Mi sa che è impossibile conoscere bene qualcuno, se non ti metti un po' nei suoi panni.
Cielo di sabbia di Joe. R. Lansdale è un romanzo per ragazzi (e adulti) edito da Einaudi. Io l'ho acquistato in sconto su amazon, in versione Stile Libero Big ma ora è disponibile, ad un prezzo ridotto, nella collana dei Super ET.
Sin dal titolo entriamo all'interno dell'ambientazione. Tutto parte in Oklahoma, negli anni trenta, durante la Grande Depressione. La sabbia, talvolta rossa e talaltra bianca, imperversa. Tutto è ricoperto; coltivazioni, macchinari e persino il pavimento delle case, perché la sabbia, infingarda, riesce a penetrare anche in esse, indifferentemente da tutti i tentativi dei personaggi di tenerla fuori. L'erba, l'acqua pulita e l'abbondanza di cibo sono ormai un lontano miraggio.
Questo aspetto ha grande importanza per tutto il romanzo, che racconta nelle sue descrizioni le enormi differenze riscontrate durante il viaggio intrapreso dai protagonisti.
Oltre a questo, verranno tratteggiati tutti i caratteri salienti della vita di quel periodo; i maggiori eroi e antieroi, il modo di vivere, il primo avvento dell'elettricità nelle case dei più abbienti.
Con le tempeste di sabbia non si sapeva mai. A volte passava una settimana intera, prima di vederne una, poi ne capitavano due in un giorno solo oppure una che durava ventiquattr'ore filate. Ce n'erano certe che andavano avanti per giorni e giorni.
La trama vede Jack, ragazzino protagonista e narratore della vicenda, intraprendere un viaggio (partenza Oklahoma, destinazione desiderata la California) insieme a due coetanei e vicini di casa. Il viaggio, sia simbolico che effettivo, li farà entrare definitivamente nell'età adulta.
Se l'idea iniziale si avvicina molto ad altri romanzi ambientati durante la Grande Depressione (come non pensare a Furore, ad esempio), lo svolgimento ne sancirà definitivamente l'unicità. I ragazzi, infatti, vivranno avventure pericolose ma, al contempo, eccitanti, e avranno a che fare con gangster, ladri di banche e "cattivi" di ogni specie.
Ricordo di aver pensato che peggio di così non poteva andare.
Ma mi sbagliavo.
Il finale, non così ovvio, è amaro e dolce al medesimo tempo.
La storia ci viene raccontata dal protagonista che, in un tempo posteriore a quello narrato, decide di rivolgersi a noi (e, in certi casi lo fa anche direttamente) e condividerla. Il suo linguaggio è consono a quello di una narrazione all'interno di un romanzo ma viene arricchita da termini o analogie fortemente legate al territorio di nascita del protagonista. Queste sono atte a farci sentire la sua essenza popolana, a darci un'idea del linguaggio e ai modi di dire dell'epoca e a farci ridere e ad entrare immediatamente in simpatia con il Jack bambino e, di conseguenza, anche con il lui più maturo. Questo aspetto è ancora più evidente nei dialoghi dove i personaggi, a seconda delle loro inclinazioni, parlano in modo differente tra loro e, talvolta, questo è anche motivo di discussione, o di scherzo, tra i personaggi stessi. Lo stile, dunque, è fortemente legato all'ambientazione dalla quale, si capisce sin dalla dedica, l'autore è partito creando questa storia.
Restammo lì ad aspettare, nervosi come gatti dalla coda lunga in una stanza piena di sedie a dondolo.
Nonostante parli di un periodo e di eventi gravi e molto difficili, il narratore non perde mai la propria ironia e un'apparente distacco dagli eventi. Lui stesso ammette che, nel periodo raccontato, per andare avanti e sopportare le continue perdite, erano necessario dare poca importanza, almeno nominalmente, alle brutte cose che accadevano.
Per questo motivo il romanzo si legge con piacere e può essere letto anche da un pubblico più giovane (che è anche il principale riferimento della storia) poiché crea un'atmosfera gradevole e gioviale, per quanto guarnita da insegnamenti importanti e seri. Il coinvolgimento emotivo c'è ma non è elevato o gravoso da sopportare.
Stavamo prendendo la morte un bel po' alla leggera, mi sa, ma negli ultimi due anni ce l'avevamo sempre avuta attorno, e di recente era diventata anche un fatto personale. Era una di quelle cose che ti lasciano di sasso e, allo stesso tempo, ti fanno sentire vuoto come un silo di granturco appena visitato dai topi.
Il protagonista ricorda molto quello di L'ultima caccia, sebbene sia costretto ad affrontare una lezione ben più difficile del giovane alter ego. Inoltre, in questo caso la controparte desiderosa di fare della letteratura un mestiere è rappresentata dalla vicina ed amica Jane. I tre protagonisti sono differenti e si compensano, rendendo impossibile ad un ragazzo il non riuscire ad identificarsi in uno di loro.
Jane aveva un modo di dire le cose che ti spingeva a dichiararti d'accordo con lei, anche se in partenza non ne eri tanto convinto. Forse per via di tutta quella roba che leggeva. Dalla sua bocca – bastava che lo volesse – le parole uscivano dolci come il miele o taglienti come un rasoio, e sapeva passare da questo a quell'effetto nel bel mezzo di un discorso, a volta senza ce ne fosse nemmeno bisogno.
Gli altri personaggi vengono introdotti lentamente e, sempre, con qualche riga di presentazione. Queste descrizioni non risultano gravose e aiutano ad immaginarli e a comprenderne il carattere velocemente, dandoci la possibilità di capire il significato dei loro gesti, a seconda dell'idea che ci siamo fatti di loro. Nonostante siano evidentemente buoni o cattivi, questi ultimi possono avere anche delle qualità che, fino all'ultimo, potranno affascinare il lettore.
Ci guardò e sorrise. Aveva un aspetto gradevole, il volto squadrato, e non portava cappello. Capelli castano scuro, tagliati da poco, uno stuzzicadenti in bocca e l'espressione di chi ha appena sentito una barzelletta simpatica ma non ha alcuna voglia di raccontartela.
In conclusione, Cielo di sabbia è un romanzo ben scritto e piacevole. Un'avventura per ragazzi ed adulti che vede nell'ambientazione il suo fiore all'occhiello.
Credo che sia adatto ad ogni tipo di lettore, consigliato a tutti.