effettivamente (le prime cento pagine non sono dell'opera originale ma premesse e critiche al testo varie e ricche di anticipazioni, che potete decidere di leggere o meno) avranno solamente tre divisioni in parti che esprimeranno altrettanto nature differenti dell'opera.
La prima parte sarà maggiormente legata alla rimembranze più astratte: ricordi di sensazioni, emozioni, odori, gusti, in questa verranno introdotti concetti utili a comprendere il titolo del volume e ciò che importerà davvero nella narrazione.
Sono passati molti anni da quel momento. La parete della scala dove vidi salire il riverbero della bugia non esiste più da un pezzo. Anche in me molte cose che credevo dovessero durare sempre sono state distrutte, altre hanno preso il loro posto dando origine a nuove sofferenze e a nuove gioie che allora non avrei potuto prevedere, così come le antiche mi sono divenute difficili da capire.
La seconda parte è quella maggiormente legata a ciò che un lettore considera una "trama", Proust qui ci parla di Swann e di come è iniziato e si è evoluto il suo amore, osteggiato dalla famiglia del narratore e, successivamente, scopriremo anche qualcosa al riguardo della vita amorosa dello stesso io narrante.
Nella terza parte, invece, la concezione filosofica del tempo comincerà ad essere espressa e collegata a quanto raccontato e a quanto ancora si dovrà leggere nei volumi successivi.
Questo non significa, ovviamente, che gli elementi presenti nell'una non siano anche nell'altra: questa schematizzazione serve esclusivamente a mostrare quello che io ho considerato maggiormente evidente in ogni parte.
Il mio consiglio in caso decidiate di affrontare Dalla parte di Swann è quello di leggerlo interamente e di non abbandonarlo. Una parte che vi convincerà maggiormente e vi aiuterà ad entrare nel libri ci sarà senza dubbio.
Per chi la prima parte sarà poco concreta, la seconda sarà nettamente migliore. Per chi, invece, apprezzerà molto la prima, la comparsa di un filo narrativo ancora più evidente verrà considerato quasi una delusione.
Quei brani di cui lui si compiaceva erano i nostri pezzi preferiti. Personalmente li conoscevo a memoria. Ero deluso quando riprendeva il filo del racconto.
Proust non consegna al lettore esclusivamente uno stile eccellente: dona anche un'ambientazione e un'atmosfera vivide, descritte con una minuzia tale da rendere impossibile al lettore esercitare una propria concezione fantastica. L'autore ha costruito un mondo, realistico e similare a quello che ha vissuto, ma totalmente suo e noi, quando leggiamo, siamo chiamati a guardarlo, vederlo e sentirlo, così come lui l'ha creato.
Non necessariamente, dunque, serve dare esclusiva importanza alla narrazione: se siete amanti dell'aspetto sensoriale troverete qui un grande esponente.
Si conoscevano talmente tutti a Combray, animali e persone, che se la zia aveva visto per caso passare un cane «che non conosceva» non smetteva di pensarci su, e dedicava a questo incomprensibile avvenimento tutte le sue capacità induttive e le sue ore libere.
Nel volume non mancano i personaggi (che sono tantissimi) e le loro necessarie relazioni, importanti e non, che vengono descritte magistralmente e in modo vario: talvolta si tratta di lavoro e del conseguente rispetto (la cameriera Françoise e la famiglia del narratore), altre di amicizia, d'amore e, ancora, puramente legate alla vita di società.
Il narratore è interno ma in certe occasioni diventa onnisciente e riesce a descriverci situazione ben al di là della sua portata.
La gradevolezza dei personaggi non è ovvia: io l'ho letto per il Mega GDL e all'interno del gruppo ci sono state valutazioni profondamente differenti su ognuno di loro, protagonista (Swann) compreso.
Per descriverli l'autore utilizza una tecnica descritta anche da Nabokov nelle sue Lezioni di Letteratura: sono i pensieri degli altri personaggi a raccontarceli e a farcene ricavare una nostra opinione. Questo rispecchia la teoria dello scrittore sulla personalità e consistenza di ogni essere umano, che possiamo ritrovare esplicitata anche nel testo.
Ma anche dal punto di vista delle cose più insignificanti della vita, noi non siamo un tutto materialmente costituito, identico per tutti e di cui ognuno non ha che da prendere conoscenza come di un libro di conti o creazione del pensiero altrui.
L'ironia, non così evidente ma costantemente presente, colpisce in particolare nella descrizione dei personaggi fatta dal narratore che colpisce un po' come la "fossetta" (nome scelto da Nabokov nelle sue Lezioni di Letteratura) utilizzata abitualmente da Jane Austen, anche se in modo completamente diverso.
Chi avesse rifiutato di assaggiarne dicendo: «Basta, non ho più fame», sarebbe immediatamente sceso al livello di quei cafoni che quando un artista regala loro una delle sue opere, guardano al peso e alla materia, quando il valore sta nell'intenzione e nella firma.
In conclusione, Marcel Proust mi ha completamente avvolta con la sua narrazione, che trovo tra le migliori mai lette e che leggerei e rileggerei per sempre. Non mi ha, invece, ammaliata con la concezione filosofica espressa, né con la storia raccontata che, sebbene non abbia particolare rilevanza in questa grande opera, c'è e, dunque, mi è impossibile non valutare. Si tratta certamente di un capolavoro letterario di cui io ho deciso sin dalle prime pagine di leggere ogni volume, perché quell'angolo di pace settimanale donatomi dallo scrittore mi è ormai necessario.
Lo consiglio a tutti, anche se sono consapevole che in alcuni casi non piacerà e, anzi, forse potrebbe annoiare più persone che appagarle come ha fatto con me.
Se siete in dubbio sulla lettura aspettate che vi chiami, prima o poi il momento arriverà e, allora, non ve ne potrete pentire.
È un testo che, secondo me, un lettore deve provare ad affrontare e conoscere, prima o poi.
Probabilmente è scontato dire che all'interno di questo testo troverete tantissime citazioni di altre opere letterarie, più o meno famose, oltre che di quadri, composizioni, filosofi, opere architettoniche e molto altro. L'importanza della cultura è evidente e ben evidenziata, tanto da rendere ironiche le scarse informazioni e le poche idee al riguardo di alcuni dei personaggi che, al giorno d'oggi, sarebbero considerati, invece, particolarmente acculturati.
Ciò che rimprovero ai giornali, è di attirare la nostra attenzione tutti i giorni su cose insignificanti, mentre leggiamo tre o quattro volte nella vita i libri che contengono le cose essenziali. Dal momento che tutte le mattine strappiamo febbrilmente la fascetta del giornale, allora si dovrebbero invertire le cose e mettere nel giornale, che ne so... i pensieri di Pascal!
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